Cimitero inquinato e salme nelle celle frigorifero. Accade a Taranto, la città soffocata dai veleni industriali. Sono tre i defunti che non trovano pace da oltre venti giorni. Sono parcheggiati nei freezer del camposanto, in attesa che arrivino delle mascherine per i necrofori. Quei morti non hanno cappelle o tumuli e sono destinate a finire nei campi di inumazione. Proprio quelli in cui le analisi dell'Arpa hanno riscontrato la presenza di livelli inquietanti di diossina, pcb, piombo e berillio. Nessun pericolo per i defunti, ovviamente, ma il timore è per i necrofori che devono scavare il terreno contaminato dai veleni. La grana è scoppiata all'ennesima caratterizzazione dei suoli dei Tamburi, il quartiere che ospita il cimitero San Brunone e che confina con ciminiere, altiforni e acciaierie targate Ilva.
Nel camposanto i livelli di sostanze tossiche non sono diversi da quelli di tutto il quartiere, nelle cui aiuole ai bambini è vietato persino giocare. Così ci si è posti il problema della sicurezza dei necrofori. L'imbarazzante quesito è stato girato al medico del lavoro della cooperativa "Ancora", che si occupa delle inumazioni. E lui ha decretato che i lavoratori devono scavare muniti di una particolare mascherina, con filtri idonei ad evitare l'inalazione delle sostanze tossiche.
Le mascherine, quindi, sono state ordinate e nel frattempo le sepolture sono state congelate. A farne le spese quelle tre salme, ma soprattutto i loro familiari. C'è una donna che attende di
In teoria i familiari dei defunti parcheggiati nei freezer avrebbero anche dovuto pagare per la sosta nelle celle frigorifero. La tariffa è di sei euro al giorno, ma almeno questa umiliazione sarà risparmiata. "Quello che sta accadendo non è addebitabile a loro e quindi non pagheranno nulla" rassicura il direttore del cimitero. Fatto sta che il calvario delle salme parcheggiate a causa dell'inquinamento ha fatto il giro della città. E sotto tiro è finita la grande fabbrica dell'acciaio del presidente Bruno Ferrante, già nel mirino della procura da luglio quando il gip Patrizia Todisco bloccò gli impianti dell'area a caldo per disastro ambientale. (Repubblica)
Nessun commento:
Posta un commento