Ilva, causa civile morte donna rione Tamburi: chiesto risarcimento 1,6 milioni
Nei giorni scorsi l'avvocato Fabrizio Giusti ha presentato la prima di
una serie di cause civili, con relative richieste di risarcimento, in
cui si sostiene che alcuni cittadini di Taranto sono stati gravemente
danneggiati, si sono ammalati o sono addirittura deceduti a causa dei
fumi e degli sversamenti tossici e inquinanti dello stabilimento
siderurgico Ilva. Il primo caso riguarda i congiunti (marito e due
figli) di una casalinga di 60 anni morta meno di due anni fa per una
grave forma tumorale alla cervice uterina.
La signora viveva nel rione Tamburi, lo stesso che si trova a ridosso
del siderurgico dove la concentrazione di inquinanti e' piu' marcata,
come maggiore e' l'incidenza delle patologie tumorali. L'impianto
probatorio si avvale della documentazione formata e acquisita agli atti
del processo penale a carico dell'Ilva per presunto disastro ambientale,
nell'ambito del quale il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco
ha disposto, mediante l'incidente probatorio, due accertamenti peritali
e, precisamente, una perizia medico-epidemiologica ed una perizia
chimico-ambientale.
Le perizie hanno collegato, nel primo caso l'incremento delle
malattie tumorali nella zona di Taranto rispetto alla media nazionale
all'attivita' inquinante dell'Ilva e, nel secondo, le sostanze
inquinanti rinvenute e monitorate alle specifiche emissioni
caratteristiche del processo produttivo dell'Ilva e non di altre
industrie presenti sul territorio.
L'avvocato Giusti si avvarra' anche dei risultati del Progetto
Sentieri, uno studio epidemiologico nazionale dei territori e degli
insediamenti esposti a rischio ambientale, predisposto dall'Istituto
Superiore di Sanita', che descrive per varie forme di patologie
monitorate l'incremento di incidenza sul territorio tarantino rispetto
alla media nazionale, regionale e provinciale.
I ricorrenti agiscono come congiunti della signora deceduta, la
quale prima di morire avrebbe gia' maturato un diritto al risarcimento
del danno che, pertanto, si trasferisce ai suoi eredi che chiedono,
quindi, un risarcimento di un milione di euro. Ma anche in proprio per
le sofferenze da essi patite per causa della malattia e la morte della
loro congiunta, chiedendo, percio', un ulteriore risarcimento di
duecentomila euro per ciascuno di essi. (Adnkronos)
Nessun commento:
Posta un commento