domenica 8 settembre 2013

048 per chi non chiama fuori Taranto!

Invece di intervenire con decisione per proteggere la popolazione di Taranto, dopo anni di ritardo e di silenzio sulle atroci conseguenze dell'inquinamento e dei gravi reati di cui è accusata la dirigenza dell’Ilva, descritte dalle perizie disposte dal Tribunale di Taranto e dallo studio S.E.N.T.I.E.R.I. dell’Istituto Superiore di Sanità, cosa fa una parte della classe politica? Riflette e lavora sulla base di tutti i dati disponibili?
GLI ASSISTITI ASL CON IL CODICE DI ESENZIONE 048
Tra i dati disponibili, uno riguarda il numero di quanti a Taranto usufruiscono di una esenzione dal pagamento dei ticket sanitari identificata con il codice 048, per accertate patologie neoplastiche maligne: si tratta di 8916 residenti, colpiti da queste malattie. E’ un dato sul quale ha richiesto attenzione PeaceLink e su cui riflette il Presidente dell'Ordine dei medici di Taranto in questa intervista:
SE QUESTA E’ SOBRIETA’
Alcuni pensano che quel numero non meriti attenzione e che sarebbe meglio tacere. Rilasciano però dichiarazioni che sembrano voler sollevare un polverone di cui Taranto e le  inquinatissime città italiane non hanno proprio bisogno. Da leggere, al link che segue e notando il tono usato, l'invito alla "sobrietà" dell’assessore regionale alla Sanità pugliese, che riprende le dichiarazioni di un parlamentare del partito Democratico (inviti incomprensibili, se non verranno spiegati, dal momento che il numero diffuso è ufficiale, autentico, non smentito da nessuno): “Basta strumentalizzazioni o screditamenti di una intera città e della sua classe dirigente”… "occorre allontanare gli sciacalli che utilizzano la dolorosa vicenda dei tarantini per farsi propaganda”: 
http://www.cosmopolismedia.it/categoria/8-politica/4446-nardoni-per-taranto-piu-sobrieta-e-meno-spettacolarizzazione.html
 Va ricordato che, dopo decenni di inattività,  sono stati adottati due decreti - legge in pochi mesi (governo Monti, con il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, e governo Letta, con il Ministro Andrea Orlando). Dopo gli innegabili ritardi e il venire alla luce del verminaio di crimine e corruzione cresciuto all’ombra dell’Ilva e dell’incapacità delle istituzioni, potevano essere necessarie leggi speciali per proteggere la popolazione; le uniche norme a effetto immediato, però, hanno paralizzato i soli provvedimenti che tutelavano sul serio la salute dei cittadini: le ordinanze con cui la magistratura aveva disposto il sequestro degli impianti più inquinanti e interrotto la prosecuzione di gravi reati, confermate nelle parti essenziali in tutti e tre i gradi di giurisdizione.
LA POPOLAZIONE DI TARANTO  E’ SEMPRE “FUORI AGENDA”
7 aprile 2012. Medici, farmacisti, paramedici e studenti per difendere  Taranto (foto l. manna)
Il numero delle esenzioni  per tumori a Taranto è ora noto e  disponibile. E’ un dato indicativo ma attuale e immediato. Fa riflettere il fatto che la concentrazione di codici 048 aumenti tra i residenti nel quartiere Tamburi, accanto all’Ilva (1 assistito ogni 18 residenti), mentre diminuisce in un quartiere più lontano (1 ogni 26 residenti), ma si può  operare ogni tipo di verifiche e confronti nel considerare il suo andamento, come si sta facendo in altre realtà (c.f.r. NOTE)
Sui commenti già ricordati c’è poco da dire. Quale convergenza c'è tra quelle dichiarazioni e l’interesse dei cittadini di Taranto? Si rafforza anche ovunque la consuetudine di politici e amministratori – e non c’è rischio che ne provino disagio - di fare blocco contro cittadini, esponenti di associazioni o politici mediaticamente meno visibili, ad esempio richiamando e rafforzando l’uno le dichiarazioni dell’altro.
Limitare o ritenere inopportune  troppe informazioni  non è mai stato nell’interesse dei cittadini. Nel 2007 Emilio Riva, proprietario dell’acciaieria Ilva, già indagato e condannato in più processi e ora indagato per reati come disastro doloso, omicidio e avvelenamento di alimenti, denunciò per procurato allarme a Taranto il presidente di PeaceLink per aver pubblicato dati relativi al mercurio forniti dalla stessa azienda – per legge - a un  Registro pubblico Europeo.
