Roma, 29 ott (Velino) - “Dal ministero dell’Ambiente non abbiamo ricevuto nessuna autorizzazione utile al nostro via libera all’impianto per rendere meno inquinante l’Ilva di Taranto. Il voler scaricare su di noi la responsabilità di questo impasse non mi pare dal ministro Stefania Prestigiacomo un atteggiamento che definirei istituzionale”. Così al VELINO il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno che proprio non ci sta a essere messo nel mirino sulla questione dell’inquinamento prodotto dall’impianto: “Quelle autorizzazioni ci servono e a breve. Da mesi le sollecitiamo come sono tornato a fare ancora una volta nelle ultime ore. Il ministro venga a Taranto a vedere com’è la situazione: noi abbiamo sopportato con grande dignità i sacrifici che ci sono stati chiesti sul fronte degli insediamenti produttivi, ma francamente fra l’ambiente e l’occupazione io non ho dubbi, scelgo l’ambiente”, dice il primo cittadino di Taranto che questa mattina è tornato a scrivere anche ai vertici dell’Ilva che nelle ultime ore lo avevano rassicurato sui lavori volti all’ambientalizzazione dell’impianto: “Non ci sono preclusioni ideologiche nei loro confronti, ma io sottolineo la necessità di non fermarsi ai risultati attesi dall’impianto che dovrebbe abbattere del 50 per cento le emissioni (che all’Ilva sono a livelli stratosferici), ma di puntare sulle migliori tecnologie disponibili, anche se costano”.
“Sono convinto – prosegue Stefàno – che questa sia una battaglia per la vita e che dunque tutti debbano fare la propria parte: in fondo si tratta solo di una questione di denaro. Se non sarà possibile ridurre l’inquinamento all’Ilva si dovrà pensare ad una chiusura dello stabilimento, almeno dell’area a caldo”, afferma il sindaco di Taranto che ha attivato tutte le procedure volte all’adozione del regolamento che consentirà di celebrare sulla questione un referendum cittadino. “Il Tar di Lecce ha prescritto 90 giorni perché il comune adotti questo provvedimento e credo che il referendum potrà essere indetto prima della primavera per scongiurare la coincidenza con altri appuntamenti elettorali”, dice il sindaco di Taranto che sul referendum in sé nutre più di un dubbio. “Il referendum è una delega che si scarica sui cittadini e per le istituzioni che vogliano fino in fondo fare il proprio dovere è una sconfitta. E’ come recitare la parte di Ponzio Pilato, mentre riteniamo che il comune debba adoperarsi in ogni modo perché la questione venga risolta”, aggiunge il sindaco che ribadisce: “L’ambiente è la questione centrale per Taranto. Tutti hanno maturato una sensibilità su questo tema e di questo va dato merito anche ai comitati, come quello che ha promosso la consultazione. Il dibattito su questo tema è molto forte e in città gli umori sono diversi, ma guai a pensare che il referendum creerà uno scontro tra guelfi e ghibellini”.
Referendum a parte, è prioritario per il primo cittadino di Taranto verificare se esista la volontà di risolvere la questione dell’inquinamento dell’Ilva che non può essere derubricata a motivo di scontro ideologico tra istituzioni. “Posso essere d’accordo con il ministro dell’Ambiente che qualcuno si sia ricordato della questione solo oggi. Ma non mi pare che l’accusa possa essere rivolta a me. Da quando mi sono insediato nel 2007 non è passato un giorno senza che l’amministrazione si mobilitasse sull’Ilva a tutto campo e cioè con un’interlocuzione costante con i lavoratori, con le associazioni ambientaliste, ma anche con l’azienda”. E senza paura di essere accusati di fare il doppio gioco “se si pensa che ho dato mandato agli uffici di verificare se sia stata corretta da un punto di vista legale la decisone dell’amministrazione precedente di ritirarsi in primo grado come parte civile nel processo a carico dei vertici dell’Ilva (da pochi giorni è giunta in appello la condanna per il patron Emilio Riva e per il direttore dello stabilimento, ndr). Certamente non avrei mai fatto una cosa del genere se all’epoca fossi stato sindaco”, sottolinea Stefàno.
“Personalmente sono a posto in scienza e coscienza”, sottolinea Stefàno rispetto alle accuse mosse dal ministro Prestigiacomo che ha messo nel mirino il governatore Nicky Vendola reo di aver “custodito gelosamente da più di tre anni e mezzo sentimenti anti-diossina” che però non hanno avuto alcun riscontro nei propri atti di governo della regione. “L’accusa non mi sfiora e spiego perché: mi sono laureato in medicina nel 1970 con un tesi sull’aumento dei tumori in città a dieci anni dall’avvio delle attività all’Ilva. Dati che sono stati ripetuti a anni di distanza e che sono stati utilizzati dal Cnr di Pisa che ha recentemente pubblicato uno studio sulla mortalità nella nostra città negli ultimi 30 anni. E ancora. Grazie anche alla mia attività da assessore all’ambiente nel 1991 la città è stata dichiarata a rischio ambientale per non parlare della mia battaglia per l’istituzione del registro tumori in regione. Quanto al lavoro svolto su questo tema da senatore della Repubblica è tutto agli atti. Per me sull’Ilva non esiste spazio per l’ideologia – tuona il sindaco di Taranto - : da amministratore continuo a fare quello che posso e che devo su tutti i fronti e sulla base di dati scientifici come quelli che saranno in grado di fornire i professionisti che lavorano in importanti istituzioni sanitarie nazionali che hanno aderito al mio appello mettendosi a disposizione della città”.
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