L'acciaio europeo si salva se chiude l'Ilva
La banca svizzera Ubs
chiede la chiusura dell'impianto siderurgico tarantino. "In Europa
esiste una sovracapacità produttiva di acciaio; è giusto fare a meno
dell'industria più obsoleta e pericolosa che ci sia in giro"
L’Europa scarica l’Ilva. Lo fa
attraverso il potente - e pervasivo - sistema finanziario che governa le
istituzioni politiche. Uno studio redatto dalla banca svizzera Ubs, il
cui titolo è tutto un programma “Il futuro dell’Ilva, il destino
dell’industria siderurgica europea”, non lascia spazio ad alcun dubbio.
Nel vecchio continente esiste un problema di sovracapacità produttiva
per quel che concerne l’acciaio. Un eccesso dell’offerta calcolato in 20
milioni di tonnellate annue. Ragion per cui è quantomai necessario
tagliare. Da dove iniziare se non dall’impianto più vecchio e mal
ridotto che esiste in giro. Quello che in tutti questi anni, con la
complicità dello Stato (e non solo), ha determinato morte e malattie tra
gli abitanti della terza città dell’Italia meridionale.
Della serie: per salvare la produzione
d’acciaio in Europa è necessario che l’Ilva chiuda e la si faccia finita
con un’industria obsoleta e sotto tutela giudiziaria. Ubs sconsiglia
vivamente ArcelorMittal dall’acquisire le quote di maggioranza
dell’impianto tarantino. Un investimento che nel giro di pochi anni, si
legge nelle note a margine dello studio redatto dall’istituto di credito
elvetico, si rivelerebbe fallimentare. Sembra non esistere alcuna
soluzione di continuità tra la maggiore impresa italiana e il Paese:
ambedue legate dallo stesso destino e sconfitte sul terreno
dell’affidabilità e della serietà. Non è un caso che, proprio sulle
politiche ambientali, l’Europa consideri l’Italia uno Stato canaglia.
Non c’è che dire: il semestre dell’Unione a guida italiana meglio non
poteva iniziare per don Matteo. (Cosmopolismedia)
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