Mentre il Soprintendente La Rocca e i suoi "amici"si crogiolavano autoincensanti tra gli elogi di una stanca borghesia ignorantella e incapace di intendere e di volere, ieri, a pochi passi si consumava l'ennesimo furto esemplare.
E' l'ultima ma mai ultima dimostrazione dell'incapacità di capire la complessità della dimensione urbana e di trovare le chiavi per la trasmissione e la promozione della cultura.
Ci vuole una bella faccia tosta a "vantarsi" di lavori al museo durati intere generazioni (dagli esiti non sempre all'altezza dei tempi e dei soldi risucchiati...) e ancora non finiti.
E' facile sentirsi bravi con la propaganda filmica raccattata da emittenti locali sempre in prima linea a "tutelare" i potenti.
Nel video è facile rappresentare la realtà come un sogno di grandi conquiste culturali (in una città "ridotta al lumicino" in ogni forma di basilare civiltà)
E come se non bastasse la menzogna di celluloide, si annuncia il grande evento della prossima realizzazione della "patacca" della Persefone tarantina. Una copia "stampata" in resina e in procinto di essere "venerata" nel salotto della Soprintendenza (mentre migliaia di pezzi meravigliosi fanno la muffa nei sotterranei). Giusta compagna usa e getta del grande capoccione di Eracle di plastica che adorna la hall del MarTa.
Il tutto tra pacche sulle spalle e abbracci di grandi amiconi.
Intanto a qualcuno servivano due deumidificatori.
L'emblema di un luogo che viene aperto così poco da richiedere il sostegno dei "pinguini" per non marcire completamente.
Una tenaglia e una pinza da qualche euro.
Ora questi deumidificatori saranno sicuramente utilizzati meglio.
Intanto oggi il formicaio dei "vecchi" della cultura farà finta di indignarsi tra interviste e borbottamenti.
Sempre i soliti.
Dureranno, come al solito, giusto il tempo di un caffè, tra i chiostri di San Domenico e San Pasquale.
Taranto, “MarTa” da riscoprire. Incontro a Palazzo di Città
Organizzata dalla Fidam, la “Federazione nazionale degli amici dei Musei”, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali domenica, 5 ottobre, sarà celebrata, in tutta l’Italia, l’XI Giornata nazionale degli amici dei Musei.Per l’occasione e per iniziativa dell’associazione locale “Amici dei Musei”, a partire dalle ore 9, nella “Sala degli specchi” di Palazzo di Città (in piazza Castello) si svolgerà un incontro sul tema “Taranto, museo da riscoprire”. Patrocinato dal Comune, l’appuntamento prevede una serie di interventi e, alle 10, la proiezione di un filmato realizzato dall’emittente televisiva Studio 100.
L’incontro sarà introdotto dal giornalista Rai, Salvatore Catapano.
All’evento interverranno anche il Sindaco, Ippazio Stefàno ed il soprintendente BAP, Luigi La Rocca.
Al dibattito prenderanno parte Arcangelo Alessio, direttore archeologo, Antonietta Dell’Aglio, direttore del Marta e Piero Massafra, ricercatore di storia locale. (Tasera)
Furto all'Ipogeo delli Ponti
In data 5 ottobre 2014, in prima mattinata, la nostra socia Nadia Ruggieri si è recata presso l'Ipogeo Delli Ponti, ubicato in Via di Mezzo nella Città Vecchia di Taranto, per accogliere un gruppo di visitatori.
Aperto l'ipogeo si è resa conto che ignoti erano penetrati all'interno dei locali sfondando con una pietra il vetro di una finestra posta sul lato est dell'ipogeo, al quale si accede da un cortiletto prospiciente. L'accesso a tale cortiletto è chiuso, su Via di Mezzo, da un cancelletto alto un paio di metri, con catena e lucchetto, che non sono stati danneggiati.
Gli ignoti che sono entrati nel locale hanno fatto, fortunatamente, solo lievi danni alle strutture di interesse archeologico: una sbreccatura ad uno dei conci della muratura di V sec. a.C., causata dalla caduta della pietra calcarea usata per sfondare la finestra.
Sull'area archeologica si sono depositati i pezzi di vetro della finestra e parti del telaio.
E' stato notato un allentamento di uno degli angolari in acciaio della balaustra (lato sud-est) e un leggero cedimento del telaio in metallo dei uno dei vetri pavimentali (angolo nord-est).
