Senza bandiere di partito e uniti dall'unico slogan "Vogliamo Aria Pulita!" migliaia di persone (tra le 15 e le 30mila) persone hanno partecipato ieri a Taranto alla manifestazione indetta dal coordinamento cittadino 'Altamarea' che riunisce 18 fra associazioni e movimenti ambientalisti per protestare contro l'inquinamento nella "città più inquinata d'Italia". La manifestazione chiedeva in particolare un drastico abbattimento dei livelli di inquinamento e, soprattutto, della diossina emessa dallo stabilimento siderurgico Ilva. Da qualche tempo - grazie alle inchieste di PeaceLink - la questione della diossina e degli scarichi della Ilva sono all'attenzione anche dei media nazionali: ne ha parlato di recente - tra gli altri - il 'Corriere della Sera', 'Repubblica', La7.
"A Taranto 17 ricerche sull'inquinamento e l'impatto sulla salute dei cittadini sono costate un miliardo ma non sono mai state divulgate. E ben 72 analisi sulla diossina e i PCB sono risultate sistematicamente "a norma". Ecco quello che i tarantini dovevano sapere e non hanno mai conosciuto dal 2002 al 2007" - afferma Alessandro Marescotti di PeaceLink. Grazie all'associazione PeaceLink che ha chiesto e ottenuto la pubblicazione su internet di quelle relazioni, i risultati sono finalmente visionabili sul sito di Arpa Puglia. E quei risultati parlano chiaro: "A Taranto viene scaricata una quantità di diossina superiore al totale della diossina industriale di Austria, Regno Unito, Svezia e Spagna" - evidenzia PeaceLink che è stata in grado di confrontare i dati delle misurazioni dell'Arpa Puglia e con il registro europeo Eper 2004: si tratta di 171 grammi/anno contro i 166 grammi/anno di quattro nazioni europee, cioè a Tanranto è resente diossina in percentuale del 92% di quella prodotta in Italia e dell'8,8% del totale europeo.
"Ma non c'è solo la diossina" - continua PeaceLink. "Taranto è sovrastata da una imponente nube di IPA. Gli IPA sono gli idrocarburi Policiclici Aromatici, e fra essi il benzoapirene ha un potere cancerogeno non meno insidioso della diossina". "A Taranto si convive anche con la radioattività del piombo 210 e del polonio 210, sostanza, quest'ultima, con cui fu avvelenato Aleksandr Litvinenko, l'ex agente del Kgb inviso a Putin". Come per la diossina, a lanciare l'allarme sono state ancora una volta le associazioni: l'Ail, l'associazione contro le leucemie, Peacelink e Comitato per Taranto. Come per la diossina, si arriva a "scoprire" il pericolo radioattività soltanto dodici anni dopo che è stato scoperto, e affrontato, all'estero. "Ma a differenza di quanto accaduto per la diossina, adesso a chiedere controlli immediati per la radioattività sono, oltre alle associazioni, anche i tecnici della stessa Arpa, l'agenzia di protezione ambientale, che, si scopre oggi, finora ha 'controllato' i camini dell'Ilva, l'acciaieria più grande d'Europa, attraverso un collegamento online il cui software è gestito dalla stessa Ilva" - riportava Carlo Vulpio sul 'Corriere della sera' del 31 ottobre scorso.
Insomma nella mappa redatta da PeaceLink delle città più inquinate d'Italia la capolista indiscussa è Taranto. "La diossina a Taranto è entrata nella catena alimentare e oltre 1200 capi di bestiame saranno presto abbattuti" - sottolinea PeaceLink. "A Taranto c'è un quartiere, il rione Tamburi, dove tutti fumano, anche i non fumatori, anche i bambini. Queste persone, senza volere e senza alcuna difesa, si 'fumano' i cancerogeni industriali in quantità variabili a seconda del vento e delle condizioni meteoclimatiche". Per questo le associazioni hanno lanciato la campagna "Quante sigarette si fuma il tuo bambino?" per spiegare ai genitori i rischi da inalazione di benzopirene nel quartiere Tamburi di Taranto e nella città.
Nei mesi scorsi il Ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo aveva nominato tra i membri della nuova Commissione IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) - che ha il compito di preparare l'istruttoria tecnica relativa al rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale di circa 200 tra le maggiori aziende produttive italiane tra cui l’Ilva - l’ing. Bonaventura Lamacchia ma dopo che un articolo de 'L'Espresso' ne ha rivelato il 'curriculum giudiziario' (falso in bilancio, falso ideologico, evasione fiscale quantificata dalla Guardia di Finanza in oltre 30 miliardi, bancarotta fraudolenta e tentata estorsione ecc.) è stato sospeso dall'incarico dallo stesso ministro che ha deciso di fare "accertamenti amministrativi" in relazione al ruolo di Lamacchia come componente della Commissione. (L'inchiesta è partita da Radio Popolare Salento e Comitato per Taranto, nota del blogger)
A fronte del disegno di legge della Giunta regionale pugliese per limitare sugli standard europei le emissioni di diossina a Taranto, il ministro Prestigiacomo ha poi respinto le proposte di collaborazione del governatore della Puglia, Nichi Vendola, affermando che "Se questa legge passa, l'Ilva chiude in 4 mesi". Una proposta di legge su cui lo stesso direttore dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, ha espresso grande soddisfazione: "Una legge seria, realistica, che pone fine ad una situazione scandalosa, unica al mondo. Perché l’Italia ha una legge scandalosa che non pone limiti alle emissioni" - ha commentato Assennato. "In qualsiasi parte d'Europa, Slovenia esclusa, l'Ilva fosse stata avrebbe dovuto chiudere o abbassare le emissioni" - ha spiegato il professor Assennato. "Soltanto in Italia esiste una legge con dei limiti così alti".
PeaceLink ha inviato una lettera al Ministro Prestigiacomo nella quale - dopo aver ricordato che la "proposta di legge pugliese prevede che le emissioni di diossina a Taranto rimangano sotto il limite in vigore già da tempo in Friuli Venezia Giulia" spiega al Ministro - attraverso una dettagliata scheda tecnica inviata anche agli organi di stampa - che esiste una tecnologia che "si può montare e far funzionare entro la fine del marzo 2010" anche all'Ilva e quindi "non è vero che l'Ilva chiuderebbe se venisse applicata la legge regionale". "Anzi, aumenterebbe il personale occupato per via di questo nuovo impianto da realizzare e gestire" - sottolinea PeaceLink. "Il problema è solo di volontà politica essendo i costi ampiamente ammortizzabili: del resto non si vede perché se ne debbano far carico le acciaierie nel resto d'Europa e non anche quella di Taranto". E da quel momento il ministro Prestigiacomo tace.
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