Severino ingaggiata come lobbysta da Confindustria
La questione va facendosi di giorno in giorno più delicata. A tal punto che i gruppi esteri hanno deciso di seguirla alzando al massimo il livello di attenzione. Anche per questo è stata messa in campo una lobbista d’eccezione, Paola Severino, ex ministro della giustizia nel governo Monti. Cosa bolle esattamente in pentola? Le commissioni riunite giustizia e ambiente del Senato stanno per affrontare momenti decisivi nell’esame del disegno di legge sui reati ambientali.
Argomento sin troppo caldo, che può avere ripercussioni sull’Ilva e su tutti i casi simili presenti sul territorio italiano. Il ddl in questione, presentato da una folta pattuglia di parlamentari del Pd (tra cui Ermete Realacci), del M5S e di Sel, introduce e dettaglia tutta una serie di delitti come inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale di alta radioattività e impedimento al controllo.
Il fatto è che sul ddl è già scontro tra i magistrati, che vorrebbero rafforzarne i contenuti per reprimere gli illeciti, e la lobby delle grande aziende, che invece vorrebbero alleggerirne l’impalcatura. In mezzo si estende un terreno sdrucciolevole sul quale sta cercando di destreggiarsi la Severino. Certo, l’ex ministro della giustizia vanta contatti privilegiati con l’ambiente confindustriale, se solo si considera che è tutt’ora prorettore della Luiss, l’ateneo presieduto dall’ex numero uno di viale dell’Astronomia, Emma Marcegaglia.
Ma il nome della Severino è uscito fuori anche tra i possibili candidati al Quirinale, per i quali è imprescindibile coltivare buoni rapporti con la magistratura. Sta di fatto che sotto traccia l’ex Guardasigilli si sta occupando molto da vicino degli sviluppi del disegno di legge. Del resto che le posizioni in campo rischino l’attrito è confermato dai documenti depositati nelle commissioni di palazzo Madama in occasione delle audizioni svolte lo scorso 11 settembre.
Secondo il procuratore capo di Civitavecchia, Giancarlo Amendola, le maggiori perplessità del testo derivano dal fatto che i delitti di inquinamento e disastro ambientale richiedono una "violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, specificamente poste a tutela dell’ambiente e la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale". Per Amendola è sbagliato far dipendere la punibilità "dall’osservanza o meno delle pessime e carenti norme regolamentari oggi esistenti".
Così come parrebbero troppo benevole le nuove norme sul ravvedimento operoso, che nel testo consentono di diminuire dalla metà a due terzi le pene nei confronti di chi collabora con l’autorità giudiziaria. Su questo punto, però, è di avviso diverso il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, che tra l’altro è stata capo della segreteria tecnica della Severino a via Arenula.
Per la Panucci nel caso del ravvedimento operoso "si ritiene opportuno disporre le sospensione del procedimento penale e della prescrizione per l’intera durata degli interventi di risanamento". Senza contare che per Confindustria è necessario perimetrare meglio il reato di inquinamento ambientale e limitare la punibilità a titolo di colpa dei nuovi delitti di inquinamento e disastro ambientale.
Naturalmente per la lobby confindustriale norme troppo stringenti avrebbero l’effetto di spaventare investitori esteri. E in questo caso il primo pensiero non può che andare alla situazione dell’Ilva di Taranto, dove i potenziali acquirenti, ovvero i franco-indiani di ArcelorMittal (in cordata con il gruppo Marcegaglia) e gli altri indiani di Jindal, vogliono garanzie di una certa "elasticità" normativa prima di scendere in campo. Insomma, il ddl sui reati ambientali sta diventando argomento sensibile.
Della materia, peraltro, la Severino è assolutamente esperta, se si considera che l’ex ministro difende la Tirreno Power, ovvero la centrale a carbone (controllata dai francesi di Gdf Suez e dalla disastrata Sorgenia della famiglia De Benedetti) coinvolta in un’inchiesta proprio per questioni ambientali. Gli emendamenti al ddl dovranno essere presentati in commissione entro il prossimo 19 novembre. Ma le lobby sono già in movimento.
(Wallstreetitalia)
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