giovedì 17 luglio 2014

Soldilva

Ilva: commissario Gnudi chiede alle banche 650 milioni di euro

Ammonterebbe a 650 milioni di euro la richiesta che il commissario dell'Ilva, Piero Gnudi, ha avanzato alle banche per il prestito ponte. Le banche con le quali il commissario ha avuto un incontro ieri a Milano sono Unicredit, Intesa San Paolo e Banco Popolare. Si tratta degli istituti con cui l'Ilva ha in piedi da mesi una trattativa al fine di reperire nuove risorse che le consentano di superare la grave crisi di liquidita' nella quale si trova. I 650 milioni che Gnudi avrebbe chiesto alle banche per l'Ilva sotto forma di prestito ponte sono quasi il doppio della cifra circolata in queste settimane e si avvicinano di piu' a quello che il sub commissario dell'Ilva, Edo Ronchi (peraltro intenzionato a non accettare alcuna proroga dell'incarico) ha indicato come fabbisogno dell'azienda sia per la seconda parte del 2014 che per il 2015. Ronchi, stimando i costi delle misure dell'Autorizzazione integrata ambientale attualmente in cantiere, ha parlato di un fabbisogno complessivo di 800 milioni, di cui 550 sino a giugno prossimo e 250 nella fase successiva. E di prestito ponte per circa 7-800 milioni si era parlato anche nei giorni delle trattative tra l'ex commissario dell'Ilva, Enrico Bondi - sostituito dal Governo ai primi di giugno proprio con Gnudi - e le stesse banche. Solo che a Bondi le banche hanno sempre detto no, non condividendo il suo piano industriale basato sull'uso del preridotto di ferro in alternativa all'agglomerato di minerali, valutando la contrarieta' manifestata dal gruppo Riva, azionista di maggioranza dell'Ilva, e temendo infine un rischio fallimento per l'azienda. Adesso con Gnudi commissario il quadro si presenta un po' diverso in quanto, proprio per garantire le banche, il Governo lo scorso giovedi' ha varato sull'Ilva un ennesimo decreto - che ora dovra' essere convertito in legge - il quale fa della prededuzione il suo punto di forza. In altri termini, le banche sanno che prestando i soldi all'Ilva, sono piu' "garantite" in caso di eventuale default aziendale. La prededuzione, recita il decreto, e' subordinata all'autorizzazione dei ministeri Ambiente e Sviluppo economico ed e' valevole sia per la parte ambientale che per la gestione dell'esercizio aziendale. "Il ricorso alla prededucibilita' - si afferma nel testo che accompagna il decreto - e' volto a facilitare la concessione del finanziamento e si giustifica in ragione degli interessi di carattere generale che si intendono perseguire, in particolare il risanamento ambientale e la continuita' e valorizzazione dell'impresa. Il raggiungimento di tali obiettivi giustifica la compressione dei diritti particolari dei creditori, la cui possibilita' di soddisfacimento e', in ogni caso, rafforzata dalla continuita' dell'esercizio di attivita' di impresa". Se questa garanzia della prededuzione servira' ora ad allentare i cordoni della borsa delle banche, e in che misura, e' cosa che si vedra' nei prossimi giorni. E' indubbio, pero', che si siano ritrovate di fronte una maggiore richiesta da parte di Gnudi e le prime valutazioni avrebbero messo in evidenza proprio la rilevanza della richiesta, probabilmente inattesa e ritenuta anche impegnativa. In effetti, gli impegni cui l'Ilva deve assolvere nei prossimi mesi sono tanti e rilevanti. Oltre ai lavori per l'Aia, ci sono da pagare fornitori, imprese di appalto, che a Taranto reclamano uno scaduto di 46 milioni di euro, materie prime e stipendi ai dipendenti. Gia' questo mese, per esempio, a conferma delle difficolta', l'Ilva ha potuto pagare ai dipendenti solo gli stipendi di giugno e non anche il premio di produzione, quasi una quattordicesima che era in scadenza e che ora e' slittata ad agosto.
  Oggi alle 18.30, intanto, il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, incontrera' di nuovo, al Mise, i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm dopo il confronto del 3 luglio. Guidi parlera' del prestito ponte e del decreto varato dal Governo, che i sindacati contestano ritenendolo del tutto inadeguato alla critica situazione dell'azienda. I sindacati, infatti, oltre alla prededuzione del prestito ponte, attendevano anche misure per un utilizzo piu' immediato, ai fini del risanamento dell'Ilva, delle risorse che la Procura di Milano ha sequestrato ai Riva per reati fiscali e valutari (1,7 miliardi), misure che invece nel decreto non ci sono.
  A Taranto, infine, riparte oggi l'altoforno 5 ma si ferma il 4. Lo stop, che riguardera' da venerdi' anche l'altoforno 2 mentre rallenteranno l'attivita' le due acciaierie, e' conseguenza di un guasto verificatosi ieri ad uno dei moduli della centrale elettrica del siderurgico. Saranno necessari circa 20 giorni di lavori nonche' la collocazione in solidarieta' di circa 100 addetti delle acciaierie 1 e 2.
  L'inattivita' di parte della centrale non permette a quest'ultima di "bruciare", per la successiva conversione in energia, la stessa quantita' di gas di altiforni e cokerie. (AGI)

