Tutela della salute pubblica gli avvocati in prima linea
• Ancora una richiesta di intervento statale presentata al ministero dell’Ambiente sulla base dell’articolo 309 del decreto legislativo 152 del 2006. Dopo un’ana - loga iniziativa assunta nel novembre del 2007 dal comitato referendario «Taranto futura» (e rimasta purtroppo senza riscontro), e dopo un precedente tentativo attuato da un gruppo di cittadini, tra cui gli stessi avvocati Antonello Leogrande e Angelo Buonfrate, di nuovo in prima linea per sollecitare l’interesse del governo centrale nei confronti del caso-Taranto, dallo studio associato dei due legali tarantini parte una nuova istanza di intervento, fatta propria dal presidente della Provincia, Gianni Florido.
L’articolo in questione prevede che Regioni, Province autonome ed Enti locali, oltre alle persone fisiche o giuridiche, possano attivare la procedura depositando presso le prefetture denunce e osservazioni, corredate da tutta la documentazione a sostegno della tesi della necessità ed urgenza di riparare ai danni ambientali provocati all’ambiente e alla salute pubblica e ottenere «misure di precauzione, prevenzione o ripristino». Nell’istanza messa a punto dallo studio Leogrande-Buonfrate si fa riferimento alla mancata attuazione del Piano di risanamento ambientale del '98, per poi ripercorrere le varie tappe di un lungo percorso caratterizzato da accordi di programma, atti di intesa, attività concordate con la grande industria che non avrebbero, tuttavia, prodotto ancora nulla di concreto per un territorio, i cui abitanti si trovano a dover subire sulla propria pelle le devastanti conseguenze di un inquinamento causa di gravissime patologie.
Una volta depositata istanza e documentazione al prefetto, si aprirà una fase istruttoria che terminerà con una valutazione del ministro dell’Ambiente seguita da una informativa ai richiedenti sui provvedimenti che si intenderà assumere.
Lo studio legale aveva scritto, nell’agosto 2008 al commissario europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, invitandolo ad adottare i provvedimenti utili per la protezione della salute e dei cittadini di Taranto. La risposta è arrivata poco dopo: l’avvio, l’8 maggio 2008, di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per mancato rispetto della direttiva sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento, nota come direttiva «Ippc», secondo cui gli impianti rientranti nel campo di applicazione della normativa (tra cui quelli dell’Ilva) sono tenuti ad operare in conformità alle autorizzazioni integrate ambientali che includono valori limite di emissione basati sulle migliori tecnologie disponibili (le cosiddette Bat).
SABRINA ESPOSITO (La Gazzetta del Mezzogiorno, TA, p.VII)
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