In occasione dell'inaugurazione del nuovo impianto ad urea, quello che dovrebbe consentire di ridurre le emissioni di diossine e di rientrare quindi nei parametri imposti dalla legge regionale, è fissata per domani 1 luglio davanti ai cancelli della direzione dell'Ilva una conferenza stampa, seguita da un sit in.
Cittadini e associazioni insieme saranno di fronte ai cancelli dell'Ilva a partire dalle 9.45 per chiedere l'applicazione del "campionamento in continuo", ossia del controllo 24 ore su 24 dei fumi.
Rivendichiamo come un risultato della nostra pressione di cittadini l’adozione delle tecnologie di dimezzamento della diossina. Senza la costante mobilitazione dei cittadini e delle associazioni, culminata nella manifestazione del 29 novembre 2008 con 20 mila persone in piazza, non vi sarebbe stata l'approvazione della legge regionale sulla diossina e non vi sarebbe stato l’avvio delle modifiche agli impianti che buttano diossina sulla città.
Ma questo è solo il primo passo, frutto della martellante campagna di opinione della società civile che ha trovato diffusione anche grazie ai giornalisti e ai media più sensibili alla questione.
Occorre fare passi ulteriori e andare verso l'adozione delle "migliori tecnologie disponibili".
Poniamo una precisa richiesta: il “campionamento in continuo” della diossina, che già si effettua in altre parti d’Italia e d'Europa.
E al Gruppo Riva e al Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, di cui si prevede domani la presenza nello stabilimento siderurgico, vogliamo ricordare che siamo in Europa e chiediamo anche per Taranto e la Puglia il rispetto dei diritti elementari riconosciuti a tutti i cittadini europei.
Riteniamo che un serio sistema di controllo continuativo, che sorvegli le emissioni anche di notte, rappresenti l'unica garanzia per la città, che quanto liberato in atmosfera corrisponda in ogni momento ai valori imposti dalla legge e che gli impianti atti ad abbattere gli inquinanti siano sempre attivi con la massima efficacia.
Intendiamo inoltre ricordare a chi governa che la tutela della salute degli operai e dei cittadini deve venire prima di ogni cosa.
All'iniziativa parteciperanno cittadini e associazioni - comitati che stanno aderendo in queste ore: Associazione 12 giugno - AIL Taranto - Amici di Beppe Grillo Taranto - Arci Taranto - Comitato Per Taranto - Libera Taranto- Greenpeace Taranto - Peacelink
martedì 30 giugno 2009
AIA Ilva rimandata all'anno venturo?
Ilva, assessore Puglia: Determinante fattore Gianni Letta. Per l'Aia allo stabilimento di Taranto ci vorranno altri 6 mesi
“E’ un fatto importante – direi storico – quello che si è determinato a Taranto dove ciò che sembrava fino a pochi mesi fa impossibile è diventato praticabile: con l’entrata in funzione dell’impianto che si inaugura domani verranno dimezzate le emissioni da diossina che passeranno a 2,5 nanogrammi”. Così al VELINO l’assessore all’Ecologia della Regione Puglia Michele Losappio che ripercorre le tappe del duro braccio di ferro che ha portato la regione a sottoscrivere cinque mesi fa un accordo con Palazzo Chigi sull’inquinamento all’Ilva di Taranto. “In quella trattativa che è passata attraverso uno scontro politico e sociale durissimo è stato determinante il fattore umano e in particolare la mediazione del sottosegretario Gianni Letta che ha riconosciuto almeno in parte le ragioni della Puglia sottovalutate fino a quel momento dai ministri per i Rapporti con le regioni e l’Ambiente, Fitto e Prestigiacomo”.
La trattativa sull’Ilva di Taranto ha portato a un breve slittamento dei termini prescritti dalla legge regionale pugliese sul livello delle emissioni da diossina tollerate negli impianti industriali a fronte dell’entrata in funzione (entro oggi 30 giugno 2009) di un impianto con la tecnologia dell’urea che consente di abbattere drasticamente le emissioni. “E’ solo una tappa del percorso delineato dalla legge regionale approvata a marzo di quest’anno che prevede un ulteriore abbassamento dei livelli di inquinamento entro il giugno del 2010 quando verrà applicato un indice di riferimento (0,4 nanogrammi) adottato in Europa ma anche in Canada e negli Stati Uniti” dice ancora l’assessore Losappio che sottolinea come questo obiettivo “non potrà essere centrato solo con il funzionamento dell’impianto all’urea. Entro la fine di quest’anno l’Ilva deve presentare un piano di progetto tecnico che individui le soluzioni per arrivare a quell’obiettivo. Spero che l’azienda capisca che sono finiti i tempi del ricatto occupazionale e che non può più dettare unilateralmente le condizioni per operare a Taranto: nel caso in cui il piano non sia congruo lo bocceremo, ma siamo fiduciosi. Del resto – spiega ancora l’assessore all’Ecologia della regione Puglia – nel 2007 la società ha fatto utili per 300 milioni. Poi c’è stata la crisi e del resto sono stati messi in cassa integrazione 6500 operai su 13 mila. Ma questo non è un fattore strutturale non impedisce l’adattamento dello stabilimento industriale rispetto al requisito minimo indicato dalla legge, soprattutto per un’azienda che vuole restare nel lungo periodo”.
Eppure l’inaugurazione dell’impianto di domani non scongiura l’apertura di un dossier nei confronti dell’Italia da parte dell’Unione europea. “Credo che per il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (la cosiddetta Aia che consente agli impianti di proseguire nelle proprie attività) ci vorranno come minimo altri sei mesi: l’autorizzazione la rilascia il ministero dell’Ambiente, ma è un iter molto complesso in cui devono ancora essere affrontate delle questioni centrali come quella dei parchi minerari. Questo vuol dire, rispetto al rilascio atteso per il 31 marzo scorso, che siamo a rischio infrazione”, dice ancora l’assessore all’Ecologia che non rinuncia polemizzare con il ministro dell’Ambiente. “Solo quando il ministro affronterà con noi i nodi delle bonifiche in Puglia, dei progetti disattesi sul fotovoltaico e l’idrogeno saremo lieti di registrare una svolta, auspicabile, nei rapporti istituzionali. Ora mi sembra prematura anche perché con domani, se il ministro verrà come annunciato, sarà la prima volta che viene in Puglia nonostante le promesse che aveva fatto in più occasioni nel passato”. (Velino)
“E’ un fatto importante – direi storico – quello che si è determinato a Taranto dove ciò che sembrava fino a pochi mesi fa impossibile è diventato praticabile: con l’entrata in funzione dell’impianto che si inaugura domani verranno dimezzate le emissioni da diossina che passeranno a 2,5 nanogrammi”. Così al VELINO l’assessore all’Ecologia della Regione Puglia Michele Losappio che ripercorre le tappe del duro braccio di ferro che ha portato la regione a sottoscrivere cinque mesi fa un accordo con Palazzo Chigi sull’inquinamento all’Ilva di Taranto. “In quella trattativa che è passata attraverso uno scontro politico e sociale durissimo è stato determinante il fattore umano e in particolare la mediazione del sottosegretario Gianni Letta che ha riconosciuto almeno in parte le ragioni della Puglia sottovalutate fino a quel momento dai ministri per i Rapporti con le regioni e l’Ambiente, Fitto e Prestigiacomo”.
La trattativa sull’Ilva di Taranto ha portato a un breve slittamento dei termini prescritti dalla legge regionale pugliese sul livello delle emissioni da diossina tollerate negli impianti industriali a fronte dell’entrata in funzione (entro oggi 30 giugno 2009) di un impianto con la tecnologia dell’urea che consente di abbattere drasticamente le emissioni. “E’ solo una tappa del percorso delineato dalla legge regionale approvata a marzo di quest’anno che prevede un ulteriore abbassamento dei livelli di inquinamento entro il giugno del 2010 quando verrà applicato un indice di riferimento (0,4 nanogrammi) adottato in Europa ma anche in Canada e negli Stati Uniti” dice ancora l’assessore Losappio che sottolinea come questo obiettivo “non potrà essere centrato solo con il funzionamento dell’impianto all’urea. Entro la fine di quest’anno l’Ilva deve presentare un piano di progetto tecnico che individui le soluzioni per arrivare a quell’obiettivo. Spero che l’azienda capisca che sono finiti i tempi del ricatto occupazionale e che non può più dettare unilateralmente le condizioni per operare a Taranto: nel caso in cui il piano non sia congruo lo bocceremo, ma siamo fiduciosi. Del resto – spiega ancora l’assessore all’Ecologia della regione Puglia – nel 2007 la società ha fatto utili per 300 milioni. Poi c’è stata la crisi e del resto sono stati messi in cassa integrazione 6500 operai su 13 mila. Ma questo non è un fattore strutturale non impedisce l’adattamento dello stabilimento industriale rispetto al requisito minimo indicato dalla legge, soprattutto per un’azienda che vuole restare nel lungo periodo”.
Eppure l’inaugurazione dell’impianto di domani non scongiura l’apertura di un dossier nei confronti dell’Italia da parte dell’Unione europea. “Credo che per il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (la cosiddetta Aia che consente agli impianti di proseguire nelle proprie attività) ci vorranno come minimo altri sei mesi: l’autorizzazione la rilascia il ministero dell’Ambiente, ma è un iter molto complesso in cui devono ancora essere affrontate delle questioni centrali come quella dei parchi minerari. Questo vuol dire, rispetto al rilascio atteso per il 31 marzo scorso, che siamo a rischio infrazione”, dice ancora l’assessore all’Ecologia che non rinuncia polemizzare con il ministro dell’Ambiente. “Solo quando il ministro affronterà con noi i nodi delle bonifiche in Puglia, dei progetti disattesi sul fotovoltaico e l’idrogeno saremo lieti di registrare una svolta, auspicabile, nei rapporti istituzionali. Ora mi sembra prematura anche perché con domani, se il ministro verrà come annunciato, sarà la prima volta che viene in Puglia nonostante le promesse che aveva fatto in più occasioni nel passato”. (Velino)
Correva l'anno 2008, primo dell'era Ticali
Era il 30 ottobre 2008!
Riportiamo un pezzo di intervista, per Radio Popolare Salento, a Dario Ticali imberbe ingegnere siciliano, appena eletto Presidente della Commissione AIA, dopo l'annullamento da parte della Prestigiacomo della precedente commissione.
Ticali "per quanto riguarda il cronoprogramma Le posso dire che noi rispetteremo quello che organi superiori e quindi i ministeri e così via, a seguito di accordo di programma Stato Regioni pubblicato su sito internet, ci hanno obbligato a seguire, e quindi noi rispetteremo i tempi previsti che sono stati stabiliti dall'accordo di programma"
Podda: "e quindi i tempi previsti indaicano la scadenza marzo 2008?"
Ticali: "marzo 2009"
Podda: "mi scusi marzo 2009 esatto!"
(....)
Podda: "La precedente commissione è stata rimossa perchè - secondo quanto dichiarato dalla Ministra Stefania Prestigicomo - lavorava con scarsa produttività:voi cosa vi proponete di fare?"
Ticali: "di avere una migliore produttività, perchè non sarà comunque difficile ritengo visto che quella era proprio scarsa, insomma."
Podda: "Ma mancano solo cinque mesi al rilascio dell'AIA, pensate che possano bastare?"
Ticali: "ci dobbiamo riuscire. se possono bastare lo decidono i Ministeri, visto che c'è un accordo stato regioni. noi rusciremo a rispettare i tempi che ci sono stati imposti"
A questo punto ci chiediamo: perchè non li rispettano questi termini? Forse perchè l'Ilva rischierebbe di chiudere? E perché rischierebbe di chiudere? Perchè non è compatibile con la normativa europea sull'inquinamento?
Riportiamo un pezzo di intervista, per Radio Popolare Salento, a Dario Ticali imberbe ingegnere siciliano, appena eletto Presidente della Commissione AIA, dopo l'annullamento da parte della Prestigiacomo della precedente commissione.
Ticali "per quanto riguarda il cronoprogramma Le posso dire che noi rispetteremo quello che organi superiori e quindi i ministeri e così via, a seguito di accordo di programma Stato Regioni pubblicato su sito internet, ci hanno obbligato a seguire, e quindi noi rispetteremo i tempi previsti che sono stati stabiliti dall'accordo di programma"
Podda: "e quindi i tempi previsti indaicano la scadenza marzo 2008?"
Ticali: "marzo 2009"
Podda: "mi scusi marzo 2009 esatto!"
(....)
Podda: "La precedente commissione è stata rimossa perchè - secondo quanto dichiarato dalla Ministra Stefania Prestigicomo - lavorava con scarsa produttività:voi cosa vi proponete di fare?"
Ticali: "di avere una migliore produttività, perchè non sarà comunque difficile ritengo visto che quella era proprio scarsa, insomma."
Podda: "Ma mancano solo cinque mesi al rilascio dell'AIA, pensate che possano bastare?"
Ticali: "ci dobbiamo riuscire. se possono bastare lo decidono i Ministeri, visto che c'è un accordo stato regioni. noi rusciremo a rispettare i tempi che ci sono stati imposti"
A questo punto ci chiediamo: perchè non li rispettano questi termini? Forse perchè l'Ilva rischierebbe di chiudere? E perché rischierebbe di chiudere? Perchè non è compatibile con la normativa europea sull'inquinamento?
Arriva la Presti?
Un popolo di "poeti", burocrati e tirocinanti... Ma chi lavora con competenza?
Puntuale come l'influenza d'inverno ecco lo show sulla Città Vecchia che ci propina in pompa magna i disegnetti che surrogano l'inerzia secolare di uffici pubblici inadeguati ed impreparati.
E allora via la naftalina dalle vecchie glorie premiate ad Amsterdam nel 1975, fuori i vestiti buoni per i tecnici impolverati nelle chiacchiere vecchie e largo alle pacche sulle spalle e ai sorrisi di circostanza per inscenare la solita commedia della "svolta epocale", dell'interesse rinato, dell'impegno concreto...
