Le previsioni di agosto l’avevano già detto: la poca pioggia di questi due mesi non è servita a rimpinguare gli invasi. La diga del Sinni, che alimenta mezza Puglia, contiene appena 15 milioni di metri cubi. E così da lunedì scatteranno i tagli alle erogazioni: 680 litri al secondo in meno, che diventeranno 1.150 in meno dal lunedì successivo. E stavolta ci sarà meno acqua anche nelle abitazioni. Lunedì il Comitato di coordinamento dell’accordo di programma, il tavolo cui siedono Puglia e Basilicata, ha comunicato le riduzioni ai vari soggetti coinvolti.
L’Ilva di Taranto potrà utilizzare soltanto 200 litri al secondo, il flusso verso la Calabria è stato dimezzato (da 200 a 100 litri al secondo). Ma stavolta è stato colpito anche il potabile: i 500 litri al secondo in meno che saranno erogati dal Sinni a partire da lunedì diventano in realtà 680, perché ci sono altri 180 litri/secondo destinati alla Basilicata.
L’Acquedotto per il momento non parla: tra oggi e domani Aqp comunicherà ufficialmente che da lunedì partiranno le riduzioni idriche. Le conseguenze non sono note, ma sono intuibili. Basti dire che per far bere i pugliesi oggi servono circa 18mila litri al secondo, e che il Sinni ne garantisce 3.600: se si scende a 3.120 (che diventeranno 2.650 dal 27 ottobre), pur considerando che d’inverno i consumi idrici calano, è evidente che qualcuno rimarrà senz’acqua almeno per alcune ore al giorno. Per fortuna al momento non è stato necessario toccare il prelievo dal Pertusillo, che dà alla Puglia 3.700 litri al secondo. Ma il Sinni disseta soprattutto il Sud della Puglia: se fornisce meno acqua, ne risentiranno soprattutto i salentini ed i tarantini.
Aqp sarà infatti costretta a mettere in atto manovre idriche di contenimento, e in alcune zone l’acqua non sarà più garantita per l’intera giornata. Le abitazioni che non sono fornite di serbatoio, insomma, rimarranno a secco.
Il vero dramma è che il peggio deve ancora venire. «Se non piove - conferma Vito Colucci, direttore dell’Ente irrigazione - l’acqua del Sinni si esaurirà a dicembre. La riduzione progressiva che è stata programmata in questi giorni serve proprio affinché non si arrivi in modo traumatico all’esaurimento».
Fatta 100 la disponibilità di acqua, infatti, l’agricoltura ne utilizza i due terzi, il potabile pesa per il 27% mentre l’industriale (l’Ilva e San Nicola di Melfi) assorbe l’altro 6%
La Gazzetta del Mezzogiorno
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