Galletti: "Cordata di imprese e' obiettivo prioritario per salvare l’Ilva"

Secondo il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il ministero dello Sviluppo Economico si starebbe adoperando per mettere insieme una cordata di imprese in grado di rilevare l’Ilva dalla famiglia Riva
"So che il ministero dello Sviluppo Economico si sta muovendo in questo senso: è l'obiettivo primario". E’ stata questa la risposta del Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, a margine della riunione informale congiunta dei Ministri del Lavoro e dell'Ambiente dell'Unione Europea, ai giornalisti che gli hanno chiesto se il governo stesse lavorando ad una cordata di imprenditori per salvare l'Ilva. Intenzionati ad acquisire parte delle quote azionarie dal gruppo Riva sarebbero il gigante mondiale dell'acciaio ArcelorMittal (attualmente in pole position) e le aziende italiane Marcegaglia e Arvedi. Intanto la prossima settimana il pool di banche creditrici di Ilva si dovrebbero riunire per decidere sul prestito da 650 milioni di euro richiesto dal nuovo commissario dell'azienda, Piero Gnudi. (Cosmopolismedia)

Ilva, Intesa Sanpaolo disponibile a prestito ponte se c'è partner industriale

Intesa Sanpaolo è disponibile a fare la propria parte nel concedere nuova finanza all'Ilva se ci sono prospettive favorevoli e se esiste un partner industriale pronto a investire e sostenere il rilancio del gruppo.
Lo ha detta Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo a margine di un evento, aggiungendo che sviluppi sul tema sono attesi nelle prossime settimane.
"Così come per Alitalia, se c'è un partner industriale all'orizzonte e quindi se c'è una prospettiva e un progetto che porti ad una redditività futura, noi siamo disponibili ad analizzare tutte le operazioni sul mercato", ha risposto Messina in merito alle richieste formulata dal commissario straordinario dell'Ilva Piero Gnudi di un prestito ponte da 650 milioni di euro.
"Questo riguarda non solo le grandi aziende ma anche le piccole", ha sottolineato Messina.
"Quando esistono partner industriali che sono disponibili ad investire sulle aziende e a mettere liquidità, noi siamo disponibili a fare la nostra parte", ha ribadito.
A chi gli chiedeva se ci saranno discussioni sul tema a breve, Messina ha risposto: "Ancora no, però credo che sia questione di settimane".
La richiesta di un prestito ponte è stata avanzata anche alle altre banche creditrici di Ilva, UniCredit e Banco Popolare.
Secondo quanto riferito ieri da alcune fonti vicine alla situazione, le tre banche potrebbero potrebbero riunirsi tra la fine di questa settimana o più probabilmente all'inizio della prossima per elaborare una risposta formale e circostanziata alla richiesta formulata da Gnudi.
Sempre secondo le fonti, l'orientamento univoco delle banche è quello di convergere su un ammontare inferiore, pari circa a un terzo rispetto alla richiesta, mentre tra le condizioni poste vi è quella una manifestazione di interesse, anche sotto forma di lettera d'intenti, da parte di un potenziale partner industriale oltre all'orientamento favorevole delle autorità antitrust in merito a un'eventuale posizione dominante. (Reuters)

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