Solo due note e un paio di rivelazioni caratterizzano il solito scenario da bocciofila del salone degli specchi:
1) la competenza dell'assessore Barbanente che ai parrucconi, pelati e baffoni indaffarati a coprirsi di chiacchiere e a bussare denari ha replicato che non c'è trippa per gatti; che il piano di risanamento è vecchio e la sua stessa concezione è da tempo superata; che la Regione ha messo a disposizione strumenti normativi adeguati (certo per un comune virtuoso ed attrezzato, non per Taranto, forse...) ad affrontare il problema; che le chiavi dell'intervento sono nel coinvolgimento dei privati sotto il controllo pubblico (ovviamente pubblico competente ed organizzato..., mah, vedi sopra) e soprattutto nella progettazione partecipata che parta ed arrivi alla gente, alla cultura del luogo, alla società locale, secondo modelli che a Taranto sono attuati soltanto da pochi sparuti gruppi (ovviamente tenuti ben distanti dagli uffici pubblici per timore che allontanino polvere e mosche...);
2) l'intervento di Giovanni Guarino, scomodo testimone e coscienza storica della Città Vecchia che, in pochi minuti, ha bollato le conversazioni da bar degli assessori e annessi grandi e piccini, come l'eterno dejavù dei pasticcioni intrallazzati di sempre;
3) per chi si chiedeva ancora con quale competenza l'assessore Pierri conduca la sua ostinata battaglia tra rane e topi, all'indomani di questo convegno abbiamo finalmente la risposta: è un poeta!
4) lo stesso assessore ha anche rivelato quali sono gli unici cittadini della Città Vecchia le cui condizioni gli destano preoccupazione, eccoli in foto:
Ed ecco invece la Città Vecchia del 2009, con la sua gente generosa e piena di dignità ma abbandonata in un ambiente colpevolmente ferito a morte.
Questo è lo scenario reale di analisi strampalate condotte da neolaureati con la digitale in offerta, e grandi tecnici muniti di laserscanner per disegnare le già evidenti crepe nel tufo e coprire, ancora per qualche altro mese, le crepe della coscienza.
Ci volevano queste squadre di "geni"?
E allora via la naftalina dalle vecchie glorie premiate ad Amsterdam nel 1975, fuori i vestiti buoni per i tecnici impolverati nelle chiacchiere vecchie e largo alle pacche sulle spalle e ai sorrisi di circostanza per inscenare la solita commedia della "svolta epocale", dell'interesse rinato, dell'impegno concreto...
Solo due note e un paio di rivelazioni caratterizzano il solito scenario da bocciofila del salone degli specchi:
1) la competenza dell'assessore Barbanente che ai parrucconi, pelati e baffoni indaffarati a coprirsi di chiacchiere e a bussare denari ha replicato che non c'è trippa per gatti; che il piano di risanamento è vecchio e la sua stessa concezione è da tempo superata; che la Regione ha messo a disposizione strumenti normativi adeguati (certo per un comune virtuoso ed attrezzato, non per Taranto, forse...) ad affrontare il problema; che le chiavi dell'intervento sono nel coinvolgimento dei privati sotto il controllo pubblico (ovviamente pubblico competente ed organizzato..., mah, vedi sopra) e soprattutto nella progettazione partecipata che parta ed arrivi alla gente, alla cultura del luogo, alla società locale, secondo modelli che a Taranto sono attuati soltanto da pochi sparuti gruppi (ovviamente tenuti ben distanti dagli uffici pubblici per timore che allontanino polvere e mosche...);
2) l'intervento di Giovanni Guarino, scomodo testimone e coscienza storica della Città Vecchia che, in pochi minuti, ha bollato le conversazioni da bar degli assessori e annessi grandi e piccini, come l'eterno dejavù dei pasticcioni intrallazzati di sempre;
3) per chi si chiedeva ancora con quale competenza l'assessore Pierri conduca la sua ostinata battaglia tra rane e topi, all'indomani di questo convegno abbiamo finalmente la risposta: è un poeta!
4) lo stesso assessore ha anche rivelato quali sono gli unici cittadini della Città Vecchia le cui condizioni gli destano preoccupazione, eccoli in foto:
Ed ecco invece la Città Vecchia del 2009, con la sua gente generosa e piena di dignità ma abbandonata in un ambiente colpevolmente ferito a morte.
Questo è lo scenario reale di analisi strampalate condotte da neolaureati con la digitale in offerta, e grandi tecnici muniti di laserscanner per disegnare le già evidenti crepe nel tufo e coprire, ancora per qualche altro mese, le crepe della coscienza.
Ci volevano queste squadre di "geni"?
Argomenti
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lunedì 29 giugno 2009
Domande retoriche? Speriamo di no...
L'eros e la politica ai tempi dell'Ennesima Repubblica
Tra i vari rinvenimenti dispersi nei siti istituzionali è spuntato questo reperto di sette mesi fa. Si tratta di un'interrogazione parlamentare su Taranto (riportata sotto), formulata dal Pdl a firma di Gabriella Carlucci (foto) il 13 novembre 2008, alla vigilia - guarda caso - della grande manifestazione di Altamarea del 29 novembre 2008. Si tratta del periodo in cui le trasmissioni televisive, sull'onda di Malpelo, facevano "lo struscio" per via d'Aquino alla ricerca di sopravviventi tarantini con il loro show di morti e mutilati da raccontare all'italia ignara e annoiata di fine autunno.
Un occasione imperdibile per chi ha "il fiuto dello spettacolo"...
Non sappiamo quali siano i rapporti tra le due "ammirabili" donne implicate (Carlucci-Prestigiacomo), di sicuro possiamo affermare che nulla ha prodotto, neanche il gossip giornalistico di un litigio tra vip-ladies.
Occasione persa per il grande reality tarantino all'ombra della morte.
Interrogazione Carlucci
Brucia un deposito di olii tossici a Palagiano
Un incendio è divampato stamane verso nel deposito di olio industriali e solventi dell'azienda 'Lubritalià, in una zona rurale nei pressi della stazione ferroviaria di Palagiano (Taranto). Sul posto diversi mezzi dei vigili del fuoco, volontari della protezione civile, vigili urbani e carabinieri. I tecnici dell'Arpa hanno eseguito dei campionamenti per verificare la tossicità dei fumi che si sono sprigionati. La zona circostante è stata evacuata a scopo precauzionale. Per diverse ore l'incendio ha tenuto in apprensione la popolazione, preoccupata dalla densa nube di fumo nero che era visibile anche dalla lontana statale 106 jonica. Il procuratore della Repubblica Franco Sebastio ha aperto un'inchiesta su cause ed eventuali responsabilità del rogo.(Unionesarda)
Ignoranza e speculazione non guardano in faccia a nessuno!
La pratica è ormai prossima ad approdare in consiglio comunale. Sarà proprio l’assemblea dei consiglieri a decidere il destino di Palazzo Berardi, lo storico edificio sul quale incombono le ruspe. Il progetto presentato dalla società Lo. Co. Costruzioni prevede infatti la sua demolizione e la costruzione al suo posto di un palazzo di sette piani per civili abitazioni. L’altezza non dovrebbe discostarsi da quella attuale e la stessa società ha proposto una nuova versione del progetto con la facciata resa più simile a quella attuale. Anche la nuova declinazione non ha tuttavia superato l’esame della Soprintendenza, che ha già bocciato due volte il progetto. Il parere non è vincolante, ma certamente non ha lasciato indifferente l’opinione pubblica e gli stessi consiglieri comunali, divisi trasversalmente sul destino da assegnare ad una delle più originali testimonianze dell’architettura che si affermò a Taranto nei primi anni del ‘900.
Stretto fra due mostri partoriti dalla cultura delle brutture tipica degli anni ‘60-70, il palazzotto che fu della famiglia Berardi conserva ancora fregi, come talamoni e cariatidi, via via cancellati dagli attuali canoni estetici. Ma non è finita, perché all’interno, anche se ridotti a ruderi, ci sono ancora i locali che ospitavano vecchie botteghe artigiane, tipiche del Borgo del secolo scorso.
Quel palazzo, quindi, non è solo un esempio di stile ma è anche una testimonianza storica della Taranto che fu. Quella città operosa, pre-industriale, che non aveva ancora conosciuto i malesseri sociali provocati dal grande ma caotico sviluppo dell’industria e dell’urbanistica. Tutto questo potrebbe essere buttato giù, se solo il consiglio comunale dovesse dare il via libera al progetto di sostituzione edilizia. Purtroppo Taranto paga l’assenza di una vera politica di riqualificazione urbanistica, l’assenza di regole certe.(Tasera)
Stretto fra due mostri partoriti dalla cultura delle brutture tipica degli anni ‘60-70, il palazzotto che fu della famiglia Berardi conserva ancora fregi, come talamoni e cariatidi, via via cancellati dagli attuali canoni estetici. Ma non è finita, perché all’interno, anche se ridotti a ruderi, ci sono ancora i locali che ospitavano vecchie botteghe artigiane, tipiche del Borgo del secolo scorso.
Quel palazzo, quindi, non è solo un esempio di stile ma è anche una testimonianza storica della Taranto che fu. Quella città operosa, pre-industriale, che non aveva ancora conosciuto i malesseri sociali provocati dal grande ma caotico sviluppo dell’industria e dell’urbanistica. Tutto questo potrebbe essere buttato giù, se solo il consiglio comunale dovesse dare il via libera al progetto di sostituzione edilizia. Purtroppo Taranto paga l’assenza di una vera politica di riqualificazione urbanistica, l’assenza di regole certe.(Tasera)
domenica 28 giugno 2009
sabato 27 giugno 2009
TuttoMunnezza (Gianni e il buon governo del territorio...altrui)
TarantOggi dedica la pagina ambientale ai rifiuti. E lo fa condividendo i nostri dubbi (in realtà, le nostre sono certezze: non lo vogliamo, fa male, è una truffa, si faccia la differenziata SERIA!) sul CDR della Provincia...che mentre pensa a come appiopparci nuovi inceneritori, sotto una patina di finta partecipazione e appresso ai suoi consulenti inceneritoristi, si tappa occhi, naso e orecchie mentre gli "amici del grande salento" ci riempiono di munnezza!
devono tutelare il turismo, LORO...
devono tutelare il turismo, LORO...
venerdì 26 giugno 2009
"U' chiangia-chiange"!
Crisi: Riva (Ilva), industria acciaio e' ferma
"Nel corso dell'anno e' salito il costo del minerale di ferro. Nell'ultimo trimestre c'e' stato il crollo dovuto alla crisi".
Lo ha detto il presidente dell'Ilva, Emilio Riva, in un'intervista a Repubblica, riferendosi ai dati del 1* trimestre del 2009, dove il fatturato e' crollato del 42% rispetto al 2008, e l'acciaio prodotto e' sceso del 36%.
"La Fiat e' in ripresa - ha aggiunto - e qualche ordine arriva da li', ma siamo lontani dai livelli di 6 mesi fa. I beni durevoli sono fermi. L'impiantistica e la produzione di macchine sono a zero", ha aggiunto.
"Qualcuno ha preso a comprare - afferma Riva -, ma ci arrivano ordini da 200 tonnellate, che impieghiamo un'ora a produrre. E' come se avessero finite le scorte di panse, ma ordinassero una baguette per volta".
"Ho riserve sufficienti fino alla primavera 2011 - ha concluso - a quel punto non so cosa faranno produttori e consumatori. Siamo in una situazione drammatica, ma spero di sbagliarmi". (borsaitaliana)
"Nel corso dell'anno e' salito il costo del minerale di ferro. Nell'ultimo trimestre c'e' stato il crollo dovuto alla crisi".
Lo ha detto il presidente dell'Ilva, Emilio Riva, in un'intervista a Repubblica, riferendosi ai dati del 1* trimestre del 2009, dove il fatturato e' crollato del 42% rispetto al 2008, e l'acciaio prodotto e' sceso del 36%.
"La Fiat e' in ripresa - ha aggiunto - e qualche ordine arriva da li', ma siamo lontani dai livelli di 6 mesi fa. I beni durevoli sono fermi. L'impiantistica e la produzione di macchine sono a zero", ha aggiunto.
"Qualcuno ha preso a comprare - afferma Riva -, ma ci arrivano ordini da 200 tonnellate, che impieghiamo un'ora a produrre. E' come se avessero finite le scorte di panse, ma ordinassero una baguette per volta".
"Ho riserve sufficienti fino alla primavera 2011 - ha concluso - a quel punto non so cosa faranno produttori e consumatori. Siamo in una situazione drammatica, ma spero di sbagliarmi". (borsaitaliana)
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giovedì 25 giugno 2009
La moda del CDR-Q
Nel dibattito sul piano provinciale dei rifiuti scoppia la moda del CDR-Q, ovvero il Combustibile Derivato dai Rifiuti di Qualità elevata. Pare il toccasana che risolve tutti i problemi: non inquina, non grava sulla spesa per lo smaltimento, produce energia che viene addirittura definita "rinnovabile".
Per sfatare questo mito basta informarsi velocemente ed in 3 minuti si viene a scoprire che:
- Non è vero che non inquina ma semplicemente inquina meno dal momento che è più selezionato. E' ovvio! Però inquina anche quello! sia in termini di emissioni sia in termini di smaltimento delle ceneri (ricordiamo che i rifiuti non scompaiono negli inceneritori ma diventano ceneri ovvero rifiuti speciali altamente inquinanti da smaltire nelle care vecchie e nuove discariche di cui è pieno il tarantino)
- Come combustibile ha un rendimento superiore al CDR ma notevolmente inferiore ai combustibili fossili per cui viene usato in co-combustione e la sua convenienza è derivata dall'assimilazione "illegale" a fonte rinnovabile che apre le porte (in Italia) ai finanziamenti da cip6 e altri aiuti di stato agli speculatori
- Dal momento che il 50% del CDR-Q viene da biomasse ed il resto da rifiuti misti, si tratta in ogni caso di un materiale che, se assimilato ad un combustibile industriale e sovvenzionato, sarà richiesto dalle aziende e avvallerà l'apertura di nuovi inceneritori con la scusa del minore impatto. Oltre agli effetti sulla salute, ciò comporterà un ostacolo fortissimo verso lo sviluppo di un sistema di raccolta differenziata efficace. In questo modo si brucia ricchezza che altrimenti ricadrebbe sulle classi meno abbienti a favore di industriali e speculatori.
- Visti i precendenti storici e l'attualità di quotidiane denunce di cittadini e aperture di inchieste, non è possibile, in un Paese dove i controlli sono semplicemente ridicoli e le sanzioni inesistenti, fidarsi dell'effettiva qualità e della composizione di questa miscela.
- l'uso del CDR-Q nei cementifici (che non sono soggetti ai limiti di emissioni e ai controlli degli inceneritori) apre la porta ad una pista d'oro per il riciclaggio di rifiuti tossici e l'incenerimento con grave danno per l'ambiente e la salute
- certo, bisogna fare attenzione perchè la monnezza e gli escrementi sono sicuramente "rinnovabili", dal momento che se ne producono continuamente, ma questo non centra niente con il concetto di fonte rinnovabile per la produzione energetica. La sentenza della corte di Giustizia Europea emessa il 22 dicembre 2008 a proposito della causa C‑283/07 (riportata sotto) e resa nota qualche giorno fa, chiarisce appunto che l’Italia non deve adeguare i rifiuti e il ferro a materie prime e che nel caso dei primi questi non sono da bruciare nei termovalorizzarori come fossero metano o carbone.
