domenica 28 febbraio 2010
sabato 27 febbraio 2010
C'è chi può e chi non deve
Riceviamo e pubblichiamo volentieri:
In merito al processo cosiddetto “no global” di Taranto la Confederazione Cobas e il Comitato di quartiere Città Vecchia esprimono la solidarietà ai propri militanti coinvolti ed a tutti gli imputati per le assurde richieste di condanna da parte della P.M..
Altrettanto assurdi appaiono i titoloni e il largo spazio dati su tali richieste, senza entrare nel merito di tutta la vicenda, quasi fosse un processo alla criminalità organizzata e non un processo smaccatamente politico, quale è in realtà.
Basti ricordare che le indagini nascono quando in questa città imperavano in sequenza Cito e la Di Bello, contro le cui politiche gli attuali imputati si battevano strenuamente ed alla luce del sole. A memoria degli smemorati, qui si vuole ricordare che, senza alcuna voglia giustizialista che non fa parte della cultura delle scriventi, nel caso di Cito c’è stata una condanna per il 416 bis, oltre a varie forme di corruttela e nel caso della Di Bello oltre a vari procedimenti penali in corso, Taranto ha subito il peggior dissesto finanziario d’Italia del dopoguerra, che i tarantini stanno pagando amaramente. In sostanza in quel periodo certamente questo territorio è stato dilaniato e sbranato da un sistema affaristico-massonico-mafioso che per troppo tempo ha goduto di varie connivenze anche di pezzi delle istituzioni. Altrimenti non si spiegherebbe come mai quei sistemi sono durati nel tempo (anche troppo) e solo quando non era più possibile nascondere tutte le porcherie perpetrate a danno di questa città, le stesse sono venute fuori.
Nel frattempo “ovviamente” si indagava (?) su coloro i quali, a viso aperto, denunciavano quel sistema, chiedendo spazi di libertà e di democrazia, diritti per chi se li vedeva negati, pulizia e trasparenza nella pubblica amministrazione. Ed è altrettanto “ovvio” che quei rompiscatole che scoprivano e denunciavano i vari altarini andavano colpiti con ogni mezzo necessario affinché fosse da monito a loro e a tutti coloro che sceglievano la lotta e il rivendicare i diritti negati. A dimostrazione di ciò una chicca su questo procedimento è che una delle accuse è “associazione sovversiva di stampo locale”: ovvero il tentativo degli imputati era forse costruire una repubblica autonoma tarantina? Ci sarebbe da ridere se le accuse non fossero così pesanti.
Inoltre questa indagine ha fatto in po’ da scuola in questo paese di come si devono colpire tutte le forme vere di opposizione politico-sindacale-sociale di questa nazione, che non ci stanno ad assistere passivamente alle progressive forme di diseguaglianza e di negazione di diritti, dove una casta sempre più ristretta è sempre più ricca e potente vive ai danni del resto dell’umanità. Un esempio per tutti è il famigerato processo di Cosenza, nel quale, peraltro, sono finiti gli atti del processo di Taranto e, inizialmente, buona parte dei suoi imputati (alla fine rimasti solo in due). Stesse accuse e stessi meccanismi,, anche se con un visibilità molto maggiore. Per la cronaca in quel processo sono stati tutti assolti con formula piena perché il fatto non sussiste, ovvero è stato riconosciuto il diritto ad esprimere liberamente una opposizione in questo paese (anche se non sappiamo fino a quando!).
Ma, tornando al processo di Taranto, sarebbe bastato leggersi gli atti e seguire le udienze per capire la insussistenza e talvolta il ridicolo delle accuse.
Infine, ma non per ultimo, per far ben comprendere la giustezza e la correttezza di quelle lotte, di quelle battaglie e di quelle rivendicazioni, qui vogliamo ricordare non solo l’enorme solidarietà di migliaia e migliaia di tarantini (oltre che da tutte le parti di Italia) che gli imputati ebbero all’atto degli arresti, ma anche che tutt’oggi parte di loro e le loro strutture continuano ad avere presso i lavoratori, i disoccupati, i precari, i giovani e le donne e tutti coloro che si battono per i diritti la stessa credibilità.
Questo rospo evidentemente non scende giù a quel sistema di potere che certamente non è sconfitto, e che vuole continuare a farla pagare in termini giudiziari.
Con l’auspicio che per correttezza di informazione questo comunicato stampa venga diffuso integralmente si porgono distinti saluti.
CONFEDERAZIONE COBAS
COMITATO DI QUARTIERE CITTA’ VECCHIA
venerdì 26 febbraio 2010
Sosteniamo la procura. Chiediamo garanzie!
Altamarea considera positiva l’ispezione ordinata dalla magistratura nell’Ilva per la verifica della gestione delle polveri dell'elettrofiltro del camino E312, polveri contenenti diossina.
E’ un segnale importante di attenzione alla questione ambientale.
Si riaccendono così i riflettori della magistratura sulle emissioni dell’Ilva dopo che Altamarea ha lanciato la campagna “ecosentinelle” invitando i cittadini a fotografare e filmare le emissioni dell’Ilva e dell’area industriale.
Da allora su Internet si sono moltiplicate le segnalazioni di nuvole ed emissioni anomale, immortalate con spietata oggettività visiva. Anche stanotte sono state segnalate emissioni notevoli all’Ilva che ora campeggiano su Facebook in pubblica visione.
Il sostituto procuratore Mariano Buccoliero ha disposto una ispezione giudiziale in particolare sulle polveri degli elettrofiltri del camino E312, quello che emette diossina in gran quantità.
Sulla questione delle “polveri alla diossina”, il giornalista Carlo Gubitosa aveva inviato delle foto all’Arpa di Taranto chiedendo che venissero acquisite, valutate e protocollate.
Erano foto che “immortalavano” polveri di emissioni diffuse e fuggitive che fuoriuscivano direttamente dall’elettrofiltro del camino E312, polveri che, in una corretta gestione degli impianti non dovrebbero essere disperse dagli elettrofiltri, che sono deputati a trattenere la diossina.
Dopo aver appreso dell’ispezione giudiziale, Altamarea ha scritto all’Arpa chiedendo che le foto inviate da Carlo Gubitosa siano messe a disposizione della magistratura per una serena e obiettiva analisi, anche al fine di ulteriori accertamenti sulla tenuta dell’impianto e sulla possibilità che vi siano emissioni diffuse e fuggitive di polveri con diossina che possano finire sui campi, sui pascoli e sul centro abitato.
In queste ore si è diffusa la voce che la diossina che ha contaminato gli alimenti non sarebbe quella del camino E312 dell'Ilva. Occorre valutare con grande attenzione i due profili delle diossine: quello corrispondente alle emissioni dell'E312 e quello corrispondente alle polveri degli elettrofiltri del camino E312. Su quest'ultimo tipo di profilo (e quindi di "impronta") chiediamo che venga posta la massima attenzione di studio. Occorre che venga comparata l'"impronta" della diossina delle polveri degli elettrofiltri con l'"impronta" della diossina ricaduta nei terreni dove hanno pascolato le pecore e le capre che si sono contaminate.
Il controllo della Procura sulle polveri degli elettrofiltri diventa quindi molto importante, come pure è importante che la magistratura acquisisca i dati della campagna "ventoselettiva" nella masseria Fornaro, richiesta da Altamarea all'Arpa e già effettuata.
Chiediamo di sapere, per la massima garanzia della qualità dei risultati, dove verranno effettuate le analisi sulla diossina dei campioni di polveri prelevate all'Ilva durante l'ispezione.
Infine Altamarea rimane in attesa di conoscere le risposte dell’Ilva sui problemi tecnici nell’Acciaieria2, relativi all’impianto di depolverazione, visto che sono ampiamente passati i 30 giorni di tempo che l’azienda si era data per risolvere le criticità accusate.
Ricordiamo infatti che Altamarea aveva diffuso immagini eloquenti che dimostravano consistenti perdite di fumi dall'Acciaieria 2, costringendo l'Ilva ad ammettere il problema e a prendere 30 giorni di tempo per correre ai ripari.
