Michele del Comitato per Taranto ha letto sul palco una lettera rivolta soprattutto ai presenti e futuri amministratori :
TRE VOLTE SEVESO. QUESTA È OGGI TARANTO, MISURATA IN DIOSSINA. LO DICONO I NUMERI.
Questo scriveva Carlo Vulpio in un articolo pubblicato nel Corriere della Sera il 9/04/08. E’ passato poco più di un anno, ma la questione delle diossine non è stata ancora risolta. Nonostante sia stata approvata la buona legge regionale, ancora i tarantini sono costretti a convivere con la diossina: diossina nel formaggio, nell’acqua, nelle pecore ed ora diossina anche nelle uova delle galline in un allevamento a 7 Km dallo stabilimento dell’Ilva di Taranto, nella zona vicino all’Ipercoop, zona che ospita un quartiere densamente popolato: il quartiere Paolo VI.
La diossina è intorno a noi, la respiriamo, la mangiamo, ci conviviamo ed è in buona compagnia di metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, ossidi di azoto, zolfo, benzene in quantità da primato. E la diossina è dentro di noi: non è una novità. La domanda che ci possiamo porre non è se c’è diossina dentro di noi? Ma quanta diossina c’è dentro di noi? Nel latte delle nostre mamme? La diossina è oramai in tutto il mondo ma è lecito pensare, come dimostrano molti studi, che la diossina è più presente in quanti vivono vicino alle fonti di inquinamento. Ma chi sta facendo i controlli sul tenore di diossina nel corpo dei Tarantini a distanza di un anno di tempo? Ora si scopre che la diossina si trova nelle uova delle galline e chissà forse ne scopriremo la presenza nel sangue dei nostri bambini.
Ma questo non è dato saperlo: meglio non indagare, fare analisi, monitorare. Meglio non accendere quei focolai allarmistici che possono poi trasformarsi in cortei, manifestazioni di protesta con cui bisogna confrontarsi, e a cui bisogna dare risposte come è avvenuto dal 29 novembre 2008.
E se c’è chi è distratto e indifferente alle sorti della propria città, c’è per fortuna anche chi denuncia uno stato di intollerabile sofferenza umana: quella dei decessi, non delle povere pecore abbattute per la presenza di diossina nel loro corpo, ma dei decessi dei tarantini per tumore polmonare, ad esempio, o più semplicemente la sofferenza di quanti devono scontare quotidianamente la condanna a vita per una malattia infiammatoria cronica o acuta. E questi ultimi non sono qualche centinaio di concittadini ma stando alle ultime statistiche rappresentano la maggior parte della popolazione. Ne abbiamo almeno uno in ogni famiglia.
E’ necessario rispondere, con degli interventi immediati, ai dati forniti dall’Istituto Superiore della Sanità in un rapporto relativo a casi di tumori nel comune di Taranto. Dallo stesso emerge che per il tumore polmonare esiste “un’associazione statisticamente significativa con la distanza della residenza principale delle acciaierie”.
Chi risponde di questi dati che si traducono in decessi per inquinamento?
Servono risposte urgenti che si concretizzino in interventi concreti, come il potenziamento dell’Arpa Puglia ad esempio e la garanzia che possa continuare a funzionare senza dover elemosinare volta per volta i fondi necessari. Apprezziamo le dichiarazioni del Presidente Nichi Vendola sullo stato di criticità dell’Agenzia regionale: “tra pochi giorni ci assumeremo le nostre responsabilità”. Stiamo a contare, presidente.
Ma nel frattempo chiedo a lei, al presidente della Provincia e al nostro Sindaco, quando mai potremo leggere su un monitor da casa nostra quale e quanti inquinanti stanno emettendo in tempo reale, o quasi, ogni ciminiera industriale di Taranto? E non si venga a raccontare che ciò non è possibile perché ad Hamilton in Canada dove è presente il maggior polo industriale produttivo dell’acciaio di quella nazione, ciò lo si fa da anni.
Quando potremo leggere su un sito istituzionale quali e quanti campionamenti vengono effettuati nel nostro mare e sulla nostra produzione ittica e sui nostri mitili? E con quale esito?
E intanto noi stiamo qui a Taranto a respirare, a mangiare, bere metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, ossidi di azoto, zolfo, benzene e diossina.
Inceneritori pubblici e privati – discariche che nascono come funghi velenosissimi e si ampliano mentre la raccolta differenziata è al minimo italiano – raffinerie - cementifici – acciaierie – (antenne – un porto mercantile) ed un arsenale militare – sono questi alcuni degli impianti inquinanti con cui dobbiamo convivere e che i potenti, dall’alto con il ricatto occupazionale ci costringono a tenere privi dei sistemi elementari, necessari ad assicurare il controllo delle emissioni e della salubrità dell'ambiente circostante.
Questi potenti hanno nomi e cognomi e non sono solo i noti industriali, sono anche tutti coloro, anche politici, che hanno svenduto questa città a logiche di colonizzazione con scelte disastrose che vanno poi a ricadere sul nostro territorio e irrimediabilmente sulle nostre vite e su quelle dei nostri figli.
Rinnoviamo la nostra stima a Carlo Vulpio che il Comitato per Taranto ha reso noto alla città di Taranto l'anno scorso in occasione dell'uscita del suo libro Roba Nostra, giornalista che ha avuto il coraggio di diffondere quello che troppe persone interessate, non vogliono che si sappia qui a Taranto: ha spiegato cosa si nasconde dietro la bella immagine di Taranto, la città delle nuvole che alcuni attivisti del Comitato per Taranto spesso e volentieri hanno immortalato nelle diverse tonalità. Lo ha spiegato non solo a noi tarantini, ma lo ha denunciato attraverso i suoi articoli ed ora attraverso questo libro: un viaggio nel territorio più inquinato d’Europa.