I rifiuti sono e restano tali e non vale “trasformarli” per legge in qualcosa che non sono, solo per destinarli ad un termovalorizzatore e la Corte ribadisce che:
Ebbene, il CDR‑Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903‑1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili.
Ancora una volta i cosiddetti termovalorizzatori non servono a produrre energia ma a bruciare rifiuti essendo nient'altro che pericolosissimi inceneritori. Comunque si voglia chiamarle, le balle che ci andranno a finire dentro sono solo un ammasso di rifiuti (e come tali andrebbero trattati) e non carburante!
Corte Europea_causa C 283 07
Per sfatare questo mito basta informarsi velocemente ed in 3 minuti si viene a scoprire che:
- Non è vero che non inquina ma semplicemente inquina meno dal momento che è più selezionato. E' ovvio! Però inquina anche quello! sia in termini di emissioni sia in termini di smaltimento delle ceneri (ricordiamo che i rifiuti non scompaiono negli inceneritori ma diventano ceneri ovvero rifiuti speciali altamente inquinanti da smaltire nelle care vecchie e nuove discariche di cui è pieno il tarantino)
- Come combustibile ha un rendimento superiore al CDR ma notevolmente inferiore ai combustibili fossili per cui viene usato in co-combustione e la sua convenienza è derivata dall'assimilazione "illegale" a fonte rinnovabile che apre le porte (in Italia) ai finanziamenti da cip6 e altri aiuti di stato agli speculatori
- Dal momento che il 50% del CDR-Q viene da biomasse ed il resto da rifiuti misti, si tratta in ogni caso di un materiale che, se assimilato ad un combustibile industriale e sovvenzionato, sarà richiesto dalle aziende e avvallerà l'apertura di nuovi inceneritori con la scusa del minore impatto. Oltre agli effetti sulla salute, ciò comporterà un ostacolo fortissimo verso lo sviluppo di un sistema di raccolta differenziata efficace. In questo modo si brucia ricchezza che altrimenti ricadrebbe sulle classi meno abbienti a favore di industriali e speculatori.
- Visti i precendenti storici e l'attualità di quotidiane denunce di cittadini e aperture di inchieste, non è possibile, in un Paese dove i controlli sono semplicemente ridicoli e le sanzioni inesistenti, fidarsi dell'effettiva qualità e della composizione di questa miscela.
- l'uso del CDR-Q nei cementifici (che non sono soggetti ai limiti di emissioni e ai controlli degli inceneritori) apre la porta ad una pista d'oro per il riciclaggio di rifiuti tossici e l'incenerimento con grave danno per l'ambiente e la salute
- certo, bisogna fare attenzione perchè la monnezza e gli escrementi sono sicuramente "rinnovabili", dal momento che se ne producono continuamente, ma questo non centra niente con il concetto di fonte rinnovabile per la produzione energetica. La sentenza della corte di Giustizia Europea emessa il 22 dicembre 2008 a proposito della causa C‑283/07 (riportata sotto) e resa nota qualche giorno fa, chiarisce appunto che l’Italia non deve adeguare i rifiuti e il ferro a materie prime e che nel caso dei primi questi non sono da bruciare nei termovalorizzarori come fossero metano o carbone.
I rifiuti sono e restano tali e non vale “trasformarli” per legge in qualcosa che non sono, solo per destinarli ad un termovalorizzatore e la Corte ribadisce che:
Ebbene, il CDR‑Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903‑1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili.
Ancora una volta i cosiddetti termovalorizzatori non servono a produrre energia ma a bruciare rifiuti essendo nient'altro che pericolosissimi inceneritori. Comunque si voglia chiamarle, le balle che ci andranno a finire dentro sono solo un ammasso di rifiuti (e come tali andrebbero trattati) e non carburante!
Corte Europea_causa C 283 07
La monocultura dell'acciaio vale ancora per il porto!
Questo articolo dimostra che tutte le "visioni strategiche" sul porto come volano di sviluppo alternativo all'industria siderurgica sono ancora molto più "visioni" che "strategiche".
Crisi dell’acciaio, nel porto di taranto 775 navi in meno
La crisi del settore dell’acciaio pesa fortemente sul porto di Taranto, che nei primi cinque mesi ha registrato una flessione del 37,3% di arrivi e partenze. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono arrivate e partite 775 navi in meno, dalle 170 in meno a gennaio (-39,6%), alle 193 in meno di maggio (-42,9%), passando attraverso i cali ulteriori di febbraio, marzo ed aprile. Il ridotto traffico del naviglio non ha inciso sul settore del trasporto container, che è cresciuto nel periodo del 10,1%.
La punta massima si è registrata ad aprile con un incremento su base annua del 25,3%. Questo incremento non corrisponde però ad un parallelo aumento delle merci trasportate nei container. Lo scompenso del primo trimestre (-23,3%) sì integra con i miglioramenti del secondo trimestre (+25%). Ma, soprattutto nei primi tre mesi, i container hanno viaggiato in prevalenza vuoti. La ragione del dato statistico sta nella centralizzazione a Taranto dei servizi con navimadre di Evergreen nel Mediterraneo. A Taranto è andata in picchiata anche la movimentazione delle merci varie, in particolare, coils e lamiere. Nel primo trimestre la flessione è stata del 66,8%, ad aprile e maggio del 62,1%. In particolare, flessione gli sbarchi di materie prime, crollati del 96,5% a gennaio fino al -91,4 di maggio. (Shippingonline)
Crisi dell’acciaio, nel porto di taranto 775 navi in meno
La crisi del settore dell’acciaio pesa fortemente sul porto di Taranto, che nei primi cinque mesi ha registrato una flessione del 37,3% di arrivi e partenze. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono arrivate e partite 775 navi in meno, dalle 170 in meno a gennaio (-39,6%), alle 193 in meno di maggio (-42,9%), passando attraverso i cali ulteriori di febbraio, marzo ed aprile. Il ridotto traffico del naviglio non ha inciso sul settore del trasporto container, che è cresciuto nel periodo del 10,1%.
La punta massima si è registrata ad aprile con un incremento su base annua del 25,3%. Questo incremento non corrisponde però ad un parallelo aumento delle merci trasportate nei container. Lo scompenso del primo trimestre (-23,3%) sì integra con i miglioramenti del secondo trimestre (+25%). Ma, soprattutto nei primi tre mesi, i container hanno viaggiato in prevalenza vuoti. La ragione del dato statistico sta nella centralizzazione a Taranto dei servizi con navimadre di Evergreen nel Mediterraneo. A Taranto è andata in picchiata anche la movimentazione delle merci varie, in particolare, coils e lamiere. Nel primo trimestre la flessione è stata del 66,8%, ad aprile e maggio del 62,1%. In particolare, flessione gli sbarchi di materie prime, crollati del 96,5% a gennaio fino al -91,4 di maggio. (Shippingonline)
E a Taranto? Tutto tace... e inquina
"A Cornigliano investo fino all'ultimo euro"
Emilio Riva e la crisi: primo semestre 2009 drammatico, ma ripartiremo
di Enrico Pedemonte
Conferma che manterrà le promesse sottoscritte nel 2005 quando firmò l´accordo di programma che gli garantiva la concessione su un milione di metri quadrati a Cornigliano. Assicura che entro il 2010 concluderà la costruzione dei nuovi impianti di produzione. Ma Emilio Riva, alla vigilia della presentazione del bilancio 2008, che Repubblica ha letto in anteprima (vedi intervista a pagina 26 dell´edizione nazionale), non manifesta ottimismo.
La crisi drammatica che ha colpito il settore a partire dal settembre scorso ha ridotto i profitti dell´Ilva del 44 per cento (da 877 a 503 milioni di euro). E i conti dei primi mesi del 2009 sono drammatici. La produzione trimestrale è scesa in un anno da 4,7 a tre milioni di tonnellate, e nel secondo trimestre crollerà a due. Questa congiuntura, la più drammatica nella vita dell´83enne capitano d´industria, ha spinto Riva a ridurre la produzione del 70 per cento e a mettere in cassa integrazione migliaia di dipendenti: 1100 su duemila a Genova, 4.300 su quasi 12 mila a Taranto.
Per ora Riva non vede spiragli nel futuro. Ma pensa che alla fine, quando la crisi sarà finita, l´Ilva sarà più solida dei concorrenti, con impianti nuovi costruiti utilizzando i pingui profitti degli ultimi anni e un indebitamento a lungo termine che non incrina la solidità del gruppo. «Entro la fine dell´anno prossimo tutti gli impianti in cantiere a Genova saranno ultimati. Saremo pronti a ripartire. E avremo un treno di laminazione da due milioni di tonnellate nuovo di zecca». Riva conferma la centralità di Genova nella strategia industriale dell´Ilva: «Il nostro stabilimento è in una posizione straordinaria, tra porto e autostrada, che ci consente di guardare alla Francia meridionale, e contemporaneamente ci apre le strade del Belgio, della Germania, del Nord Europa».
Quando le nebbie della crisi si saranno diradate Riva prevede che i lavoratori all´opera nello stabilimento genovese saranno nuovamente duemila. Ma sottolinea di non avere preso alcun impegno in questo senso. Fa notare che il mestiere di imprenditore impone un´attenzione continua all´ammodernamento degli impianti e alla loro automazione: «Quando ho cominciato a lavorare, per una colata ci volevano sei ore, ora siamo a 17 minuti. In molti impianti che stiamo rimodernando: dove c´erano sei pulpiti con sei persone, ora ne basta un solo, con un operaio che lavora al riparo di una cabina con aria condizionata».
Riva conferma di essere interessato alla costruzione di una centrale elettrica nell´area di Cornigliano che dovrebbe prendere il posto della vecchia e inquinante centrale a carbone che sorge accanto alla Lanterna. Ne sta discutendo con Enel e negli ultimi mesi l´ipotesi che il nuovo impianto sia simile a quello, a carbone, recentemente inaugurato a Civitavecchia, ha fatto più volte capolino nei contatti con l´ente elettrico e le amministrazioni locali. Riva dice di non essere interessato a diventare un venditore di energia elettrica, ma solo di avere nei pressi degli stabilimenti l´energia necessaria al loro funzionamento. Guarda al futuro. La concessione scade tra 56 anni e in un recente incontro con Repubblica si era detto certo che nel 2065 la famiglia Riva, e l´Ilva, saranno ancora lì. A meno che qualcuno non metta sul tavolo diversi miliardi di euro per rilevare azienda e concessioni. Perché «il mondo è metà da vendere e metà da comprare», ci dice Riva. E lui, nei prossimi anni, è più probabile che compri. (La Repubblica)
Emilio Riva e la crisi: primo semestre 2009 drammatico, ma ripartiremo
di Enrico Pedemonte
Conferma che manterrà le promesse sottoscritte nel 2005 quando firmò l´accordo di programma che gli garantiva la concessione su un milione di metri quadrati a Cornigliano. Assicura che entro il 2010 concluderà la costruzione dei nuovi impianti di produzione. Ma Emilio Riva, alla vigilia della presentazione del bilancio 2008, che Repubblica ha letto in anteprima (vedi intervista a pagina 26 dell´edizione nazionale), non manifesta ottimismo.
La crisi drammatica che ha colpito il settore a partire dal settembre scorso ha ridotto i profitti dell´Ilva del 44 per cento (da 877 a 503 milioni di euro). E i conti dei primi mesi del 2009 sono drammatici. La produzione trimestrale è scesa in un anno da 4,7 a tre milioni di tonnellate, e nel secondo trimestre crollerà a due. Questa congiuntura, la più drammatica nella vita dell´83enne capitano d´industria, ha spinto Riva a ridurre la produzione del 70 per cento e a mettere in cassa integrazione migliaia di dipendenti: 1100 su duemila a Genova, 4.300 su quasi 12 mila a Taranto.
Per ora Riva non vede spiragli nel futuro. Ma pensa che alla fine, quando la crisi sarà finita, l´Ilva sarà più solida dei concorrenti, con impianti nuovi costruiti utilizzando i pingui profitti degli ultimi anni e un indebitamento a lungo termine che non incrina la solidità del gruppo. «Entro la fine dell´anno prossimo tutti gli impianti in cantiere a Genova saranno ultimati. Saremo pronti a ripartire. E avremo un treno di laminazione da due milioni di tonnellate nuovo di zecca». Riva conferma la centralità di Genova nella strategia industriale dell´Ilva: «Il nostro stabilimento è in una posizione straordinaria, tra porto e autostrada, che ci consente di guardare alla Francia meridionale, e contemporaneamente ci apre le strade del Belgio, della Germania, del Nord Europa».
Quando le nebbie della crisi si saranno diradate Riva prevede che i lavoratori all´opera nello stabilimento genovese saranno nuovamente duemila. Ma sottolinea di non avere preso alcun impegno in questo senso. Fa notare che il mestiere di imprenditore impone un´attenzione continua all´ammodernamento degli impianti e alla loro automazione: «Quando ho cominciato a lavorare, per una colata ci volevano sei ore, ora siamo a 17 minuti. In molti impianti che stiamo rimodernando: dove c´erano sei pulpiti con sei persone, ora ne basta un solo, con un operaio che lavora al riparo di una cabina con aria condizionata».
Riva conferma di essere interessato alla costruzione di una centrale elettrica nell´area di Cornigliano che dovrebbe prendere il posto della vecchia e inquinante centrale a carbone che sorge accanto alla Lanterna. Ne sta discutendo con Enel e negli ultimi mesi l´ipotesi che il nuovo impianto sia simile a quello, a carbone, recentemente inaugurato a Civitavecchia, ha fatto più volte capolino nei contatti con l´ente elettrico e le amministrazioni locali. Riva dice di non essere interessato a diventare un venditore di energia elettrica, ma solo di avere nei pressi degli stabilimenti l´energia necessaria al loro funzionamento. Guarda al futuro. La concessione scade tra 56 anni e in un recente incontro con Repubblica si era detto certo che nel 2065 la famiglia Riva, e l´Ilva, saranno ancora lì. A meno che qualcuno non metta sul tavolo diversi miliardi di euro per rilevare azienda e concessioni. Perché «il mondo è metà da vendere e metà da comprare», ci dice Riva. E lui, nei prossimi anni, è più probabile che compri. (La Repubblica)
La regione gioca a nascondino?