In questi giorni l'Acciaieria 2 ha funzionato al minimo mentre l'Acciaieria 1 ha continuato a funzionare con emissioni inquinanti nerastre che Altamarea ha filmato.
Altamarea
Coordinamento cittadini e associazioni
Sidercastor, non proprio in regola!
Desidero rammentare che la mia segnalazione alle autorità marittime scaturiva dall’aver rilevato che la suddetta M/N navigava nella rada di Mar Grande con vistosi danni sullo scafo (zona prodiera), a cui si aggiungeva anche la mancanza delle linee di riferimento e delle indicazioni numeriche, previste per legge, che risultavano ricoperte dalla diffusa ruggine su tutta la”opera morta” dello stesso scafo.
La risposta del Comando della Capitaneria, ci riferisce, pur confermando l’idoneità alla navigazione per quella nave, che la stessa è sottoposta alla sorveglianza da parte dell’ “ORGANO TECNICO” per alcune irregolarità effettivamente riscontrate, relativamente al “Regolamento per la Sicurezza della Navigazione e della Vita Umana” e per il danno subito nella parte prodiera a causa di un urto con un rimorchiatore, nel corso di una manovra. L’ORGANO TECNICO ha, pertanto, stabilito alla data del 31 marzo p.v. il termine ultimo per le riparazioni necessarie.
Ringrazio il C.te P.Zumbo per la Sua cortese risposta.
Taranto, li 26 febbraio 2010
Prof. Fabio Matacchiera
C'è da fidarsi?
Pecore contaminate, l’équipe della procura non ha ancora risolto il caso ma ha scagionato il maggiore sospettato
Il camino E312 dello stabilimento Ilva di Taranto è stato scagionato: non è da lì che fuoriesce la diossina che ha avvelenato il latte delle pecore che sono state abbattute a centinaia l’anno scorso. Non è quello il camino che sputa la diossina alimentare di cui la magistratura tarantina va a caccia. L’ha stabilito il gruppo di consulenti tecnici (Liberti e Cassano per l’università, Primerano per l’Arpa) che ha eseguito nei mesi scorsi, su incarico del pubblico ministero Mariano Buccoliero, prelievi ed esami. «L’analisi dello spettro della sostanza - conferma il professor Lorenzo Liberti - ha dimostrato che l’impronta è diversa, la diossina in uscita dal camino E312 è diversa da quella che ha contaminato i pascoli e il latte delle pecore. Il sospettato principale, se non altro per la grande quantità di sostanza che emette annualmente, non è la fonte che cerchiamo. La nostra ricerca quindi deve continuare e per questa ragione siamo stati sull’impianto di agglomerazione 2 a prelevare nuovi campioni».
LA RICERCA - In questa nuova ricerca i tre tecnici sono stati affiancati dai due ispettori del lavoro (Severini, Di Francesco) incaricati dal magistrato di operare con tutte le attribuzioni della polizia giudiziaria. L’obiettivo del pubblico ministero è accertare la fonte della diossina che ha contaminato gli allevamenti attorno allo stabilimento siderurgico e fare chiarezza anche sulla grande quantità di policlorobifenili (Pcb) trovata nei terreni sulla via per Statte e proveniente, quasi con certezza, dai vecchi trasformatori utilizzati negli impianti dell’Ilva e dati da smaltire a ditte locali e non. Fino a questo momento il magistrato ha aperto un fascicolo come modello 44 (ignoti) destinato a cambiare quando sarà individuata senza ombra di dubbio la fonte grazie alla sovrapposizione delle impronte della sostanza.
L'ISPEZIONE - Scartato il sospettato principale, i due ispettori del lavoro hanno spostato l’attenzione, dopo aver effettuato uno studio accurato dei reparti, sull’impianto di agglomerazione 2. È stato ispezionato mercoledì dal gruppo inviato dalla procura per verificare se nel circuito di raccolta fino allo scarico possano esserci fenomeni di dispersione nonostante la presenza dell’impianto di abbattimento delle polveri inaugurato a gennaio alla presenza del presidente della Regione Vendola e del sindaco di Taranto Stefàno. I ventuno campioni raccolti sono stati divisi tra il gruppo tecnico - universitario di studio, che dovrà esaminarli e stabilire l’impronta della diossina per confrontarla con quella riscontrata l’anno scorso negli allevamenti ovini e caprini, l’ispettorato del lavoro, che agisce come braccio della magistratura, e la stessa Ilva per il contradditorio. Se anche da queste analisi i tecnici non otterranno una risposta conclusiva continueranno il lavoro su altri impianti dello stabilimento siderurgico. La delega del magistrato, per ora, si riferisce solo all’Ilva. Non è escluso, in mancanza di una conclusione certa, che l’indagine possa allargarsi ad altre aziende e ad altri processi produttivi in grado di liberare diossina. C. Bechis (CdM)
Conflitto di interesse?
Nato a Taranto nel 1964
Laureato in Scienze Industriali con indirizzo Economico aziendale
Esperto in organizzazione Aziendale e Direzione Tecnica
Amministratore Unico di società che operano nel settore edile e immobiliare
Componente Consiglio di Amministrazione Ispredil e Eurofidi
Presidente e Consigliere incaricato Centro Studi Centro Studi Confindustria Puglia
Vice Presidente con delega alle Infrastrutture e Territorio Confindustria Taranto
Rappresentante Organismo Associativo Regionale Commissione Referente per le Opere Pubbliche ANCE
Past President Consiglio Generale ANCE Puglia
Componente Consiglio Direttivo ANCE Taranto
Componente Consiglio di Amministrazione Ente Scuola Edile Taranto
Componente Comitato di Gestione Cassa Edile Taranto
Ha ricoperto incarichi di:
* Presidente ANCE Regionale
* Presidente ANCE Territoriale
* Componente Consulta delle Regioni ANCE
* Componente Comitato del Mezzogiorno ANCE
* Componente Consiglio di Amministrazione Comitato Paritetico Territoriale (CPT) di Taranto
* Componente Collegio Sindacale Scuola Edile di Taranto
A questo punto, una domanda a chi ha scelto una simile figura non può non essere formulata:
Ma dopo le prese di posizione nettissime di Confindustria in favore di Riva, dell'Ilva e delle altre grandi industrie che appestano Taranto;
in una città che soffre la cronica situazione di disastro edilizio dovuta allo strapotere delle lobby dei palazzinari e delle grandi imprese edilizie che costruiscono quartieri dormitorio-spazzatura;
in una città in cui occorre una persona che sappia essere autoritaria nel difendere i diritti dei cittadini e del territorio senza pressioni da poteri forti...
ha senso nominare capolista di un partito di sinistra che vanta la legge diossina un cadetto di Confindustria e ANCE?
Intanto dall'altra parte...
Il 3 marzo 2009, il gup Marco Guida mandò a giudizio Fitto (per turbativa d'asta e interesse privato del curatore negli atti del fallimento dei supermercati Cedis) fissando il processo dinanzi al giudice monocratico, anzichè davanti al collegio, competente per il reato di falso contestato ad alcuni degli altri cinque imputati. La svista del giudice provocò aspre polemiche da parte del Pdl.
Il secondo rinvio a giudizio di Fitto è stato disposto nel dicembre 2009, ma il gup Calia Di Pinto ha fortemente ridimensionato i reati che l'accusa contestava a Fitto e ad altri imputati. L'ex presidente della Regione Puglia è accusato di due episodi di corruzione, uno dei quali riguarda una presunta mazzetta e un illecito finanziamento ai partiti da 500.000 euro versata da Angelucci, un peculato da 190.000 euro per denaro che costituiva il fondo di rappresentanza del presidente della Regione Puglia durante la campagna elettorale del 2005, e per due episodi di abuso d'ufficio. Fitto fu invece prosciolto da reati gravi come la concussione e l'associazione per delinquere e per tre episodi di falso. All'udienza di oggi si sono costituiti parte civile la Regione Puglia e le Asl di Lecce e Taranto. (GdM)
giovedì 25 febbraio 2010
Finalmente l'inchiesta ILVA!
