giovedì 25 giugno 2009

La moda del CDR-Q

Nel dibattito sul piano provinciale dei rifiuti scoppia la moda del CDR-Q, ovvero il Combustibile Derivato dai Rifiuti di Qualità elevata. Pare il toccasana che risolve tutti i problemi: non inquina, non grava sulla spesa per lo smaltimento, produce energia che viene addirittura definita "rinnovabile".
Per sfatare questo mito basta informarsi velocemente ed in 3 minuti si viene a scoprire che:

- Non è vero che non inquina ma semplicemente inquina meno dal momento che è più selezionato. E' ovvio! Però inquina anche quello! sia in termini di emissioni sia in termini di smaltimento delle ceneri (ricordiamo che i rifiuti non scompaiono negli inceneritori ma diventano ceneri ovvero rifiuti speciali altamente inquinanti da smaltire nelle care vecchie e nuove discariche di cui è pieno il tarantino)

- Come combustibile ha un rendimento superiore al CDR ma notevolmente inferiore ai combustibili fossili per cui viene usato in co-combustione e la sua convenienza è derivata dall'assimilazione "illegale" a fonte rinnovabile che apre le porte (in Italia) ai finanziamenti da cip6 e altri aiuti di stato agli speculatori

- Dal momento che il 50% del CDR-Q viene da biomasse ed il resto da rifiuti misti, si tratta in ogni caso di un materiale che, se assimilato ad un combustibile industriale e sovvenzionato, sarà richiesto dalle aziende e avvallerà l'apertura di nuovi inceneritori con la scusa del minore impatto. Oltre agli effetti sulla salute, ciò comporterà un ostacolo fortissimo verso lo sviluppo di un sistema di raccolta differenziata efficace. In questo modo si brucia ricchezza che altrimenti ricadrebbe sulle classi meno abbienti a favore di industriali e speculatori.

- Visti i precendenti storici e l'attualità di quotidiane denunce di cittadini e aperture di inchieste, non è possibile, in un Paese dove i controlli sono semplicemente ridicoli e le sanzioni inesistenti, fidarsi dell'effettiva qualità e della composizione di questa miscela.

- l'uso del CDR-Q nei cementifici (che non sono soggetti ai limiti di emissioni e ai controlli degli inceneritori) apre la porta ad una pista d'oro per il riciclaggio di rifiuti tossici e l'incenerimento con grave danno per l'ambiente e la salute

- certo, bisogna fare attenzione perchè la monnezza e gli escrementi sono sicuramente "rinnovabili", dal momento che se ne producono continuamente, ma questo non centra niente con il concetto di fonte rinnovabile per la produzione energetica. La sentenza della corte di Giustizia Europea emessa il 22 dicembre 2008 a proposito della causa C‑283/07 (riportata sotto) e resa nota qualche giorno fa, chiarisce appunto che l’Italia non deve adeguare i rifiuti e il ferro a materie prime e che nel caso dei primi questi non sono da bruciare nei termovalorizzarori come fossero metano o carbone.
I rifiuti sono e restano tali e non vale “trasformarli” per legge in qualcosa che non sono, solo per destinarli ad un termovalorizzatore e la Corte ribadisce che:

Ebbene, il CDR‑Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903‑1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili.

Ancora una volta i cosiddetti termovalorizzatori non servono a produrre energia ma a bruciare rifiuti essendo nient'altro che pericolosissimi inceneritori. Comunque si voglia chiamarle, le balle che ci andranno a finire dentro sono solo un ammasso di rifiuti (e come tali andrebbero trattati) e non carburante!

Corte Europea_causa C 283 07

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