E' difficile non vedere oggi, in questa veemenza, la volontà e comunque l'effetto di spostare l’attenzione dai fatti e di spegnere la luce sull'immagine della popolazione e degli operai in carne e ossa e sulla loro sofferenza. Ogni volta che questa è emersa – grazie a domande di giornalisti e nei pochi confronti pubblici e dibattiti in Parlamento – c’è sempre stata grande attenzione a evitare di affiancarla alle concrete decisioni politiche che si andavano adottando in questi due anni (decisioni che invece riguardano quella sofferenza, dato che sono state consentite modalità di funzionamento degli impianti che le inchieste penali e le perizie chimiche ed epidemiologiche ritengono causa di uno sconvolgente inquinamento del territorio, di malattia e di morte). Quando nel mondo politico si illustrano quelle decisioni, lo si fa "spaziando" più volentieri sui mercati internazionali dell’acciaio e sulle carte geografiche europee, piuttosto che sui profili delle case e scuole che si affacciano sulla "via Grazia Deledda" (quartiere Tamburi, Taranto) o dell’ospedale Moscati, con il suo reparto tumori infantili.
CONOSCENZA  E  “OPEN DATA”  COME RICCHEZZA
Noi siamo convinti che ogni informazione in più è una ricchezza. Ce lo dicono l'esperienza e le persone anche "qualsiasi" incontrate, che in tante delle situazioni che un'associazione ha modo di vivere o conoscere da vicino hanno dato importanti contributi, ogni volta che la loro intelligenza ed esperienza ha incontrato risorse informative di qualità e possibilità progettuali. Le potenzialità sono infinite e non confinate in pochi luoghi eletti 
Ma non basta:  sono proprio le nostre istituzioni e il nostro ordinamento ad essere convinti di questa ricchezza. La Pubblica Amministrazione raccoglie, produce e detiene un’infinità di dati. A parte quanto può dettare il buon senso sull’argomento, le norme europee stabiliscono da anni che queste  informazioni siano valorizzate e rese fruibili. E’ un patrimonio da mettere a disposizione delle altre amministrazioni pubbliche perché svolgano meglio le loro funzioni  e delle varie componenti della società, per soddisfare e stimolare esigenze di ogni tipo: economiche, scientifiche, giornalistiche, politiche, artistiche. La prima direttiva europea è del 2003 (2003/98/CE sul riutilizzo delle informazioni) e sottolinea i profili economici. Le novità normative più recenti e l’Agenda Digitale mettono l’accento soprattutto sulle potenzialità della rete (il termine “Open Data” fa riferimento a informazioni poste on line utilizzando un formato aperto). 
Ma nonostante siano state gettate le basi teoriche di un tale impegno, il ritardo italiano è sempre  forte, sia per ostacoli burocratici, sia per l’approccio culturale - per niente moderno - che caratterizza il rapporto tra amministrazione e cittadini. Molti accettano il ritardo perché hanno poche aspettative, molti – inaspettatamente anche giovani, o studiosi e operatori in contesti che dovrebbero avere più ampi orizzonti – lo coltivano come se fosse redditizio (e se lo è, lo è certo per pochi). Questo atteggiamento diffuso contribuisce a far sembrare fantascienza un obiettivo che è quasi ovvio apprezzare e condividere.
LIBERTA' E RESPONSABILITA'
In molti giovani, timidezza e accettazione della realtà e del suo immobilismo  -  fatto di barriere sociali che continuano ad approfondirsi - sembrano legate anche al nostro modello di istruzione. In un’intervista ascoltata di recente, sullo spunto di un confronto tra l’Università  tedesca e quella italiana, è stato usato lo sgradevole ma efficace termine di  “studentelli”  riferito al modo in cui quest’ultima considera i suoi studenti, laddove il sistema tedesco li vuole assoluti protagonisti della propria formazione e delle attività scientifiche e universitarie, con autonomia e responsabilità. In tante altre nostre realtà, anche la condizione degli adulti regredisce, rendendoli vulnerabili e accondiscendenti.
Ma per fortuna alcuni passi in avanti vengono fatti anche grazie a un sentimento di indipendenza e di aspirazione al rinnovamento pur sempre presente nel  tessuto e nella storia del nostro paese, che si appassiona a cause importanti per la collettività che sarebbe compito di apparati organizzati portare avanti, e si esprime attraverso persone che si scontrano con quegli apparati ma ne cambiano i comportamenti, forzandoli a riprogettarsi su una realtà che non conoscono più.
Probabilmente il nostro sistema di rapporti tra cittadini, amministrazione e politica continuerà ad essere problematico per anni ancora. Ma in qualche punto di quel sistema, ogni tanto, un'occasione e dei protagonisti concreti dimostrano che la disponibilità di informazioni è un valore enorme per la società, aprendo strade di collaborazione sempre più facili da percorrere. Nei settori d'interesse pubblico il valore dei singoli dati viene moltiplicato integrandosi con altre informazioni spesso di grande qualità (ancora tutta da scoprire), se ne allargano i confini grazie anche al valore aggiunto dell'affidabilità, della comunicabilità a tutte le fasce della popolazione e di nuove possibilità di confronto, complici la rete e la maggiore facilità di rapporto con l’estero. Si può così produrre innovazione, migliorare servizi pubblici, offrire nuove opportunità a operatori sociali, imprese e professionisti, ottenere un avanzamento complessivo delle condizioni sociali e intellettuali delle nostre comunità.
