lunedì 25 marzo 2013

Che pale!

Tutti contro, tranne il sindaco più pusillanime della storia di Taranto e la sua giunta fantasma...

Taranto si ribella al parco eolico marino

I tempi stringono per il primo parco eolico off shore della Puglia e a Taranto si accendono le polemiche. Il 10 aprile è convocata a Roma, dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, la conferenza dei servizi che dovrà dare l’ultimo assenso a un progetto presentato nel 2008, che a luglio 2012 ha ottenuto parere positivo della Via (Valutazione d’impatto ambientale) e della Vas (Valutazione ambientale strategica) da parte del ministero dell’Ambiente. Si tratta dell’installazione in mar Grande, a circa 100 metri dalla costa, tra punta Rondinella e la foce del fiume Tara, sette chilometri a ovest della città, di dieci aerogeneratori posti su torri alte 110 metri, della potenza complessiva di 30 megawatt di energia elettrica. E della realizzazione di cavi sottomarini per la conduzione dell’energia che, immessa nella rete nazionale, dovrebbe alimentare proprio il porto mercantile. Il progetto del valore di 63 milioni di euro appartiene attualmente alla Beleolico srl di Taranto, che lo ha mutuato dalla Societ Energy spa dopo averne acquistato il ramo d’azienda. La Regione assieme alla Soprintendenza dei beni paesaggistici ha già espresso il suo parere negativo, ma è stato respinto dal ministero. Anche se non vincolante, quello del Comune, invece, deve ancora arrivare. Solo il 20 febbraio, il sindaco Ippazio Stefàno, ha comunicato al ministero che l’amministrazione avrebbe discusso del progetto arrivando a una votazione in Consiglio. Lunedì scorso la commissione ambiente ha espresso il suo parere contrario, e adesso si attende che il Consiglio, dopo Pasqua, si riunisca.
I tempi sono ristretti, perché il Comune dovrà presentarsi il 10 aprile con una posizione chiara in tasca. «Il nostro no è convinto - commenta Filippo Iliano, presidente della commissione ambiente - perché quell’impianto rischia di deturpare il paesaggio e perché a Taranto in passato si sono detti troppi sì a Ilva, Eni, Cementir e discariche». È chiaro che la situazione ambientale della città, stretta nella morsa dell’inquinamento della grande industria, non permette di fare scelte serene. Il territorio è scottato dalla situazione provocata dall’acciaieria Ilva, ma anche dalla fabbrica di calcestruzzi Cementir, dalla raffineria Eni, dal nuovo progetto di raffinazione del petrolio dei giacimenti lucani di Tempa Rossa, dalla presenza di tre discariche per rifiuti speciali, tre inceneritori autorizzati (più il progetto di combustione del cdr della stessa Cementir), e dal pericolo delle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi in mare. Per questo le associazioni ambientaliste e i cittadini vivono in continua tensione. Si teme per il paesaggio, per il mare, i cetacei e gli uccelli. Legambiente e Wwf si devono ancora pronunciare sul parco eolico definito «near shore». La Jonian Dolphine Conservation, un’associazione formata da ricercatori, tecnici e appassionati impegnati nello studio e nella tutela dei cetacei del Golfo di Taranto, non è contraria a priori. «Esistono delle prescrizioni del ministero, per l’installazione delle torri, che servono a tutelare la presenza dei delfini - spiega Maurizio Luccarelli, dell’associazione - tra le quali lo stop ai lavori in caso di accertata presenza di cetacei nell’arco di un miglio dal cantiere, tramite gli idrofoni. Altre prescrizioni riguardano la rimozione dei fanghi dai fondali, in parte inquinati, che dovrà seguire delle procedure particolari per la loro raccolta, controllate dall’Arpa. Se tutte le prescrizioni saranno seguite alla lettera, non saremo contrari a un parco eolico in mar Grande e pronti a vigilare». Il no, netto, arriva invece dalla Lipu Puglia (Lega italiana protezione degli uccelli). «Questi progetti vengono presentati senza una vera programmazione che tuteli il paesaggio - spiega Enzo Cripezzi, della Lipu Puglia - e senza contare il vero fabbisogno energetico. Sulle migrazioni delle specie di uccelli manca uno studio appropriato. Le pale sono pericolose per loro. I dissuasori installati li allontanano non solo dalle pale ma anche dal territorio stesso. Secondo noi questi progetti sono solo finalizzati allo sfruttamento degli incentivi statali e passano più facilmente da quando i territori non possono più esprimere pareri vincolanti». GM-CdM

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