Comunicato stampa del comitato Vigiliamo per la Discarica
Ennesima istanza di chiarezza e trasparenza rivolta da Vigiliamo per la discarica alla Regione in merito alla deroga ai parametri di accettabilità dei rifiuti chiesta da Ecolevante spa
Il Comitato Vigiliamo per la discarica ha rivolto un’istanza al dirigente del settore Ecologia e Ambiente della Regione Puglia.
Nell’istanza si afferma di aver appreso da notizie di stampa che sarebbe in corso un procedimento, istruito tramite conferenza di servizi, che riguarda la discarica Ecolevante s.p.a. sita nel territorio del Comune di Grottaglie.
E che tale procedimento avrebbe ad oggetto una non meglio precisata deroga ai parametri di accettabilità dei rifiuti in discarica, per l’esame della quale la stessa conferenza di servizi sarebbe stata rinviata a data da destinarsi.
Il comitato ha rilevato nell’istanza ancora una volta la totale mancanza di trasparenza da parte della Regione Puglia dal momento che dell’apertura di questo importante procedimento non è stata data notizia in nessuna forma notizia da parte dell’Ente regionale.
Infine, nel riservarsi di adire ogni autorità competente, il comitato Vigiliamo per la discarica ha chiesto:
• di conoscere l’oggetto del procedimento in questione;
• di accedere agli atti del medesimo procedimento;
• che siano pubblicati nel sito internet della Regione Puglia tutti gli atti di questo procedimento;
• di conoscere la data in cui saranno convocate tutte le successive conferenze di servizi;
• di non adottare alcuna decisione senza aver previamente consentito la possibilità di proporre osservazioni all’interno del medesimo procedimento e di conoscere l’esito del procedimento stesso.
Ennesima istanza di chiarezza e trasparenza rivolta da Vigiliamo per la discarica alla Regione in merito alla deroga ai parametri di accettabilità dei rifiuti chiesta da Ecolevante spa
Il Comitato Vigiliamo per la discarica ha rivolto un’istanza al dirigente del settore Ecologia e Ambiente della Regione Puglia.
Nell’istanza si afferma di aver appreso da notizie di stampa che sarebbe in corso un procedimento, istruito tramite conferenza di servizi, che riguarda la discarica Ecolevante s.p.a. sita nel territorio del Comune di Grottaglie.
E che tale procedimento avrebbe ad oggetto una non meglio precisata deroga ai parametri di accettabilità dei rifiuti in discarica, per l’esame della quale la stessa conferenza di servizi sarebbe stata rinviata a data da destinarsi.
Il comitato ha rilevato nell’istanza ancora una volta la totale mancanza di trasparenza da parte della Regione Puglia dal momento che dell’apertura di questo importante procedimento non è stata data notizia in nessuna forma notizia da parte dell’Ente regionale.
Infine, nel riservarsi di adire ogni autorità competente, il comitato Vigiliamo per la discarica ha chiesto:
• di conoscere l’oggetto del procedimento in questione;
• di accedere agli atti del medesimo procedimento;
• che siano pubblicati nel sito internet della Regione Puglia tutti gli atti di questo procedimento;
• di conoscere la data in cui saranno convocate tutte le successive conferenze di servizi;
• di non adottare alcuna decisione senza aver previamente consentito la possibilità di proporre osservazioni all’interno del medesimo procedimento e di conoscere l’esito del procedimento stesso.
Handicap? Chiamate i vigili
La differenza non c'è ma si vede!
Pubblichiamo su segnalazione di F.R.
Aggiungiamo solo che molti cittadini ci hanno segnalato che dalle parti di Corso Italia sono scomparsi molti cassonetti della pseudodifferenziata.
Certo, se l'AMIU apre gli inceneritori comunali che differenziamo a fare?
"La gente diffenzia, e chi raccoglie?????
Foto scattate il 24 giugno in via Pitagora e via Anfiteatro dopo aver dovuto l'ennesima volta rinunciare a gettare i rifiuti differenziati (nessun limite orario).
Questa scena si ripropone molto spesso. Molto. In aggiunta alla pessima condizione dei cassonetti preposti ed al fatto che qualche teppistello ci lascia anche quello che non va lasciato, qualche volta...."
Aggiungiamo solo che molti cittadini ci hanno segnalato che dalle parti di Corso Italia sono scomparsi molti cassonetti della pseudodifferenziata.
Certo, se l'AMIU apre gli inceneritori comunali che differenziamo a fare?
"La gente diffenzia, e chi raccoglie?????
Foto scattate il 24 giugno in via Pitagora e via Anfiteatro dopo aver dovuto l'ennesima volta rinunciare a gettare i rifiuti differenziati (nessun limite orario).
Questa scena si ripropone molto spesso. Molto. In aggiunta alla pessima condizione dei cassonetti preposti ed al fatto che qualche teppistello ci lascia anche quello che non va lasciato, qualche volta...."
Il TAR autorizza la "Provincia della monnezza"!
Viene solo da osservare che, di fronte ad una rete di legami ed interessi occulti e trasversali, senza la forza di volontà della gente espressa attraverso la partecipazione e il voto, raramente i procedimenti giudiziari possano tutelare i cittadini, ed il territorio diventa come la celebre "graziosa" di via del Campo, cantata da De Andrè!
Non vogliamo sminuire il lavoro serio e indispensabile svolto dalle associazioni e di comuni per cercare di difendere legalmente i loro diritti. Condividiamo con loro questa strada e li sosteniamo con ottimismo anche in questo momento di amarezza. Chi manca colpevolmente è invece chi, pur avendo la possibilità di informarsi e di partecipare, ignora e si rinchiude in casa lasciando il proprio paese alla mercè delle speculazioni!
Sentenza del Tar: legittime le discariche di rifiuti speciali a Taranto e Grottaglie
Sono stati respinti due ricorsi proposti dal Comitato Vigiliamo per la discarica ed un ricorso proposto dai Comuni di Taranto, Fragagnano, Lizzano, Faggiano e Monteparano.
Sono legittime le Autorizzazioni Integrate Ambientali rilasciate dalla Regione Puglia alle società Vergine ed Ecolevante per l’esercizio dell’attività di discarica di rifiuti speciali non pericolosi rispettivamente nel Comune di Taranto e nel Comune di Grottaglie.
E’ questo l’effetto di tre sentenze depositate nei giorni scorsi dalla Prima Sezione del TAR di Lecce (Presidente Ravalli, Estensore Viola) con le quali sono stati respinti due ricorsi proposti dal Comitato Vigiliamo per la discarica ed un ricorso proposto dai Comuni di Taranto, Fragagnano, Lizzano, Faggiano e Monteparano.
Il Giudice leccese, condividendo le tesi difensive svolte per le due società dagli Avv.ti Pietro Quinto e Luigi Quinto, ha ritenuto conformi a legge le autorizzazioni rilasciate e l’attività di discarica esercitata sia sotto il profilo procedimentale sia sotto il profilo sostanziale.
Il TAR ha in particolare rilevato come la partecipazione di tutti i Comuni ricorrenti alla conferenza dei servizi rappresenti la migliore garanzia di trasparenza e che tutte le richieste dagli enti formulate nel corso dell’istruttoria siano state sempre riscontrate se pertinenti all’oggetto del procedimento.
Il Giudice – ha commentato l’Avv. Luigi Quinto – ha altresì evidenziato come le problematiche relative all’impatto ambientale dei due impianti siano state diffusamente affrontate e positivamente risolte in sede di Valutazione di impatto ambientale con argomentazioni che non sono state superate dai rilievi dei comuni ricorrenti.
In buona sostanza – secondo il TAR – i due impianti in questione non possono in alcun modo costituire fattore di rischio per l’ambiente e la salute dei cittadini in quanto perfettamente compatibili e rispettose del quadro normativo esistente. (Sudnews)
Non vogliamo sminuire il lavoro serio e indispensabile svolto dalle associazioni e di comuni per cercare di difendere legalmente i loro diritti. Condividiamo con loro questa strada e li sosteniamo con ottimismo anche in questo momento di amarezza. Chi manca colpevolmente è invece chi, pur avendo la possibilità di informarsi e di partecipare, ignora e si rinchiude in casa lasciando il proprio paese alla mercè delle speculazioni!
Sentenza del Tar: legittime le discariche di rifiuti speciali a Taranto e Grottaglie
Sono stati respinti due ricorsi proposti dal Comitato Vigiliamo per la discarica ed un ricorso proposto dai Comuni di Taranto, Fragagnano, Lizzano, Faggiano e Monteparano.
Sono legittime le Autorizzazioni Integrate Ambientali rilasciate dalla Regione Puglia alle società Vergine ed Ecolevante per l’esercizio dell’attività di discarica di rifiuti speciali non pericolosi rispettivamente nel Comune di Taranto e nel Comune di Grottaglie.
E’ questo l’effetto di tre sentenze depositate nei giorni scorsi dalla Prima Sezione del TAR di Lecce (Presidente Ravalli, Estensore Viola) con le quali sono stati respinti due ricorsi proposti dal Comitato Vigiliamo per la discarica ed un ricorso proposto dai Comuni di Taranto, Fragagnano, Lizzano, Faggiano e Monteparano.
Il Giudice leccese, condividendo le tesi difensive svolte per le due società dagli Avv.ti Pietro Quinto e Luigi Quinto, ha ritenuto conformi a legge le autorizzazioni rilasciate e l’attività di discarica esercitata sia sotto il profilo procedimentale sia sotto il profilo sostanziale.
Il TAR ha in particolare rilevato come la partecipazione di tutti i Comuni ricorrenti alla conferenza dei servizi rappresenti la migliore garanzia di trasparenza e che tutte le richieste dagli enti formulate nel corso dell’istruttoria siano state sempre riscontrate se pertinenti all’oggetto del procedimento.
Il Giudice – ha commentato l’Avv. Luigi Quinto – ha altresì evidenziato come le problematiche relative all’impatto ambientale dei due impianti siano state diffusamente affrontate e positivamente risolte in sede di Valutazione di impatto ambientale con argomentazioni che non sono state superate dai rilievi dei comuni ricorrenti.
In buona sostanza – secondo il TAR – i due impianti in questione non possono in alcun modo costituire fattore di rischio per l’ambiente e la salute dei cittadini in quanto perfettamente compatibili e rispettose del quadro normativo esistente. (Sudnews)
martedì 23 giugno 2009
Il sindaco e i giochi di Pucci
Sabato 27 giugno p.v. alle ore 10,30, nel salone degli specchi di Palazzo di Città, insieme al Presidente dell'AMIU dott. Pucci, il sindaco di Taranto terrà una conferenza stampa per illustrare la nuova rimodulazione dei servizi, sia diurni che notturni, dell'AMIU
Le associazioni e i rifiuti
MERCOLEDI' 24 GIUGNO ALLE ORE 17.30 PRESSO L'ISTITUTO ALBERGHIERO DI LEPORANO (EX BATTERIA CATTANEO, INCROCIO TRA LA LITORANEA E VIALE KENNEDY) incontro sul piano provinciale dei rifiuti.
L'incontro è promosso da AltaMarea ed organizzato dall'associazione ANTA (Associazione nazionale tutela ambientale) la cui sede è sita proprio presso l'istituto alberghiero. L'appuntamento mira sia ad approfondire ulteriormente le varie voci del piano e sia per verificare la possibilità di sottoscrivere un documento comune da presentare il giorno dopo all'assemblea indetta dalla Provincia (vedi post sottostante) nell'ambito delle procedure di V.A.S.
La presentazione di documenti già formulati da associazioni potrebbe mercoledì pomeriggio facilitare l'eventuale convergenza di posizioni.
L'incontro è promosso da AltaMarea ed organizzato dall'associazione ANTA (Associazione nazionale tutela ambientale) la cui sede è sita proprio presso l'istituto alberghiero. L'appuntamento mira sia ad approfondire ulteriormente le varie voci del piano e sia per verificare la possibilità di sottoscrivere un documento comune da presentare il giorno dopo all'assemblea indetta dalla Provincia (vedi post sottostante) nell'ambito delle procedure di V.A.S.
La presentazione di documenti già formulati da associazioni potrebbe mercoledì pomeriggio facilitare l'eventuale convergenza di posizioni.
Rifiuti di Provincia: terza conferenza di Piano
La Terza Conferenza Consultiva di Piano relativa al Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti Urbani - procedura di valutazione Ambientale Strategica - è convocata il giorno giovedì 25 giugno 2009 alle ore 9.30, presso il Salone di rappresentanza della Provincia di Taranto, Via Anfiteatro 4, Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti Urbani di Taranto
Programma:
09:30 Registrazione dei partecipanti e degli eventuali interventi
10:00 Saluti
Giovanni Florido - Presidente della Provincia di Taranto; Michele Conserva - Assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto; Massimo Blonda - Direttore Scientifico ARPA Puglia
10:30 Illustrazione della Proposta di Piano
Michele Notarnicola – Politecnico di Bari
11:00 Illustrazione del Rapporto Ambientale Definitivo, Domenico Gramegna – Direzione Scientifica ARPA Puglia
11:15 Intervento della Regione Puglia, Servizio Regionale Rifiuti e Bonifiche
11:30 Dibattito e proposte, Moderatore – Attilio Tornavacca
Programma:
09:30 Registrazione dei partecipanti e degli eventuali interventi
10:00 Saluti
Giovanni Florido - Presidente della Provincia di Taranto; Michele Conserva - Assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto; Massimo Blonda - Direttore Scientifico ARPA Puglia
10:30 Illustrazione della Proposta di Piano
Michele Notarnicola – Politecnico di Bari
11:00 Illustrazione del Rapporto Ambientale Definitivo, Domenico Gramegna – Direzione Scientifica ARPA Puglia
11:15 Intervento della Regione Puglia, Servizio Regionale Rifiuti e Bonifiche
11:30 Dibattito e proposte, Moderatore – Attilio Tornavacca
Chimica critica
LA PROTESTA I SINDACATI CHIMICI: L’AZIENDA TORNI AD INVESTIRE
Raffineria Eni sciopero il 24
Mercoledì prossimo sciopero di otto ore anche alla raffineria Eni di Taranto nell’ambito di uno sciopero generale di otto ore che riguarderà tutte le realtà del gruppo petrolifero. Lo annuncia in un comunicato la Filcem, il sindacato dei lavoratori chimici della Cgil, che rilancia a sua volta un nota delle tre organizzazioni di categoria.
«Saranno 240.000 i lavoratori ad incrociare le braccia in tutto il Paese - annunciano i sindacati -. Previsti a Roma presidì alla presidenza del Consiglio, alla sede dell'Eni e a Milano presso la sede di Federchimica».
