Commozione e fierezza a Grottaglie per "Il Mostro" di Vincenzo De Marco
Questo è l'aggettivo adatto alla presentazione del libro " Il Mostro – di Rabbia e d'Amore" avvenuta ieri sera presso la sede dell'Associazione culturale "Utòpia"con sede in via San Francesco de Geronimo 53. Un evento ben organizzato, diverso, dall'atmosfera calda ed accogliente nonostante il freddo fuori da quelle quattro mura. Emozioni dall'inizio alla fine per tutti i presenti e le parti attive coinvolte. L'autore, Vincenzo De Marco, regala alla sua Grottaglie non solo i suoi versi dalla penna sopraffina ma musica, recitazione, dibattiti ed argomenti che arricchiscono. Sì, perché chiunque, ieri, sia stato partecipe è tornato a casa più ricco. Si parla dell'Ilva, della condizione degli operai, del sacrificio che sopportano per lavorare in quel "mostro d'acciaio" assieme a colleghi come fossero fratelli o con persone invece meno sensibili, che esercitano pressioni psicologiche. Il denaro conta lì dentro: tubi, lamiere e profitto. Cosa che non interessa al nostro poeta, perché come specifica, "la poesia non fa mangiare, ma sazia alla grande". E poi racconta di sé, delle esperienze che lo hanno segnato negli anni, della perdita di cari amici e di quella di un collega, Silvano, morto suicida nello stabilimento maledetto. Parla delle tre poesie che descrivono il profondo amore di un padre verso la figlia, fonte di gioia immensa quando è con lui e di nostalgia quando è lontana; il fiore d'oltralpe sempre presente nei suoi pensieri. Di grandi dolori. Da quei distacchi dalle persone care, che lo hanno trascinato spesso nello sconforto più profondo, dal quale ne è uscito sempre vittorioso, grazie al supporto degli amici, della sua forza, della speranza che tutto poteva cambiare. Grazie alla poesia. Ed in effetti, scrivendo, tutto gli passa. Lascia il segno, ma passa. Vorrebbe più unione, De Marco. Lui lotta per la sua terra. Non importa essere di Taranto città, di paesi limitrofi o trovarsi a chilometri di distanza dall' Ilva. Il cielo ormai malato, l'aria irrespirabile, i tumori in costante aumento sono cosa di tutti. A tal proposito colpiva la copertina del libro fotografico "Sansavenir" mostrato dall'autore Pierangelo Laterza ( il quale ha esposto anche delle bellissime fotografie sempre sul tema): copertina color rosso come la terra bruciata mista al marrone come la polvere, quasi fosse carta vetrata. A rappresentare ciò che respiriamo, ciò che si deposita sulle nostre abitazioni, luoghi della nostra splendida Puglia, balconi, monumenti, campi. Rivorremmo il nostro cielo. Interessante l'intervento del Prof. Cataldo Miccoli, uomo colto, semplice ed umano, che ha parlato di similitudini della poesia di De Marco con quelle dei più grandi poeti francesi e con l'italiano Calvino, ed ha descritto l'Ilva con tutte le iniziali dell'alfabeto, così come lo farebbe ai suoi alunni, bambini che devono conoscere e coltivare anche loro la speranza perché, chissà, un giorno tutto questo sarà solo un ricordo. Eccelsa la lettura delle poesie da parte dell'attore Luigi Pignatelli: commovente e sentita tanto da far animare quei versi. Lacrime sui visi dettate dal coinvolgimento, dall'amore, dalla passione. Stefany Chirico poi, che eseguendo come sottofondo le note dell'indimenticato De Andrè, ha reso tutto ancora più suggestivo. Erano presenti tutti, anche gli assenti: vittime, amici lontani solo fisicamente e lui, il grande "Faber". In fondo al tunnel c'è la luce: seguiamola. "Il Mostro" non si fermerà qui. Non deve farlo. Commossa anche colei che ha scritto queste due righe. Tornata a casa come i tantissimi partecipanti che hanno gremito la sala, col cuore pieno. Grazie Vincent Cernia. Che la lotta continui. (Grottaglie24)
Lui è un poeta operaio, da 15 anni all’Ilva. Ora ha deciso di
raccontare la fabbrica e la speranza di chi chiede rispetto per le leggi
e per la persona
C’è qualcuno che lo definisce “Poeta operaio”, qualcun altro “poeta
dagli occhi tristi”, lui è Vincenzo De Marco, operaio Ilva da 15 anni,
lavora in altoforno, nella cosiddetta area a caldo della nostra azienda
siderurgica. Vincenzo ha la passione per la scrittura da quando era
bambino, coltivata durante la crescita e amplificatasi. Noi di Extra
Magazine siamo andati a trovarlo all’interno di un incontro organizzato
dall’Hermes Academy di Luigi Pignatelli, “Il Volto” in cui si è parlato
di SLA, di arte, di canto, di danza e del libro del nostro poeta
operaio, “Il Mostro di Rabbia e d’Amore”, libro di poesie sull’Ilva
diviso in 4 parti.