Questa è giustizia!
Legambiente Puglia: “Soddisfatti per la decisione del Tar perchè è indubbia l'incompatibilità ambientale del progetto”
Con ordinanza in data odierna (130/2010) il Tar di Lecce ha sospeso gli effetti delle autorizzazioni ambientali rilasciate dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e dal Ministero Per i Beni e Le Attività Culturali per l'esecuzione dei sondaggi petroliferi previsti al largo delle coste pugliesi. Il Tar ha accolto i rilievi dei Comuni di Fasano e Ostuni e della Regione Puglia, evidenziando vizi di procedura e carenze sostanziali, inerenti l'insufficiente valutazione degli impatti ambientali previsti. Legambiente Puglia si accinge ad intervenire al fianco delle istituzioni pugliesi e a sostenere le loro azioni per la tutela del territorio e dell'ambiente marino.
“Oggi, Legambiente Puglia può esprimere piena soddisfazione per la decisione del Tar - dichiara Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia – e lo stesso sentimento è condiviso dai sindaci dei comuni coinvolti dallo scempio, da tutti i cittadini e dalle associazioni che hanno partecipato in massa alle manifestazioni di protesta del 23 gennaio a Monopoli e del 20 febbraio ad Ostuni. L'intero progetto presentato dalla società petrolifera, a partire dalla tecnica di prospezione geofisica denominata Air-gun, è fortemente impattante per l'ambiente, le attività produttive e il turismo delle coste pugliesi, come ha palesato il Tar nell'ordinanza.”
mercoledì 24 febbraio 2010
Rosso di giorno
Aspettando il primo marzo 2
Parto col vento del rifiuto
Per un orizzonte senza visi senza grida
E il suo linguaggio chiuso
Dove ormai si allunga la grazia
Del povero e del disperso
Parto canticchiando un canto spettrale
Dei nostri antenati dalle piaghe riaperte
Che disegnano gli occhi del mio popolo
Testimoni dei miei tormenti
Parto per il paese dell’oblio
Dove nessuno vedrà il mio viso sigillato
Né consulterà la mia storia impastata
D’eredità lontane di polvere
Parto senza offerte
Come la morte senza tomba e senza insegne
Con la mia memoria spopolata
Nel silenzio della notte senza fine.
(Kama Kamanda - Congo)
"belìn!"
Dove fino a 3 anni fa c’erano gli uffici dell'Ilva oggi Genova ha la sua piccola cinecittà. Dalla collaborazione tra Società per Cornigliano e Liguria Film Commission è nato Cineporto: 1400 mq di area per produzioni audio-visive tra camerini, sala casting, teatro di posa e stanze a uso foresteria. 7 mesi di lavori e un costo complessivo di 850 mila euro per il nuovo "approdo" del cinema in Liguria, come lo ha definito il presidente della Film Commission Andrea Rocco. (cittadigenova). Il sindaco Marta Vincenzi: "Prosegue la riqualificazione della città".
Il più felice di tutti è Silvio Soldini, che promette di tornare a Genova al più presto per girare nuove pellicole dopo "Giorni e nuvole" a cominciare da un documentario sui non vedenti, in collaborazione con l’istituto Chiossone.
Di sicuro, realizzare film, spot pubblicitari, serie tv e videoclip a Genova sarà d’ora in poi più facile che in passato: è stato inaugurato Cineporto, il centro servizi realizzato nell’ex-palazzina dell’Ilva a Cornigliano, fornendo spazi e attrezzature per le produzioni audiovisive.
Al centro, una sala di posa di 180 metri quadrati dotata di "green screen". Intorno, laboratori di falegnameria e scenografia, un’area per costumi e sartoria, una sala per il casting, camerini per gli attori, uffici per le produzioni: e al piano superiore, svariate stanze da letto che non servono per girare i film porno ma funzioneranno come foresteria della struttura.
Il tutto realizzato in tempi strettissimi nelle aree dismesse del vecchio stabilimento siderurgico, accanto a Villa Bombrini dove hanno già sede la Film Commission regionale e il Polo Audiovisivo: basti pensare che l’Ilva ha liberato la palazzina direzionale nel giugno 2006 e che i lavori sono iniziati nel maggio dello scorso anno, durando in tutto sette mesi.
"Prosegue la riqualificazione di Genova", dice il sindaco Marta Vincenzi, che cita come modello gli antichi docks di Londra trasfromati in studi cinematografici e luoghi di divertimento. "I prossimi passi saranno diecimila metri quadrati di giardini, il recupero delle facciate in via Verona e via Vetrano, la nuova strada a mare e soprattutto l’insediamento di nuove realtà produttive" (La Repubblica)
La destra NIMBY
Il nucleare in Italia lo vogliono soltanto in tre: Berlusconi, Sarkozy e la Confindustria. Le Regioni che si dicono favorevoli preferiscono che le centrali siano costruite altrove. Le Regioni contrarie si oppongono a priori alla costruzione nel loro territorio. E' un rompicapo insolubile. Formigoni (PDL): “In Lombardia siamo vicini all’autosufficienza quindi non c’é bisogno di centrali in questo momento”. Zaia (PDL): "Il Veneto ha oggi un bilancio energetico positivo, produce più energia di quanta ne compra”. Polese (PDL): "La Puglia contribuisce in modo notevole alla produzione di energia e al fabbisogno energetico nazionale con centrali elettriche a Brindisi e Taranto. Non vi è quindi motivo né possibilità di realizzare una centrale nucleare”. Polverini (PDL): " In tempi rapidissimi il Lazio diventerà energeticamente autosufficiente e in pochi anni andrà addirittura in surplus, esportando energia verso altre Regioni. Pertanto ritengo che nel Lazio non ci sia bisogno di istallare nuove centrali nucleari“. Rimane solo Arcore per una nanocentrale nucleare. Per le scorie c'è già il mausoleo incorporato, sembra fatto apposta.(Politicamentecorretto)
Scajola strozza la cultura a Taranto
“E’ a rischio il finanziamento di circa due milioni e 600.000 euro che la Regione Puglia aveva stanziato per la ristrutturazione del museo MarTa di Taranto” ha affermato L’Assessore provinciale ai Lavori pubblici e alla Programmazione territoriale Costanzo Carrieri.
Nel 2008 la Regione Puglia aveva dato il via libera al primo lotto del progetto di ristrutturazione e di funzionamento del museo di Taranto, ma i lavori non sono ancora potuti iniziare a causa della mancanza del nulla osta del Ministero dello Sviluppo Economico. “Il rischio – spiega l’esponente della giunta Florido – è quello di perdere i fondi in questione o che questi soldi vengano spesi per altri territori e altri scopi.
La classe dirigente della nostra provincia faccia dunque fronte comune per difendere le nostre aspettative di crescita economica, sociale e culturale.” Ancora una volta Taranto e la sua provincia vengono trattate con una certa superficialità; la politica ha il dovere di vigilare e rendere conto degli impegni assunti con i cittadini. “Siamo ancora in tempo per salvare questo finanziamento, ma bisogna far presto.” conclude Florido.(sudnews)
martedì 23 febbraio 2010
Gennarini. Puzza preziosa
Anche Legambiente, dopo il Comune di Taranto, chiede i danni per lo sversamento sulla battigia delle acque reflue urbane provenienti dall’impianto di depurazione Gennarini. A rispondere di getto pericoloso di cose sono i funzionari dell’Ente autonomo Acquedotto pugliese Mauro Spagnoletta, Mario Distefano e Vincenzo Salinaro, i rappresentanti dell’Associazione temporanea d’imprese affidataria del servizio di conduzione, manutenzione, controllo e custodia dell’impianto di depurazione Leonardo Gentile e Giuseppe Rotunno, i direttori tecnici dell’impianto nominati dall’Ati Francesco Salatino e Felice Maraglino, i dirigenti comunali Antonio Liscio, ex responsabile del Settore Lavori Pubblici del Comune, Santo Barracato, ex responsabile della Direzione gestione patrimonio e lavori pubblici, e Cosimo Borsci, ex capo servizio tecnico della stessa Direzione.