«Le conseguenze della crisi - accusano le federazioni dei chimici e dell'energia Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil che hanno proclamato lo sciopero - sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto nel settore chimico-farmaceutico: riorganizzazioni, licenziamenti, aumento a dismisura della cassa integrazione, mobilità, possibili chiusure di stabilimenti, mancate conferme di lavoratrici e lavoratori a tempo determinato, oltre a migliaia di addetti “a rischio” nell'indotto e nelle aziende in appalto».
«Così come per Fiat e Alitalia, la chimica - rilevano i sindacati - non è da meno: rivendichiamo da tempo un intervento diretto del Governo italiano, un piano industriale serio di rilancio del settore e l'apertura di un immediato confronto tra le parti (istituzioni, imprese, sindacati) “affinchè si passi dalle parole ai fatti e il Paese torni concretamente a ragionare sul futuro della chimica». (La Gazzetta del mezzogiorno, 22giu09)
Raffineria Eni sciopero il 24
Mercoledì prossimo sciopero di otto ore anche alla raffineria Eni di Taranto nell’ambito di uno sciopero generale di otto ore che riguarderà tutte le realtà del gruppo petrolifero. Lo annuncia in un comunicato la Filcem, il sindacato dei lavoratori chimici della Cgil, che rilancia a sua volta un nota delle tre organizzazioni di categoria.
«Saranno 240.000 i lavoratori ad incrociare le braccia in tutto il Paese - annunciano i sindacati -. Previsti a Roma presidì alla presidenza del Consiglio, alla sede dell'Eni e a Milano presso la sede di Federchimica».
«Le conseguenze della crisi - accusano le federazioni dei chimici e dell'energia Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil che hanno proclamato lo sciopero - sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto nel settore chimico-farmaceutico: riorganizzazioni, licenziamenti, aumento a dismisura della cassa integrazione, mobilità, possibili chiusure di stabilimenti, mancate conferme di lavoratrici e lavoratori a tempo determinato, oltre a migliaia di addetti “a rischio” nell'indotto e nelle aziende in appalto».
«Così come per Fiat e Alitalia, la chimica - rilevano i sindacati - non è da meno: rivendichiamo da tempo un intervento diretto del Governo italiano, un piano industriale serio di rilancio del settore e l'apertura di un immediato confronto tra le parti (istituzioni, imprese, sindacati) “affinchè si passi dalle parole ai fatti e il Paese torni concretamente a ragionare sul futuro della chimica». (La Gazzetta del mezzogiorno, 22giu09)
Legge diossina, ancora chiacchiere e l'Ilva continua...
Pagano (PdL): legge regionale della Puglia troppo restrittiva e ostacola Ilva Taranto
Una legge regionale della Puglia causa difficoltà operative al centro siderurgico di Taranto. Almeno secondo il deputato Alessandro Pagano (PdL) che ha posto un'interrogazione in merito ai limiti fissati dalla legge della Regione Puglia n. 44 del 2008 per le emissioni nell'aria di diossina e furani da parte di insediamenti industriali siderurgici che ostacola l'attività del centro siderurgico di Taranto. Secondo Pagano " il centro siderurgico di Taranto si stava dotando delle migliori tecnologie disponibili per mitigare il proprio impatto ambientale": quindi l'applicazione della legge regionale "produce l'effetto di porre il centro siderurgico in gravi difficoltà produttive ed occupazionali e nell'impossibilità di sostenere la concorrenza delle altre aziende siderurgiche europee e mondiali". Motivi, ad avviso del deputato, validi, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, per sollevare la questione di legittimità Costituzionale della legge regionale della Puglia n. 44 del 2008, dinanzi alla Corte costituzionale.
All'interrogazione ha risposto il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto (nella foto). Pubblichiamo quì di seguito una sintesi della risposta.
La legge regionale della Puglia n. 44 del 2008 ha dettato norme, che, finalizzate alla tutela della salute, dell'ambiente e del territorio, pongono limiti alle emissioni in atmosfera di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani. Essa, in particolare, individua l'ambito di applicazione e dei valori limite di emissione nell'atmosfera per i gas di scarico e detta disposizioni in materia di vigilanza e controllo, imponendo ai gestori degli impianti, fonte di emissione di detti gas, di elaborare un piano per il campionamento dei gas di scarico e di presentano all'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Puglia (ARPA). I limiti massimi di emissione delle specifiche sostanze inquinanti previsti dalla norma regionale sono apparsi sensibilmente più bassi (0,4 nanogrammi a metro cubo) rispetto a quanto stabilito dalla normativa nazionale contenuta nel codice dell'Ambiente di 10 nanogrammi. Sulla base di tali norme, a partire dal 1o aprile del 2009, gli stabilimenti in esercizio, come quello dell'Ilva di Taranto, avrebbero dovuto abbattere le emissioni dal livello attuale fino a 2,5 nanogrammi al metro cubo. Le previsioni regionali sono apparse particolarmente problematiche in considerazione del fatto che l'imposizione di limiti così restrittivi in tempi brevi avrebbe comportato la probabile chiusura di impianti e stabilimenti produttivi, con la inevitabile perdita di numerosi posti di lavoro e quindi con un forte impatto sul tessuto economico e sociale della zona. Per tali ragioni è pervenuto un articolato esposto da parte dell'Ilva di Taranto. Dopo numerosi incontri di mediazione si è pervenuti a un accordo che ha posto le basi per la modifica di alcune parti della legge regionale che consentono di calcolare il valore delle emissioni su base annuale attraverso una procedura basata su almeno tre campagne di misurazione annuale: il valore di emissione derivato da ciascuna campagna sarà ottenuto decurtandolo dell'incertezza pari al 35% del valore stesso. Entro la fine del 2009 l'Ilva, da una parte, ed il Ministero dell'Ambiente e l'Arpa regionale, dall'altra, produrranno uno studio di fattibilità congiunto sull'adeguamento del sito di Taranto ai valori d'emissione stabiliti dalla legge regionale.
Sulla base di detto Accordo, il Consiglio dei Ministri del 20 febbraio 2009 ha quindi deliberato la non impugnativa della legge regionale(Impresa mia).
Una legge regionale della Puglia causa difficoltà operative al centro siderurgico di Taranto. Almeno secondo il deputato Alessandro Pagano (PdL) che ha posto un'interrogazione in merito ai limiti fissati dalla legge della Regione Puglia n. 44 del 2008 per le emissioni nell'aria di diossina e furani da parte di insediamenti industriali siderurgici che ostacola l'attività del centro siderurgico di Taranto. Secondo Pagano " il centro siderurgico di Taranto si stava dotando delle migliori tecnologie disponibili per mitigare il proprio impatto ambientale": quindi l'applicazione della legge regionale "produce l'effetto di porre il centro siderurgico in gravi difficoltà produttive ed occupazionali e nell'impossibilità di sostenere la concorrenza delle altre aziende siderurgiche europee e mondiali". Motivi, ad avviso del deputato, validi, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, per sollevare la questione di legittimità Costituzionale della legge regionale della Puglia n. 44 del 2008, dinanzi alla Corte costituzionale.
All'interrogazione ha risposto il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto (nella foto). Pubblichiamo quì di seguito una sintesi della risposta.
La legge regionale della Puglia n. 44 del 2008 ha dettato norme, che, finalizzate alla tutela della salute, dell'ambiente e del territorio, pongono limiti alle emissioni in atmosfera di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani. Essa, in particolare, individua l'ambito di applicazione e dei valori limite di emissione nell'atmosfera per i gas di scarico e detta disposizioni in materia di vigilanza e controllo, imponendo ai gestori degli impianti, fonte di emissione di detti gas, di elaborare un piano per il campionamento dei gas di scarico e di presentano all'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Puglia (ARPA). I limiti massimi di emissione delle specifiche sostanze inquinanti previsti dalla norma regionale sono apparsi sensibilmente più bassi (0,4 nanogrammi a metro cubo) rispetto a quanto stabilito dalla normativa nazionale contenuta nel codice dell'Ambiente di 10 nanogrammi. Sulla base di tali norme, a partire dal 1o aprile del 2009, gli stabilimenti in esercizio, come quello dell'Ilva di Taranto, avrebbero dovuto abbattere le emissioni dal livello attuale fino a 2,5 nanogrammi al metro cubo. Le previsioni regionali sono apparse particolarmente problematiche in considerazione del fatto che l'imposizione di limiti così restrittivi in tempi brevi avrebbe comportato la probabile chiusura di impianti e stabilimenti produttivi, con la inevitabile perdita di numerosi posti di lavoro e quindi con un forte impatto sul tessuto economico e sociale della zona. Per tali ragioni è pervenuto un articolato esposto da parte dell'Ilva di Taranto. Dopo numerosi incontri di mediazione si è pervenuti a un accordo che ha posto le basi per la modifica di alcune parti della legge regionale che consentono di calcolare il valore delle emissioni su base annuale attraverso una procedura basata su almeno tre campagne di misurazione annuale: il valore di emissione derivato da ciascuna campagna sarà ottenuto decurtandolo dell'incertezza pari al 35% del valore stesso. Entro la fine del 2009 l'Ilva, da una parte, ed il Ministero dell'Ambiente e l'Arpa regionale, dall'altra, produrranno uno studio di fattibilità congiunto sull'adeguamento del sito di Taranto ai valori d'emissione stabiliti dalla legge regionale.
Sulla base di detto Accordo, il Consiglio dei Ministri del 20 febbraio 2009 ha quindi deliberato la non impugnativa della legge regionale(Impresa mia).
La poesia del lavoro
Un pò di cultura del lavoro.
Ecco la scheda del libro: "Tuta blu" di Tommaso Di Ciaula - "Un Poeta del Sud."
Tommaso Di Ciaula, operaio metalmeccanico tornitore in una industria a sei chilometri da Bari è l'autore e il protagonista di questo libro. Si tratta di una sorta di autobiografia non recente, tanto che il libro ha letteralmente fatto il giro del mondo - dall'Unione Sovietica al Mecciso - anche in versione teatrale e di recente è stato riproposto in una nuova edizione in contemporanea in Francia, Italia e Spagna.
Nella prefazione, Paolo Volponi così scrive: "L'urgenza che muove questo libro è sprigionata da due condizioni esistenziali che accompagnano e spaccano la vita di Tommaso Di Ciaula.
La prima è la sua condizione di contadino pugliese", la seconda, scrive Volponi "è il suo essere operaio, con un timbro sulla tuta blu, e tanti altri timbri". Un libro che, non solo per la storia, ma anche per il ritmo della scrittura, ha un respiro poetico, un lirismo contenuto e a volte compresso che non indebolisce ma anzi rafforza il carattere di denuncia delle condizioni di lavoro e dei rapporti di produzione, nel 1978, quando questo libro venne scritto. E oggi?
Alla luce delle recenti vicende legate alla Fiat ma, più in generale, al processo di "dismissioni" che attraversa l'intera industria non solo in Italia e all'affermarsi di un liberismo autoritario e senza interstizi, le vicende illustrate dal tornitore pugliese non appaiono però datate, riferite ad una antropologia dispersa, ma vengono invece messe a verifica e trovano una loro cruda conferma.
Attraverso immagini smozzicate che paiono aforismi, attraverso descrizioni liriche che paiono schiaffi, il libro restituisce il respiro profondo di una storia non conclusa (calabresi.net).
Ecco la scheda del libro: "Tuta blu" di Tommaso Di Ciaula - "Un Poeta del Sud."
Tommaso Di Ciaula, operaio metalmeccanico tornitore in una industria a sei chilometri da Bari è l'autore e il protagonista di questo libro. Si tratta di una sorta di autobiografia non recente, tanto che il libro ha letteralmente fatto il giro del mondo - dall'Unione Sovietica al Mecciso - anche in versione teatrale e di recente è stato riproposto in una nuova edizione in contemporanea in Francia, Italia e Spagna.
Nella prefazione, Paolo Volponi così scrive: "L'urgenza che muove questo libro è sprigionata da due condizioni esistenziali che accompagnano e spaccano la vita di Tommaso Di Ciaula.
La prima è la sua condizione di contadino pugliese", la seconda, scrive Volponi "è il suo essere operaio, con un timbro sulla tuta blu, e tanti altri timbri". Un libro che, non solo per la storia, ma anche per il ritmo della scrittura, ha un respiro poetico, un lirismo contenuto e a volte compresso che non indebolisce ma anzi rafforza il carattere di denuncia delle condizioni di lavoro e dei rapporti di produzione, nel 1978, quando questo libro venne scritto. E oggi?
Alla luce delle recenti vicende legate alla Fiat ma, più in generale, al processo di "dismissioni" che attraversa l'intera industria non solo in Italia e all'affermarsi di un liberismo autoritario e senza interstizi, le vicende illustrate dal tornitore pugliese non appaiono però datate, riferite ad una antropologia dispersa, ma vengono invece messe a verifica e trovano una loro cruda conferma.
Attraverso immagini smozzicate che paiono aforismi, attraverso descrizioni liriche che paiono schiaffi, il libro restituisce il respiro profondo di una storia non conclusa (calabresi.net).
Losappio tra gravine e steppe
Mercoledì 24 giugno, dalle ore 10, l’Assessore all’Ecologia, Michele Losappio, parteciperà presso la Villa Frammarino (nel Parco Lama Balice di Bari) ad un Convegno promosso dalla Regione sulle biodiversità e sull’esperienza dei Parchi e delle aree protette in Puglia.
L’incontro si concluderà con una tavola rotonda alle ore 11 con la presenza oltre che dell’Assessore dell’attore e regista Alessandro Langiu, del Presidente APT Fianco Chiarello, del Direttore del Parco dell’Alta Murgia Fabio Modesti. Prima della tavola rotonda verrà sottoscritta la convenzione del Progetto GRASTEPP fra Regione, Parco Alta Murgia, Provincia di Taranto, Comune di Gravina, Museo Orto Botanico.
Il provvedimento, nell’aderire all'Accordo di Programma Quadro per la tutela della Bio-diversità finanziato con i fondi previsti dalla delibera CIPE n. 19/2004, approva e fa proprio il Progetto "Grastepp: tra gravine e steppe - azioni per la conservazione della biodiversità in due aree protette della regione Puglia" predisposto dall'Ufficio Parchi e Riserve naturali.Pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione Puglia, n. 5 del 10 gennaio 2007, la deliberazione di Giunta regionale, n. 1961 del 20 dicembre 2006.
Al dirigente dell'Ufficio Parchi e Riserve Naturali dell'Assessorato all'Ecologia, ing. Francesca Pace, oltre alla sottoscrizione dell'Accordo di Programma Quadro proposto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stato conferito il mandato a predisporre gli atti e gli adempimenti consequenziali.
