giovedì 28 marzo 2013

La profezia del Comitato per Taranto!

COMINCIA LA DISMISSIONE SOCIETARIA!!!

Come dicevamo ieri nel post Riva Fire vuole liberarsi di Ilva!, leggendo gli articoli entusiasti dei giornalistini copincollisti di comunicati stampa, la nomina di Enrico Bondi per "risanare" la società Ilva non nasce da un desiderio di rappresentre "voi, capacità di fare impresa e lavoro, capacità di sostenere gli investimenti”, come ha falsamente dichiarato Ferrante rivolto ai lavoratori e ai mangiabustarelle locali.

In realtà si tratta di isolare la pecora nera destinata al macello dal resto gregge prima che le sue inquietudini possano turbare le pecore buone e produttive!
E oggi quest'analisi ci viene confermata persino... dal giornale storicamente amico dei Riva!
A questo aggiungiamo che tutta la vicenda giudiziaria ha spiazzato i Riva che speravano di campicchiare ancora un po' con il sistema di "lubrificazione" retto da Archinà.
Per questo hanno escogitato ogni stratagemma per allungare i tempi e continuare a produrre per non rischiare di coinvolgere le altre attività.
Si sono presi un po' tardi con la compartimentazione societaria rispetto alla valanga processuale ma mentre infuriavano le piazze e le aule, stanno completando l'isolamento dell'Ilva per mettere in salvo il grosso del capitale da possibili confische.
Così potranno avviare più serenamente gli impianti di Taranto verso la classica recita finale dei grandi complessi industriali italiani: il fallimento. Il modo migliore per lavarsi le mani e accollare allo Stato tutti i costi sociali ed ambientali della chiusura!
Ovviamente, tutti, dai sindacalisti ai politici stanno a guardare... e gli operai vanno alla messa di Pasqua dove l'arcivescovo invita tutti alla... speranza!!

Ilva, la ragnatela societaria del gruppo siderurgico dall'Europa ai Caraibi

Le spiagge bianche e i resort di lusso di Curaçao e gli studi notarili di Milano e del Lussemburgo. Una inchiesta del Sole-24 Ore in edicola oggi racconta due facce finora nascoste della vicenda Ilva. La ragnatela societaria con cui, dall'estero, la famiglia Riva controlla il suo impero siderurgico. E le operazioni straordinarie, effettuate in Lussemburgo e in Italia, nel pieno dello scontro con i giudici di Taranto.
Per la prima volta si fa luce sulla invisibile ragnatela di fiduciarie e di società estere che stanno sopra tutte le società operative. La cassaforte è la Luxpack Nv, una società a responsabilità limitata (Llc) con un capitale di appena seimila dollari, che ha sede nell'edificio di Kaya Wfg Mensing 36, nell'isola del Mar dei Caraibi, di fronte alle coste del Venezuela. Presidente della Luxpack è Adriano Riva, classe 1931. Adriano è il fratello del patron del gruppo Emilio Riva, indagato dalla procura di Taranto per associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione e attualmente agli arresti domiciliari. Ma non c'è solo questo.
L'inchiesta del Sole-24 Ore ha anche provato a sovrapporre il drammatico incedere della vicenda Ilva - dal sequestro dell'impianto di Taranto al tentativo di una soluzione politica tramite la concessione dell'Aia, dagli arresti che hanno colpito la famiglia Riva e i suoi manager alla disponibilità a cercare un socio straniero - con le operazioni straordinarie effettuate a livello societario negli ultimi mesi.
Alla fine di queste operazioni, il quadro appare nitido. Nella lussemburghese Stahlbeteiligungen Sa ci sono soprattutto le attività estere. In Riva Fire, che controlla l'Ilva, resta il business dei laminati piani a freddo e a caldo. In Riva Forni Elettrici ci sono invece i prodotti lunghi. Razionalizzazione societaria per due business, i lunghi e i piani, che hanno caratteristiche differenti? Senz'altro. Ma anche un modo per isolare da tutto il resto l'Ilva. Per disporne più facilmente. Ma anche per "proteggere" - o almeno per tentare di farlo - il resto del patrimonio familiare da ogni iniziativa giudiziaria. (Sole24h)


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