«Il Mostro nasce dalla morte di un mio collega, che non è morto di
incidente sul lavoro e né di malattia, ma è morto suicida a gennaio del
2009; non è stato l’omicidio di Silvano che ha fatto scattare la molla
per espormi, ma furono le affermazioni del mio caporeparto di allora,
che fu chiamato di notte mentre era a casa a dormire. Lui arrivò sul
luogo della scena insieme a tutti gli operai che osservavano il corpo di
Silvano ancora caldo e disse: “appena tolgono il corpo riprendete
immediatamente il vostro lavoro perché il motore deve essere pronto”.
Considerando che lì si trascorrono 8, 9, anche 16 ore, si diventa
fratelli oltre che colleghi, sentir dire così da parte di un caporeparto
nei confronti di un amico, mi lasciò inorridito».
Perché il mostro di rabbia e d’amore?
«Si intende bene che il Mostro è l’azienda, di rabbia e d’amore perché
le mie poesie sono sincere, mi piace dire le cose come stanno, quindi o
sono di rabbia o sono d’amore. Tra l’altro “rabbia-amore” vuol dire che
spesso le stesse poesie che esprimono rabbia nei confronti
dell’azienda, sono anche amore perché rappresentano una speranza, cioè
quella di poter scavalcare il muro. In questo libro la poesia non è solo
operaia, ma è molto di più, è amore, poesia visionaria, rock, amicizia,
pensieri contorti, c’è tutto, perché da lì non devono uscire solo tubi,
fumi e morti, ma è bene che esca anche la speranza. Secondo me il fatto
che un operaio all’interno di una fabbrica faccia capire questo,
trasmetta fuori speranza, è cosa bella da far comprendere anche al
cittadino stesso; solitamente c’è avversione da chi sta dall’altra
parte, perché se lavori all’Ilva sei a favore di essa, ma non è così,
dato che molti operai vogliono l’impianto a norma, lavorare in
sicurezza, l’aria pulita. Si dà per scontato che l’operaio sia a favore
di tutto quello che accade».
Dove hai presentato questo libro?
«Sto cercando di portarlo in tutt’Italia; sono stato a Latina, a Roma,
ovunque in Puglia, a breve lo porterò a Catania, a Torino, a Genova, in
molte città operaie. Ciò che mi rammarica e lo dico sempre in tutte le
mie presentazioni, che c’è molta più attenzione fuori che qui a Taranto:
a Latina per esempio c’erano 400 persone, qui a Taranto alla libreria
Gilgamesh 3 persone, mentre al Caffè Letterario erano 15 . Qui non c’è
un seguito e quando parlo di Taranto mi riferisco a tutta la provincia,
perché le rivoluzioni non si fanno su facebook: se si vuole cambiare
qualcosa si deve operare. Purtroppo le nostre associazioni ambientaliste
vogliono la stessa cosa ma sono tutte l’una contro l’altra, facendosi
la guerra a vicenda».
Qual è la tua opinione in merito?
«Ciò che ho appena detto è la cosa peggiore e non mi vergogno a dirlo,
perché ho avuto la sfacciataggine di dire che vogliono fare tutto loro,
solo loro, ma quando c’è bisogno di un seguito, di un sostegno, nessuna
esiste per l’altro. Se una manifestazione la organizza “Ammazza che
Piazza” l’altra associazione non va, oppure il contrario, quando invece
dovrebbero sostenersi tutti, condividere la causa. Nei miei confronti si
è istaurato proprio un braccio di ferro: ieri ho subìto l’ennesimo
rapporto disciplinare, ma dei “cittadini lavoratori liberi e pensanti”
non è venuto nessuno a chiedermi se volessi una mano, me la devo vedere
io e chi mi segue».
Come andrà a finire secondo te?
«Se continuiamo a volere solo il primo maggio a Taranto non ci sarà un
bel niente; tutti sono ambientalisti in quel caso, tutti, ma prima e
dopo il primo maggio?! Dal 10 maggio tutti stanno a seguire Tempa Rossa!
A volte mi sembra di vedere tanti cavalli sciolti, mentre bisognerebbe
seguire un percorso, intraprenderlo e perseguirlo. Ci dobbiamo
lamentare?! Dobbiamo agire piuttosto!».
Altri progetti?
«A breve uscirà il mio nuovo libro, “Low battery” che racconta la mia
passione per la scrittura sino al lavoro in fabbrica e alla sue
vicende». (Extramagazine)
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