«All’Ilva lavoratori intossicati da fumi»
Fumi in acciaieria. Problema antico e sempre presente. Alla faccia di ogni Autorizzazione integrata ambientale, ieri, nuove emissioni in atmosfera alla colata continua numero cinque hanno costretto gli operai «a chiedere l’intervento dell’infermeria». Un lavoratore è stato trasportato con l’autoambulanza nel presidio sanitario di fabbrica. Piero Vernile, delegato Uilm delle aree acciaieria e grf (dove si trattano proprio le scorie delle acciaierie) ha scritto al direttore dello stabilimento, ai capi area, ai capi reparto e ai responsabili delle relazioni industriali. Richiamando episodi recenti, come quello accaduto il 25 giugno, Vernile ha denunciato la situazione verificatasi nella giornata di ieri per ben due volte, tra mezzogiorno e le ore 14: «Come da tempo - ha scritto Vernile - segnaliamo che il “cas/ob” (impianto di trattamento delle siviere, contenitori dell’acciaio liquido, ndr) ha sprigionato fumi nocivi per tutto il capannone della colata continua numero 5, intossicando i lavoratori. Lì - aggiunge Vernile - occorrerebbe un impianto di aspirazione secondario funzionante e potenziato » . Da qui l’intervento, richiesto, dell’infermeria dello stabilimento siderurgico. Il delegato della Uilm ha segnalato anche fumi in altri punti della colata continua numero 5, ricordando come la struttura «non ha un impianto di aspirazione» dei fumi.Vernile aggiunge che il problema riguarda anche le altre colate continue. A proposito di salute e sicurezza dei lavoratori, lo stesso delegato della Uilm Vernile, insieme al collega Alessio Vezzoli, nei giorni scorsi. ha posto all’azienda il problema «dell’impianto triturazione legname, appartenente all’area pca (la cava dello stabilimento dove si caricano i materiali) L’impianto, ricordano i sindacalisti «è stato sequestrato dalla magistratura nel 2009, ma è nelle stesse condizioni in cui era il giorno in cui fu emesso il provvedimento. Possibile che dopo 5 anni non siano state previste coperture e bonifica? Lì ci sono centinaia di traversine ferroviarie destinate alla triturazione e che, come noto a tutti, risultano altamente nocive.
È normale - si chiedono ancora Vernile e Vezzoli - che si sprigionino polveri e che quando piove tutto finisce sotto suolo? È normale che nelle vicinanze ci lavori tanta gente? Domandiamo: se per bonificare un piccolo impianto non si è mossa una foglia, se dovesse chiudere l’Ilva - come più di qualcuno paventa e vuole - chi farebbe le bonifiche? Con quali soldi? A carico di chi?».
Interrogativi di grande attualità ai quali si aggiunge un’ultima riflessione: «Mantenendo in vita lo stabilimento si possono avere le risorse per le bonifiche» . (GdM)
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