Il Comune di Taranto si era già costituito parte civile con l’avv. Pasquale Annicchiarico chiedendo un risarcimento di un milione di euro. Ieri è stata la volta di Legambiente che tramite l’avv. Eligio Curci ha chiesto un risarcimento danni pari a 2 milioni di euro. Il dirigente comunale Baraccato è accusato anche di innovazioni non autorizzate sul demanio marittimo e nella fascia di rispetto dal confine demaniale (articoli 54 e 55 del codice della navigazione).
Il depuratore Gennarini fu sottoposto a sequestro probatorio dai militari della Capitaneria di Porto il 20 gennaio del 2005. Il decreto esecutivo, che portava la firma dell’allora procuratore aggiunto Franco Sebastio e dei pubblici ministeri Filomena Di Tursi e Antonella Montanaro, riguar dava tutte le strutture, compresi l’impianto di sollevamento costiero per lo scarico dei reflui e il manufatto in cemento armato destinato allo scarico diretto sulla battigia.
L’inchiesta fu avviata in seguito a una denuncia presentata dall’ex consigliere comunale Nello De Gregorio. Dal vecchio scarico a mare, parallelo alla condotta sottomarina, non sarebbero fuoriuscite acque perfettamente depurate a norma di legge.
Il 16 settembre del ’98, i carabinieri del Noe disposero il sequestro probatorio, con facoltà d’uso, di 16 depuratori in funzione nel capoluogo e in alcuni Comuni dell’hinterland. Ed anche in quel la occasione si parlò di inadempimenti contrattuali, strutture inadeguate e sversamento di liquami non conformi ai limiti con sentiti. Già il 25 ottobre del 2004, secondo quanto riferisce l’ex consigliere comunale De Gregorio, il dirigente del servizio di Igiene pubblica dell’Asl, Cosimo Scarne ra lamentava attraverso una nota inviata al Comune di Taranto e al direttore compartimentale dell’Acquedotto Pugliese, la mancata installazione/attivazione del doppio sistema di monitoraggio.
I liquami sarebbero stati sversati in mare a causa del malfun zionamento del depuratore e del mancato funzionamento delle pompe di sollevamento dell’impianto di pompaggio della condotta sottomarina. Ieri i funzionari dell’Acquedotto hanno chiesto di definire la propria posizione con una oblazione. La decisione del giudice monocratico è attesa per il 19 aprile. [Mimmo Mazza su GdM]
Aspettando il primo marzo
Diversità è ricchezza!
ero riccamente povero
vedevo lo splendore del sole,
da adulto
sono poveramente ricco
non vedo più il mondo.
Quando le tenebre della morte
verranno a prendermi
lo faranno in assoluto silenzio.
La strada la mia vita
la casa la mia morte
Un commento per pensare
"il problema del controllo delle navi passa attraverso un altro drammatico danno inflitto dal patron all'economia tarantina: aver completamente azzerato agenzie marittime di secolare tradizione e serie e utilizzando come supporter una agenzia marittima di Genova....guarda caso! I proprietari si vocifera siano prestanomi del patron che, quindi, per ... Mostra tuttotutto ciò che è traffico in mare delle navi da trasporto monopolizza tutto: lui se la suona e se la canta da solo...Questo è uno spaccato poco denunciato e ti invito a raccogliere testimonianze da parte degli imprenditori di agenzie marittime ormai in ginocchio e dei relativi dipendenti licenziati per mancanza di contratti alle nostre agenzie marittime. I miei complimenti per aver messo il dito su un'ulteriore piaga di Riva." (CM)
La questione, se fosse vera, non sarebbe da poco. Pur riportandola solo come supposizione, senza asserzione di autenticità, costituisce un filone di indagine importante per comprendere le eventuali infiltrazioni della grande industria nel tessuto imprenditoriale locale.
Zorro fa notizia, i cittadini no!
Ma cosa passa sulla stampa?
Zorro!
Leggere per credere:
Zorro, «la volpe» al galoppo per Taranto e la città impazzisce
Zorro ha infiammato la rete. Ieri, dopo aver pubblicato la notizia dell'avvistamento di un misterioso personaggio mascherato dall'eroe della vecchia California, gli internauti hanno liberato la fantasia. I più infervorati sono stati i tifosi della squadra di calcio sui "guest book" dei siti a loro dedicati. Vorrebbero che Zorro risolva i problemi di questa città a colpi di sciabola. C'è chi lo ha in vocato contro gli in quinatori e contro i politicanti ladri. Chi, convinto della bontà dell'iniziativa, ha scritto: Contro gli usurpatori e le ingiustizie, viva Zorro. Taranto è con te.
Se vogliamo, lo spirito è lo stesso di quello che animava l'eroe con la maschera nera. Un suo emulo si è presentato domenica sera in centro. Uno Zorro in carne ed ossa, con tanto di mantello nero e, addirittura, a cavallo di uno splendido destriero anche questo nero. L' uomo in sella ad un magnifico esemplare dal manto corvino si è materializzato prima in piazza Maria Immacolata, poi si è lasciato ammirare in via D’Aquino e, dopo una mezz’oretta, è passato, sfrecciando al galoppo, lungo corso Umberto, dribblando le auto in coda e i passanti. Ma c'è chi lo ha avvistato anche in via Acclavio. Si è dileguato al di là del ponte girevole con il mantello al vento e le briglie saldamente in mano. E chi se lo è visto davanti all'improvviso non ha potuto che trattenere il respiro per la paura. Ci siamo chiesti cosa abbia avuto in mente il buontempone mascherato. Magari ha solo dato sfogo alla sua voglia di esibizionismo. O si è trattato di una piccola follia post-carnascialesca.
Fatto sta che Zorro ha infiammato il cuore di decine di tarantini. Ha regalato, per un istante, un sorriso sincero ed innocente ad un popolo ammalato grave di rabbia sociale. In una città così apatica e dolente, il si mulacro di un eroe da bambini ha risvegliato il germe dell'ottimismo. I tarantini vorrebbero che la «volpe» a cavallo del suo fido Tornado combattesse in nome della povera gente, si facesse paladino delle ingiustizie. Per quello, però, basta molto meno. Servirebbe che ognuno facesse il proprio. Sul posto di lavoro, in casa, per la strada, con il vicino. Più rispetto delle regole di convivenza civile e più buonsenso. Se un pedone si arrabbia con l'automobilista perché non lo ha fatto attraversare, questi dovrebbe fermarsi e chiedere scusa, non spaccargli la faccia. Forse ha avuto ragione Zorro a decidere di sparire in un istante. E con lui è svanito anche il pensiero un po’ sconsiderato che si può avere una città migliore. Come la scia di una stella cadente... [M. Massari, GdM]
lunedì 22 febbraio 2010
Udite udite: Fitto spara!
Fitto: il nucleare va bene ma in Puglia non faremo le centrali
• «La Puglia, dal punto di vista della produzione di energia, ha dato il suo contributo. Come si dice in questi casi? Abbiamo già dato». Che siano centrali nucleari o rigassificatori, anche se su quest'ultimo punto ammette di non essere «aggiornato», il ministro Raffaele Fitto vuole spiazzare «qualche demagogo dell'ambiente», chiaro riferimento al presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola. La frase è a effetto, ma siamo in campagna elettorale: «So che potrei dare loro un dispiacere ma è così. Sbaglia chi pensa al solito ragionamento: non nel mio giardino. Il ritorno al nucleare è una strategia giusta, il Paese ha bisogno di energia; ma la Puglia, ripeto, ha già dato».