Dai locali non sembra essere stato asportato alcunché, se non uno o due deumidificatori posti in prossimità della finestra sfondata. Non possiamo essere più precisi in quanto non ricordiamo con esattezza la tipologia ed il numero di tali apparecchiature.
Abbiamo provveduto a chiamare le forze dell'ordine e ad informare immediatamente per le vie brevi il Comune di Taranto (Dott.ssa Marinella Guerra, Ufficio Patrimonio) e la Soprintendenza Archeologica (Sig. Piero Angotti).
Sul posto è intervenuta una pattuglia della Polizia di Stato, che ha svolto una prima ricognizione dei luoghi ed alla quale abbiamo rilasciato le nostre deposizioni.
Segnaliamo che le ultime volte che abbiamo aperto l'ipogeo sono state:
giovedi 25 settembre alle 15:00, nell'ambito di una visita guidata organizzata con il Teatro CREST.
sabato 27 settembre alle 20:00, nell'ambito degli Open Days della Regione Puglia-Comune di Taranto.
Inoltre un nostro socio è passato, nella tarda sera del 3 ottobre, dall'ingresso dell'ipogeo, non notando nulla di anomalo.
Si segnala, infine, che l'ingresso principale dell'ipogeo non è stato manomesso.
Franco Zerruso, Cooperativa Novelune
Taranto, 5 ottobre 2014
Star al Museo di Taranto. Arriva copia della Persefone
Sarà la statua della Persefone la «star» del nuovo e definitivo allestimento del Museo di Taranto, il MarTa. Non l’originale, ovviamente, ma la sua copia fedele, realizzata usandola tecnica sofisticata del laser scanner. I tecnici tedeschi dell’Altes Museum (il manufatto magnogreco si trova a Berlino, al Pergamon, dal dopoguerra), avevano avviato nel mese di settembre le complesse procedure tecniche per la scansione tridimensionale della statua. I dati sono stati successivamente trasmessi al Museo di Taranto, che si sta occupando di far realizzare la copia dell’opera d’arte conosciuta anche come «Dea di Taranto» o «Dea in trono».La Persefone-bis verrà realizzata utilizzando una resina ad alta densità, capace in tutto e per tutto di restituire l’impressione del marmo dell’opera originaria. La fedele ricostruzione di u n’opera marmorea utilizzando la tecnica dello scanner a laser, del resto, non è nuova per il Museo di Taranto. Alcuni anni orsono venne utilizzata per la riproduzione dell’ipogeo delle Cariatidi di Vaste (presso Poggiardo). A Lecce, nel Museo provinciale «Sigismondo Castromediano», sono esposti una Cariatide e un bassorilievo; le altre tre Cariatidi con il secondo bassorilievo si trovano nel Museo nazionale archeologico di Taranto e sono inserite - con le riproduzioni delle sculture custodite a Lecce - nel percorso espositivo inaugurato nel 2007. Scannerizzata l’opera in 3D, la ricostruzione tridimensionale e la rappresentazione virtuale dell'intero Ipogeo delle Cariatidi sono state realizzate dal coordinamento Siba (il Sistema informatico bibliotecario dell’Università del Salento), in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario Caspur di Roma.
La notizia della scannerizzazione della Persefone era stata fornita alcune settimane orsono dal sito dell’Altes Museum, a corredo di un servizio fotografico realizzato da Ines Bialas. Come si poteva leggere sul sito del Museo, «l’8 settembre la dea di Taranto è stata scansionato nell’Altes Museum. I dati elaborati verranno poi trasferiti al Museo archeologico Nazionale di Taranto, che ha ricevuto il permesso di fare su questa base, una singola copia della scultura». L’operazione-Persefone sarà pienamente conclusa per la prima settimana di aprile del 2015, quando, in occasione della Settimana Santa, anche il secondo piano del Museo archeologico di Taranto diventerà fruibile ai visitatori riportando finalmente la struttura Museale ai fasti antichi, sia pure con un allestimento modernissimo e multimediale.
