martedì 3 settembre 2013

Diritto di replica

Pubblichiamo integralmente la risposta del prof. Assennato al post di ieri, dal titolo: La comunicazione, l'emotività popolare e il sonno della ragione.
Per rispetto del diritto di replica, non anteporremo la nostra controreplica, ma la sintetizzeremo in fondo al post.


Gentili signori del Comitato per Taranto, gentile prof. Marescotti, 

ARPA Puglia non ha rilasciato alcun comunicato sui dati comunicati dal  prof. Marescotti, non avendo istituzionalmente ruolo per farlo Il sottoscritto, soltanto perché “tempestato” di richieste da giornalisti di tutta Italia, ha ritenuto di esprimere la sua opinione, come presidente del comitato scientifico del registro tumori Puglia.
Nelle interviste ho citato un testo prodotto tempo fa da una ASL veneta , la USSL 7 della provincia di Treviso, in cui si evidenziano i seri limiti nell’uso di dati amministrativi come i codici delle esenzioni ticket) nella stima della prevalenza o addirittura dell’incidenza ( e quindi del rischio della popolazione) . Ribadisco
che, secondo me, l’intento del prof. Marescotti era quello di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media sull’eccesso di tumori a Taranto, che è documentato in modo molto serio anche in riferimento alla parziale attribuibilità alle emissioni del complesso siderurgico. Mentre dal punto di vista conoscitivo, i nuovi dati non aggiungono nulla all’evidenza epidemiologica ( già sufficientemente consolidata) costituiscono uno strumento legittimo di comunicazione su cui non ho proprio nulla da dire ( salvo il fatto di
dover impiegare poi molto tempo per rispondere alle richieste dei media, cosa a cui comunque non mi sottraggo). Ribadisco quindi di condividere in toto il testo dei colleghi veneti sull’uso dei dati delle esenzioni ticket come surrogati di dati di incidenza dei tumori, e riaffermo che Taranto per fortuna ha un ottimo registro tumori con dati aggiornati sino al 2009 ( come per quasi tutti i registri tumori italiani). Si rifletta anche sul fatto che evidentemente l’eccesso di tumori ( soprattutto solidi) riflette esposizioni remote (anche oltre 20 anni fa) ed è quindi purtroppo ragionevole ritenere che l’eccesso riscontrato dal registro ( e da Sentieri per la mortalità) sino al 2009 è destinato a durare nel tempo, almeno finchè ( ceteris paribus) non sarà possibile aspettarsi una riduzione per effetto dei recentissimi miglioramenti ambientali.
Tutto ciò ovviamente ha poco a che fare con la valutazione dell’impatto sanitario delle emissioni attuali o di quelle previste nella nuova AIA, oggetto del nostro lavoro ( con ASL ed Ares) di VDS.
In ogni caso, spero vogliate apprezzare l’onestà intellettuale di chi non nasconde mai le proprie opinioni, ancorandole sempre alla più rigorosa evidenza scientifica, per fortuna disponibile a Taranto e tale da non aver bisogno dell’integrazione di ulteriori dati dal minimo contenuto informativo, gestiti peraltro in modo indiscutibilmente eccellente sul piano comunicativo.

Cordiali saluti, Giorgio Assennato

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Vorremmo lasciare che questo piccolo dibattito continuasse nella coscienza di chi ha letto entrambi i post.
Per questo aggiungiamo solo una breve controreplica partendo da quanto di positivo vi emerge.
Innanzitutto ringraziamo il prof. Assennato per la pronta risposta e per quella che appare come una sincera professione di fede scientifica (ce lo auguriamo). Abbiamo anche in quest'occasione già sottolineato come l'ARPA goda ancora della fiducia di tanta cittadinanza, al punto da sperare che i suoi tecnici possano essere messi nelle condizioni di fare di più e meglio. Di più perchè la condizione di Taranto lo richiede con estrema urgenza. Meglio perchè ormai non si tratta più solo di mero controllo (che non sempre in passato ha potuto realizzarsi con la dovuta scientificità) ma di capire che c'è una corresponsabilità etica e professionale nel non mettere in campo tutto quello che è possibile per impedire ai poteri forti e agli interessi di pochi di danneggiare e uccidere.
Per tornare sulla questione dell'articolo e chiuderla. L'espediente del comunicato di peacelink è servito solo a sollevare la questione della comunicazione e la sua prevalenza persino sul dato scientifico in un'epoca di esasperata emotività virtuale.
Ne abbiamo escluso fin dall'inizio l'attendibilità epidemiologica (non occorreva Treviso..) ma volevamo mettere in guardia l'Arpa dal tecnicismo e dalla sterilità manipolabile in cui ci sembra Assennato sia cascato.
Ora sappiamo anche che i tumori cresceranno, per effetto di condizioni ambientali subite per decenni e che saranno più famiglie che li vedranno sorgere in case dove ancora non si sono visti. 
Il male di questa città gode di ottima salute!
Ma cosa sappiamo, ad esempio, degli effetti cumulativi che il potenziamento della Cementir, del raddoppio della raffineria ENI e di Tempa Rossa, l'eventuale incremento del traffico portuale, le nuove discariche imposte per legge, e altre attività potranno produrre insieme a quest'Ilva che viene presentata come un futuro paradiso di fiori ed uccellini? (ammesso che qualcuno ci creda..)
L'Arpa ha tutto il necessario per capirlo? O si celerà dietro la scusa statale dell' "abbiamo fatto il possibile con gli strumenti che avevamo"? Sosterrà (sul piano delle evidenze scientifiche) le ragioni risarcitorie o semplicemente di  trattamenti adeguati mosse da chi chiede consapevolezza e dignità?

 

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