Porto di Taranto, il Governo alla guida. Delrio detta la linea: «Scalo fondamentale per l'Italia»
Scende in campo direttamente il governo nella vicenda del porto di Taranto. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, spinge sull’acceleratore e rasserena una situazione che, prima dell’incontro a Palazzo Chigi, era molto tesa. A Roma erano presenti praticamente tutti gli attori di questo interminabile film: dal presidente dell’Autorità Portuale, Sergio Prete ai rappresentanti di Regione, Provincia e Comune, dalle organizzazioni sindacali ai vertici di Tct. Per la società terminalista c’erano i massimi rappresentanti Francesco Velluto e Gianfranco Russo, per Evergreen Leo Wang e per Hutchinson Simon Mullet. A Roma, anche gli esponenti del gruppo Maneschi titolare di una percentuale in Tct. A loro, è stato destinato un messaggio chiaro dal Governo: Taranto resta un porto fondamentale per l’Italia, i ritardi sono acqua passata e d’ora in poi si deve marciare nella stessa direzione. Il Governo, tramite la viva voce di Delrio, si è assunto la responsabilità per le beghe burocratiche e contestualmente ha assicurato un taglio sulla tempistica dei lavori. Ossia: un anno per i lavori della banchina con l’auspicio di completare i dragaggi entro giugno 2016.Tra una settimana ci sarà un nuovo incontro ma questa volta più ristretto. Servirà per far stilare a Tct un documento in cui si espone formalmente sulle richieste ufficiali e sugli impegni futuri.
Insomma, la sterzata del sottosegretario è servita. È piaciuta alle istituzioni presenti, primo fra tutti il sindaco Stefàno. È stata gradita dai sindacati che, in una nota congiunta di Filt-Cgil, Fit-Cisl e UilTrasporti-Uil, affermano: «Abbiamo apprezzato le affermazioni del Governo circa l'importanza strategica del porto di Taranto per il Paese e più in generale del nuovo modello di sviluppo che proprio a Taranto può consolidarsi. Questo per noi è assolutamente essenziale per comprendere quale sia il tipo di intervento che il governo può mettere in campo per lo sviluppo del territorio. La nostra dichiarata necessità è stata quella di focalizzare l'attenzione di tutti i soggetti firmatari dell'accordo 2012 per comprendere come la disponibilità manifestata dal governo possa trovare esigibilità».
A tal proposito il sottosegretario Delrio, recependo anche le richieste delle organizzazioni sindacali, ha dichiarato «la necessità urgente di aggiornare un accordo che contenga gli impegni che ogni soggetto firmatario deve assumere per far si che gli investimenti possano realizzarsi in tempi rapidi e nel rispetto del nuovo cronoprogramma».
«Abbiamo chiesto e ottenuto da parte delle aziende investitrici il rinnovo degli impegni presi riguardo allo sviluppo del Porto - ha spiegato il sottosegretario - Il governo ritiene strategico il rilancio delle attività portuali di Taranto per la ripartenza economica del Meridione e del Paese. Abbiamo già stanziato 377 milioni di euro per le opere da realizzare e adesso siamo pronti a garantire il rispetto del cronoprogramma concordato». «A Taranto, come nel Mezzogiorno e in altre aree strategiche del Paese, il governo spenderà tutte le proprie energie per attirare gli investimenti privati e creare nuove opportunità di crescita dell'occupazione e di sviluppo», ha aggiunto.
Il timing prevede l’inizio dei lavori del primo lotto comprendente i 900 metri di banchina a dicembre 2014 con termine 17 dicembre 2015 mentre la restante parte con scadenza prorogata ad aprile 2016. Probabilmente anche prima, in quanto l’Authority ha chiesto e ottenuto ufficiosamente un accorciamento dei tempi. Si ipotizzano quindi i dodici mesi in totale per i 1200 metri assicurati anche da Delrio. Sui dragaggi, invece, l’empasse dovrebbe essere agli sgoccioli. E’ stata definita la graduatoria provvisoria che vede la Astaldi Spa prima classificata. C’è, però, un problema: l’offerta risulta anomala in quanto troppo bassa rispetto ai parametri generali stimati per l’intera opera.
Più semplicemente: fin quando non si verificherà la congruità di quest’offerta, i lavori non saranno aggiudicati definitivamente. Si conta di chiudere la procedura entro i primi giorni di novembre.
Anche sulla diga foranea non si esclude che si possa partire a breve, anche se in questo caso è tutto in una fase embrionale. I lavori necessitano comunque di 14 mesi. «Tali impegni sono necessari inoltre per rasserenare gli animi, particolarmente esasperati dei lavoratori, in cassa integrazione da 29 mesi - proseguono i sindacati - per i quali abbiamo ribadito la necessità di garanzia dei livelli occupazionali e di individuazione degli strumenti di ammortizzazione sociale per la gestione della fase di realizzazione dei lavori». L’incontro a Palazzo Chigi si è chiuso con un auspicio. Un invito alla corresponsabilità e alla coesione da parte di tutti soggetti per fare in modo che gli investimenti possano realmente concretizzarsi a beneficio dello sviluppo del territorio e dell'intera comunità jonica. (Quotidiano)