Ci auguriamo che i presenti e futuri amministratori lo leggano per riflettere su come rimediare agli scempi già prodotti, e sulle scelte che si appresteranno a fare. Perché questo territorio ammalato, venga finalmente sanato e soprattutto rispettato. Perché questo territorio, noi ed i nostri figli abbiamo diritto ad avere un futuro.
Il Comitato per Taranto
La diossina è intorno a noi, la respiriamo, la mangiamo, ci conviviamo ed è in buona compagnia di metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, ossidi di azoto, zolfo, benzene in quantità da primato. E la diossina è dentro di noi: non è una novità. La domanda che ci possiamo porre non è se c’è diossina dentro di noi? Ma quanta diossina c’è dentro di noi? Nel latte delle nostre mamme? La diossina è oramai in tutto il mondo ma è lecito pensare, come dimostrano molti studi, che la diossina è più presente in quanti vivono vicino alle fonti di inquinamento. Ma chi sta facendo i controlli sul tenore di diossina nel corpo dei Tarantini a distanza di un anno di tempo? Ora si scopre che la diossina si trova nelle uova delle galline e chissà forse ne scopriremo la presenza nel sangue dei nostri bambini.
Ma questo non è dato saperlo: meglio non indagare, fare analisi, monitorare. Meglio non accendere quei focolai allarmistici che possono poi trasformarsi in cortei, manifestazioni di protesta con cui bisogna confrontarsi, e a cui bisogna dare risposte come è avvenuto dal 29 novembre 2008.
E se c’è chi è distratto e indifferente alle sorti della propria città, c’è per fortuna anche chi denuncia uno stato di intollerabile sofferenza umana: quella dei decessi, non delle povere pecore abbattute per la presenza di diossina nel loro corpo, ma dei decessi dei tarantini per tumore polmonare, ad esempio, o più semplicemente la sofferenza di quanti devono scontare quotidianamente la condanna a vita per una malattia infiammatoria cronica o acuta. E questi ultimi non sono qualche centinaio di concittadini ma stando alle ultime statistiche rappresentano la maggior parte della popolazione. Ne abbiamo almeno uno in ogni famiglia.
E’ necessario rispondere, con degli interventi immediati, ai dati forniti dall’Istituto Superiore della Sanità in un rapporto relativo a casi di tumori nel comune di Taranto. Dallo stesso emerge che per il tumore polmonare esiste “un’associazione statisticamente significativa con la distanza della residenza principale delle acciaierie”.
Chi risponde di questi dati che si traducono in decessi per inquinamento?
Servono risposte urgenti che si concretizzino in interventi concreti, come il potenziamento dell’Arpa Puglia ad esempio e la garanzia che possa continuare a funzionare senza dover elemosinare volta per volta i fondi necessari. Apprezziamo le dichiarazioni del Presidente Nichi Vendola sullo stato di criticità dell’Agenzia regionale: “tra pochi giorni ci assumeremo le nostre responsabilità”. Stiamo a contare, presidente.
Ma nel frattempo chiedo a lei, al presidente della Provincia e al nostro Sindaco, quando mai potremo leggere su un monitor da casa nostra quale e quanti inquinanti stanno emettendo in tempo reale, o quasi, ogni ciminiera industriale di Taranto? E non si venga a raccontare che ciò non è possibile perché ad Hamilton in Canada dove è presente il maggior polo industriale produttivo dell’acciaio di quella nazione, ciò lo si fa da anni.
Quando potremo leggere su un sito istituzionale quali e quanti campionamenti vengono effettuati nel nostro mare e sulla nostra produzione ittica e sui nostri mitili? E con quale esito?
E intanto noi stiamo qui a Taranto a respirare, a mangiare, bere metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, ossidi di azoto, zolfo, benzene e diossina.
Inceneritori pubblici e privati – discariche che nascono come funghi velenosissimi e si ampliano mentre la raccolta differenziata è al minimo italiano – raffinerie - cementifici – acciaierie – (antenne – un porto mercantile) ed un arsenale militare – sono questi alcuni degli impianti inquinanti con cui dobbiamo convivere e che i potenti, dall’alto con il ricatto occupazionale ci costringono a tenere privi dei sistemi elementari, necessari ad assicurare il controllo delle emissioni e della salubrità dell'ambiente circostante.
Questi potenti hanno nomi e cognomi e non sono solo i noti industriali, sono anche tutti coloro, anche politici, che hanno svenduto questa città a logiche di colonizzazione con scelte disastrose che vanno poi a ricadere sul nostro territorio e irrimediabilmente sulle nostre vite e su quelle dei nostri figli.
Rinnoviamo la nostra stima a Carlo Vulpio che il Comitato per Taranto ha reso noto alla città di Taranto l'anno scorso in occasione dell'uscita del suo libro Roba Nostra, giornalista che ha avuto il coraggio di diffondere quello che troppe persone interessate, non vogliono che si sappia qui a Taranto: ha spiegato cosa si nasconde dietro la bella immagine di Taranto, la città delle nuvole che alcuni attivisti del Comitato per Taranto spesso e volentieri hanno immortalato nelle diverse tonalità. Lo ha spiegato non solo a noi tarantini, ma lo ha denunciato attraverso i suoi articoli ed ora attraverso questo libro: un viaggio nel territorio più inquinato d’Europa.
Ci auguriamo che i presenti e futuri amministratori lo leggano per riflettere su come rimediare agli scempi già prodotti, e sulle scelte che si appresteranno a fare. Perché questo territorio ammalato, venga finalmente sanato e soprattutto rispettato. Perché questo territorio, noi ed i nostri figli abbiamo diritto ad avere un futuro.
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