Bonifiche Taranto, il pasticcio della cabina di regia e le “dimissioni” di Pini
La questione è seria e andrà risolta nel più breve tempo possibile. La Cabina di regia istituita dal Protocollo d’intesa “per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto” firmato a Roma il 26 luglio 2012, è infatti rimasta senza guida. Nell’ultima riunione svoltasi a Bari presso la Direzione Ambiente e Lavori Pubblici della Regione Puglia, e non come consuetudine nella sede del Comando dei Vigili del Fuoco di Taranto, si sono registrate le dimissioni di Alfio Pini dal ruolo di commissario straordinario e quelle di Antonio Strambaci da soggetto attuatore per l’attuazione degli interventi di bonifica. Secondo quanto dichiarato dall’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro, le dimissioni del commissario Pini sarebbero dovute al sopraggiungere “del suo pensionamento”.Al che, ci siamo subito posto la seguente domanda: ma com’è possibile che lo Stato nomini nel ruolo di commissario per l’attuazione di un Protocollo che prevede interventi così importanti, la cui durata di applicazione è prevista nel periodo di cinque anni (rinnovabili nel caso in cui gli interventi previsti non siano stati ultimati), un uomo prossimo alla pensione? Qualcosa non torna. Ed infatti, come al solito, le cose stanno in tutt’altra maniera. La risposta, come sempre, è nei documenti ufficiali. Esattamente nel decreto legge del 7 agosto 2012 n. 129, “Disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto”, poi convertito dalla legge del 4 ottobre 2012 n. 171 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale 6/10/2012, n. 234), che recepiva il Protocollo sottoscritto a luglio. L’art. 1 prevede infatti che “è nominato, senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica, un Commissario straordinario resta in carica per la durata di un anno, prorogabile con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare”.
Dunque, al di là del fatto che proprio lo scorso 29 maggio il Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco abbia compiuto i 65 anni d’età (evento che lo ha portato alla pensione), l’incarico di commissario per le bonifiche dell’area SIN di Taranto e Statte gli andava semplicemente rinnovato dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell’Ambiente. La nomina di Alfio Pini avvenne nell’ambito della seduta della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’11 gennaio 2013, con decreto non sottoposto a delibera del Consiglio e registrato presso la Corte dei Conti il 13 marzo 2013 (Reg. n. 2 Fog. n. 2). Poi, lo stesso commissario, con successivo decreto (Prot. 0000002) del 24 aprile 2013, nominò quale soggetto attuatore Antonio Strambaci. Dunque, l’incarico di un anno è ampiamente stato superato. Domanda: possibile che nessuno dei soggetti facente parte la Cabina di Regia sapesse che il ruolo di Pini come commissario e quello del soggetto attuatore da quest’ultimo nominato, scadesse dopo un anno e andasse rinnovato? Possibile che nessuno al ministero dell’Ambiente abbia il compito di ricordare al ministro in carica un appuntamento del genere, visto che delle vicende di Taranto se ne parla quasi ogni settimana da almeno due anni? Mistero.
Fatto sta che al momento resta tutto bloccato. Lo stop alla Cabina di Regia “congela” infatti l’uso dei 60 milioni di euro stanziati dalla Regione Puglia per gli interventi previsti per le cinque scuole del quartiere Tamburi, per il cimitero di San Brunone, per le attività in corso sulla falda profonda e per le progettazioni avviate nel territorio del comune di Statte. Per non parlare del fatto che proprio in questi giorni, la Cabina di Regia si deve esprimere studio realizzato da ARPA Puglia, in collaborazione con CNR, Politecnico di Bari e Conisma, sullo stato reale in cui versa il bacino del I seno del Mar Piccolo. Lo studio è diviso in due parti: la prima riguarda la “Predisposizione del modello di circolazione e risospensione dei sedimenti”, mentre la seconda riguarda “l’individuazione delle fonti ancora attive e le dimensioni del loro inquinamento”. Lo studio fornirà un modello concettuale sito-specifico del sito e una stima del “rischio” ambientale associata alle varie opzioni di intervento ed indicherà le superfici del Mar Piccolo (in ettari) oggetto del/degli interventi di bonifica e/o MISE (messa in sicurezza d’emergenza), per i quali l’accordo del 2012 ha previsto una spesa totale 21.000.000 di euro (Delibera CIPE del 3 agosto 2012 n. 87). Tutto ciò detto, è sin troppo chiaro che più di qualcosa non ha funzionato e non è andata nel verso giusto. Nella speranza che chi di competenza, possa rimediare quanto prima all’ennesima commedia sull’ambiente di Taranto. G. Leone (TarantoOggi, 09.06.2014)
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