martedì 23 giugno 2009

Legge diossina, ancora chiacchiere e l'Ilva continua...

Pagano (PdL): legge regionale della Puglia troppo restrittiva e ostacola Ilva Taranto

Una legge regionale della Puglia causa difficoltà operative al centro siderurgico di Taranto. Almeno secondo il deputato Alessandro Pagano (PdL) che ha posto un'interrogazione in merito ai limiti fissati dalla legge della Regione Puglia n. 44 del 2008 per le emissioni nell'aria di diossina e furani da parte di insediamenti industriali siderurgici che ostacola l'attività del centro siderurgico di Taranto. Secondo Pagano " il centro siderurgico di Taranto si stava dotando delle migliori tecnologie disponibili per mitigare il proprio impatto ambientale": quindi l'applicazione della legge regionale "produce l'effetto di porre il centro siderurgico in gravi difficoltà produttive ed occupazionali e nell'impossibilità di sostenere la concorrenza delle altre aziende siderurgiche europee e mondiali". Motivi, ad avviso del deputato, validi, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, per sollevare la questione di legittimità Costituzionale della legge regionale della Puglia n. 44 del 2008, dinanzi alla Corte costituzionale.
All'interrogazione ha risposto il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto (nella foto). Pubblichiamo quì di seguito una sintesi della risposta.
La legge regionale della Puglia n. 44 del 2008 ha dettato norme, che, finalizzate alla tutela della salute, dell'ambiente e del territorio, pongono limiti alle emissioni in atmosfera di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani. Essa, in particolare, individua l'ambito di applicazione e dei valori limite di emissione nell'atmosfera per i gas di scarico e detta disposizioni in materia di vigilanza e controllo, imponendo ai gestori degli impianti, fonte di emissione di detti gas, di elaborare un piano per il campionamento dei gas di scarico e di presentano all'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Puglia (ARPA). I limiti massimi di emissione delle specifiche sostanze inquinanti previsti dalla norma regionale sono apparsi sensibilmente più bassi (0,4 nanogrammi a metro cubo) rispetto a quanto stabilito dalla normativa nazionale contenuta nel codice dell'Ambiente di 10 nanogrammi. Sulla base di tali norme, a partire dal 1o aprile del 2009, gli stabilimenti in esercizio, come quello dell'Ilva di Taranto, avrebbero dovuto abbattere le emissioni dal livello attuale fino a 2,5 nanogrammi al metro cubo. Le previsioni regionali sono apparse particolarmente problematiche in considerazione del fatto che l'imposizione di limiti così restrittivi in tempi brevi avrebbe comportato la probabile chiusura di impianti e stabilimenti produttivi, con la inevitabile perdita di numerosi posti di lavoro e quindi con un forte impatto sul tessuto economico e sociale della zona. Per tali ragioni è pervenuto un articolato esposto da parte dell'Ilva di Taranto. Dopo numerosi incontri di mediazione si è pervenuti a un accordo che ha posto le basi per la modifica di alcune parti della legge regionale che consentono di calcolare il valore delle emissioni su base annuale attraverso una procedura basata su almeno tre campagne di misurazione annuale: il valore di emissione derivato da ciascuna campagna sarà ottenuto decurtandolo dell'incertezza pari al 35% del valore stesso. Entro la fine del 2009 l'Ilva, da una parte, ed il Ministero dell'Ambiente e l'Arpa regionale, dall'altra, produrranno uno studio di fattibilità congiunto sull'adeguamento del sito di Taranto ai valori d'emissione stabiliti dalla legge regionale.
Sulla base di detto Accordo, il Consiglio dei Ministri del 20 febbraio 2009 ha quindi deliberato la non impugnativa della legge regionale(Impresa mia).

1 commento:

Anonimo ha detto...

MA L'EVENTUALE INCERTEZZA NON DOVREBBE ESSERE CONSIDERATA COME (+/-)35%. PERCHE' SEMPRE A FAVORE DI CHI CI UCCIDE? NON HO PAROLE