mercoledì 13 maggio 2009

Ricordiamo i morti, ma ricordiamoli vivi

Sono le 14.30 del 13 maggio 1975. Nella città vecchia di Taranto crolla una palazzina di tre piani in Vico Reale.

L’ennesimo crollo di una lunga serie. Muoiono 6 persone di cui tre bambini: Ettore, Teresa e Maria Palumbo, rispettivamente di 3, 5, 6 anni. Sono stati trovati dai soccorritori abbracciati accanto al nonno materno, Ettore Camerino di 70 anni.
Nella stessa palazzina troveranno la morte anche Addolorata Midea di 73 anni e Cosimo Larice di 81 anni: “si erano messi da poco a letto per il riposo pomeridiano e sono passati dal sonno alla morte.” (dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 13 maggio 1975).
“Saranno state le 14.30. Tre meno venti precisa qualcuno. Vico Reale a quell’ora è più calma del solito: pioviggina e neppure i bambini hanno voglia di starsene nel largo a giocare…. Lì come in tanti altri luoghi della città vecchia è rimasto solo il dialetto, poche anime, tante case squassate e cadenti. sembra che la vita si svolga in una condizione di morte imminente. E infatti in Vico Reale a quell’ora sta per compiersi una tragedia autentica.
Il vico è raggiungibile da Via Garibaldi: t’infili in vico San Gaetano e dopo aver attraversato il largo omonimo, la minuscola strada con annessa piazzetta ti si presenta davanti agli occhi. Una reggia. O almeno ad una reggia fa pensare il nome che a quella stradicciola, hanno affibbiato. Alle 14.30 in quella reggia c’è il cambio della guardia. Dalla vita si passa alla morte.”( dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 13 maggio 1975)
Al 14 maggio 1975 sono 210 gli appartamenti dichiarati pericolanti per altrettante famiglie pari a 1150 persone.
Vico Reale ha sicuramente lasciato il segno a più di qualcuno.
Ma di questa tragedia passata, che ha lasciato tante ferite aperte, sofferenze e drammi irrisolti (dall’esodo degli abitanti di città vecchia a Paolo Sesto – alle case parcheggio – alle case della zona Bestat fino al problema del degrado socio-culturale della Città vecchia che vive ancor oggi in stato di abbandono…) cosa è rimasto nella memoria della città?
Antonietta Podda
Associazione LABuat_Laboratorio Urbano Architettura Taranto

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