mercoledì 29 ottobre 2008

Cibo intossicato: la Procura indaga

Ilva, inchiesta procura Taranto su allarme diossina (Velino)
Roma, 29 ott (Velino) - L’allarme diossina che ha colpito alcuni allevamenti di bestiame nella zona circostante agli impianti dell’Ilva è al centro di un’inchiesta avviata dalla procura della Repubblica di Taranto. Il pm Mariano Buccoliero ha nominato un pool di tre periti per chiarire provenienza, cause e responsabilità dei veleni che hanno già portato le autorità sanitarie a imporre un vincolo su otto allevamenti compresi in un’area di circa venti chilometri di diametro il cui centro coincide con gli stabilimenti siderurgici. Avvelenamento di sostanze alimentari è il reato ipotizzato dagli inquirenti. Al momento nell’inchiesta non figurano indagati e il fascicolo riguarda “ignoti identificabili”. In pratica, dovrà essere il lavoro degli esperti nominati dal pm Buccoliero e dal procuratore di Taranto Franco Sebastio a stabilire l’origine, e di conseguenza identificare eventuali responsabili, delle nubi di diossina che negli ultimi mesi (le prime denunce risalgono ad agosto) si sono depositate su pascoli, animali e foraggi. In questo caso, le conseguenze sarebbero pesantissime: il reato per il quale procede la Procura prevede una pena “non inferiore” a quindici anni di reclusione. Che diventerebbero ergastolo se l’avvelenamento dovesse provocare la morte di qualcuno. I periti del pm saranno affiancati da quelli del centro di prevenzione della Asl di Taranto. “Controlleremo il latte - spiega il dirigente del centro sanitario, Michele Conversano - e in caso di positività anche il foraggio”.

In attesa dei risultati si fanno i conti con le prime conseguenze della contaminazione. Fino a ora sono più di 1.300 i capi di bestiame per i quali è stata decisa la soppressione per avvelenamento. Per abbatterli è però necessario individuare un macello che garantisca il corretto smaltimento delle carcasse. Nei giorni scorsi intanto si è svolto un vertica tra l’agenzia ambientale della Regione Puglia, i tecnici della Asl di Taranto e esperti dell’istituto zooprofilattico di Teramo che hanno certificato l’ultimo caso, in ordine di tempo, di positività alle sostanze tossiche. Si tratta di una capra di un allevamento che dista poco più di dieci chilometri dagli impianti dell’Ilva.

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