La città delle nuvole - Nadia Redoglia
Peacelink è andata alla XXII Fiera del Libro di Torino. L’hanno accompagnata Carlo Vulpio e Luigi de Magistris. Il primo perché autore del libro “La città delle nuvole” (edizioni ambiente), il secondo per confermare che lo s(S)tato dei veleni italiani è già ben oltre la soglia d’allarme. Ci siamo già dentro e cerchiamo di nuotare per non affogare. Il sottotitolo del libro è “viaggio nel territorio più inquinato d’Europa”. Il viaggio lo facciamo nella diossina di Taranto. Cielo, terra, mare e tutta la catena alimentare ci fanno da tour operator. Carlo Vulpio e l'ing. De Marzo Le analisi strumentali effettuate su un bambino di 11 anni affetto da tumore dimostrano che possiede i polmoni di un fumatore incallito. Negli ultimi anni l’aumento delle patologie oncologiche ha assunto livelli elevati, spropositati rispetto alle statistiche sanitarie. Grazie all’intervento delle associazioni volontarie Taranto ospitava i bambini della Bielorussia e dell’Ucraina, già ammalati dall’aria contaminata di Chernobyl. L’obiettivo era di far loro respirare un po’ d’aria buona. Oggi a Taranto quei bambini ovviamente non vengono più. E’ grottesco pensare che Taranto a quei piccoli leucemici garantiva la fornitura (su che base ci chiediamo) d’aria salubre, cibo e acqua sani, ambiente non contaminato, atti ad abbattere fino al 50% dei valori di cesio assorbito, riducendo così la possibilità dell’insorgenza di forme tumorali. Il tutto in una terra contaminata tre volte più di quanto lo fu Seveso a seguito del disastro Icmesa.
Taranto è una terra sparsa su 2.600 ettari. L’Ilva, il più grande stabilimento siderurgico d’Europa, ne occupa 1.600. Facile capire chi comanda. Altrettanto facile comprendere chi dà da mangiare ai tarantini. Infatti fin dagli anni 70 il reddito medio dei cittadini è il più elevato dell’intero mezzogiorno e il loro tenore di vita occupa nella regione Puglia il primo posto. Chi ha perso un familiare non ha più null’altro da perdere e magari denuncia. Gli altri sono sopraffatti dalla paura di perdere il posto. Bisogna morire per urlare BASTA?
Vulpio ha descritto i fatti raccolti dalle testimonianze e dagli atti probatori ottenuti da stressante e minuzioso lavoro d’indagine in proprio, ma non solo. La collaborazione dei siti e associazioni più attivi e documentati è stata preziosa. Infatti a questi è andato il suo profondo grazie perché se questo libro esiste è merito loro: Comitato per Taranto, Taranto Sociale, Peacelink, Tarantopedia, TarantoViva, Legambiente circolo per Taranto. Ed è a questo punto che è intervenuto de Magistris. Lui ben sa che significa portare avanti le inchieste in questo Paese. C. Vulpio, Troiano, L. de Magistris Conosce i sacrifici, le paure e il coraggio necessari per proseguire, a meno che a un certo punto lo Stato non gli tolga i fascicoli e allora, come ora, può giusto passarci le sue conoscenze. Conferma che la magistratura ha bisogno della collaborazione del cittadino. E’ lui che deve sorvegliare, raccogliere materiale e denunciare. Questo Paese è malato di una patologia cronica data dalla complicità istituzionale, dalla trasversalità nell’accettare e tacere e dall’incapacità. I sindacati, ma anche gli operai stessi, gli organi di controllo sono spesso tutti d’accordo a mantenere in piedi una situazione che in piedi non può stare. L’ambiente ha un costo che dovrebbe essere prioritario, ma le politiche ambientali non sono portate avanti, servono giusto per incrementare un business ai danni di tutti noi e Taranto è testimone. Le fabbriche cominciano a uccidere quando la manutenzione diventa antieconomica e dunque subentra la necessità di sfruttare gli impianti fino alla loro morte. Non importa se nel frattempo muoiono gli umani: costano meno della manutenzione. In compenso l’Italia si prodiga per tutelare la vita di bambini mai nati e la sopravvivenza di chi la vita l’ha già perduta. Quello che sta in mezzo è un optional. (Peacelink)
Nessun commento:
Posta un commento