Alla sbarra otto alti ufficiali della Marina.
Padova, 12 gen. - Avrebbe dovuto aprirsi oggi a Padova il processo per la morte dei militari a bordo delle navi da guerra italiane imbottite d'amianto che, secondo l'accusa, avrebbe causato numerosi decessi. Sotto processo otto alti ufficiali. L'udienza è però stata rinviata per un cosiddetto inconveniente formale, ossia l'incompatibilità del giudice. Casualmente è lo stesso che aveva già avuto parte nel procedimento come giudice delle udienze preliminari. Sono stati 500 negli ultimi dieci anni le morti accertate per cancro o mesotelioma tra il personale di bordo della marina militare italiana per non ipotizzare una relazione con l'amianto usato anche nella costruzione di navi da guerra fino al 1992 quando in Italia fu messo fuorilegge. I magistrati di Padova, i pm Maurizio Block e Sergio Dini hanno ottenuto il rinvio a giudizio di otto alti ufficiali: due ammiragli, sei generali. Le accuse sono di omicidio colposo e amianto-marinainosservanza delle norme sicurezza negli ambienti di lavoro. Il procedimento si svolge a nni Padova perché qui che colpiti da tumore hanno finito di vivere il maresciallo Giovanni Baglivo a 50 anni e il comandante Giuseppe Calabrò a 61. E' un progetto pilota per il coinvolgimento delle Forze Armate. A Padova la Cassazione ha concentrato tutti i casi di malattia e morte di marinai riconducibili all'avvelenamento contenuto nelle fibre di amianto: dalla base navale di Taranto a quella di La Spezia e Monfalcone. Nel frattempo la Marina militare ha risarcito le famiglie di Vaglivo e Calabrò, rispettivamente con 800mila e 850mila euro. (Apcom)
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