Tanta retorica e la solita spintarella di Pirro all'Ilva in nome del parassitismo siderurgico di Taranto...
(quotidianopuglia.it)
E’ la Puglia il punto d’arrivo nel Sud Europa del gasdotto South Stream, al centro dell’accordo Italia-Russia, siglato nei giorni scorsi a Mosca, dall’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, e dal presidente di Gazprom, Alexei Miller.
Il gas, partendo dalla Russia e passando sotto il Mar Nero, a 2000 mt di profondità (l’appalto per il trasporto è stato già vinto da Saipem, gruppo Finmeccanica), arriverà in Bulgaria e da qui biforcherà il suo percorso: una parte andrà a Nord verso l’Austria; un’altra andrà a Sud. Passando per la Grecia e viaggiando sotto l’Adriatico avrà per terminale la Puglia. Lo ha sottolineato Mauro De Bonis, giornalista di Limes, intervenendo al 1° forum italorusso, ospitato dalla Camera di Commercio e promosso dallo Sportello Russia dell’Aicai, diretto da Rocky Malatesta, in collaborazione con la Camera di Commercio Italo Russa e l’AssoApulian. De Bonis ha poi aggiunto: “L’interdipendenza eurussa si spiega così: i nostri soldi per la sua energia. Conviene ad entrambi, forse un po’ di più a noi, perché contribuendo al sostentamento e allo sviluppo della Federazione russa, ne evitiamo possibili e traumatici tracolli”. L’EuRussia comincia così a muovere i primi passi. E lo fa sul fronte energetico dando un ruolo importante all’Italia, porta d’Europa ed alla Puglia, che di quella porta è indubbiamente avamposto. “L’intesa South Stream - ha detto Evgeny Utkin, economista e giornalista russo - prevede l’ampliamento della capacità di trasporto del gasdotto da 31 a 47 miliardi di metri cubi di gas l’anno e questo farà del porto di Bari un importante hub energetico”. Non solo. “La costruzione del gasdotto – ha evidenziato Federico Pirro, professore di Storia dell’Industria all’Università di Bari – apre importanti prospettive per il territorio, ed in particolare per l’Ilva di Taranto, che ha già prodotto in passato tubi per metanodotti e oleodotti sottomarini.
E’ proprio la tenuta di queste commesse che consente all’Ilva di Taranto di ridurre la cassa integrazione”. Ma a Bari, la Russia dei grandi affari energetici, da qualche tempo è di casa. Gazprom Neft ha acquisito nelle scorse settimane un impianto che produce nel capoluogo olii e lubrificanti, di proprietà di Chevron Italia. L’Unione Europea trova nelle grandi forniture energetiche una delle sue cerniere con la Russia. “L’Europa orientale è un’opportunità per le imprese. – ha asserito Stefano Cordero di Montezemolo, docente di Economia all’Università di Firenze e presidente Academy of Italia MBAs - La prospettiva è che questo rapporto possa coinvolgere sempre di più le piccole e medie imprese. Bisogna implementare l’imprenditorialità nella Federazione e creare un sistema economico allargato, creando dei distretti industriali italiani in Russia”.
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