lunedì 27 ottobre 2008

Cacciatori di CO2 o i soliti sparaballe?


Pino De Luca, Aprileonline

Mattina presto, rullo dei notiziari televisivi, appuntamento con il TgNorba delle 7.30. Il direttore Magistà comunica: "è stato scoperto il modo di catturare la CO2 e c'è già chi pensa a studi di fattibilità per mettere l'anidride carbonica in contenitori da seppellire nel mare". Gazzetta del Mezzogiorno del 22 ottobre 2008: pag. 4, Accordo Eni-ENEL per un progetto pilota a Brindisi.
Sono un lettore di Scientific American abbastanza assiduo e, dal 1968, della sua edizione italiana, Le Scienze. Ultimamente ho acquisito un'opera straordinaria: i DVD che ne conservano i quaranta anni su supporto più piccolo e facilmente consultabile. La memoria non mi inganna, ho già letto di queste cose. Un rapido accesso al motore di ricerca ai due DVD di Le Scienze (a dimostrazione della mia non faziosità, rendo onore all'ENEL che ha fatto da sponsor) e ritrovo tutto.

Il primo articolo è di Aprile 2000 e il secondo del Settembre 2005. Belli e problematici come gli articoli degli scienziati sanno essere, gente che rifugge da quello che Rita Bortone (Quotidiano del 22-10-2008) ha brillantemente definito "pensiero sbrigativo". In entrambi i casi si ragiona di possibilità e di rischi. E in entrambi i casi si racconta del fatto che queste operazioni tecnologicamente possibili devono essere "ragionate" anche con le popolazioni interessate oltre che dalle aziende.
Sono un positivista, materialista storico e scientifico e pertanto pongo enorme fiducia nelle capacità della scienza e della tecnologia.
Ma sono anche integralmente umano e non posso evitarmi alcune domande.

La prima di metodo:
possibile che Eni ed Enel ritengano sufficiente accordarsi tra loro per "sperimentare" una attività di così grande portata senza che le rappresentanze democratiche delle popolazioni ne siano informate?

Le altre di merito:
l'impianto di Brindisi dovrebbe sequestrare 2,5 Tonnellate/h di CO2 facendo qualche conto, sarebbero circa 60 tonnellate/giorno ovvero 21900 tonnellate/anno.
Il gas nella sua forma "supercritica" dovrebbe essere stoccato a Cortemaggiore fra un anno, iniettando 8000 tonnellate l'anno, ma se solo Brindisi ne produce 21900 le restanti 13900 dove saranno poste?

Sembra che avremo a Brindisi una conduttura di CO2 dichiarata "densa", lo sanno gli abitanti che cosa è la CO2 densa e che cosa accade se si apre la conduttura?

Per ultimo vorrei capire una cosa:
Una centrale da 1000 Mw adattata per massimizzare il sequestro di CO2 ne produce sei milioni di tonnellate l'anno. Ovvero l'impianto di sequestro di cui parliamo è nulla rispetto alle produzioni ad esempio della Centrale di Cerano. A che serve allora tutto questo ambaradan? È un programma di sperimentazione o è qualcosa d'altro? Devo sospettare che saranno riempiti dei bidoni da affondare?

Sono curioso, lo so, e anche senza il minimo potere. Le cose le scrivo per tempo in modo da avere la coscienza a posto e dire che avevo avvisato per tempo. Non cambierà nulla. È già successo con i rifiuti della Campania. Per chi non lo avesse colto, c'è una linea di "ecoballe" che viene incenerita a Massafra dal "termovalorizzatore" della Marcegallia Family, con il timbro di compatibilità della Regione Puglia, e il contributo da CIP6 di ciascuno di noi.
Ormai la linea del fronte è stabilita: tirare una retta da Brindisi a Taranto e da lì fino a Leuca fare di questo splendido pezzo di Puglia, che si voleva chiamare Grande Salento, una piattaforma per la produzione energetica, dell'industria pesante e dello smaltimento dei rifiuti di gran parte del Mezzogiorno. Solo i ciechi e i complici continuano a non vederlo, solo gli illusi come il sottoscritto pensano ancora che sia possibile almeno contrastarlo, alcuni sperano e operano per contrattarlo.

Io mi ostino a pensare che il modo migliore per ridurre i Gas-serra sia quello di evitare di produrli, e se proprio si deve, per "catturare" la CO2 non credo vi sia, ad oggi, modo più efficiente che quello di piantare degli alberi, magari pagando il premio di cattura ai contadini che ritrasformano in boschi le loro terre incolte, magari curando le coste del Salento malate di cemento. Tutte cose semplici, poco costose e quindi poco interessanti.

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