martedì 10 settembre 2013

Tra il dire e il fare

Ilva, l'operaio scende dal tetto, minacciava di lanciarsi nel vuoto

E' sceso dal tetto e sta bene. Pericolo scampato per uno dei lavoratori della ditta d'appalto Mr, che insieme ad operai e dirigenti dell'Usb (Unione sindacale di base), da ieri sta manifestando sul tetto della direzione dello stabilimento Ilva di Taranto, e nelle prima ore della mattina aveva minacciato di lanciarsi nel vuoto. "Disperato - è detto in un comunicato - non sa più cosa fare e vorrebbe fare un gesto eclatante".
FOTO / La protesta degli operai - L'ARTICOLO
Sono 50 gli operai della ditta privata licenziati dopo l'incidente del 28 febbraio scorso in cui morì l'operaio Ciro Moccia. La mobilitazione, con sciopero a oltranza, è stata indetta anche per protestare contro il recente licenziamento di Marco Zanframundo, operaio del reparto Mof (Movimentazione ferroviaria) e dirigente Usb, a cui l'azienda ha contestato la violazione delle misure di sicurezza sul luogo di lavoro, "contro le discariche, contro un sistema - è spiegato nel volantino dell'Usb - che ci uccide e che ci licenzia".
Un'altra morte sul lavoro, sarebbe secondo gli operai la reale causa del licenziamento di Zanframundo: è quella di Claudio Marsella, collega di Zanframundo nel reparto ferroviario, rimasto schiacciato lo scorso ottobre nella manovra di aggancio tra motrice e convoglio. Il delegato dell'Usb all'indomani della tragedia denunciò le scarse condizioni di sicurezza: questo secondo il sindacato sarebbe il reale motivo del suo licenziamento.
Il sindacato di base denuncia anche "l'ennesimo tentativo di screditare lo sciopero. Alcuni capetti chiamano gli operai al lavoro dicendo che lo sciopero non è legittimo. E' la solita minestra riscaldata. Non molleremo - osservano - sino a soluzione del problema".
Intanto un gruppo di cittadini, lavoratori e rappresentanti di comitati, associazioni e movimenti, ha iniziato un presidio permanente nella piazza antistante il Municipio di Taranto, in piazza Castello, per denunciare le problematiche ambientali legate all'Ilva. "Una iniziativa - è detto in una nota del presidio chiamato Fuori dal Comune - che nasce spontaneamente dalla rabbia di chi non è più disposto a rassegnarsi alla morte causata dall'inquinamento e ad assecondare questo sistema pluridecennale di potere responsabile di malattie, morte e disoccupazione".
I manifestanti chiedono alle "istituzioni tutte, a cominciare da quelle locali" di discutere con la cittadinanza e accogliere una serie di richieste. Innanzitutto, "l'immediato e concreto recepimento e conseguente attuazione, da parte del consiglio  comunale, delle richieste espresse attraverso la campagna di raccolta firme sul Rischio sanitario a Taranto, per garantire a tutti i cittadini sani l'esenzione totale del ticket sanitario per le patologie legate all'inquinamento".
Inoltre i cittadini sollecitano la "revoca dell'Aia all'Ilva", il "blocco delle autorizzazioni all'uso della discarica interna allo stabilimento denominata Mater Gratiae" e "l'istituzione immediata, con sede a Taranto, di un tavolo permanente sul problema del  lavoro e dello sviluppo del territorio". Infine, si chiede la "chiusura delle fonti inquinanti e la successiva bonifica del territorio con reimpiego di tutta la forza lavoro". Piena solidarietà viene espressa "nei confronti di tutti quei lavoratori che vengono (da anni) vessati all'interno dell'azienda per le loro battaglie in difesa della salute e della sicurezza sul lavoro".(Rep)

Comune solidarizza con operaio licenziato
 Il Consiglio comunale di Taranto ha votato all’unanimità una delibera in cui si censura l'atteggiamento dell’Ilva a proposito del licenziamento di Marco Zanframundo, operaio del reparto Mof e dirigente dell’Usb (Unione sindacale di base), che aveva presentato una serie di denunce in merito alla sicurezza nello stabilimento. Il Consiglio sollecita il Prefetto, essendo l’azienda commissariata, a intervenire sia sul licenziamento di Zanframundo sia sulla vicenda dei lavoratori della ditta 'Emmerrè estromessa all’indomani dell’incidente in cui ha perso la vita l’operaio Ciro Moccia. E chiede "il ripristino delle condizioni democratiche e delle libertà sindacali all’interno dell’Ilva". In una nota, il coordinatore provinciale dell’Usb Francesco Rizzo esprime soddisfazione per la delibera e si augura "che questa rilevante presa di posizione, volta a tutelare lavoratori e cittadini, trovi riscontro presso Prefettura e Governo".
Anche l’arcivescovo di Taranto, mons.Filippo Santoro, è intervenuto sulla vicenda manifestando "la mia vicinanza e la mia solidarietà a Marco Zanframundo e ai suoi amici, per la difficile situazione in cui si trovano insieme con le loro famiglie". "Come vescovo e pastore non volendo entrare nel merito di questioni politiche e sindacali – scrive nella missiva inviata a Zanframundo – sono convinto della necessità che sia salvaguardato il posto di lavoro e che siano migliorate le condizioni in cui il lavoro si svolge". "E' indispensabile - aggiunge mons.Santoro – che soprattutto sia garantita la sicurezza sul lavoro, perchè incidenti come quelli accaduti a Claudio Marsella e a tutte le altre vittime del lavoro, non abbiano a ripetersi, stroncando vite umane preziose per le loro famiglie e per tutta la società". (GdM)

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