L’incontro si concluderà con una tavola rotonda alle ore 11 con la presenza oltre che dell’Assessore dell’attore e regista Alessandro Langiu, del Presidente APT Fianco Chiarello, del Direttore del Parco dell’Alta Murgia Fabio Modesti. Prima della tavola rotonda verrà sottoscritta la convenzione del Progetto GRASTEPP fra Regione, Parco Alta Murgia, Provincia di Taranto, Comune di Gravina, Museo Orto Botanico.
Il provvedimento, nell’aderire all'Accordo di Programma Quadro per la tutela della Bio-diversità finanziato con i fondi previsti dalla delibera CIPE n. 19/2004, approva e fa proprio il Progetto "Grastepp: tra gravine e steppe - azioni per la conservazione della biodiversità in due aree protette della regione Puglia" predisposto dall'Ufficio Parchi e Riserve naturali.Pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione Puglia, n. 5 del 10 gennaio 2007, la deliberazione di Giunta regionale, n. 1961 del 20 dicembre 2006.
Al dirigente dell'Ufficio Parchi e Riserve Naturali dell'Assessorato all'Ecologia, ing. Francesca Pace, oltre alla sottoscrizione dell'Accordo di Programma Quadro proposto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stato conferito il mandato a predisporre gli atti e gli adempimenti consequenziali.
domenica 21 giugno 2009
Il restauro della Città Vecchia...
Basta poco per restaurare la vita di un quartiere e ridare ai suoi abitanti la loro dignità...
Ci vuole amore e rispetto per una cultura del vivere che nella Taranto nuova è sempre stata incompresa, osteggiata ed emarginata.
Un tassello di dialogo tra due realtà è stato aggiunto grazie alla partecipazione come forma di progettazione sostenibile.
E su tutto la piccola grande Festa della Musica e la danza dei bambini...
Una lezione per l'assessore alla Città Vecchia, per i politici e gli "architetti di regime"... tristemente, routinariamente, assenti!
Ci vuole amore e rispetto per una cultura del vivere che nella Taranto nuova è sempre stata incompresa, osteggiata ed emarginata.
Un tassello di dialogo tra due realtà è stato aggiunto grazie alla partecipazione come forma di progettazione sostenibile.
E su tutto la piccola grande Festa della Musica e la danza dei bambini...
Una lezione per l'assessore alla Città Vecchia, per i politici e gli "architetti di regime"... tristemente, routinariamente, assenti!
Taranto crocevia di viaggi...
Dal momento che siamo al primo posto in Italia per l'ospitalità ai rifiuti stranieri, che c'è di male se da qualche tempo anche al porto si stanno organizzando pacchetti turistici per viaggi da e per la Cina? Ovviamente di rifiuti "speciali"!
Taranto, rifiuti diretti ad Hong Kong. Sequestrati 7 container
Il porto di Taranto si conferma crocevia di un traffico internazionale di rifiuti speciali.
I finanzieri del gruppo di Taranto, guidati dal tenento colonnello Cosimo D’Elia e del capitano Nicola D’Alessandro, in collaborazione con i funzionari della dogana, hanno sequestrato nelle ultime ore circa 155 tonnellate di rifiuti speciali costituiti da materiale plastico con destinazione finale Hong Kong.
Quattro persone sono state denunciate all'autorità giudiziaria. Si tratta di tre imprenditori pugliesi – un intermediario, uno spedizioniere e un esportatore – e un uomo d’affari cinese, già coinvolto in precedenti sequestri al pari di uno degli imprenditori finiti nel mirino dei finanzieri e dei funzionari della dogana.
I rifiuti speciali, provenienti dal settore agricolo, erano stivati all'interno di sette container provenienti da una società pugliese che opera nel settore ambientale.
I rifiuti non avevano ricevuto il previsto trattamento preliminare per il loro successivo recupero, non avevno le autorizzazioni prescritte dalla vigente normativa per l’esportazione di rifiuti speciali di plastica né, stando a quanto accertato dagli inquirenti, erano destinati ad un apposito impianto di riciclo.
La destinazione finale, infatti, era un anonimo ufficio ubicato in un business center di Hong Kong e dunque sicuramente avrebbero preso, una volta giunti nel porto di quella città, un’altra via: o la stessa Cina oppure qualche altra nazione orientale.
Il materiale sequestrato - prevalentemente teli di plastica utilizzati per coprire i tendoni di uva e altro materiale dello stesso tipo impiegato da alcune grosse aziende agricole pugliesi - doveva essere smaltito in discarica invece è divenuto, con una abile operazione documentale, merce da rivendere, in violazione delle norme ambientali.
Dall'inizio dell'anno, le Fiamme Gialle hanno sequestrato presso lo scalo marittimo di Taranto 20 container contenenti complessivamente 485 tonnellate di rifiuti speciali destinati all'estero.
Sul fenomeno, che va assumendo dimensioni sempre più rilevanti, si sono accesi i riflettori anche della magistratura tarantina che intende fare piena luce su quello che è diventato un business ormai planetario. (di MIMMO MAZZA per La Gazzetta del Mezzogiorno)
Taranto, rifiuti diretti ad Hong Kong. Sequestrati 7 container
Il porto di Taranto si conferma crocevia di un traffico internazionale di rifiuti speciali.
I finanzieri del gruppo di Taranto, guidati dal tenento colonnello Cosimo D’Elia e del capitano Nicola D’Alessandro, in collaborazione con i funzionari della dogana, hanno sequestrato nelle ultime ore circa 155 tonnellate di rifiuti speciali costituiti da materiale plastico con destinazione finale Hong Kong.
Quattro persone sono state denunciate all'autorità giudiziaria. Si tratta di tre imprenditori pugliesi – un intermediario, uno spedizioniere e un esportatore – e un uomo d’affari cinese, già coinvolto in precedenti sequestri al pari di uno degli imprenditori finiti nel mirino dei finanzieri e dei funzionari della dogana.
I rifiuti speciali, provenienti dal settore agricolo, erano stivati all'interno di sette container provenienti da una società pugliese che opera nel settore ambientale.
I rifiuti non avevano ricevuto il previsto trattamento preliminare per il loro successivo recupero, non avevno le autorizzazioni prescritte dalla vigente normativa per l’esportazione di rifiuti speciali di plastica né, stando a quanto accertato dagli inquirenti, erano destinati ad un apposito impianto di riciclo.
La destinazione finale, infatti, era un anonimo ufficio ubicato in un business center di Hong Kong e dunque sicuramente avrebbero preso, una volta giunti nel porto di quella città, un’altra via: o la stessa Cina oppure qualche altra nazione orientale.
Il materiale sequestrato - prevalentemente teli di plastica utilizzati per coprire i tendoni di uva e altro materiale dello stesso tipo impiegato da alcune grosse aziende agricole pugliesi - doveva essere smaltito in discarica invece è divenuto, con una abile operazione documentale, merce da rivendere, in violazione delle norme ambientali.
Dall'inizio dell'anno, le Fiamme Gialle hanno sequestrato presso lo scalo marittimo di Taranto 20 container contenenti complessivamente 485 tonnellate di rifiuti speciali destinati all'estero.
Sul fenomeno, che va assumendo dimensioni sempre più rilevanti, si sono accesi i riflettori anche della magistratura tarantina che intende fare piena luce su quello che è diventato un business ormai planetario. (di MIMMO MAZZA per La Gazzetta del Mezzogiorno)
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Eppur si muove?
Diossina a Taranto, da fine mese via a nuovi limiti
Non vi dovrebbe essere nessun tipo di problema per la puntuale applicazione del primo «step» della legge regionale sulle diossine, a partire dal 30 giugno. Una commissione di tecnici della Regione Puglia e di esperti Arpa Puglia hanno compiuto un sopralluogo nello stabilimento Ilva di Taranto per verificare la costruzione dell’im - pianto Urea che entrerà in funzione il prossimo 30 giugno per abbattere le immissioni di diossine così come previsto dalla legge regionale 8/2009. “L'impianto, composto da due silos, – informa una nota dell’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio – dovrà interagire con le linee di agglomerazione, delle quali attualmente è in funzione solo quella 'D’ ed è completo sia per la parte fisica che per quella elettronica”.
“Ci sono, dunque, – conclude Losappio – le condizioni per una reale riduzione delle diossine sotto il controllo di Arpa”. Rimanendo in argomento, va detto che nei giorni scorsi si è svolto a Bari l’incontro tra l’assessore Losappio ed una delegazione di “Alta Marea ”. L’incontro è stato richiesto all’indomani delle dichiarazioni rilasciate, nel corso di un convegno, dal direttore dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato per il quale l’Arpa rischiava di ritrovarsi a breve nuovamente a corto di risorse e personale. «Negli ultimi anni - si legge in una nota stampa diffusa da “Alta Marea” - l’Arpa era stata finalmente posta nelle condizioni di poter adempiere ai suoi compiti di controllo ambientale dopo anni in cui era stata colpevolmente relegata a scatola vuota. I recenti provvedimenti del Governo, in materia di contrazione della spesa pubblica con relativo blocco delle assunzioni, aveva però determinato pesanti contraccolpi sull’Arpa. L’agenzia rischiava la paralisi proprio nel procinto di iniziare la campagna di monitoraggio sulla diossina sugli impianti Ilva a partire dal 1° Luglio».
Nell’incontro l’assessore Losappio ha fornito rassicurazioni. La Regione sfrutterà alcuni spiragli previste dalle norme governative in materia di spesa sanitaria per sopperire alla grave crisi a cui l’Arpa sarebbe andata incontro per carenza di personale e di risorse. L’Arpa potrà quindi bandire i concorsi programmati e rinnovare i contratti a termine. Non solo. Potrà anche usufruire dei due milioni di euro stanziati dalla Regione per interventi nelle aree industriali pugliesi che erano stati congelati poiché in gran parte non spendibili senza lo sblocco delle assunzioni. Altro importante impegno assunto dalla Regione è stata la conferma del sostegno al progetto di centro di eccellenza in materia di inquinamento dell’aria da realizzarsi a Taranto presso l’ospedale “Testa”. La sua realizzazione, che vedrebbe il coinvolgimento di vari enti come Arpa, Asl, Spesal, CNR e Università, costituirebbe un importante laboratorio di ricerca sulle problematiche dell’inquinamento del territorio, di monitoraggio ambientale e strumento di intervento in caso di emergenza. La sua collocazione a ridosso dell’area industriale costituirebbe un importante presidio contro l’inquinamento industriale.(La Gazzetta del Mezzogiorno)
Non vi dovrebbe essere nessun tipo di problema per la puntuale applicazione del primo «step» della legge regionale sulle diossine, a partire dal 30 giugno. Una commissione di tecnici della Regione Puglia e di esperti Arpa Puglia hanno compiuto un sopralluogo nello stabilimento Ilva di Taranto per verificare la costruzione dell’im - pianto Urea che entrerà in funzione il prossimo 30 giugno per abbattere le immissioni di diossine così come previsto dalla legge regionale 8/2009. “L'impianto, composto da due silos, – informa una nota dell’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio – dovrà interagire con le linee di agglomerazione, delle quali attualmente è in funzione solo quella 'D’ ed è completo sia per la parte fisica che per quella elettronica”.
“Ci sono, dunque, – conclude Losappio – le condizioni per una reale riduzione delle diossine sotto il controllo di Arpa”. Rimanendo in argomento, va detto che nei giorni scorsi si è svolto a Bari l’incontro tra l’assessore Losappio ed una delegazione di “Alta Marea ”. L’incontro è stato richiesto all’indomani delle dichiarazioni rilasciate, nel corso di un convegno, dal direttore dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato per il quale l’Arpa rischiava di ritrovarsi a breve nuovamente a corto di risorse e personale. «Negli ultimi anni - si legge in una nota stampa diffusa da “Alta Marea” - l’Arpa era stata finalmente posta nelle condizioni di poter adempiere ai suoi compiti di controllo ambientale dopo anni in cui era stata colpevolmente relegata a scatola vuota. I recenti provvedimenti del Governo, in materia di contrazione della spesa pubblica con relativo blocco delle assunzioni, aveva però determinato pesanti contraccolpi sull’Arpa. L’agenzia rischiava la paralisi proprio nel procinto di iniziare la campagna di monitoraggio sulla diossina sugli impianti Ilva a partire dal 1° Luglio».
Nell’incontro l’assessore Losappio ha fornito rassicurazioni. La Regione sfrutterà alcuni spiragli previste dalle norme governative in materia di spesa sanitaria per sopperire alla grave crisi a cui l’Arpa sarebbe andata incontro per carenza di personale e di risorse. L’Arpa potrà quindi bandire i concorsi programmati e rinnovare i contratti a termine. Non solo. Potrà anche usufruire dei due milioni di euro stanziati dalla Regione per interventi nelle aree industriali pugliesi che erano stati congelati poiché in gran parte non spendibili senza lo sblocco delle assunzioni. Altro importante impegno assunto dalla Regione è stata la conferma del sostegno al progetto di centro di eccellenza in materia di inquinamento dell’aria da realizzarsi a Taranto presso l’ospedale “Testa”. La sua realizzazione, che vedrebbe il coinvolgimento di vari enti come Arpa, Asl, Spesal, CNR e Università, costituirebbe un importante laboratorio di ricerca sulle problematiche dell’inquinamento del territorio, di monitoraggio ambientale e strumento di intervento in caso di emergenza. La sua collocazione a ridosso dell’area industriale costituirebbe un importante presidio contro l’inquinamento industriale.(La Gazzetta del Mezzogiorno)
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sabato 20 giugno 2009
Come sarà il futuro? Parliamo di bonifiche e corruzione
(AGI) - Genova, 18 giu. - Sono 30 gli indagati nell'ambito dell'indagine su corruzione, turbativa d'asta e false fatturazioni, condotta dal pm genovese Francesco Pinto nell'ambito dell'operazione di riconversione industriale che riguarda le aree ex Ilva e l'ex oleificio Gaslini di Genova Cornigliano. I fatti risalgono al 2007 e avvennero sotto la seconda giunta dell'ex sindaco Giuseppe Pericu. Tra gli indagati figurano l'imprenditore delle demolizioni e riconversioni Gino Mamone, l'ex consigliere comunale Ds Massimo Casagrande, l'ex assessore dell'attuale giunta comunale Paolo Striano e l'imprenditore Capparelli della ditta Fontessa. A Mamone sono contestati le ipotesi di reato di turbativa d'asta, corruzione e falsa fatturazione. Di corruzione sono indagati Casagrande, Striano (anch'egli consiglire comunale di maggioranza sotto la giunta Pericu) e Capparelli. L'indagine prende le mosse dalla cosiddetta "Mensopoli", l'inchiesta del pm Pinto che porto' in carcere tra gli altri anche l'ex braccio destro dell'attuale sindaco di Genova Stefano Francesca e alle dimissioni di due suoi assessori, Massimiliano Morettini e Paolo Striano. Secondo gli inquirenti Mamone era a capo di un cartello di imprese che riusciva a spartirsi gli appalti delle conversioni industriali in atto a Cornigliano, come detto nelle aree ex Ilva e ex oleificio Gaslini. Mamone, inoltre, e' indagato di avere sottratto denaro al fisco emettendo fatture per sponsorizzazioni di squadre ciclistiche, in realta' mai avvenute.