Fitto «ambientalista» è una metamorfosi per certi versi sorprendente, ma a guardar bene la linea «anfibia» del ministro - di lotta e di governo - è stata scelta come linea guida della corsa al voto regionale e, certo, non viene smentita a Taranto. L'occasione è propizia: la «benedizione», ieri, della candidatura per il Pdl di Arnaldo Sala. Fitto non si è risparmiato. Doppia razione: conferenza stampa e bagno di folla al teatro Orfeo dove di colpo sono parsi svanire gli anni di magra post-dissesto, gli anni in cui le convention del centrodestra tarantino sembravano riunioni di reduci... FULVIO COLUCCI
Da La Gazzetta del Mezzogiorno, TA, p.IV
E il ministro che farà?
Il giornale ITALIA TERRA NOSTRA invita il ministro per l’ambiente e la tutela del mare ad un confronto pubblico in sede televisiva sul seguente tema di notevole interesse pubblico: NAVI DEI VELENI: SEGRETI DI STATI E MULTINAZIONALI. Il ministro Stefania Prestigiacomo avrà a disposizione trenta giorni di tempo a partire da oggi – come prescrive la legge – per accettare il confronto dialettico prove alla mano. Il ministro godrà della facoltà di avvalersi di esperti, studiosi, scienziati, militari, addetti ai lavori (a lei favorevoli); potrà anche optare per una rete tv di suo gradimento, anche di proprietà e/o controllata da patron Berlusconi. Il giornalista Gianni Lannes sarà invece in studio da solo e fornirà soltanto prove materiali sui misfatti perpetrati in un trentennio dalle autorità e dai poteri forti. Un contraddittorio pubblico non si rifiuta mai: così vedremo chi mente agli italiani e al mondo intero. Stop alle menzogne di Stato. E’ in gioco la vita di milioni di persone. Se il ministro Prestigiacomo optasse per la latitanza, allora sarà chiaro a tutti il messaggio. (p.s. l’invito è stato recapitato oggi stesso a Salvatore Bianca, addetto stampa nonché portavoce del ministro, alla segreteria del ministro e perfino all’ufficio stampa).(Terranostra)
Occhio alla nave!
Il sottoscritto, Fabio Matacchiera, Presidente del FONDO ANTIDIOSSINA TARANTO, associazione regolarmente registrata con ATTO COSTITITUTIVO. E STATUTO C/O L’AGENZIA DELLE ENTRATE DI TARANTO E ANAGR. TRIBUTARIA MIN. DELLE FINANZE (26.01.2010), chiede alle Autorità Marittime competenti che siano fornite assicurazioni sul possesso, da parte della nave SIDERCASTOR, di proprietà Ilva, delle certificazioni ed autorizzazioni previste dal decreto legislativo 169/2000, correttivo ed integrativo del decreto legislativo 314/98, emanato in attuazione della direttiva 94/57/CE, nonché dal decreto legislativo 275/2003, attuativo della direttiva 2001/105/CE, in materia di sicurezza marittima e di prevenzione dell’inquinamento marino.
Dalle foto scattate dal sottoscritto, nelle settimane scorse, alla predetta nave, mentre era in navigazione nella rada Mar Grande, lo scafo sembrerebbe in condizioni non idonee alla navigazione, in quanto fortemente danneggiato e mancante delle linee di riferimento e delle indicazioni numeriche, che risulterebbero cancellate o ricoperte dalla ruggine diffusa su tutto lo scafo, requisiti previsti dalla normativa vigente in materia.
La domanda è rivolta al fine di avere garanzie per la sicurezza della cittadinanza con riferimento alla tutela ambientale. Infatti, qualunque cargo marittimo, che non sia in regola con tutte le prescrizioni in materia di navigazione, può costituire un indubbio pericolo sotto il profilo del rischio di gravi incidenti che, specialmente in un’area chiusa come quella della Rada Mar Grande, potrebbero comportare un danno ecologico irrimediabile per tutto l’eco sistema marino.
Taranto, li 22 febbraio 2010, Prof. Fabio Matacchiera (referendumilva)
domenica 21 febbraio 2010
L'altamarea in piazza
Questa mattina alcuni membri del coordinamento Altamarea hanno incontrato la cittadinanza in piazza Immacolata (Giordano Bruno) a Taranto.
Sono stati montati banchetti ed è stato portato un camper attrezzato con il materiale informativo per spiegare alla cittadinanza quanto si sta facendo tutti insieme per Taranto, con lo scopo di informare ma soprattutto di coinvolgere.
Moltissima gente si è fermata ed ha dato la propria disponibilità a lavorare con noi!
Futuro remoto?
Futuro. La parola che manca a Taranto. Per anni, soprattutto a sinistra, il termine era nel voca bolario «di lotta e di governo»: Ta ranto quale futuro? Titolo per tut te le stagioni. Convegni, tavole ro tonde, incontri. Tutti lì a chiedersi: quale futuro? Perché un futuro c’era. O ci poteva essere. Ieri, a leggere lo striscione dei lavoratori precari Ilva si è scoperto - come se parlasse una bussola o una mappa - che la parola futuro, a Taranto, non può più sopravvivere se non è accompagnata dalla preposizione senza.
Senza futuro. Senza futuro i precari Ilva, senza futuro un tarantino su due di soccupato, senza futuro i licenziati, senza futuro le imprese, il commercio, il tessuto produttivo squassati dalla crisi. Qui il lavoro si uccide perché uccide. E al de litto segue il castigo: per esempio quello ambientale. Impiccati alla corda della diossina. Senza futuro è la politica che passa di elezione in elezione, saltellando allegra sul baratro. Tra kermesse, elettorali e non, si vuol quotare un territorio in grado di spiccare il volo in altre direzioni che non siano l’industria, cioè il lavoro brutto sporco e cattivo di un secolo fa.
Si segue l’onda, cioè il futuro. Le bonifiche senza la bonifica: umana, sociale, culturale quindi ambientale. Eppure basta riflettere. Quel lavoro brutto, sporco, cattivo, vissuto come un delitto nella città del castigo ambientale, è l’unica salvezza dal declino, non di Taranto ma dell’Occidente. Tanti lo hanno capito a cominciare da Obama. Perché non dovrebbe capirlo anche Taranto, città che il lavoro ce l’aveva e se lo vede sottratto pezzo dopo pezzo? Certo, un lavoro che rispetti ambiente, diritti e sicurezza. Ma un lavoro, cioè un futuro.
Invece? I sindacati hanno detto chiaro e tondo, a più voci: basta elargire cassa integrazione oltre ogni limite. Bisogna creare occupazione, cioè futuro. Mediti la politica, oltre i set del cinema e le clientele. Chi dice: «Non voteremo più» qualche ragione comincia ad averla. FULVIO COLUCCI (GdM)
Precari ilva: sciopero del voto
«Noi, semplicemente, non voteremo». I padri e i figli, l’angoscia e la rab bia. Nico Leggieri, portavoce del Comitato somministrati Ilva, lo dice senza alzare la voce: «Vogliono strumentalizzarci. Non lo permetteremo. Oggi siamo padri e figli insieme; sia chiaro: non rubiamo la scena a nessuno. I padri pro testano per ottenere la pensione dopo anni e anni a respirare amianto. I figli il lavoro lo hanno perso in 36 mesi, il tempo di spaccarsi la schiena all’Ilva come precari nei servizi più umili. «Abbiamo “approfittato” dell’assemblea, ma lo scriva con molte virgolette. e siamo qui a dimostrare pacificamente la nostra delusione».
Del resto il parterre è di quelli che contano al salone della Provincia: i segretari di Fiom Cgil, Rosario Rappa e Fim Cisl, Giuseppe Lazzaro. Il neosegretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella, tornato a Taranto per la sua prima uscita ufficiale «operativa» dopo il debutto a Roma. E poi i parlamentari: Pietro Franzoso (Pdl), Ludovico Vico (Pd), Pierfelice Zazzera (Idv). Si affaccia il sindaco Stefàno (la prossima settimana incontrerà i lavoratori precari), c’è il sindaco di Torricella Giuseppe Turco, il segretario di Rifondazione comunista Preneste Anzolin, i consiglieri comunali Voccoli (Rifondazione), Lemma (Pd), l’assessore al Lavoro del Comune Bitetti. C’è aria di elezioni...