POSIZIONI CHIARE  
L'associazione Nimby Trentino a Taranto, il 15 dicembre 2012 (foto f.gravame)
Anche per questo - pur considerando le ragioni supplementari che condizionano i comportamenti nell’episodio concreto, come tutte le volte in cui entrano in gioco la crisi dell’Ilva, i procedimenti penali nei confronti di sempre più indagati e la messa in discussione di un modello economico che accentra risorse e spesso schiaccia o allontana potenzialità e intelligenze – un atteggiamento di retroguardia in questo ambito segnala una particolare inadeguatezza, rispetto al ruolo e alla possibilità che avrebbe invece chi si occupa di politica, di amministrazione o di informazione di favorire i processi di cambiamento e di puntare a un più alto livello di democrazia, di progresso e di giustizia sociale.
La popolazione di Taranto sta soffrendo da anni. Tutto ciò che parla di quella sofferenza noi non lo nascondiamo. Non ci sembra che quando è stato richiesto silenzio ci sia stato mai alcun bene per la gente del Sud. Taranto viene difesa con decisione ed equilibrio, oltre che dalla Magistratura, dagli stessi suoi cittadini e operai, che parlano e si confrontano non sempre senza problemi, lavorano in associazioni e comitati o ne sostengono le iniziative.
LASCIARE TRANQUILLE LE POPOLAZIONI … O LE INDUSTRIE?
Questa sofferenza è ancora più ingiusta perché la popolazione di Taranto viene indotta da più parti ad accettarla.
Due fatti - tra i tanti paradossali, spiegabili solo con la forza di alcuni interessi economici e la diseguaglianza sociale che alimenta – vanno sempre ricordati: 1) nell’analoga situazione di rischio ambientale e sanitario emersa a Genova – Cornigliano, le cokerie, con le loro combustioni ad altissime temperature, sono state fermate, e accordi con l'Ilva hanno assicurato l'impiego dei lavoratori nelle opere di smantellamento e bonifica (a Taranto le cokerie sono ancora a pochi metri da case e scuole e inquinano di più dopo il trasferimento della quota di produzione di Genova); 2) Il 12 ottobre 2012 fu presentato lo studio epidemiologico SENTIERI 2 (aggiornamento del precedente Studio sull’andamento della mortalità per malattie), con un peggioramento relativo a quasi tutte le patologie nel periodo 2003 – 2009. Ma ... i provvedimenti adottati?
Non ci sarebbe molta differenza, oggi, se quei dati non fossero mai stati studiati. Il primo Studio SENTIERI (pubblicato nel 2011 e relativo alla mortalità nel periodo 1995-2002), nei 44 territori considerati - con siti tristemente famosi come Casale Monferrato o Gela, ma anche altri in ogni regione - evidenziava già un aumento di morti  (10.000 morti in più di cui non si riteneva provato del tutto il collegamento con l’inquinamento, ma 3508 morti certamente per inquinamento). In queste zone la gente abita vicino a centrali elettriche, industrie chimiche, raffinerie, inceneritori. Perché questi risultati  – soprattutto quelli dell'aggiornamento "SENTIERI 2" - sono nell’ombra? Più persone, più medici dovrebbero occuparsi delle morti per inquinamento. Più bravi giornalisti dovrebbero pubblicare informazioni e rivolgere più domande al Ministro della Salute.  In casi del genere, non sembra generoso non disturbare le popolazioni di Mantova, di Grado, Cogoleto,  Fidenza, Massa Carrara, Falconara, di Priolo, di Bolzano …  298 comuni e 5 milioni e mezzo di abitanti!
 C'è chi continuerà a tenere in ombra i fatti, chi continuerà a cercarli e a parlarne. Non capiamo sempre cosa vogliano altri. Noi proviamo a seguire questa strada contro il silenzio, incontrando sempre qualcuno in più.
Note: foto di L.Manna e F.Gravame
Le notizie riprese dal Tg1: http://www.youtube.com/watch?v=vAHqieLETfM&feature=youtu.be
Da panorama.it "Ilva e salute, i dati della discordia", di Marino Petrelli (7 sett 2013) - http://scienza.panorama.it/salute/Ilva-e-salute-i-dati-della-discordia
I CODICI 048 IN ALTRE CITTA'
LA SPEZIA - http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Attualita/Casi-di-Neoplasia-la-Spezia-affianca-141302.aspx
BRESCIA - http://passegginorosso.wordpress.com/2013/09/05/salute-pubblica-il-codice-048-e-la-conta-dei-tumori/
BRINDISI - http://noalcarbonebrindisi.blogspot.it/2013/09/brindisi-bene-comune-i-dati-sulle.html?m=1
NAPOLI -"Nella terra dei fuochi e dei veleni ... ", di R. Russo
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2013/31-maggio-2013/nella-terra-fuochi-veleni-dove-cancro-si-chiama-048-2221419732506.shtml
STUDIO SENTIERI 2 (dati presentati dal Ministro Balduzzi)
"Taranto, incidenza tumori maggiore fino al 100%", di m.c. (22 ott 2012)
http://salute24.ilsole24ore.com/articles/14797-taranto-incidenza-tumori-maggiore-fino-al-100

(Peacelink) 

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