Su tutto l’iter - da Persefone all’intero nuovo allestimento - sono alacremente al lavoro gli addetti del MarTa con la direttrice Antonietta Dell’Aglio, e le dirigenti D’Amicis, Trombetta, Masiello, Zingariello, la direzione della Soprintendenza Archeologica (Luigi La Rocca) e il direttore dei lavori del Museo, Augusto Ressa. Come è possibile leggere sul sito del MarTa, «il visitatore troverà nel nuovo percorso molti reperti mai esposti prima, e altri notissimi ma sottoposti per l’oc - casione a nuovi restauri o presentati con proposte spettacolari ma rigorose di ricostruzione; ritroverà la straordinaria collezione degli Ori, che da sola spingeva i turisti a visitare il Museo, riproposta in allestimenti volti non solo ad enfatizzare la suggestione del metallo prezioso ma anche a far comprendere in quali ambiti, cronologici, rituali ed economici, si faceva uso di oggetti così particolari. Nel nuovo allestimento, pertanto, le diverse tipologie di oggetti si ritrovano tutte, ma intercalate a disegnare i vari aspetti della cultura e le successive fasi della storia di Taranto; con uso anche delle moderne tecnologie multimediali, ma senza per ciò far perdere il contatto con le caratteristiche reali dell’antico».
E’ ovvio che la Persefone, insieme agli Ori magnogreci, potrà divenire il vero e proprio emblema della «rinascita » del Museo. La statua della Dea (tutta in marmo di Paros, alta un metro e 51 centimetri, realizzata nel 460 a.C.) è opera legata ai misteriosi Riti Eleusini, ed è di un inestimabile valore artistico oltre che storico. Secondo l’ipotesi più accreditata, la scultura fu trovata a Taranto durante uno scavo (1912) fu portata prima a Eboli, e successivamente, a seguito di un imbarco notturno, raggiunse clandestinamente la Francia. Poi, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, fu posta in vendita a mezzo asta pubblica sul mercato clandestino in Svizzera: il più cospicuo sottoscrittore fu l’Imperatore di Germania, Kaiser Guglielmo II, con una cifra elevatissima. La storia dei tentativi di riottenere la Persefone è molto lunga, frastagliata e costellata di insuccessi. Anni addietro, all’atto dell’inaugurazione del ristrutturato Museo Archeologico, l’allora ministro Francesco Rutelli dette per certa l’operazione-prestito con la Germania, addirittura, si ebbe notizia dell’interessamento della Regione Puglia e in particolare dell’assessore al Turismo, Massimo Ostillio, il quale mise a punto un accordo preliminare fra i ministeri ai Beni culturali e agli Affari esteri di Germania e Italia per riportare a Taranto, in prestito per tre mesi, l’importante reperto. Ma di quell’accordo si persero poi completamente le tracce.
Lunga ed annosa è anche la polemica con Locri, che rivendica a sè l’origine e la fattura della statua. Lo stesso museo tedesco, del resto, specifica nei testi a corredo della «Dea in trono» che la provenienza potrebbe anche essere quella di Locri, pur ammettendo che sin dal dopoguerra la statua era conosciuta come «Dea di Taranto» (Gottin von Tarent). Nel 2001 l’archeologa tedesca Madeleine Mertens-Horn scriveva sulla rivista «Magna Graecia» che «questa grande scultura, molto ben conservata, grazie al fatto di essere stata seppellita e protetta in un vano sotterraneo già nell’antichità, è senz’altro l’opera più spettacolare dell’ar te tarantina, e tra le più importanti della Magna Grecia. Unica è la sua apparenza formale ed iconografica, e unica è la sua originaria, probabile funzione come statua di culto».
In verità già nel 1931 l’archeologa napoletana Paola Zancani Montuoro, componente dell’Accademia dei Lincei e della British Academy, sosteneva che la Persefone fosse stata ritrovata all’interno di un pozzo collocate in Taranto, fra le vie Leonida, Principe Amedeo e Cesare Battisti. Il suo collega tedesco Ernst Langlotz, invece, ne collocava il ritrovamento al n.71 di via Duca degli Abruzzi. Un’altra archeologa tedesca, invece, Helga Herdejurgen, sosteneva la tesi che la statua fosse stata ritrovata a Locri, poi trafugata e trasportata clandestinamente a Taranto. La verità la conosce solo lei, la Dea in trono che col suo sorriso enigmatico affascina i suoi visitatori ormai da un secolo. E la promessa che si cela dietro il suo ineffabile sguardo lascia intendere che essa, come ogni donna-dea ammaliatrice che si rispetti, lascerà tutti col più atroce dei dubbi sino alla fine dei tempi. (GdM)
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