Né uomini nè animali vivono felici sotto le ciminiere...
Malattie e denutrizione, decine di cani morti vittime di un canile municipale di Taranto
All'origine della vicenda una querelle tra comuni e gestore e della mancanza di fondi
STATTE (TARANTO) - Un centinaio di cani morti sono stati trovati in un crepaccio, in avanzato stato di putrefazione, vicino al canile di Statte (Taranto) da agenti del Corpo forestale. L'intervento della forestale è stato predisposto in seguito alla denuncia di un'autocolonna di volontari del corpo di polizia ecozoofila dell'Associazione Unione Democratica, partiti da Roma con l'obiettivo di portare nel canile di Statte cibo e medicinali. Nella struttura municipale ci sono 600 cani malnutriti ospitati in precarie condizioni igieniche.
Il canile di Statte era nato per ospitare 200 cani, invece ne ospita 600: 490 da Taranto e gli altri da Massafra e da Statte. I cani dal mese di marzo sono in difficoltà perchè i Comuni interessati hanno cessato di sovvenzionare il canile per irregolarità nelle autorizzazioni e di struttura riscontrate dalla Ausl.
Inoltre, nel frattempo, per il Comune di Taranto è stato dichiarato lo stato di dissesto finanziario, mentre è stata avviata una vertenza tra il responsabile del canile, Angelo Raffaele Russo, e l'ente civico.
Tutti i cani, secondo una prima ricognizione fatta dalla polizia ecozoofila, sembrerebbero affetti da malattie anche gravi come leshmaniosi e tumori. Dopo aver appreso della notizia del ritrovamento di numerosi cani morti, il sindaco di Taranto Ezio Stefano si è recato personalmente nella struttura insieme al personale dell'Ausl, anche per avviare iniziative che scongiurino il rischio di epidemie. La polizia ecozoofila ha anche informato la procura della Repubblica.(La Repubblica)
All'origine della vicenda una querelle tra comuni e gestore e della mancanza di fondi
STATTE (TARANTO) - Un centinaio di cani morti sono stati trovati in un crepaccio, in avanzato stato di putrefazione, vicino al canile di Statte (Taranto) da agenti del Corpo forestale. L'intervento della forestale è stato predisposto in seguito alla denuncia di un'autocolonna di volontari del corpo di polizia ecozoofila dell'Associazione Unione Democratica, partiti da Roma con l'obiettivo di portare nel canile di Statte cibo e medicinali. Nella struttura municipale ci sono 600 cani malnutriti ospitati in precarie condizioni igieniche.
Il canile di Statte era nato per ospitare 200 cani, invece ne ospita 600: 490 da Taranto e gli altri da Massafra e da Statte. I cani dal mese di marzo sono in difficoltà perchè i Comuni interessati hanno cessato di sovvenzionare il canile per irregolarità nelle autorizzazioni e di struttura riscontrate dalla Ausl.
Inoltre, nel frattempo, per il Comune di Taranto è stato dichiarato lo stato di dissesto finanziario, mentre è stata avviata una vertenza tra il responsabile del canile, Angelo Raffaele Russo, e l'ente civico.
Tutti i cani, secondo una prima ricognizione fatta dalla polizia ecozoofila, sembrerebbero affetti da malattie anche gravi come leshmaniosi e tumori. Dopo aver appreso della notizia del ritrovamento di numerosi cani morti, il sindaco di Taranto Ezio Stefano si è recato personalmente nella struttura insieme al personale dell'Ausl, anche per avviare iniziative che scongiurino il rischio di epidemie. La polizia ecozoofila ha anche informato la procura della Repubblica.(La Repubblica)
venerdì 19 giugno 2009
Floridezza e ranuncoli
In un'intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno (Taranto, p.IV) riguardo all'ambiente Florido ha dichiarato:
"...
L’ambiente è uno dei temi cruciali di questa campagna elettorale. Il leit motiv del centrodestra è questo: “Florido taccia visto che ha ritirato la costituzione di parte civile nei processi contro l’Il va ”. Accusa pesante.
«Accusa ridicola e demagogica. Subito dopo la firma del primo Atto d’intesa, l’ex presidente della Regione, Raffaele Fitto, padrone del centrodestra pugliese, convocò nel suo ufficio il sottoscritto; l’ex sindaco di Taranto, Rossana Di Bello; l’ex sindaco di Statte, Giuseppe Mastromarinoe Riva. Fu lui a dirci che, visto che si era sottoscritta un’intesa, era necessario ritirare la costituzione di parte civile. Questi sono i fatti. E poi, sull’am - biente non accetto lezioni. Cinque anni fa, l’Arpa era un oggetto sconosciuto ora, grazie alla Provincia, ha i mezzi per conoscere i livelli di inquinamento».
Questione discariche, anche qui, ci sono spesso continui scambi di accuse.
«Ed anche qui, solo tante falsità. Gli ampliamenti delle discariche di Grottaglie, Fragagnano e Statte sono stati decisi nel maggio 2004 dalla giunta Rana poco prima che mi insediassi. Io non ho dato l’ok ad alcun ampliamento. Queste società hanno avuto il via libera dopo diverse sentenze della magistratura amministrativa».
Sull'ambiente, Rana invece, a p.V è più prolisso:
"E le grandi imprese?
«Da loro voglio che rispettino soprattutto le norme per la sicurezza sul lavoro e la tutela dell’ambiente. C’è bisogno di rigore su questo». "
Tutto qui?
"...
L’ambiente è uno dei temi cruciali di questa campagna elettorale. Il leit motiv del centrodestra è questo: “Florido taccia visto che ha ritirato la costituzione di parte civile nei processi contro l’Il va ”. Accusa pesante.
«Accusa ridicola e demagogica. Subito dopo la firma del primo Atto d’intesa, l’ex presidente della Regione, Raffaele Fitto, padrone del centrodestra pugliese, convocò nel suo ufficio il sottoscritto; l’ex sindaco di Taranto, Rossana Di Bello; l’ex sindaco di Statte, Giuseppe Mastromarinoe Riva. Fu lui a dirci che, visto che si era sottoscritta un’intesa, era necessario ritirare la costituzione di parte civile. Questi sono i fatti. E poi, sull’am - biente non accetto lezioni. Cinque anni fa, l’Arpa era un oggetto sconosciuto ora, grazie alla Provincia, ha i mezzi per conoscere i livelli di inquinamento».
Questione discariche, anche qui, ci sono spesso continui scambi di accuse.
«Ed anche qui, solo tante falsità. Gli ampliamenti delle discariche di Grottaglie, Fragagnano e Statte sono stati decisi nel maggio 2004 dalla giunta Rana poco prima che mi insediassi. Io non ho dato l’ok ad alcun ampliamento. Queste società hanno avuto il via libera dopo diverse sentenze della magistratura amministrativa».
Sull'ambiente, Rana invece, a p.V è più prolisso:
"E le grandi imprese?
«Da loro voglio che rispettino soprattutto le norme per la sicurezza sul lavoro e la tutela dell’ambiente. C’è bisogno di rigore su questo». "
Tutto qui?
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Passeggiate siderurgiche
Diossine, sopralluogo all'Ilva di Taranto
Una nota dell’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio, informa che una commissione di tecnici della Regione Puglia e di esperti Arpa Puglia, ha compiuto un sopralluogo nello stabilimento siderurgico
BARI - Una commissione di tecnici della Regione Puglia e di esperti Arpa Puglia hanno compiuto un sopralluogo nello stabilimento Ilva di Taranto per verificare la costruzione dell’impianto Urea che entrerà in funzione il prossimo 30 giugno per abbattere le immissioni di diossine così come previsto dalla legge regionale 8/2009.
"L'impianto, composto da due silos, – informa una nota dell’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio – dovrà interagire con le linee di agglomerazione, delle quali attualmente è in funzione solo quella "D" ed è completo sia per la parte fisica che per quella elettronica”. “Ci sono, dunque, – conclude Losappio – le condizioni per una reale riduzione delle diossine sotto il controllo di Arpa”. (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Una nota dell’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio, informa che una commissione di tecnici della Regione Puglia e di esperti Arpa Puglia, ha compiuto un sopralluogo nello stabilimento siderurgico
BARI - Una commissione di tecnici della Regione Puglia e di esperti Arpa Puglia hanno compiuto un sopralluogo nello stabilimento Ilva di Taranto per verificare la costruzione dell’impianto Urea che entrerà in funzione il prossimo 30 giugno per abbattere le immissioni di diossine così come previsto dalla legge regionale 8/2009.
"L'impianto, composto da due silos, – informa una nota dell’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio – dovrà interagire con le linee di agglomerazione, delle quali attualmente è in funzione solo quella "D" ed è completo sia per la parte fisica che per quella elettronica”. “Ci sono, dunque, – conclude Losappio – le condizioni per una reale riduzione delle diossine sotto il controllo di Arpa”. (La Gazzetta del Mezzogiorno)
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giovedì 18 giugno 2009
Come si rivitalizza la Città Vecchia
Sabato 20 Giugno 2009 c/o Largo San Gaetano (Taranto), il Comune di Taranto con l’Assessorato alle Politiche Giovanili della Regione Puglia in collaborazione con la Rete Bollenti Spiriti (le realtà locali Arcinota, Artesia, Comitato Quartiere Paolo VI, Edizioni N.B., Laboratorio Circo Nomade, LABuat, NoMedia, Pachamama, Punto A Capo e Teatro del Mare), presentano:
“Musica in Città Vecchia”
In occasione della “Festa Internazionale della Musica” e in concomitanza con la conclusione dei lavori di ristrutturazione relativi al “Cantiere Maggese”, Largo San Gaetano si trasformerà in un “Teatro” all’aperto che accoglierà una variegata serie di eventi culturali.
Programma della serata:
h 18.00 La serata si aprirà con una “merenda” per i bambini del Quartiere e per quanti altri vorranno partecipare.
Verrà animata da Zio Cataldo alias Cataldo Scatigna, da Ciccioclown e dal Circo Nomade
h 20.00 Allestimento dello slargo antistante la chiesa di S.Gaetano ad opera del progetto vincitore Principi Attivi - Labuat "Laboratorio Urbano Architettura Taranto", con installazioni ed elementi di arredo urbano con materiale di recupero.
h 21.00/21.30 I Pachamama sfileranno tra i vicoli della Città Vecchia
h 21.30/22.30 Performance teatrale “Riflessioni dei ragazzi del Comitato di Quartiere Paolo IV” a cura del Teatro del Mare.
h 22.30 La serata procederà con il concerto di: Sciamano e Robertotto, SFC, Kiss My Town e Fido Guido
h 01.00 FINE
Service audio/luci: Artesia – servizi per l’arte e lo spettacolo
Media partner: Radio Popolare Salento
Altamarea strappa promesse a Losappio
Saranno mantenute? Speriamo!
Comunicato stampa di Altamarea
INCONTRO CON L’ASSESSSORE LOSAPPIO PER POTENZIAMENTO ARPA DOPO ALLARME DEL PROF. ASSENNATO
Si è svolto ieri a Bari l’incontro tra l’assessore regionale all’ambiente Losappio ed una delegazione di “AltaMarea” composta da Leo Corvace, Maria Giovanna Bolognini, Gemma Leotta ed Annalisa Tanzarella. L’incontro è stato richiesto da “AltaMarea” all’indomani delle dichiarazioni rilasciate, nel corso di un convegno, dal direttore dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato per il quale l’Arpa rischiava di ritrovarsi a breve nuovamente a corto di risorse e personale. Negli ultimi anni l’Arpa era stata finalmente posta nelle condizioni di poter adempiere ai suoi compiti di controllo ambientale dopo anni in cui era stata colpevolmente relegata a scatola vuota. I recenti provvedimenti del Governo, in materia di contrazione della spesa pubblica con relativo blocco delle assunzioni, aveva però determinato pesanti contraccolpi sull’Arpa. L’agenzia rischiava la paralisi proprio nel procinto di iniziare la campagna di monitoraggio sulla diossina sugli impianti Ilva a partire dal 1° Luglio.
Nell’incontro l’assessore Losappio ha fornito rassicurazioni. La Regione sfrutterà alcuni spiragli previste dalle norme governative in materia di spesa sanitaria per sopperire alla grave crisi a cui l’Arpa sarebbe andata incontro per carenza di personale e di risorse. L’Arpa potrà quindi bandire i concorsi programmati e rinnovare i contratti a termine. Non solo. Potrà anche usufruire dei due milioni di euro stanziati dalla Regione per interventi nelle aree industriali pugliesi che erano stati congelati poiché in gran parte non spendibili senza lo sblocco delle assunzioni.
Altro importante impegno assunto dalla Regione è stata la conferma del sostegno al progetto di centro di eccellenza in materia di inquinamento dell’aria da realizzarsi a Taranto presso l’ospedale “Testa”. La sua realizzazione, che vedrebbe il coinvolgimento di vari enti come Arpa, Asl, Spesal, CNR, università costituirebbe un importante laboratorio di ricerca sulle problematiche dell’inquinamento del territorio, di monitoraggio ambientale e strumento di intervento in caso di emergenza. La sua collocazione a ridosso dell’area industriale costituirebbe un importante presidio contro l’inquinamento industriale.
Ascolta l'intervista a Leo Corvace su Radio Popolare Salento
Comunicato stampa di Altamarea
INCONTRO CON L’ASSESSSORE LOSAPPIO PER POTENZIAMENTO ARPA DOPO ALLARME DEL PROF. ASSENNATO
Si è svolto ieri a Bari l’incontro tra l’assessore regionale all’ambiente Losappio ed una delegazione di “AltaMarea” composta da Leo Corvace, Maria Giovanna Bolognini, Gemma Leotta ed Annalisa Tanzarella. L’incontro è stato richiesto da “AltaMarea” all’indomani delle dichiarazioni rilasciate, nel corso di un convegno, dal direttore dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato per il quale l’Arpa rischiava di ritrovarsi a breve nuovamente a corto di risorse e personale. Negli ultimi anni l’Arpa era stata finalmente posta nelle condizioni di poter adempiere ai suoi compiti di controllo ambientale dopo anni in cui era stata colpevolmente relegata a scatola vuota. I recenti provvedimenti del Governo, in materia di contrazione della spesa pubblica con relativo blocco delle assunzioni, aveva però determinato pesanti contraccolpi sull’Arpa. L’agenzia rischiava la paralisi proprio nel procinto di iniziare la campagna di monitoraggio sulla diossina sugli impianti Ilva a partire dal 1° Luglio.
