venerdì 29 maggio 2009

Non c'è Neptunia?

Porto, tracollo della storica Compagnia Neptunia, niente lavoro per 70 persone
Esclusa anche dalla rappresentanza del comitato

TARANTO — I traffici portuali sono in picchiata, i lavoratori del­la Compagnia Neptunia sono vitti­me della crisi internazionale e la­vorano solo qualche giorno ogni mese. Se va bene portano a casa 250 euro mentre attendono che la cassa integrazione scatti in antici­po e non alla fine dell’anno. Ora per di più, in un momento così difficile e di riassetto societario, non sono neanche rappresentati nel comitato portuale appena rin­novato.
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«Abbiamo resistito fi­no all’anno scorso continuando a svolgere il nostro servizio, che ri­mane pubblico perché consente a chiunque di venire a Taranto e tro­vare personale specializzato nel carico e scarico delle merci. Ora il momento è molto difficile, la mo­vimentazione è quasi azzerata e abbiamo difficoltà a mettere insie­me trecento euro al mese. Dobbia­mo inoltre rispondere alla diretti­va ministeriale che ci impone, co­me a tutte le compagnie portuali d’Italia, di cedere entro il 30 giu­gno eventuali partecipazioni in so­cietà che gestiscono attività por­tuali. Noi dobbiamo lasciare la partecipazione nell’Impresa Por­tuale Neptunia se vogliamo gesti­re l’attività nel porto dopo aver vinto la gara. E’ una complicazio­ne in più proprio nel periodo peg­giore della Compagnia per il fer­mo che si registra in tutti i porti». A difesa dei portuali si sono mos­si il prefetto, i parlamentari e le istituzioni locali, tanto che un con­siglio comunale monotematico s’è svolto proprio nella sede della Neptunia.
«Chiediamo due cose ­aggiunge - che il riassetto societa­rio slitti al 31 dicembre per avere un po’ più di respiro e che la cassa integrazione non sia a consuntivo del lavoro fatto in un anno ma di­venti, come per gli altri settori, mensile. Uno degli obiettivi imme­diati è ottenere quella del 2009 su­bito, per poter andare incontro al­le esigenze dei nostri lavoratori». La Neptunia esiste dal 1929, ha vissuto periodi di floridezza, poi alti e bassi, oggi è in ginocchio perché i traffici nel porto di Taran­to sono diminuiti fin quasi ad az­zerarsi. La grande industria è fer­ma e la Neptunia ne risente. «Con Ilva - conclude Simeone - abbia­mo sempre lavorato ma da quan­do l’acciaieria ha rallentato la pro­duzione ne risentiamo anche noi. Sbarchi e imbarchi sono calati e il lavoro c’è solo per qualche giorno il mese. Per i lavoratori è un perio­daccio».
Cesare Bechis (Leggi l'articolo completo sul corrieredelmezzogiorno)

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