lunedì 25 novembre 2013

Passaggio di cetrioli...


Cassa depositi e prestiti «Pronti a bonifica Ilva ma solo se colpevoli»

«La gestione pubblica dell’Ilva è terminata nell’aprile del 1995, dunque va esclusa una responsabilità della gestione Iri per il disastro ambientale in corso nella città». La Cassa Depositi e Prestiti, azionista unica di Fintecna, società che ha ereditato funzioni e oneri del gruppo Iri, scrive alla Gazzetta per replicare alla lettera del commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi sull’enorme discarica abusiva, per oltre 300mila tonnellate di rifiuti speciali, anche pericolosi, ubicata nell’area nord dello stabilimento siderurgico, in località Leucaspide.
Bondi lo scorso 8 novembre ha scritto al ministero dell’Am - biente, all’Ispra, all’Arpa e alla Procura della Repubblica, segnalando la «contaminazione riscontrata in alcuni campioni di suolo relativi a un’area definita durante le attività di approfondimento analitico sviluppate per l’analisi di rischio sito-specifica» e che «è stata rilevata la presenza di rifiuti per una profondità di circa 10 metri e l’estensione di circa 3 ettari, in un’area incolta con presenza di numerosi alberi, posta al confine nord delle aree di proprietà, prossima alla gravina Leucaspide nel territorio del Comune di Statte». Fatta la segnalazione, Bondi si è tirato fuori da ogni e qualsiasi responsabilità, e con lui anche tutta la famiglia Riva, scrivendo che «tale area, mai utilizzata da Ilva spa dal subentro alla gestione Iri (colosso di Stato poi smantellato) nel 1995, risulta invece essere stata esclusivamente dell’Iri dal 1970». Il commissario straordinario fa riferimento, in particolare, alla clausola di garanzia ambientale contenuta nel contratto con il quale la famiglia Riva acquisì l’I l va dall’Iri, aggiungendo di aver scritto a Fintecnica, società che ha ereditato gli oneri del’Iri, sollecitando l’interven - to di tale società riguardo la responsabilità della realizzazione e dei costi della bonifica. Fintecna fu costituita il 16 luglio 1993 con il compito di ristrutturare le attività dei settori delle costruzioni, dell'ingegneria civile e impiantistica facenti capo all’Iri ed è controllata al 100% da Cassa Depositi e Prestiti la quale è a sua volta controllata con una partecipazione del 70% dal Ministero dell'Economia mentre il restante 30% è posseduto da un nutrito gruppo di fondazioni di origine bancaria. «La consapevolezza che i danni non possono che essere riconducibili al perdurante esercizio da parte del gruppo Riva dell’attività industriale nel sito di Taranto, ha indotto Fintecna - scrive Cassa Depositi e Prestiti alla Gazzetta - a contestare la richiesta da parte di Ilva e della controllante Riva Fire spa di una manleva da richieste di risarcimento provenienti da soggetti terzi». Nello specifico, «per quanto riguarda in particolare l’a re a sita nel Comune di Statte di 530mila metri quadri, a fronte di una richiesta, sia pur tardiva (gennaio 2011), da parte di Ilva di retrocessione in quanto - come già evidenziato da parte della stessa Ilva - area da un lato di “sospetta contaminazione storica”, dall’altro “margi - nale e contermine all’at t u a l e conformazione del sito siderurgico di Taranto…” Fintecna ha manifestato già nel novembre 2011 la propria disponibilità alla bonifica del sito con manleva dei relativi oneri. Il tutto – ovviamente – dopo verifica che il sito non sia stato utilizzato dal Gruppo Riva successivamente alla sottoscrizione del contratto del 16.3.1995. Questa disponibilità trova capienza nei fondi costituiti presso Fintecna». Cassa Depositi e Prestiti, insomma, si dice pronta a far fronte agli oneri necessari per bonificare l’area in questione ma prima dovrà essere provata l’estraneità del gruppo Riva. Una mano chiarificatrice potrebbe giungere dal ministro per l’Ambiente Andrea Orlando a cui l’altro giorno ha scritto l’ex assessore provinciale Giampiero Mancarelli, suo collega di partito (Pd), per sollecitare un intervento da parte del ministero e delle sue strutture ispettive allo scopo di accertare la quantità di rifiuti smaltiti illegamente, la loro qualità e se vi siano in corso pericoli attuali di inquinamento della falda. (GdM)

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