martedì 3 settembre 2013

E intanto Riva continua a produrre e guadagnare...


Bondi: un esperto millenario nel prender tempo. 
Ora si aspetta un suo cenno...  


Piano Ilva, Bondi prende tempo 

Per il piano industriale dell’Ilva bisognerà attendere ancora. Se ne riparlerà a novembre. Questo, in sintesi, l’esito dell’incontro svoltosi ieri nella sede di Federmeccanica a Roma fra il commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi e i rappresentanti dei sindacati nazionali, locali e territoriali dei metalmeccanici.
Una lunga attesa a cui è seguita una grande delusione, anche se i sindacati commentano in maniera diversa la riunione. Secondo Mario Ghini della Uilm il rinvio ad ottobre «è un fatto che non ci fa stare tranquilli. Non vorremmo che l’attenzione sia tutta sull’applicazione dell’Aia e vengano sottovaluti gli investimenti in sicurezza, ricerca e sviluppo verso nuovi prodotti, necessari per riconquistare fette importanti di mercato».
Ghini riferisce inoltre che nel corso del confronto è emersa la necessità, da parte del Commissario straordinario, di reperire le risorse per dare applicazione agli interventi previsti dall’Aia, ricercando quegli spazi di mercato che erano in capo all’Ilva prima delle vicissitudini giudiziarie. «Riteniamo che questo impegno non sia sufficiente; è invece necessario – dice il sindacalista – guardare a questa fase come una importante opportunità per rendere l’Ilva ecocompatibile, ma anche efficiente e produttiva, in grado cioè di garantire all’azienda siderurgica un futuro basato su livelli occupazionali importanti». Nell’incontro la Uilm ha posto al Commissario straordinario la necessità che «siano rispettati i tempi della presentazione del piano industriale, che siano definiti, oltre agli interventi previsti dall’Aia, anche gli interventi ordinari e straordinari per il mantenimento produttivo del Gruppo, e il coerente sostegno ad investimenti in ricerca e sviluppo. E’ inoltre necessario che la riduzione della capacità produttiva prevista dalle disposizioni dell’Aia rispetto alle attuali non sia penalizzante per i livelli occupazionali, sui quali come Uilm non siamo disponibili a fare sconti a nessuno. Diventa, quindi, indispensabile che i tempi di realizzazione del piano industriale siano rispettati e che il suddetto piano, oltre agli impegni verso l’Aia, contenga anche azioni e investimenti sul mantenimento della capacità produttiva e del livello occupazionale del Gruppo».
Secondo il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli, dalla riunione sono emerse alcune novità importanti. «L’azienda sta recuperando sul fronte commerciale visti i drammatici dati di giugno e maggio in cui Ilva ha dimezzato i risultati rispetto a settembre 2012 e che parrebbero in forte recupero. Inoltre il Commissario ha confermato la possibilità di ottemperare alle prescrizioni dell’Aia previste per il 2013 senza necessità di proroghe e il massimo impegno per la realizzazione di quelle previste per il 2014 e 2015. L’importo complessivo dell’Aia è stata quantificata in un ammontare di circa 1,5-1,8 miliardi».
Sono tre le linee finanziarie a cui il commissario Bondi può far ricorso: istituti di credito, Bei (Banca europea per gli investimenti) e Unione europea. «Ma prima dell’ok delle banche – spiega Bentivogli – è necessario che l’Ilva recuperi lavoro e commesse dalle grandi aziende italiane che nel frattempo si sono rivolte all’estero. Serve uno sforzo affinchè l’azienda snellisca le sue immobilizzazioni riallineandosi alle modalità di processo alle aziende a flusso teso».
Al prossimo incontro, previsto per metà novembre, sarà fondamentale, secondo la Fim Cisl, «avere un quadro delle risorse finanziarie sia per l’attuazione del piano industriale sia per l’Aia (l’Autorizzazione integrata ambientale), sia per il rilancio competitivo dell’azienda. E’ stata esclusa dal commissario un’integrazione strutturale con la Lucchini di Piombino, immaginando qualora il mercato ripartisse un supporto solo temporaneo».
Per la Fim Cisl, «far ripartire Taranto è una sfida che il Paese deve assolutamente vincere, serve un cambio di passo sul fronte dell’ambientalizzazione, e dimostrare che è possibile produrre acciaio di qualità in maniera eco-sostenibile. Per l’attuazione dell’Aia ci sono 36 mesi e nonostante i ritardi l’azienda è in grado di recuperarli entro il 2013 e stare nel cronoprogramma anche nei due decisivi anni seguenti. Su questa azienda e questo settore si gioca la credibilità del paese, quella che lo pone di fronte al continuo bivio tra la soluzione dei problemi e le polemiche fuorvianti che a Taranto hanno fatto la fortuna dei polemisti a scapito di ambiente, cittadini e lavoratori». (CdG)

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