Verde militare
Dopo le dichiarazioni del sub
commissario Ilva secondo cui "La qualità dell'aria a Taranto è buona",
fa discutere, nonostante gli innumerevoli studi epidemiologici a
riguardo, la presa di posizione congiunta di Legambiente, Wwf e GreenPeace circa la riconferma di Edo Ronchi e la conseguente richiesta di ecocompatibilità del colosso siderurgico jonico
di Cosimo Giuliano
All’indomani delle dichiarazioni del sub
commissario Ilva Edo Ronchi secondo cui “La qualità dell'aria a Taranto
è buona, in particolare per le polveri sottili i dati sono tra i
migliori delle città italiane: il benzo(a)pirene si è ridotto di 10
volte. Nel quartiere Tamburi è ampiamente a norma per tutti i
parametri”, fa discutere il pressing esercitato congiuntamente da
Greenpeace, Legambiente e Wwf sul Governo Renzi affinché questi “Venga
confermato e che gli siano dati pieni poteri decisionali e le risorse
per attuare il Piano di risanamento”. Affermazioni che hanno indignato
anche lo stesso mondo ambientalista - specialmente a Taranto - sempre
più frammentato e in balia di personalismi tautologici fini a sé
stessi. Tutto ruota intorno al concetto di ‘ecocompatibilità’ del
colosso siderurgico. Secondo le tre organizzazioni infatti, continuare a
produrre e allo stesso momento salvaguardare la salute dei cittadini
jonici sarebbe l’unica via d’uscita alla crisi ambientale ed economica
in atto. “Il risanamento ambientale –si legge infatti nella nota - il
rispetto delle prescrizioni dell’Aia, l’innovazione tecnologica del
processo produttivo sono la condizione perché l’impianto siderurgico
continui a produrre e garantisca l’occupazione per Taranto e per gli
altri stabilimenti. Con il Commissariamento dell’Ilva il Governo prese
l’impegno solenne con i cittadini e i lavoratori che l’impianto sarebbe
stato risanato per dare anche continuità alla produzione e garantire i
posti di lavoro”.
Peccato però che tutti e tre
(congiuntamente) dimentichino il livello di inquinamento raggiunto dalla
seconda città di Puglia negli ultimi 20 anni. Studi epidemiologici di
conclamata veridicità scientifica hanno evidenziato che nel tarantino
l’aumento delle malattie tumorali cresce in maniera esponenziale proprio
a causa del siderurgico. “L'esposizione continuata agli inquinanti
dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella
popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo
umano che si traducono in eventi di malattia e di morte". E' quanto
sostengono i periti, nominati dalla Procura di Taranto nel corso del
processo “Ambiente svenduto”, Annibale Biggeri, docente ordinario
all'università di Firenze e direttore del centro per lo studio e la
prevenzione oncologica, Maria Triassi, direttore di struttura complessa
dell'area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed
epidemiologia applicata dell'azienda ospedaliera universitaria Federico
II di Napoli, e Francesco Forastiere, direttore del dipartimento di
Epidemiologia dell'Asl di Roma. E ancora: "L'analisi per i quartieri
Borgo e Tamburi, che sono particolarmente interessati al fenomeno
dell'inquinamento dell'aria e dalle emissioni degli impianti industriali
- rilevano sempre i periti incaricati dal gip Todisco - mostra una
forte associazione tra inquinamento dell'aria ed eventi sanitari". E
come non citare i recenti studi sulle donne in stato interessante dei
Tamburi, che evidenziano la presenza di diossine e bonzo(a)pirene
financo nel latte materno o lo studio ‘Sentieri’ pubblicato pochi mesi
fa in cui si mette in risalto la presenza di pcb e metalli pesanti in
vegetali e bestiame, il depauperamento e la contaminazione di terreni,
aria e acqua? O l’indagine restituita dall’Istituto Superiore della
Sanità sull’aumento dei casi di patologie tumorali in luoghi prossimi
alle acciaierie (tumore dei polmoni il +21% tra gli uomini e il +23% tra
le donne, mesotelioma della pleura +142% uomini e +110% donne, linfoma
No Hodgkin +29% uomini e +51% donne, malattie respiratorie +43 tra gli
uomini e +15% donne, tumore maligno del fegato +15% tra gli uomini e +
47% tra le donne, tumori alla tiroide +45% uomini e +32% donne).
Chissà cosa ne penserebbe il Wwf se
l’animale posto al centro del proprio simbolo, vivesse in queste zone e
si ammalasse di tumore estinguendosi anzitempo. Cambierebbe idea o lo
sostituirebbe con un meno nobile ma più “in salute ”avvoltoio?.
L’uccello saprofago per eccellenza, in effetti, sarebbe forse più
indicato. Siamo alle solite. Viene riproposto in tante salse l’annoso ed
erroneo dualismo “lavoro o vita”. Una balla dialettica che andrebbe una
volta per tutte avvicendata con un più nobile e razionale primum vivere.
La difesa della salute e della vita prima di tutto. Il resto è solo
vergognosa difesa del profitto, del capitalismo più malsano a discapito
di quel capitale umano che al contrario dovrebbe essere il primum movens
su cui dovrebbe ruotare tutto. Istanze filo-governative a difesa degli
inquinatori che confezionano decreti salva-Ilva a cadenza sistematica e
non degli inquinati. Dei carnefici e non delle vittime. Destino cinico e
baro – Legambiente e Wwf - come se non bastasse, si sono anche
costituite parte civile nel processo per disastro ambientale a carico
dell'Ilva avanzando richieste consistenti per i danni subiti. Un
paradosso d’intenti tutto italiano. Avvoltoi crudeli e rapaci mai in
serio pericolo di estinzione, coccolati da un habitat tutt’altro che
inospitale ma abbondante di cadaveri sempre freschi di cui cibarsi. (Cosmopolismedia)Ecco il comunicato congiunto:
Siamo molto preoccupati per come il Governo ha affrontato la vicenda dell’Ilva. L’Esecutivo alla scadenza del primo mandato del Commissario Bondi si è preoccupato di nominare un altro Commissario nella persona di Paolo Gnudi, senza tra l’altro fornire spiegazioni, ma non si è preoccupato di nominare il Commissario preposto al Piano di Risanamento Ambientale dato che sono passati oltre 15 giorni dalla scadenza del mandato del prof. Edo Ronchi. Ci auguriamo che già nel Consiglio dei Ministri di domani venga confermato e che gli siano dati pieni poteri decisionali e le risorse per attuare il Piano di risanamento.
Per le risorse s’intervenga con un decreto d’urgenza per rendere disponibili i fondi sequestrati dalla procura di Milano per realizzare il Piano di Risanamento ambientale, come tra l’altro già previsto dalla L.6/2014, senza però condizionarli all’approvazione del Piano Industriale che sembra viaggiare in alto mare. Non si può aspettare ancora, sono già intollerabili i ritardi con cui è stato approvato il Piano di risanamento ambientale e rischia di impantanarsi per mancanza di liquidità.
Il risanamento ambientale, il rispetto delle prescrizioni dell’Aia, l’innovazione tecnologica del processo produttivo sono la condizione perché l’impianto siderurgico continui a produrre e garantisca l’occupazione per Taranto e per gli altri stabilimenti. Con il Commissariamento dell’Ilva il Governo prese l’impegno solenne con i cittadini e i lavoratori che l’impianto sarebbe stato risanato per dare anche continuità alla produzione e garantire i posti di lavoro. Ora il Governo mantenga gli impegni!
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