lunedì 16 giugno 2014

Riflessioni di un decano


“Su Ilva e bonifiche incertezza totale” – Intervista a Leo Corvace (Legambiente Taranto)

«Stiamo vivendo una fase di incertezza totale»: è questa la frase usata da Leo Corvace (membro del Direttivo di Legambiente Taranto) per fotografare l’attuale situazione. Il passaggio del testimone da Enrico Bondi a Piero Gnudi come commissario straordinario dell’Ilva non è piaciuto all’associazione ambientalista, sia a livello nazionale che a livello locale. «Avremmo preferito la nomina di una persona in grado di offrire maggiori garanzie sul fronte della tutela ambientale – conferma Corvace – ora non ci resta che sperare nella riconferma di Edo Ronchi, come subcommissario».
Cosa dovrebbe fare Gnudi per guadagnare la vostra fiducia?
«Partiamo da una premessa: lo stabilimento, così com’è, non può continuare a funzionare. Bisogna necessariamente procedere sia con il risanamento ambientale degli impianti che con l’innovazione tecnologica. La sola attività di risanamento non basta. Anche se dovessero essere rispettate tutte le prescrizioni previste dall’Aia, non avremmo una situazione soddisfacente.  Inoltre, occorre ridurre la produzione e scegliere soluzioni che passino attraverso il filtro della valutazione del danno sanitario».
L’eventuale uscita di scena di Ronchi vi preoccupa?
«Spero che ciò non avvenga proprio perché Ronchi ha sposato un progetto che mette insieme risanamento ambientale e innovazione tecnologica. Lui è a favore dell’utilizzo del ferro preridotto e del metano negli altiforni. Ciò comporterebbe una riduzione  dell’area a caldo e dei cumuli dei parchi minerali. Solo a queste condizioni si potrebbe tollerare la permanenza della fabbrica».
Domani Gnudi dovrebbe essere a Taranto per un incontro con la dirigenza. Avete avuto contatti con lui? Sono previsti incontri?
«Al momento no. Spero che arrivino segnali positivi in questa direzione e che lui instauri un contatto con tutte le articolazioni sociali. Con Bondi ciò non è accaduto. Solo con Ronchi ci sono stati dei contatti. Lui ha scelto di interfacciarsi con la realtà tarantina, anche ricorrendo ad apparizioni televisive. Insomma, Ronchi almeno ci ha messo la faccia».
Come valuta le voci relative ad una cordata che vedrebbe come principale protagonista il colosso internazionale della siderurgia ArcelorMittal?
«Dipende dalla logica con cui entra in campo: per garantire il risanamento ambientale e l’innovazione tecnologica, come da noi auspicato, o solo per guadagnare quote di mercato e garantire profitto? E’ ovvio che questa seconda ipotesi non ci va bene. Poi aspettiamo di studiare in maniera approfondita il piano industriale elaborato da Bondi. Va detto che ancora non ci è stato possibile accedere ai suoi contenuti per procedere con le nostre valutazioni».
Che idea si è fatto del nuovo ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti?
(attimi di silenzio… poi la risposta) «Avremmo preferito la nomina di un personaggio che si fosse distinto positivamente nella materia ambientale. Purtroppo il ministero dell’Ambiente è stato sacrificato per logiche legate alla spartizione politica e partitica. Va detto, inoltre, che nel giro di quattro anni sono cambiati ben quattro ministri: Prestigiacomo, Clini, Orlando, ora Galletti. La mancanza di continuità è del tutto negativa».
Infine, a proposito di incertezze:  la Cabina di Regia sulle bonifiche di Taranto e Statte rischia la paralisi per l’uscita di scena del commissario Alfio Pini. Il suo mandato è scaduto a marzo mentre quello del soggetto attuatore Antonio Strambaci ad aprile. E ancora non si hanno novità sulla loro sostituzione. Le sembra normale?
«Dispiace perché Pini a livello di metodologia si era fatto apprezzare. Ogni tre mesi incontrava ed ascoltava tutte le associazioni. Lo posso testimoniare perché io ho partecipato a tutte le riunioni. Il fatto che non si sia provveduto alle nuove nomine è un elemento di ulteriore incertezza che comporta anche il rischio di un blocco sul fronte delle bonifiche. Spero che Pini venga sostituito con un altro tecnico e non con un politico. Si tratta di incarichi che non prevedono oneri aggiuntivi per lo Stato, ma il fatto di voler risparmiare a tutti i costi, anche per ruoli così delicati, va al di là di ogni logica».
Alessandra Congedo - Inchiostroverde

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