«Siamo invisibili - spiega ai cronisti e alla platea Leggieri - vogliamo che ci ascoltino la città, i politici, i sindacati. Siamo 750. Cinquecento di noi lavoravano all’Ilva e sono stati licenziati; altri 250 lavorano ancora nello stabilimento siderurgico ma presto saranno fuori. L’accordo fatto dalla Fim Cisl e dalla Uilm con l‘Ilva ha finito per penalizzarci: non siamo stati assunti a tempo indeterminato ed è stata favorita la nostra sostituzione con altri lavoratori precari».
La spinosa vicenda dei lavoratori interinali ha contribuito ad approfondire il solco fra i sindacati dei metalmeccanici. La Fiom Cgil voleva la loro assunzione diretta, Fim Cisl e Uilm rag giunsero, invece, un’intesa con il Gruppo Riva per l’utilizzo temporaneo dei precari nella prospettiva del loro ingresso in fabbrica. Su questo punto, già qualche settimana fa, il segretario nazionale del la Uilm, Rocco Palombella, era tornato a chiedere la riapertura del confronto con Riva: «Quei lavoratori vanno assunti con contratto a tempo indeterminato» disse Palombella. Sulla stessa linea Lazzaro della Fim Cisl. Il segretario della Fiom Cgil, Rosario Rappa, ha incontrato a più riprese il Comitato somministrati Ilva. Una buona notizia, alla fine, è senz’al tro quella della ritrovata unità sul tema precari da parte di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm. Dalle segreterie è partita una richiesta all’Ilva perché si anticipi la di scussione sul delicato tema dei lavoratori interinali. Un passo avanti, ma la strada è ancora lunga. F. Colucci (GdM)
Diritto di replica
"Vedo con piacere che l'offesa facile è la base di chi sul curriculum professionale del sottoscritto opera in questo blog: grazie del miserabile a chi lo reputa tale nella riflettessione su un articolo, e del sorriso ironico (ovviamente nascosto) sulla mia carriera. Ci aggiungo pure: non sono laureato, per cui la mia cultura è limitata, e forse per questo non posso dirigere il giornale, magari ne parlerò all'editore e presenterò le dimissioni. Peccato, però, che chi ignora passaggi nei nostri articoli quotidiani (un mio recentessimo commento sull'inceneritore parlava, più o meno così, di "utilità o meno dello stesso, intanto resta uno spreco per il cittadino, a prescindere") non abbia il coraggio di una firma per esteso e la responsabilità di proporla alla gente. Facile nascondersi dietro un'identità sconosciuta ai più e assumere i panni del censore senza conoscere per intero (appunto, da ignorante) il filo conduttore di una tematica giornalistica: magari, sarebbe opportuno seguire, con attenzione, sempre ciò che commentiamo. Ma va bene lo stesso: non sarò laureato, non avrò competenze scientifiche, ma almeno non sarò un ignorante nè un pavido e la faccia da oltre 25 anni la metto, mi espongo e nella mia carriera le ho 'prese' e le ho 'date'. Io, almeno, non mi sono mai nascosto.
Grazie dell'ospitalità
Marcello Di Noi"
Questo a dimostrazione dell'apertura che da sempre contraddistingue questo blog, a tutte le voci, anche quelle di dissenso.
Ci sia permesso però fare delle precisazioni, sulla strada della conciliazione e senza fomentare ulteriori polemiche.
- Nei post in questione è ribadito più volte quanto TarantOggi sia un giornale che da tempo si distingue per l'impegno in favore dell'informazione corretta, della diffusione dei comunicati dei cittadini, delle voci fuori dai carrozzoni, del contatto con la cittadinanza attiva e positiva. Lo ribadiamo ancora anche in queste poche note e con grande apprezzamento (anche se questa dovrebbe essere la norma per tutti coloro che si occupano di informazione... e, speriamo non serva specificare che l'ironia non è rivolta alla testata in questione);
- I post non sono firmati perché già altre, numerose volte, abbiamo specificato che quanto pubblicato qui, laddove non tratto da media (ed in quel caso si fa sempre riferimento alla fonte) è frutto di una discussione tra più membri e redattori, e pertanto è, in definitiva, un messaggio che viene elaborato dal Comitato per Taranto (di cui "copeta" è appunto l'acronimo). Non ci sono posizioni di preminenza nel Comitato per Taranto e tantomeno portavoce. E' una struttura orizzontale. Di Noi si espone perchè è un personaggio pubblico in quanto ricopre un ruolo ben preciso. Questo è, invece, un blog collettivo, non è un giornale. I commenti e le valutazioni che vengono rivolti alla città con l'intento di condividere, annotare e, se necessario, emendare. Nessuna pretesa di personalismo o di chiusura.
- Il post su Di Noi non è un'attacco offensivo e distruttivo ma lascia aperta la strada al dubbio e, soprattutto, alla replica ed integrazione. Ci siamo veramente chiesti perchè un direttore che ha snocciolato temi forti per la città nei suoi editoriali o negli articoli e dossier pubblicati, ad onta della minimizzazione e permalosa rivendicazione del suo grado di istruzione che non ci tocca perchè molti di noi lo condividono, commetta questa leggerezza di parlare di un impianto che contraddice in sè ogni senso del buon governo, come di una tappa non rispettata. Il post è ironico, come nello stile di molti altri pubblicati, proprio perchè come i cittadini ragioniamo non solo per dati e informazioni, ma anche per emozioni. Siamo cittadini!
- Ci saremmo aspettati qualcosa di più degli improperi e delle offese, cui non vogliamo dare spalla né seguito, magari il senso di quello che ancora adesso ci sembra solo un attacco goffo e controproducente alla giunta Stefàno (senza dubbio biasimabile sul piano della competenza e del rispetto degli impegni, come noi stessi abbiamo più volte sottolineato).
- Da parte nostra continueremo a leggere, capire ed interrogarci su tutto ciò che riguarda la cittadinanza ed a proporre anche una lettura delle letture, certi che non solo sia importante il dato da comunicare alla gente, ma anche il modo e il messaggio che ogni informazione veicola.
- Auguriamo al Direttore Di Noi ogni bene e, sperando ancora in una sua riflessione positiva come quella che abbiamo cercato di fare noi in queste righe, buon lavoro!
sabato 20 febbraio 2010
Domenica con la città
Sarà data la possibilità a tutti di porre domande (e ci auguriamo di trovare risposte!) sulla Grande Industria, sull'Inquinamento e sulla STRATEGIA che Altamarea sta adottando.
Saranno messe a disposizioni delle foto significative e degli articoli sul degrado ambientale in cui versa Taranto per INFORMARE e DENUNCIARE.
Solidarietà a chi difende la propria terra dalle speculazioni!
"I Valsusini che dormono poco e sono costretti a vivere all’aria aperta si sono trasformati in “pericolosi antagonisti” le palle di neve in “pietre”, la contestazione civile in “aggressione”, i pestaggi selvaggi sulle persone a terra in “cariche di alleggerimento” i poliziotti autori dei pestaggi (protetti da caschi, scudi e abbigliamento modello carro armato) in tanti poveri feriti, mentre avrebbero potuto esserlo solo nell’orgoglio per avere massacrato delle donne inermi."
...
Leggi l'articolo completo: Cronaca dalla Val di Susa: trivelle false e botte vere
venerdì 19 febbraio 2010
I mandanti e il pensiero debole...
Si tratta nientepocodimeno che del suo direttore, Marcello Di Noi, che dimostra di non aver mai letto un solo articolo del suo stesso giornale, che da mesi condanna il traffico dei rifiuti, le discariche e... con grande sorpresa... anche gli inceneritori! E si evince dall'editoriale di oggi in cui ripete, "a canzone", l'attacco a Nistri per il "dannoso" ritardo nella riattivazione dell'ennesima fabbrica di diossina e morte!!! (Il pezzo è evidenziato in grigio).
