Emergenza cozze, un’altra grana – Mitilicoltura condannata all’estinzione?
Ancora grane per i mitilicoltori del primo seno di mar Piccolo, contaminato
da diossine e pcb. Dopo aver perso per due annate consecutive la
produzione, gli allevatori si ritrovano davanti ad un altro imprevisto. A
seguito delle decisioni del Tavolo Tecnico Regionale dello scorso 7 marzo, il dottor Teodoro Ripa, direttore dei Servizi Veterinari della Asl, ha emesso un provvedimento in cui comunica la “revoca in autotutela della Dia sanitaria
rilasciata dallo stesso ufficio per l’attività di molluschicoltura
nella Concessione Dem. n. 56 del 27.11.2012 rilasciata dal Comune di
Taranto in mar Grande (Lungomare)”.
Nello stesso documento si dice che la nuova Dia potrà essere
rilasciata esclusivamente a seguito della classificazione della suddetta
area. Inoltre, si dice che il 31 marzo 2013 sarà il termine ultimo per
lo spostamento del novellame ancora presente nel primo seno di mar
Piccolo e che dall’1 aprile 2013 verrà revocata la Dia Sanitaria del 10 ottobre 2012, riferita alla concessione demaniale n. 79 del 17.11.2004 e n. 15/2012, rinnovata dal Comune di Taranto nel primo seno di mar Piccolo.
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La revoca della Dia ha gettato nello sconforto i mitilicoltori
interessati dal provvedimento. A farsi interprete delle loro istanze è
l’avvocato Mimmo Lardiello: «La notizia relativa alla
revoca in autotutela che l’autorità sanitaria ha deciso di imporre con
riferimento alla DIA già rilasciata per l’area di Mar Grande non può che
essere accolta con evidente sorpresa tale è la portata devastante che
questa decisione comporta rispetto all’attuale evoluzione del complesso
quadro della mitilicoltura a Taranto».
Dal punto di vista tecnico, si è ancora in attesa di acquisire il
provvedimento di revoca vero e proprio che, evidentemente, dovrà seguire
la mera comunicazione che in queste ore l’Asl sta notificando ai soggetti interessati. «E’ chiaro che – continua Lardiello
– con riferimento all’area di Mar Grande, se le motivazioni sottese al
provvedimento di revoca in autotutela dovessero essere esclusivamente
connesse alla mancata classificazione dell’area, da parte nostra saranno
effettuate tutte le valutazioni del caso affinché la condotta della
pubblica amministrazione responsabile dell’emissione del primo
provvedimento di rilascio della DIA sanitaria sia attentamente
valutata».
Spiega l’avvocato: “Il rilascio di un’autorizzazione seguita da una
revoca, a distanza di poco più di tre mesi con motivazioni connesse a
quella che, da una prima analisi, sembrerebbe una mera omissione tecnica
dell’ufficio, non può che lasciare spazio ad ipotesi di possibile
richieste di risarcimento danni che le cooperative coinvolte
inevitabilmente patiranno a seguito del nuovo inaspettato
provvedimento».
Lardiello cita la situazione dell’Ittica Cielo Azzurro Srl di Luciano Carriero, l’unico
allevatore che ha già trasferito le cozze del suo allevamento nelle
nuove aree di mar Grande: «Se si considera quanto riportato nel verbale
del tavolo tecnico del 7 marzo, la possibilità che quei prodotti
diventino effettivamente commerciabili è subordinata all’esito della
classificazione delle acque dell’area di Mar Grande. Un esito che, vista
la gravissima situazione ambientale che si registra a Taranto, non
lascia assolutamente tranquilli ed anzi lascia spazio ad un giustificato
pessimismo. Se alla questione Mar Grande si aggiungono poi le
valutazioni connesse al termine perentorio del 31 marzo, imposto per il
trasferimento del novellame da Mar Piccolo, non si può che considerare
che la mitilicoltura a Taranto sembra essere condannata ad una
estinzione che rischia di avvenire tra pochissimi giorni».
Per Lardiello non ci sono dubbi: «Siamo in presenza di una situazione
che ha del paradossale e dell’incredibile, anche con riferimento alla
tempistica con i quali i provvedimenti vengono notificati. Ancora più
assurdo se si pensa che già nell’ambito del tavolo tecnico del 7 marzo,
tenutosi presso la Regione Puglia, il dato relativo all’imminente revoca
delle DIA era già emerso, ma nessuno si è preoccupato di darne notizia
ai diretti interessati anche al solo scopo di poter consentire lo studio
di soluzioni alternative».
A questo punto si profila una vera e propria battaglia legale, come
annunciato dallo stesso Lardiello: «Assisteremo gli operatori della
mitilicoltura in tutte le forme, non escludendo di intraprendere tutte
le azioni possibili per la tutela dei loro diritti». Da parte nostra,
l’impegno ad approfondire tutti i passaggi di una vicenda che seguiamo
dal 22 luglio 2011, quando è scattato il primo divieto di prelievo e
commercializzazione delle cozze inquinate del primo seno di mar Piccolo.
Da allora abbiamo sempre denunciato ritardi e possibili omissioni da
parte di chi avrebbe potuto e dovuto affrontare in tempo l’ennesima
emergenza ambientale tarantina (con tutte le sue ripercussioni
economiche, sociali ed umane). Non è escluso, a questo punto, che le
prossime settimane possano riservarci ulteriori colpi di scena.
Alessandra Congedo per InchiostroVerde
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