martedì 15 luglio 2014

La schizofrenia del potere. Chi governa il PD che governa?

Decreto Ilva, un passo indietro

Sull'Ilva si rischia di tornare pericolosamente indietro. Con il decreto approvato giovedì 10 luglio dal Consiglio dei ministri si è deciso di rimodulare le fasi dell'attuazione delle prescrizioni, il commissario Piero Gnudi non sarà più affiancato dalla figura del "commissario ambientale" e non sarà più previsto l'utilizzo a fini ambientali dei fondi sequestrati dalla magistratura alla famiglia Riva. Non vale, non è possibile la rinuncia a Ronchi quale "commissario ambientale". Egli ha garantito con il suo lavoro e la credibilità di cui gode, la certezza nei tempi di risanamento interno ed esterno all'Ilva e a rimettere in funzione, seguendo le best practice in Europa, il più grande impianto siderurgico d'Europa. Egli infatti ha seguito con passione e competenza un enorme lavoro in mezzo al dantesco inferno che era Ilva ed ora è giunto il tempo della sua piena realizzazione. Lo sdoppiamento delle figure di commissario, lungi dall'essere elemento di confusione, certificherà la volontà di fare bene e sul serio ciascuno la sua parte attuando pienamente l'AIA - piano ambientale.
Il decreto insomma è entrato in un modo ed è uscito in un altro dal Consiglio dei ministri e così com'è noi del Pd senato lo consideriamo da rivedere. Dopo che il Piano ambientale è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 maggio scorso, l'attuazione del risanamento ambientale era entrato in una nuova fase: prima si trattava di elaborare, verificare centinaia di misure e prescrizioni, molti lavori sono stati avviati, ma senza le giuste, vincolanti scadenze temporali. Ora occorre rispettare le scadenze per i vari interventi che prevedono un lavoro complesso che per essere garantito richiede una struttura forte, procedure semplificate, una catena di comando precisa che faccia capo a un Commissario per l'attuazione dell'AIA-piano ambientale. Se chi guida questa attività e struttura è un sub-commissario, la catena di comando non funziona nel modo necessario per riuscire a sostenere un lavoro così esteso, con decine di cantieri aperti. Nei rapporti con le ditte, con l'autorità di controllo, con gli enti locali e le strutture aziendali, un vice non ha l'autonomia e l'autorità per decidere nulla.
È vero, oggi causa fermo di alcuni impianti per il loro rifacimento o la loro messa in sicurezza, si è ridimensionata di molto la quantità di produzione siderurgica degli impianti, giungendo a circa 5/6 milioni di tonnellate rispetto alle almeno 7mil di T necessarie a pagare completamente le strutture. Ma questa è una questione di tempo, in un ulteriore anno avremo la ripresa dell' ordinaria attività con pareggio di bilancio ed anzi recupero di un vantaggio economico da ulteriormente investire, le banche infatti hanno approvato anche il piano economico, ritenendolo autosufficiente.
Ultimo ma non per importanza, il significato che ha questa piccola, grande rivoluzione promossa dallo stato italiano, per Taranto e l'Ilva con la decisione assunta lo scorso anno dando priorità alla salute e al lavoro. Come stiamo facendo ora in modo sempre più evidente e massiccio abbiamo inteso assumerci la responsabilità nei confronti di un'area quella di Taranto, potenzialmente straordinaria ma manifestamente sacrificata all'altare dell'interesse personale. Sempre più brutale e insensibile.
È stata la prima volta che lo Stato ha applicato alla lettera l'art. 41 della costituzione, giungendo ad avocare a se, fino a completo risanamento, la stessa azienda, salvando l'occupazione e mantenendo la proprietà privata ma utilizzando i fondi che la magistratura ha sequestrato ai Riva, a favore degli interventi di messa in sicurezza necessari.
Una filosofia che ha consentito alla speranza di riprendere vita ed è divenuta un monito nei confronti dei titolari di attività inquinanti. Oggi il ricorso al prestito ponte servirà a pagare le quattordicesime, ad assicurare gli stipendi fino a settembre-ottobre, a sanare i fornitori e, ma solo in piccola parte, gli interventi ambientali. Per il risanamento sono necessari circa 1,8 miliardi, di questi circa 550 milioni entro l'anno per rispettare le prescrizioni e gli interventi previsti dall'AIA-piano ambientale. Ma questo decreto non dispone delle risorse per attuarli. Si alza chiara una richiesta e una proposta: indispensabile rivederlo.
Laura Puppato - Senatrice PD

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