Porto, tracollo della storica Compagnia Neptunia, niente lavoro per 70 persone
Esclusa anche dalla rappresentanza del comitato
TARANTO — I traffici portuali sono in picchiata, i lavoratori della Compagnia Neptunia sono vittime della crisi internazionale e lavorano solo qualche giorno ogni mese. Se va bene portano a casa 250 euro mentre attendono che la cassa integrazione scatti in anticipo e non alla fine dell’anno. Ora per di più, in un momento così difficile e di riassetto societario, non sono neanche rappresentati nel comitato portuale appena rinnovato.
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«Abbiamo resistito fino all’anno scorso continuando a svolgere il nostro servizio, che rimane pubblico perché consente a chiunque di venire a Taranto e trovare personale specializzato nel carico e scarico delle merci. Ora il momento è molto difficile, la movimentazione è quasi azzerata e abbiamo difficoltà a mettere insieme trecento euro al mese. Dobbiamo inoltre rispondere alla direttiva ministeriale che ci impone, come a tutte le compagnie portuali d’Italia, di cedere entro il 30 giugno eventuali partecipazioni in società che gestiscono attività portuali. Noi dobbiamo lasciare la partecipazione nell’Impresa Portuale Neptunia se vogliamo gestire l’attività nel porto dopo aver vinto la gara. E’ una complicazione in più proprio nel periodo peggiore della Compagnia per il fermo che si registra in tutti i porti». A difesa dei portuali si sono mossi il prefetto, i parlamentari e le istituzioni locali, tanto che un consiglio comunale monotematico s’è svolto proprio nella sede della Neptunia.
«Chiediamo due cose aggiunge - che il riassetto societario slitti al 31 dicembre per avere un po’ più di respiro e che la cassa integrazione non sia a consuntivo del lavoro fatto in un anno ma diventi, come per gli altri settori, mensile. Uno degli obiettivi immediati è ottenere quella del 2009 subito, per poter andare incontro alle esigenze dei nostri lavoratori». La Neptunia esiste dal 1929, ha vissuto periodi di floridezza, poi alti e bassi, oggi è in ginocchio perché i traffici nel porto di Taranto sono diminuiti fin quasi ad azzerarsi. La grande industria è ferma e la Neptunia ne risente. «Con Ilva - conclude Simeone - abbiamo sempre lavorato ma da quando l’acciaieria ha rallentato la produzione ne risentiamo anche noi. Sbarchi e imbarchi sono calati e il lavoro c’è solo per qualche giorno il mese. Per i lavoratori è un periodaccio».
Cesare Bechis (Leggi l'articolo completo sul corrieredelmezzogiorno)
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