Dal 18 gennaio all’Ilva riparte l’altoforno 1, ma il peso della crisi economica e le sue incertezze non mollano la presa. Dal 7 dicembre sono in cassa integrazione straordinaria diverse migliaia di unità. Il mercato dell’accio non è ripartito come speravano gli analisti del Gruppo Riva e per il 2010 l’incertezza regna ancora come ha ricordato il direttore generale delle relazioni industriali Ilva Pietro De Biasi qualche mese fa. La produzione non dovrebbe superare, almeno al momento, il 50 per cento dopo essere calata lo scorso anno addirittura del 70 per cento.
Con la ripartenza dell’altoforno numero 1 (fermo da un anno) sarà completa anche la ripresa delle attività all’acciaieria 2, mentre l’acciaieria 1 marcerà ancora parzialmente con un convertitore e una colata continua. Sono i chiaroscuri della crisi se si pensa che con la riapertura dell’altoforno 1 rientreranno al lavoro centinaia di dipendenti fermi da mesi. Ma, come dicevamo, le incognite restano perché, per esempio, da qualche giorno c’è una fermata che interesserà per un mese uno dei treni nastri. Ai sindacati spetta affrontare un passaggio delicato e sono previsti nuovi incontri nei prossimi giorni. L’Ilva infatti, per razionalizzare gli organici, starebbe spostando lavoratori dall’acciaieria 1 alla 2. Questo comporterebbe disagi per i dipendenti che, operando da anni su impianti diversi, sarebbero costretti a una rapida «riconversione» in termini di formazione e adattamento. Qualche mugugno sarebbe stato registrato dai sindacati che si troverebbero così a fronteggiare una delicata fase di «addestramento». [f.col.- GdM]
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