Bufera a Taranto «Bonifica, ma l’Ilva non rispetta i patti»
L’Ilva non sta rispettando le prescrizioni
previste dalla nuova Autorizzazione integrata ambientale firmata dal
ministro dell’Ambiente Corrado Clini lo scorso 26 ottobre e dunque sta
continuando ad inquinare, aumentando il danno ambientale già in atto.
A
sostenerlo, con una vera e proprio comunicazione di reato inviata alla
Procura lo scorso 13 febbraio sono il direttore generale di Arpa Puglia
Giorgio Assennato, il direttore scientifico Massimo Blonda e il
funzionario Simona Sasso.
Il documento, sia pure largamente
omissato, è stato depositato ieri mattina dai sostituti procuratori
Giovanna Cannarile e Remo Epifani dinanzi al tribunale dell’appello,
chiamato a valutare i ricorsi presentati dai legali dell’Ilva per
ottenere la revoca degli arresti domiciliari a cui è sottoposto dal 26
luglio scorso l’ex presidente Nicola Riva e l’annullamento del
provvedimento con il quale il gip Patrizia Todisco ha disposto la
vendita dell’acciaio sequestrato lo scorso 26 novembre in quanto
ritenuto frutto del reato.
I pubblici ministeri hanno depositato
solo un piccolo stralcio dell’informativa dell’Arpa per sottolineare il
rischio di reiterazione del reato in caso di ritorno in libertà di
Nicola Riva, un rischio che toccherà al tribunale apprezzare (i legali
dell’Ilva hanno ovviamente sottolineato che certo la situazione non può
cambiare in caso di revoca della custodia cautelare, avendo Nicola Riva
lasciato tutte le cariche societarie) ma nel frattempo il documento
dell’Arpa apre scenari tutti da valutare.
Proprio mentre gli
ispettori dell’Ispra tornano a Roma, concludendo la visita all’Ilva per
verificare il rispetto dell’Aia con un bilancio che in alcuni casi (o
come ai bei tempi andati?) assume addirittura toni trionfalistici,
piomba la censura, pregna di aspetti penalmente rilevanti, dell’Aspra.(GdM)
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