martedì 4 novembre 2008

Da Taranto alla Tyssen di Torino

Fonte: La Nuova Ecologia

Ancora emergenza all’Ilva di Taranto. E non solo per i problemi di inquinamento causati dall'acciaieria. Ora duemila operai rischiano di trovarsi in cassa integrazione dal primo dicembre e per tredici settimane, mentre l’Associazione italiana leucemie e Peacelink accusano l'azienda di rilasciare sostanze radioattive. Dal canto suo la proprietà ha chiesto 100mila euro di risarcimento danni alla coordinatrice di Taranto di Slai Cobas, per una scritta comparsa sui muri della fabbrica nel 2006.

CASSA INTEGRAZIONE. Le tredici settimane di cassa integrazione a partire dal primo dicembre per 2.028 operai, sono state annunciate il 30 ottobre scorso dal responsabile delle relazioni industriali dell’azienda durante un incontro con i sindacati. Il gruppo Riva, proprietario dello stabilimento, ha preso la decisione a causa della grave crisi che sta attraversando il settore, e che potrebbe lasciare invenduta la metà della produzione di tubi e colis.Già da alcune settimane una parte sostanziale della produzione dell’azienda è stoccata nell’area portuale ed era già stata concordata una turnazione di ferie forzata per 180 dipendenti, ma ora le Rsu hanno chiesto qualche giorno per esprimere un parere e si terranno alcuni incontri tra sindacati e proprietà.
IL LIBRO DEI BAMBINI. Nel frattempo il presidente della Regione fa sapere che ha inviato un libro "particolare" al presidente del consiglio. "I bambini di Taranto mi hanno scritto duemila lettere per ricordarmi i tanti morti da malattie terminali presenti in quella città a causa del forte inquinamento ambientale. Io ci ho scritto sopra un libro, che ho inviato al presidente del Consiglio Berlusconi".
RISCHIO RADIOATTIVO? Le malattie terminali di cui parla il presidente della regione Puglia potrebbero essere causate da materiale radioattivo presente nei camini dell’Ilva, almeno secondo l’Associazione italiana leucemie (Ail) e Peacelink. Le due associazioni hanno inviato a Vendola e al ministro dell’Ambiente una lettera nella quale chiedono di verificare se questa problematica sia presente nel capoluogo jonico, già così colpita dall’inquinamento dell’aria proprio a causa dell’Ilva. "Nelle acciaierie del Regno Unito - osservano gli ambientalisti - hanno verificato che dai camini della diossina può uscire una significativa quantità di Piombo 210 e Polonio 210, isotopi radioattivi derivanti dal decadimento dell'Uranio 238, e le misurazioni della radioattività hanno dato valori superiori alla soglia di rilevanza". Gli impianti di agglomerazione di Taranto appartengono alla stessa “famiglia” di quelli inglesi e se il governo britannico si è preoccupato della salute dei cittadini sia per la diossina sia per la radioattività prescrivendo limiti che in Italia non sono mai entrati in vigore" gli ambientalisti chiedono di "controllare che anche a Taranto non vi sia questo pericolo radioattivo applicando, nel caso, il principio di precauzione che interviene quando in campo scientifico emerge un ragionevole dubbio".
DA TARANTO ALLA TYSSEN. La proprietà ha deciso di reagire a questa situazione andando all’attacco, a Margherita Calderazzi è stato chiesto un risarcimento di 100 mila euro per i danni causati dalla scritta «Riva assassino» comparsa nel 2006 sui muri degli stabilimenti. I lavoratori di tutta Italia stanno inviando alla coordinatrice dello Slai Cobas di Taranto messaggi di solidarietà. Dalla Dalmine di Bergamo, agli stabilimenti di Marghera, all’Enichem di Ravenna e dagli operai precari di Palermo fino agli operai e ai familiari della ThyssenKrupp il mondo del lavoro nel settore acciaio si sta stringendo attorno a Margherita Calderazzi. "Stiamo organizzando - conclude il comunicato dei lavoratori e familiari della Thyssen - in occasione dell'anniversario della strage, il 6 dicembre, una manifestazione nazionale a Torino contro le morti sul lavoro, a cui parteciperà da Taranto una delegazione di operai Ilva".

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