Nell’incontro l’assessore Losappio ha fornito rassicurazioni. La Regione sfrutterà alcuni spiragli previste dalle norme governative in materia di spesa sanitaria per sopperire alla grave crisi a cui l’Arpa sarebbe andata incontro per carenza di personale e di risorse. L’Arpa potrà quindi bandire i concorsi programmati e rinnovare i contratti a termine. Non solo. Potrà anche usufruire dei due milioni di euro stanziati dalla Regione per interventi nelle aree industriali pugliesi che erano stati congelati poiché in gran parte non spendibili senza lo sblocco delle assunzioni.
Altro importante impegno assunto dalla Regione è stata la conferma del sostegno al progetto di centro di eccellenza in materia di inquinamento dell’aria da realizzarsi a Taranto presso l’ospedale “Testa”. La sua realizzazione, che vedrebbe il coinvolgimento di vari enti come Arpa, Asl, Spesal, CNR, università costituirebbe un importante laboratorio di ricerca sulle problematiche dell’inquinamento del territorio, di monitoraggio ambientale e strumento di intervento in caso di emergenza. La sua collocazione a ridosso dell’area industriale costituirebbe un importante presidio contro l’inquinamento industriale.
Ascolta l'intervista a Leo Corvace su Radio Popolare Salento
Finchè c'è terra a Grottaglie, i rifiuti sono i (soli) benvenuti!
Comunicato stampa di Vigiliamo per la discarica
Come le istituzioni scatenano la sindrome nimby
Non può più esserci alcun dubbio: il Commissario delegato all’emergenza ambientale, Vendola, e il Presidente della Provincia di Lecce, Pellegrino, con la complicità del Presidente della Provincia di Taranto, Florido, hanno fatto di tutto per tutelare la sindrome Nimby (not in my back yard, “non nel mio cortile”) che affligge da oltre due anni gli amministratori della Provincia di Lecce più che i salentini.
Se infatti nella Provincia di Lecce non risulta che sia stata mai autorizzata nessuna discarica per rifiuti speciali cosiddetti non pericolosi, né, per ragioni elettorali e per “promesse” già fatte, si è mai voluto continuare a smaltire i rifiuti urbani prodotti in Salento ad esempio nella discarica di Nardò e si è inoltre voluto mantenere l’altra “promessa” di chiudere la discarica di Ugento, nella Provincia di Taranto, in soli nove mesi, sono state autorizzate nuove discariche per ben 8.092.298 (ottomilionizeronovantaduemiladuecentonovantotto) metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi.
A completamento di questa tutela della sindrome Nimby che sembra affliggere la Provincia di Lecce, il Commissario delegato all’emergenza ambientale, Vendola, con frequenze sempre più brevi, ma sempre più continue, insiste nel voler iniettare extra ordinem, cioè al di fuori delle regole ordinarie, rifiuti salentini in terra jonica.
Tutto ciò con disprezzo totale e nemmeno malcelato dei cittadini della Provincia di Taranto.
Questo è un modo inaccettabile di amministrare la cosa pubblica, e l’ambiente e la salute dei cittadini della Provincia di Taranto.
mercoledì 17 giugno 2009
La città delle nuvole su google!
Sarà un caso ma, su segnalazione del validissimo amico Franco, abbiamo constatato che Google non smette di stupirci con la sua velocità nell'aggiornare le informazioni in rete.
Ecco che, proprio mentre incalza il dibattito sollevato da Vulpio con il libro "La città delle nuvole" (vedi nella barra laterale), la potente casa americana ha aggiornato le sue foto aeree coprendo la Città Vecchia di... nuvole!!!
Un eccesso di zelo giornalistico?
Un messaggio al fumoso assessore Pierri e al suo sindaco?
Una nuova simbologia sincretica ambiente-territorio?
Un messaggio al fumoso assessore Pierri e al suo sindaco?
Una nuova simbologia sincretica ambiente-territorio?
a voi la scelta... intanto gustatevi quest'immagine e il relativo collegamento (finchè dura), cliccando qui
La pecora nera...
Spulciando nel web, capita sempre più spesso di imbattersi nella"bestia nera" del rapporto con la cultura e il territorio.
Un esempio tragico e malvagio di scelleratezza ambientale e di violenza ignorante.
Uno spettro si aggira per l'Europa pronto a minacciare con il suo modello amministratori e città intere: è TARANTO!!!
Hai quanto è triste e vera questa miseria... s'i' fosse foco..., direbbe qualcuno!
Leggere per credere:
Presentata la Carta Archeologica di Velletri
(Velletri - Attualità) - Una partecipazione senza precedenti quella riservata alla presentazione del lavoro di Manlio Lilli. La sala Micara gremita, ha lasciato piacevolmente stupefatti gli stessi relatori che hanno commentato positivamente la massiccia affluenza. Un pubblico composto non solo da addetti ai lavori e rappresentati della politica ma semplici cittadini orgogliosi di un'opera che dà finalmente lustro alla città e alla sua storia. L'organizzazione dell'Aiv, capitanata da Sportelli e sponsorizzata dal Gruppo Di Silvio ha fatto da cornice all'evento. Una presentazione gestita da Tiziana Mammucari di Radio Antenne Erreci, ha avuto in apertura l'intervento di Monsignor Apicella che ha sottolineato l'importanza per un'enorme opera che aiuterà a valorizzare, apprezzare e difendere il patrimonio archeologico di Velletri, una «terra che può dare ancora tanto se debitamente amata».
Interessante anche l'intervento di Paolo Di Silvio che ha affermato che «la Cultura è patrimonio di tutti e parte integrante del tessuto sociale». Il contributo è continuato sottolineando l'importante ruolo storico archeologico di Velletri e la naturale «opportunità per l'economia della nostra città attraverso la promozione di itinerari archeologici collegati a quelli eno-gastronomici». Un importante accenno alla devastazione di un territorio meraviglioso come quello di Taranto, avvelenato dalla diossina delle industrie è un monito che non deve essere dimenticato. Attraverso invece "dinamiche virtuose" si può scoprire ed utilizzare il nostro "oro nero": la nostra storia.
Leggi l'articolo completo
Un esempio tragico e malvagio di scelleratezza ambientale e di violenza ignorante.
Uno spettro si aggira per l'Europa pronto a minacciare con il suo modello amministratori e città intere: è TARANTO!!!
Hai quanto è triste e vera questa miseria... s'i' fosse foco..., direbbe qualcuno!
Leggere per credere:
Presentata la Carta Archeologica di Velletri
(Velletri - Attualità) - Una partecipazione senza precedenti quella riservata alla presentazione del lavoro di Manlio Lilli. La sala Micara gremita, ha lasciato piacevolmente stupefatti gli stessi relatori che hanno commentato positivamente la massiccia affluenza. Un pubblico composto non solo da addetti ai lavori e rappresentati della politica ma semplici cittadini orgogliosi di un'opera che dà finalmente lustro alla città e alla sua storia. L'organizzazione dell'Aiv, capitanata da Sportelli e sponsorizzata dal Gruppo Di Silvio ha fatto da cornice all'evento. Una presentazione gestita da Tiziana Mammucari di Radio Antenne Erreci, ha avuto in apertura l'intervento di Monsignor Apicella che ha sottolineato l'importanza per un'enorme opera che aiuterà a valorizzare, apprezzare e difendere il patrimonio archeologico di Velletri, una «terra che può dare ancora tanto se debitamente amata».
Interessante anche l'intervento di Paolo Di Silvio che ha affermato che «la Cultura è patrimonio di tutti e parte integrante del tessuto sociale». Il contributo è continuato sottolineando l'importante ruolo storico archeologico di Velletri e la naturale «opportunità per l'economia della nostra città attraverso la promozione di itinerari archeologici collegati a quelli eno-gastronomici». Un importante accenno alla devastazione di un territorio meraviglioso come quello di Taranto, avvelenato dalla diossina delle industrie è un monito che non deve essere dimenticato. Attraverso invece "dinamiche virtuose" si può scoprire ed utilizzare il nostro "oro nero": la nostra storia.
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Diossina: il parere degli esperti
Giornata di studio sulle tecniche di monitoraggio delle diossine: i ricercatori chiedono un campionamento in continuo e più risorse per gli enti
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martedì 16 giugno 2009
Com'è il dopo Ilva?
Torna sotto la regia del Comune la riqualificazione di Cornigliano. Il sindaco Marta Vincenzi assume la presidenza della società per Cornigliano succedendo nella carica al presidente della Regione Claudio Burlando. Il passaggio è stato deciso oggi dal consiglio di amministrazione della società, riunitosi a Villa Bombrini. Accanto ai confermati Burlando, Giovanni Calisi e Carlo de Romedis, è entrato a far parte del cda, oltre alla Vincenzi, Roberto Levaggi, in rappresentanza della Regione. «Si è fatto un lavoro molto importante di cui si incominciano a vedere i risultati» ha dichiarato Burlando, facendo il punto dell’operato della società a tre anni dalla consegna delle aree dall’Ilva. «Le azioni svolte finora - ha affermato Vincenzi - vanno nella direzione giusta. Ringrazio il presidente Burlando, che ha gestito in questi anni la presidenza della società». Fra i primi risultati visibili vi sarà, in luglio, l’apertura al pubblico, con un programma di manifestazioni culturali, del giardino di Villa Bombrini. È stato inoltre deciso che 20 mila metri quadrati davanti alla villa, sulle aree ex Ilva, diventeranno il polmone verde di Cornigliano. Per il rifacimento delle facciate di Cornigliano saranno poi erogati contributi a fondo perduto del 40%. In autunno la palazzina ex direzione Ilva ospiterà un «cineporto», cioè un centro servizi per la produzione audiovisiva, emanazione della film commission. La società, in collaborazione con Film Commission, ha inoltre dato vita ad una sorta di `distretto´ delle piccole imprese del settore audio-visivo, collocate a Villa Bombrini. Per quanto riguarda le infrastrutture, giovedì il comitato portuale dovrà deliberare sulla consegna delle aree della strada di scorrimento a mare e il cantiere inizierà non appena ultimato il progetto esecutivo da parte dell’impresa che ha vinto l’appalto. A breve, infine, si aprirà il tavolo di lavoro Comune-Regione per l’ospedale di Ponente e per l’offerta di servizi territoriali Sampierdarena, Centro-ovest, Ponente e Valpolcevera. (Secolo XIX)
Venghino signori a fare il bagno!
LITORANEA DEI MICENEI: DEPURATORE AL COLLASSO. SCARICO IN MARE DI LIQUAMI
CODICI INVIA ACCESSO AGLI ATTI AI COMUNI DI LEPORANO E PULSANO E AGLI ENTI INTERESSATI
Si sono rivolti agli sportelli di Codici Taranto, i cittadini della ‘Litoranea dei Micenei’ che hanno creato un comitato spontaneo per combattere su una questione che colpisce loro da vicino ma che interessa tutti.
Si tratta dei due sistemi di depurazione tra i Comuni di Leporano e Pulsano. Il vecchio impianto costruito negli anni 80 è al collasso e presenta due anomalie.
La prima riguarda la fuoriuscita costante di liquami dai tombini di via La Fontana, con l’immissione degli stessi nella condotta Trigna, quella che termina sulla spiaggia del Gabbiano. Se la tracimazione dei liquami in via La Fontana è stata parzialmente limitata con l’installazione di una pompa adescante che limita la portata della rete fognaria in corrispondenza di via La Fontana, resta ancora un tombino in via Lago Maggiore che presenta la stessa anomalia.
La seconda questione riguarda il recapito finale del vecchio depuratore il quale è costituito da una condotta che termina sulla scogliera in via Litoranea dei Micenei dalle parti del ristorante “La Barca” senza che le acque nere siano depurate opportunamente. Attualmente nulla si è fatto invece per risolvere o quantomeno limitare il problema.
Il nuovo depuratore è costato ad oggi circa 20 milioni di euro . È stato finanziato mediante il decreto del 20 ottobre 1997 e per altri 1.250.000,00 a completo carico della Regione Puglia con il decreto n. 06 del 12/01/2007.
Ancora oggi, il depuratore non è in funzione e non esiste un piano ufficiale a riguardo: delle parti risultano già fatiscenti ed altre sono state rubate e non è ancora pronto il recapito finale che consiste nel convogliamento dei reflui depurati in uscita dal depuratore nel canale maestro che sfocia nel Mar Piccolo. (puglialive)
CODICI INVIA ACCESSO AGLI ATTI AI COMUNI DI LEPORANO E PULSANO E AGLI ENTI INTERESSATI
Si sono rivolti agli sportelli di Codici Taranto, i cittadini della ‘Litoranea dei Micenei’ che hanno creato un comitato spontaneo per combattere su una questione che colpisce loro da vicino ma che interessa tutti.
Si tratta dei due sistemi di depurazione tra i Comuni di Leporano e Pulsano. Il vecchio impianto costruito negli anni 80 è al collasso e presenta due anomalie.
La prima riguarda la fuoriuscita costante di liquami dai tombini di via La Fontana, con l’immissione degli stessi nella condotta Trigna, quella che termina sulla spiaggia del Gabbiano. Se la tracimazione dei liquami in via La Fontana è stata parzialmente limitata con l’installazione di una pompa adescante che limita la portata della rete fognaria in corrispondenza di via La Fontana, resta ancora un tombino in via Lago Maggiore che presenta la stessa anomalia.
La seconda questione riguarda il recapito finale del vecchio depuratore il quale è costituito da una condotta che termina sulla scogliera in via Litoranea dei Micenei dalle parti del ristorante “La Barca” senza che le acque nere siano depurate opportunamente. Attualmente nulla si è fatto invece per risolvere o quantomeno limitare il problema.
Il nuovo depuratore è costato ad oggi circa 20 milioni di euro . È stato finanziato mediante il decreto del 20 ottobre 1997 e per altri 1.250.000,00 a completo carico della Regione Puglia con il decreto n. 06 del 12/01/2007.
Ancora oggi, il depuratore non è in funzione e non esiste un piano ufficiale a riguardo: delle parti risultano già fatiscenti ed altre sono state rubate e non è ancora pronto il recapito finale che consiste nel convogliamento dei reflui depurati in uscita dal depuratore nel canale maestro che sfocia nel Mar Piccolo. (puglialive)
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