Che strane le regole del giornalismo: chissà perchè (o su quale suggerimento...) il titolista del Sole 24 ore, noto giornale vicino ai Riva, ha deciso di mettere in risalto l'aspetto terroristico della cassa integrazione invece che l'incidente? Eppure l'articolo è prevalentemente dedicato all'incidente...
Misteri della fede!
All'Ilva scatta la trattativa sulla Cig
La Procura torna all'Ilva per ispezionare l'area della batteria nove delle cokerie dove l'altro ieri è morto un operaio, il 42enne Ciro Moccia, e un altro, il 46enne Antonio Liddi, è rimasto ferito. Attraverso una serie di accertamenti tecnici disposti dal pm Ida Perrone, si vuole ricostruire la dinamica dell'incidente. Nella giornata di ieri sono stati quindi compiuti dei rilievi che ora il giudice trasferirà alla collega Antonella De Luca, pm responsabile della sezione incidenti sul lavoro della Procura, la quale ha iscritto nel registro degli indagati, con l'accusa di omicidio colposo, otto persone tra esponenti dell'Ilva e dell'azienda appaltatricice Mr da cui dipende l'operaio rimasto ferito. Tra gli indagati c'è anche Antonio Lupoli, che solo da pochi giorni ha assunto la guida dell'Ilva di Taranto. Alla parte tecnica si unirà a breve anche la deposizione di Liddi, attualmente ricoverato in ospedale a Taranto con una prognosi di 40 giorni.
Da Liddi, il pm vuole capire come sono esattamente andate le cose quel giovedì mattina. Secondo quanto è stato ricostruito sinora, Moccia e Liddi stavano ripristinando il binario sul quale scorre la macchina di carica che provvede ad alimentare i diversi forni della cokeria. I due operai erano su una passerella quando sarebbero scesi di una trentina di centimetri su una copertura di lamiere inadatta sia al transito, che al calpestio. E infatti la copertura ha improvvisamente ceduto facendo precipitare di una decina di metri Moccia e Liddi, finiti all'interno della batteria nove ferma per lavori di ristrutturazione. Intanto, celebrando ieri il funerale di Moccia, l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, torna a chiedere un argine alle morti sul lavoro.
Ma non c'è solo il dramma dei morti sul lavoro. Pesa infatti l'incertezza del futuro.
Oggi all'Ilva si chiudono due procedure di cassa integrazione: quella ordinaria per crisi di mercato chiesta a metà novembre per un massimo di 1.900 addetti (anche se poi in cassa è andato un numero inferiore di lavoratori) e quella in deroga per 1.100 unità (durata due mesi, dall'1 gennaio ad oggi). Ora è in arrivo una nuova cassa straordinaria per un massimo di 6.417 unità sino a tutto il 2015. La trattativa non si annuncia facile. I sindacati chiedono all'Ilva di ridurre i numeri e di verificare anche soluzioni alternative come i contratti di solidarietà. Martedì pomeriggio se parla al ministero del Lavoro. (Sole24)
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