Non c'è dubbio che Nistri e la giunta Stefàno siono assolutamente colpevoli, ma non di ritardare l'apertura dell'inceneritore, piuttosto di aver speso soldi dei cittadini per riaprire quell'impianto vecchio e velenoso, dopo che avevano promesso che la cosa non si sarebbe mai fatta: altro che naso di Pinocchio, lì c'è da sbugiardare tutto il Comune e l'AMIU con tutto il carrozzone di consulenze a pseudoambientalisti della domenica!
Di Noi ha un curriculum scientifico di tutto rispetto, in merito, essendosi occupato, come risulta dalla sua SCHEDA professionale, di calcio, volley, allenatori, ...
Perché, allora, attaccare Nistri facendo l'autogol di dare già per definitivo e quindi sdoganare l'inceneritore?
Siamo nel classico caso di "sponsorizzazione" politica pre-elettorale dettata da qualche simpatia partitica dell'illustre direttore?
Lasciamo aperto il dubbio, confidando in un ripensamento sulla via di Damasco. Intanto aspettiamo che l'agone della battaglia si scaldi sotto le elezioni: ne vedremo delle belle!
Una sola cosa ci sentiamo di rispondere a tono sul titolo del suo editoriale: "In quale città viviamo?" In una città che ancora (non importa se per i ritardi di una classe dirigente incapace) non ha il record di due impianti di incenerimento a pochi passi dai polmoni dei suoi cittadini... Sebbene molti pare che siano felici di fare un passo in più verso la devastazione!
Ilva: carbone attivo o inutile?
Da un lato (CNR) si scrive che la distanza è insufficiente per permettere al carbone di assorbire diossine e furani, dall'altra (Ilva) si dice che i 40 m di condotto bastano e avanzano!
Chi ha ragione?
CNR-ISTITUTO SULL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO.
Monitoraggio Emissioni Gassose in Atmosfera Provenienti dall'Impianto di Agglomerazione
Committente:ILVA S.p.A.
Periodo: Marzo 2009
Coordinatore:Mauro Rotatori
Introduzione
L’impianto di agglomerazione dello stabilimento ILVA di Taranto rappresenta la maggiore sorgente di diossina presente sul territorio nazionale.L’ILVA nell’ambito di accordi di programma assunti negli anni precedenti sta valutando la riduzione della emissione delle diossine attraverso l’ottimizzazione della marcia dell’impianto e le sue condizioni di esercizio , nonché l’impiego dell’urea quale reagente per l’inibizione della formazione delle diossine. In tale contesto si stanno valutando in laboratorio diverse tecniche analitiche di “clean-up” ed in particolare la “gel permeation” che consentono di processare più campioni per poter essere in grado di fornire nei tempi e modi adeguati le risposte sui campioni prelevati sull’impianto nelle diverse configurazioni.
Descrizione del Progetto
La formazione delle emissioni di diossine e furani sugli impianti di agglomerazione può dipendere da diversi fattori ed in molti casi non esistono delle correlazioni dirette, ma solo delle tendenze di massima. Per tale ragione il livello di diossine e furani in emissione in relazione all’applicazione di una o più tecniche di processo deve essere considerato solo come un risultato atteso.
In relazione a quanto sopra le misure di processo che possono essere implementate nel breve e che possono portare ad una riduzione del livello di diossine in emissione sono le seguenti:
Apertura del circuito delle polveri captate dagli elettrofiltri
Le polveri captate dagli elettrofiltri presentano una significativa concentrazione di composti clorurati. Essendo le diossine e i furani delle molecole clorurate, la loro formazione è anche influenzata dalla presenza di cloro. Per tale ragione l’apertura del circuito delle polveri captate dagli elettrofiltri, evitando quindi il loro riciclo nella miscela di agglomerazione, permette una riduzione della formazione di PCDD/F.
Iniezione di polvere di carbone a monte degli elettrofiltri
Tale tecnica consiste nella iniezione di polvere di carbone a monte degli elettrofiltri che esercita un’azione adsorbente delle diossine e furani.
La polvere di carbone unitamente alle polveri dei fumi di processo di agglomerazione vengono poi abbattute nell’elettrofiltro ed il livello totale di diossine e furani emessi ne risulterebbe conseguentemente ridotto.
L’iniezione deve essere effettuata in modo tale che vi sia un tempo di permanenza sufficiente a consentire l’azione di assorbimento delle diossine e furani sulla polvere di lignite che viene poi ad essere abbattuta nell’elettrofiltro.
Ciò implica la necessità di una sufficiente distanza tra il punto di iniezione e l’ingresso negli elettrofiltri. Nel caso dell’impianto di agglomerazione di Taranto tale distanza risulta essere molto limitata per cui l’implementazione di un tale tipo di sistema risulterebbe essere del tutto inefficace.
Additivazione di urea nella miscela di agglomerazione
Tale tecnica consiste nell’additivare urea nella miscela di agglomerazione. L’effetto di riduzione delle emissioni di diossina e furani con l’utilizzo di urea viene spiegato in relazione al potere riducente dell’urea e alla sua capacità di formare complessi stabili con metalli catalizzanti la formazione delle diossine, riducendone quindi il potere catalitico, ossigenante e clorurante. Inoltre la natura alcalina dell’additivo tende a neutralizzare l’acidità di Cl2 e di HCl che prendono parte alle reazioni di formazione delle diossine e furani.
Obiettivi
L’analisi della formazione di diossine e furani sull’impianto di agglomerazione è condotta al fine di poter 'analizzare i meccanismi di formazione di PCDD/F sugli impianti di agglomerazione' e 'inquadrare le tecniche applicabili' per la riduzione del contenuto di tale inquinante nei fumi di processo dell’impianto di agglomerazione. Il presente Studio riguarda la verifica di fattibilità dell’impianto urea, finalizzato alla riduzione degli attuali livelli di PCDD/F presenti nei fumi primari del processo di sinterizzazione.
'In particolare si vuole verificare la compatibilità di tale sistema con l’impiantistica esistente.'
Chi la cerca... la trova sempre!
Le tematiche ambientali finalmente iniziano a suscitare le giuste preoccupazioni. È un fatto dovuto pensare alla nostra terra e all'aria che respiriamo. La diossina è un pericolo costante presente nelle nostre città. A Napoli è stata riscontrata diossina nel latte materno di una donna.
L'Ordine dei Medici di Napoli lancia un allarme: aumento di tumori e allergie, in più un bambino su 500 contrae una neoplasia (tumore). Non era difficle pensare che la diossina avrebbe contaminato anche il latte materno.
Perchè? Quando vengono soppressi interi capi di bestiame, lo si fa perché le carni o il latte sono positivi al veleno. In questa maniera si compiono vere e proprie mattanze, senza capire che il problema non sono le povere bestie ma chi, senza alcuna cura, ha deturpato il nostro territorio.
Proprio in questi mesi a Taranto viene affrontato il problema della diossina negli animali. Per la prima volta si propone un metodo nuovo che possa sostituire l'inutile mattanza: costruire una fattoria didattica dedita alla cura e allo studio di questa malattia.
Il latte materno purtroppo è esposto agli stessi pericoli. La diossina proviene dagli incerenitori, dalle discariche, dall'inquinamento, da industrie e quant'altro. I nostri bambini bevono latte alla diossina, respirano diossina ed è arrivato il momento di chiudere le discariche, pulire il nostro territorio, attuare una raccolta diffrenziata seria e costringere le nostre industrie a rispettare l'ambiente ma soprattutto l'uomo.(Barimia)
Taranto è insalubre!
