«Ad occuparsi di monitoraggio e controllo della qualità dell'aria in Puglia l'Arpa dispone di un dirigente e sei funzionari, risorse umane irrisorie per il lavoro da svolgere. Le disparità di prestazione tra regioni per questa impari suddivisione delle risorse è incostituzionale per il non servizio che si può garantire ai cittadini».
Torna all'attacco il direttore dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, nel secondo giorno di lavori del 3° Convegno nazionale sul particolato atmosferico in corso a Bari. Ieri aveva denunciato la mala burocrazia che non aveva permesso una tempestiva diffusione dell'informazione per 17 ricerche effettuate dal ministero dell'ambiente sulle cause dell'avvelenamento dell'aria di Taranto, oggi lamenta le irrisorie risorse a disposizione.
«A monitorare la situazione su Bari, Lecce e Foggia in pratica non abbiamo nessuno – sottolinea Assennato – perché i nostri ricercatori riescono appena a coprire le necessità di Brindisi e Taranto, con situazioni provinciali da continua emergenza».
Assennato coordina questa mattina una serie di tavole rotonde al fianco di altri ricercatori che provengono da realtà regionali differenti, dopo l'intervento della direttrice dell'Arpa Toscana non si lascia sfuggire l'occasione di sottolineare come per la sola area di Piombino, la Toscana disponga di personale tre volte superiore al proprio, per monitorare emissioni industriali solo un decimo pari alla realtà tarantina.
Il lavoro da fare sarebbe tantissimo, la qualità dell'aria e la produzione di polveri sottili sono temi «caldi», impattano direttamente sulla qualità di vita delle persone e soprattutto sulla loro salute e tutti i rappresentanti delle varie Arpa presenti al convegno lamentano poco personale a disposizione, dati frammentati da parte di centraline di rilevamento di cui spesso non hanno il controllo. Un grande caos al quale si aggiunge una sofferenza in più: il sistema delle Agenzie ambientali (le Arpa regionali, appunto) nasce come diretta derivazione del sistema sanitario che oggi è regionalizzato, non sempre riesce a godere di finanziamenti propri ed appropriati (la Toscana ha un bilancio annuale di 50 milioni di euro, quasi il doppio di quello di Arpa Puglia), tanto che il direttore Assennato usa la forte espressione di «incostituzionale».
Il problema delle polveri sottili è che se il loro rilevamento può e deve essere assegnato a strutture regionali (a patto che funzionino), le decisioni per il loro abbattimento non necessariamente risultano efficaci da una semplice iniziativa comunale o regionale. Le polveri sottili (o Pm10 o particolato, Ndr.) hanno la pessima abitudine di spostarsi senza tener conto di frontiere. La loro concentrazione in realtà urbane che diventano sempre più grandi, può fare la differenza tra un dilagare di malattie dell'apparato respiratorio o un benessere diffuso e di conseguenze hanno necessità di strategie di intervento coordinate e soprattutto efficaci. I problemi di risorse a disposizione potrebbero diventare ancora più gravi con il Federalismo, un cenno è stato già dato durante la prima tavola rotonda al Convegno, le regioni più deboli di risorse potrebbero trovarsi in seria difficoltà, con un aggravio della salute dei propri cittadini, ed un maggiore carico sulle spese sanitarie. In un circolo vizioso sempre più difficile da spezzare.
«Ecco perché è così importante il ruolo delle Arpa – spiega Assennato – dobbiamo essere in grado di fungere da coordinamento tra la ricerca universitaria e i decisori politici e saper dare risposte ai cittadini». «Anche se 50 milioni di bilancio possono sembrare tanto – sottolinea Sonia Cantoni direttrice dell'Arpa Toscana – in realtà equivalgono ad uncappuccino al mese per ogni abitante della Regione. Vale tanto l'ambiente nel quale viviamo?».
Una domanda, quella della responsabile dell'Arpa Toscana che lascia sgomenti: in Puglia la salute di tutti noi vale meno di un caffè al mese.
Rita Schena
La Gazzetta del Mezzogiorno
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