martedì 18 novembre 2008

Come funziona la bonifica di un siderurgico al sud?

ATTENZIONE! Chiediamolo ai napoletani...

Eleonora Gitto per "E' costiera"

Bagnoli aspetta da 25 anni la bonifica



















Slittano i tempi della bonifica: dal 2009 al 2013.
Il motivo di questo slittamento è la gravità della condizione dell’inquinamento del terreno, che non è risultata dai carotaggi che sono stati fatti in precedenza.

Sia per la quantità, che per la qualità della raccolta e dello smaltimento di questi rifiuti nocivi, la bonifica è complessa e costa molto di più per cui la Società ha deciso di costruire 2000 vani al posto dei 1200 precedentemente ipotizzati da vendere ai privati.


Per decenni sono stati sepolti nel terreno di Bagnoli: amianto, scorie di fusione, cadmio e metalli inquinanti. La lenta operazione di bonifica ha impegnato ingenti risorse finanziarie, ma a quanto pare non bastano. Per cui si è deciso di vendere suoli e vani a privati.

Bagnoli, ex Italsider
Bagnoli, ex Italsider
BagnoliFutura fa riferimento alla Società di trasformazione urbama (STU) copartecipata da Regione Campania, Provincia e Comune di Napoli, che dal 2002 gestisce il progetto di riconversione dell'area di Bagnoli, il quartiere di Napoli che fino al 1991 ha ospitato l'enorme complesso industriale dell'Italsider. Per estensione, il termine indica l'intero progetto e anche la nuova zona che sorgerà nell'area ex Italsider.

Nel 1994 e con delibera CIPE il Governo stanziava per Bagnoli circa 400 miliardi di lire. Sono l’Ilva, prima, e la Bagnoli S.p.A., successivamente, a occuparsi della dismissione soprasuolo.

Nel 1997 la Bagnoli S.p.A. inaugurava la fase di bonifica del sottosuolo, attraverso sondaggi geognostici e geofisici e campionamenti di acque e terreni. I risultati riscontrati erano allarmanti. Veniva riscontrata nel sottosuolo un'ampia presenza di metalli pesanti (arsenico, piombo, stagno, vanadio, zinco), mentre nelle acque vengo rilevate tracce superiori alla norma di ferro, manganese e idrocarburi.

Nel 2001 il Comune di Napoli acquista gli spazi occupati un tempo dalla grande industria, nasce così la BagnoliFutura.

Non solo Italsider, ma anche l’area ex Eternit, pesantemente inquinata per la presenza di amianto. Il valore dei suoli fu stimato in 62 milioni di euro e questi furono acquistati a debito, con ipoteche sui territori acquistati e relativi interessi.

Il piano finanziario legato a Bagnoli Futura prevedeva costi iniziali da sopportare per ricavare in seguito denaro dalla rivendita dei suoli acquistati e trasformati.

Bagnoli, Italsider
Bagnoli, Italsider
Iniziò il lento lavoro di bonifica dei suoli. Settantacinque milioni di euro furono destinati dal Parlamento con la Finanziaria 2000 per la bonifica di Bagnoli. A quel finanziamento s’è poi aggiunto un modesto finanziamento regionale.

Siamo un sito di interesse nazionale di bonifica e i nostri lavori procedono a stretto contatto col Ministero dell’Ambiente. Per ogni terreno bonificato necessità di un certificato di avvenuta bonifica, conseguibile solo previo esame ministeriale. Che, se non superato, impone ulteriori interventi finalizzati al raggiungimento dei (pur bassi) parametri ambientali fissati dal ministero”- dichiarava Emanuele Imperiali, portavoce della BagnoliFutura - “esempio di riconversione, nel cuore del Mezzogiorno, che insegna come salute e lavoro non sono forse opposte e incompatibili possibilità”

Gli obiettivi della Società erano la bonifica del territorio e l’inizio dei lavori per rendere possibile la realizzazione delle opere previste dal PRG su quel territorio: un grande albergo, un parco, un acquario per le tartarughe, la città dei giovani e la valorizzazione definitiva della spiaggia e del litorale tra Coroglio e Pozzuoli. In quel territorio già si era insediata Città della Scienza, ristrutturando e riutilizzando i vecchi impianti della Federconsorzi.

Si aspettavano solo i risultati, invece, nel 2006, Rosa Russo Iervolino veniva rieletta sindaco, Rocco Papa scambiava il suo ruolo con Santangelo, cambiava il consiglio di amministrazione di Bagnoli Futura, senza che nulla fosse stato fatto.

Big bag
Big bag
In presenza di contaminazioni da amianto è necessario procedere all’inserimento di materiali e terreni in enormi bustoni, Big bag, segnati da una lettera A, da conferire poi a discariche speciali e, a quanto pare il ritardo, secondo Bagnoli Futura, è da imputare proprio all’errata procedura di tale operazione che ha visto l’intervento della magistratura.

Infatti a fine ottobre la BagnoliFutura informava che “i ritardi nei lavori di bonifica in corso riguardano l’area ex Eternit, dove c’è l’amianto, pari a 15 ettari su complessivi 185, quindi equivalente all’8% del totale dei suoli consegnati alla De Vizia, mentre negli altri lotti procedono regolarmente […] I ritardi nell’esecuzione della bonifica da parte della ditta appaltatrice De Vizia nell’area dell’amianto sono in parte motivati:

1) C’è stato un sequestro da parte della magistratura di 70 Big Bags, contenitori per trasportare l’amianto in sicurezza a discarica specializzata, su un totale di oltre 4mila finora riempiti.
2) La ditta appaltatrice De Vizia ha cambiato l’impresa subappaltatrice.

3) Conseguentemente è stato necessario rielaborare il piano di lavoro della bonifica dell’amianto, che è stato definitivamente approvato dalla Asl a luglio scorso…”.

Pochi giorni fa il Consiglio comunale di Napoli, ha cominciato a discutere, tra mille polemiche, delle decisioni assunte dalla Società in merito ai tempi ed alla consistenza economica della complessa operazione di risanamento e riuso del territorio di Bagnoli.

BagnoliFutura
BagnoliFutura
Insomma a distanza di 25 anni (la vicenda della chiusura degli impianti siderurgici di Bagnoli è cominciata nel 1983) l’intero quartiere di Bagnoli è ancora in attesa della bonifica ambientale dei suoli e delle acque.

I progetti e gli interventi restano, al momento, solo sulla carta e a giudicare dai finanziamenti fin qui erogati, questo puro esercizio intellettuale, difficile da rendere nella pratica concreta, è pagato in modo consistente.

Per andare avanti, la Società prevede di utilizzare i Fondi Europei, che però non basteranno a coprire i costi della bonifica che sono tanto lievitati, per cui bisognerà procedere a vendere una parte dei suoli ai privati.

Poiché i finanziamenti europei previsti per le opere serviranno a pagare quasi tutta la bonifica e non basteranno più a completare le opere, la Società ha deciso di consentire la costruzione di 2000 vani al posto dei 1200 precedentemente ipotizzati.

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