Si vedano, a titolo di esempio, i seguenti articoli sull'interpretazione della situazione climatica mondiale:
- I "trucchi" dei climatologi
- Gli Sherlock Holmes del clima
Veniamo al caso Taranto:
(Da F.R.) A gennaio hanno presentato Mal'aria 2010 nelle sintesi che poi finiscono nei titoli dei tg, Taranto non c'è mai, salvo poi comparire con un bel primato negativo che incollo qui sotto, estrapolato dal pdf a quanto pare tutti i dati arrivano dalle Arpa italiane
Diversa è la situazione se analizziamo le fonti di emissione all’interno delle aree urbane dove a farla da padrone è sempre e comunque il traffico veicolare, ad eccezione di alcune città che convivono con grandi complessi industriali. È questo il caso di Taranto dove, stando all’ultimo rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano pubblicato dall’Ispra, l’industria è responsabile del 92% delle polveri sottili e di oltre l’80% degli ossidi di azoto emessi su scala comunale.
Taranto, viene citata solo in una tabella riguardante l'azoto, mai in cima alle liste però figura tra le città italiane osservate dallo studio di Epiair
Gli effetti a breve termine: lo studio EpiAir
La relazione tra la presenza di questi inquinanti in atmosfera e gli effetti negativi sulla salute in Italia è stata studiata recentemente con il progetto “EpiAir-Inquinamento e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione”, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) e coordinato dal Prof. Francesco Forastiere del Dipartimento di epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio. Lo studio è stato condotto in 10 città (Torino, Milano, Mestre-Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto, Palermo, Cagliari) e ha preso in considerazione la mortalità e i ricoveri della popolazione adulta (età >35 anni) per il periodo 2001-2005.
in un altro passaggio, come è scritto nel pdf, si cita il treno verde del 2009 solo ed esclusivamente per i dati sull'inquinamento acustico,
6.2 Il monitoraggio del Treno Verde di Legambiente
È dal 1988 che Legambiente viaggia con il Treno Verde per le principali città italiane, monitorandone lo stato di salute, la qualità dell’aria e i livelli di inquinamento acustico. Di seguito si riportano i risultati del monitoraggio dell’edizione 2009 relativi al rumore effettuato nelle città di Napoli, Taranto, Pescara, Verona, Alessandria, La Spezia e Firenze. I valori riscontrati sono sempre stati al di sopra della norma, sia per i valori diurni che notturni, e in alcuni casi, come a Pescara e a Napoli, i valori limite sono stati superati anche di oltre 10 decibel. Questi risultati sono relativi solo ai giorni di presenza del Treno Verde nelle città indicate, e non possono quindi essere considerati se non una istantanea dell’inquinamento acustico di quelle città, comunque utile per porre l’attenzione su situazioni di criticità sulle quali intervenire.
a questo punto leggiamo l'articolo di Francesca RANA pubblicato sul Quotidiano del 6 marzo, dopo la partenza, il treno verde doveva servire a monitorare tutto....non solo l'inquinamento acustico....
Le raffiche di vento hanno compromesso le rilevazioni dell’inquinamento, di Legambiente Nazionale e Istituto sperimentale RFI, Rete Ferroviaria Italiana, risalenti al 3 e 4 marzo. Il vento ha portato altrove le polveri rosse. Di conseguenza, i dati raccolti durante la sosta del Treno Verde alla stazione di Taranto non potrebbero, forse, essere usati a fini scientifici o statistici. Tuttavia, nonostante l’interferenza meteorologica, colpevole della ridotta durata dei rilevamenti, 48 ore invece di 72, i risultati superano i limiti molto spesso ed evidenziano picchi notturni quando l’unica fonte di inquinanti incidente è l’industria. Il responsabile scientifico nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha presentato i dati del monitoraggio ambientale a bordo del Treno Verde, ieri mattina, prima di ripartire verso Pescara. Al suo fianco, c’erano Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, Vittorio Valentini, responsabile del laboratorio dell’RFI, Roberto Giua dell’Arpa Puglia, Aniello Semplice, direttore del trasporto regionale di Trenitalia, e Michele Losappio, assessore all’Ecologia della Regione Puglia. I controlli sono stati fatti con le centraline mobili di Legambiente ospitate nei balconi di Viale Trentino e Via De Vincentis e nel laboratorio mobile dell’RFI in via Lisippo. Sono state riscontrate percentuali di polveri sottili, PM10, al di sopra dei 50 μg/m3 e percentuali massicce delle più nocive PM 2,5 (unico parametro in vigore, i 25 μg/m3 annuali della direttiva europea 2008/50/CE). Di giorno, nelle due strade monitorate da Legambiente, sono venuti fuori questi numeri: 115 μg/m3 di PM10, 28% di PM2,5 in viale Trentino; 80 μg/m3 di PM10 e 47,5% di PM 2,5 ai Tamburi. Di notte: tra le 21 e le 22, la media di 150 μg/m3 di PM10 in viale Trentino, e 101 μg/m3 di PM10 tra le 23 e le 24 in Via De Vincentis. Il picco orario massimo di Viale Trentino è stato trovato tra le 13 e le 14 con 169 μg/m3 di PM10. In via Lisippo: 112 μg/m3 di PM10 alle 4 e 153 μg/m3 alle 8. A queste rilevazioni, falsate dal vento in difetto, Roberto Giua, dell’Arpa, aggiunge le sostanze cancerogene trovate ai Tamburi in tutto il 2008, in via Macchiavelli, con dati di Benzoapirene mediamente superiori al limite annuale di 1ng/m3, un picco di novembre di 1,59, e picchi di Idrocarburi Policiclici Aromatici del 27,8 ng/m3 ad ottobre. «L’Inquinamento atmosferico c’è e va ridotto – dichiara Ciafani – l’aria di Taranto è insalubre. La sintesi delle istanze di Industria, Politica, Ambientalisti, deve portare ad una riduzione dell’impatto. Questa città detiene il triste primato nazionale dell’inquinamento atmosferico industriale e non può più attendere. Rinnoviamo l’appello, il ministro dell’Ambiente e la commissione Aia nazionale devono rispettare il termine del 31 marzo per il rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali agli impianti industriali, rigorose in tempi e interventi». Lunetta Franco, ricordando gli incontri sul Parco delle Gravine, la raccolta delle lenzuola esposte alle polveri nell’ambito di Mal’aria e la relazione di Lorenzo Liberti sulla copertura dei parchi minerari (ancora scoperti nonostante la condanna dell’Ilva in Cassazione, non sfociata nel risarcimento danni perché Provincia e Comune nel 2005 hanno ritirato la costituzione di parte civile) ribadisce: «Quanto emerge dalle analisi del Treno Verde sul PM10 è molto preoccupante e purtroppo è l’ennesima conferma per una città che continua ad essere vittima di una situazione inammissibile. Come già ribadito in questi giorni, l’accordo firmato tra Ministero dell’Ambiente, Regione Puglia e Ilva sulla riduzione dell’emissione di diossina per noi è solo il primo passo, che già da troppo tempo aspettavamo. Legambiente non ha intenzione di abbassare la guardia, bisogna continuare in questa direzione su tutti gli inquinanti e gli impianti industriali per garantire ai tarantini di respirare aria pulita in tempi brevi». L’assessore Losappio ha commentato con favore la notizia di Trenitalia dei 35.000 viaggi in auto in meno nella Taranto/Bari nel 2008, e dell’aumento dei passeggeri della tratta ferroviaria fino ad 1 milione in più rispetto all’anno precedente, con la conseguente riduzione di Co2. Non ha perso la fiducia sulle riduzioni di inquinanti connesse all’avvio dell’urea all’Ilva di Taranto e ricorda la costituzione di un comitato tecnico scientifico per il Registro Tumori presso l’Oncologico di Bari. La questione diossine, secondo lui, non dovrebbe influenzare l’iter dell’Aia. Nel Treno Verde, venuto a Taranto ogni 10 anni dall’88, in questi giorni ci sarebbe stata una buona affluenza di allievi e studenti delle scuole, coinvolti nelle dimostrazioni nei diversi vagoni. Grazie alle lezioni di Legambiente, Isolando e Remedia, è stato possibile conoscere le fonti energetiche rinnovabili ed alternative e tutte le soluzioni possibili contro i mutamenti climatici del pianeta: mobilità sostenibile, energie rinnovabili, riciclo dei rifiuti e risparmio energetico.
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