Dopo Ambiente Italia delle ultime due settimane, che ha dedicato un ampio servizio al difficile rapporto tra parco e petrolio nella valle dell’Agri in Basilicata, e ai rifiuti, pubblichiamo un contributo di Rocco De Rosa che ritorna sui problemi aperti dell’ambiente e sul rischio inquinamento in una delle realtà di maggior pregio ambientale dell’intero Sud: appunto la Valle dell’Agri, una lingua di terra tra il mar Tirreno e lo Jonio.
La valle dell’acqua, delle colture pregiate, dei grandi meleti e del petrolio. Lo stile giornalistico e la passione di Beppe Rovera, conduttore di Ambiente Italia, lo portano a scavare tra le mille realtà italiane che s’impongono alla cronaca, anche quando la cronaca finge di ignorarle, o le ignora di proposito. E così Ambiente Italia, la storica trasmissione di RAI Tre dedicata alle questioni dell’ambiente, ci propone in queste settimane un viaggio nelle aree protette italiane (anzitutto i grandi parchi nazionali) o anche nei rifiuti, un tema quest’ultimo pesante come un macigno che paradossalmente esplode proprio nel momento in cui scienza e tecnologia hanno fatto significativi passai avanti su questo terreno in cui c’è davvero di tutto: inquinamenti, diossina, disastri ambientali e, non ultimi, gli interessi della criminalità organizzata. In primo piano c’è in questi giorni proprio la Valle dell’Agri, sia per i mille problemi legati al neonato Parco nazionale, sia per il petrolio. Tra l’altro nei giorni scorsi si è diffuso panico tra gli abitanti che vivono ai piedi di Viggiano, la capitale del petrolio, per un forte incremento della fiamma del camino del Centro olio, fenomeno accompagnato da un boato simile a quello di un terremoto. Nella circostanza il personale dell’Eni, munito di maschere e di caschi, si è raccolto davanti al centro (che convoglia il petrolio della valle alla raffineria di Taranto) perché sono scattate appunto le misure di sicurezza. Vari boati, riferiscono gli abitanti della zona, si avvertono nell’area frequentemente. Dal canto suo l’Eni sostiene che non ci sia stata alcuna emergenza. Ma il problema non è solo questo. In primo piano c’è comunque il tema della sicurezza, sul quale forse molto poco finora si è fatto.
Purtroppo in Basilicata manca un forte movimento di opinione che riesca a sottolineare adeguatamente l’esigenza di un rigoroso controllo ambientale, anzitutto, nella fascia di territorio soggetta allo sfruttamento petrolifero. O, meglio, alle coltivazioni di greggio, come dicono i tecnici con un termine meno crudo, ma che non riesce tuttavia a cambiare la realtà delle cose. Monitoraggio non solo da parte dell’Eni. Ma della stessa regione Basilicata, dell’Arpab, dell’Agrobios, un imponente apparato che dovrebbe vigilare appunto sulle conseguenze sul territorio dei grandi inquinamenti. Nonostante questo “spiegamento di forze” la Regione Basilicata ha espletato un bando per affidare a un’impresa specializzata il monitoraggio nelle aree del petrolio e del gas. Questioni da non trascurare, evidentemente. A tutto questo il Commissario del Parco nazionale della Val d’Agri, l’ingegnere Domenico Totaro, ritiene di dover dare delle risposte a partire da un convegno in programma a Moliterno (altro centro della valle) sabato 29 novembre, dedicato alla risorsa Parco e ai giacimenti di idrocarburi in costante crescita nella zona. Sembra ormai prevalere l’idea di affidare al Parco nazionale il compito di una vigilanza costante sull’ambiente: non è certo poca cosa in uno scenario che alimenta ormai da anni tante preoccupazioni e fondate perplessità.
ROCC0 DE ROSA Lucanianews
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