Ilva, Piero Gnudi è il nuovo commissario
Vincono i Riva e vincono gli industriali. E perdono l'Ilva e la città di Taranto. È questo il primo giudizio che si può trarre dalla decisione del governo di Matteo Renzi che ha sostituito il commissario straordinario dell'acciaieria pugliese, Enrico Bondi, con il nuovo nominato Piero Gnudi.
La decisione era stata annunciata, «in tempi brevissimi», dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha voluto mettere le mani avanti: «Il processo di risanamento dell'Ilva deve continuare», ha detto alle agenzie di stampa.
Ma le pressioni sul governo per far sostituire Bondi sono state esplicite e sono arrivate in prima persona e in più occasioni da Antonio Gozzi, presidente della Federacciai (la Confindustria dei siderurgici), oltre che, in modo più sotterraneo, dal mondo delle banche.
Osservando il mandato che gli era stato dato dal governo Letta, Bondi ha infatti tentato di coniugare il risanamento ambientale dell'Ilva con il mantenimento dell'intero ciclo produttivo, e quindi di tutti i gli 11 mila dipendenti tarantini del gruppo. Per mettere in atto il suo piano industriale servono però circa tre miliardi di euro, che il commissario contava di reperire con un aumento di capitale da 1,4 miliardi e con il ricorso a indebitamento bancario per altri 1,6 miliardi. E qui sono nati i problemi.
Le banche, per via del loro consulente Roland Berger, hanno recapitato a Bondi il messaggio che occorreva ridurre gli oneri della ristrutturazione. E i Riva, che pur estromessi dalla gestione hanno per legge la possibilità di sottoscrivere l'aumento di capitale e di restare azionisti del gruppo, hanno fatto capire che le richieste di Bondi erano esagerate, e che comunque il commissario non era in grado di salvare l'Ilva e che doveva essere allontanato.
Una richiesta fatta propria da Gozzi, secondo il quale l'azienda – commissariata per il disastro ambientale causato dai Riva – doveva tornare ai legittimi proprietari.
Da notare, per spiegare questa ostilità, che Bondi non ha mai fatto segreto di voler ricorrere alla facoltà che la legge gli ha dato, e cioè di utilizzare per i lavori gli 1,2 miliardi di euro offshore sequestrati ai Riva dalla magistratura, nell'ambito delle indagini per fronte condotte dalla Procura di Milano.
In questi ultimi giorni il fronte comune banche-Riva sembra essersi tradotto nell'ipotesi di una cordata di imprenditori che starebbe valutando di farsi avanti per prendere i diversi pezzi dell'Ilva, e della quale potrebbero far parte il gruppo Marcegaglia, Arvedi e il gruppo Arcelor Mittal. I presupposti sarebbero però la riduzione degli interventi di salvaguardia ambientale, che Bondi ha stimato in un totale di circa 1,8 miliardi, e la chiusura di alcune lavorazioni, con il seguente taglio dei dipendenti. Con una postilla al veleno, che nessuno si è finora preoccupato di esplicitare: se lo stabilimento verrà in parte chiuso, c'è il rischio che i costi delle bonifiche necessarie ricadano sulla collettività.
Di qui le preoccupazioni dei dipendenti e di molti dipendenti, visto che sia Marcegaglia che Arvedi sono dal canto loro piuttosto indebitati, mentre Arcelor Mittal ha già avviato una pesante ristrutturazione dei propri impianti in Europa. Al governo questa ipotesi sembra aver trovato una sponda nel ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi.
Tra i possibili sostituti di Bondi la spunta, alla fine, Piero Gnudi, consigliere economico della Guidi e in passato presidente del collegio sindacale della sua azienda di famiglia, oltre che presidente dell'Enel e più volte ministro. Toccherà adesso a Gnudi spiegare ai dipendenti dell'Ilva perché il loro futuro è a rischio. (L'Espresso)
Cambio della guardia per la gestione dell’Ilva. Piero Gnudi è stato nominato commissario al posto di Enrico Bondi per il quale è scaduto il mandato. Il governo ha deciso di rinunciare alla collaborazione di Bondi e glielo ha comunicato mercoledì nel tardo pomeriggio. Per non lasciare come sospesa nel vuoto la maggiore acciaieria europea e i suoi 12 mila addetti, è stato subito trovato il sostituto. La situazione è delicata, non solo al punto di vista giudiziario: le banche milanesi paventano di perdere la loro montagna di crediti. In precedenza erano circolati anche i nomi di Massimo Tononi e Fulvio Conti. Il “cambio di passo” chiesto da Renzi l’altra settimana, insomma, c’è stato. Ed è un cambio di passo che accelera, in un senso o nell’altro, la vicenda Ilva. Vicenda che, negli ultimi dieci giorni, ha avuto appunto quattro novità salienti: la disponibilità dichiarata dai Riva in una intervista al Sole 24 Ore a fare parte di una cordata con altri imprenditori, l’incontro a Roma fra Governo e Arcelor Mittal, il tentativo dei Riva di fare cambiare sede al processo per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale che inizierà a Taranto il 19 giugno e, adesso, l’uscita di scena di Bondi.
Piero Gnudi è stato ministro per lo sport, il turismo e gli affari regionali durante il governo di Mario Monti. E’ molto legato anche a Romano Prodi, ma ha avuto rapporti con tutto il mondo politico ed economico. Il dirigente d’azienda è stato tra l’altro presidente di Enel per 9 anni e in precedenza di Iri, oltre che consigliere di Unicredit e Eni. (FQ)
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