lunedì 8 aprile 2013

Ancora una lettera a Napolitano.

Ecco il tema scritto in questi giorni da uno studente del Liceo Scientifico “G. Battaglini di Taranto:
 
Egregio Presidente della Repubblica Italiana,
Le scrivo per portare alla Sua attenzione la drammatica condizione sociale, ambientale e lavorativa della mia città: Taranto. Soltanto quattro giorni addietro, tutta la cittadinanza ha vissuto nuovamente un momento di grandissimo dolore per la morte, l’ennesima morte, di un operaio sul posto di lavoro nell’impianto siderurgico Ilva. Ormai, di fronte a casi del genere, non si può più rimanere indifferenti, come stanno facendo le Autorità competenti e i responsabili morali e materiali, da sempre “latitanti”. Le chiedo: “è possibile che oggi si debba andare a lavorare senza avere la certezza di tornare a casa?”. In una già molto sofferta condizione lavorativa e ambientale, ciò non può che accrescere sempre più il disagio e il malcontento, generando così rabbia e rancore nei confronti di chi potrebbe intervenire e non lo fa, rimanendo a curare i propri interessi economici, speculando sulla salute e sulla vita dei cittadini. Perché, in fondo, “due tumori in più all’anno” cosa sono? Ciò che più fa rabbia è che, nonostante i molti inviti a mettere a norma gi impianti e ad abbassare il livello di inquinamento, non c’è stata risposta, nulla è stato fatto, benché nel corso degli ultimi anni, si sia presentata la possibilità di cambiare! Ora più che mai ci sentiamo abbandonati e quello che sovente ci si sente dire è che “bisogna avere fiducia nelle istituzioni”. Ciò suona mestamente ironico, perché sappiamo come, dal Luglio scorso, l’impegno e la lotta della magistratura di Taranto, siano stati soffocati dalle decisioni dei maggiori organi istituzionali stessi, che permettono allo stabilimento di continuare a inquinare, sfruttando salute e ambiente. Ma è così difficile coniugare salute e lavoro? I malati e le morti a causa di tumori aumentano terribilmente e c’è chi ha il coraggio di dire che non c’è alcun problema riguardo la salute! E il lavoro, uno dei diritti più grandi di un uomo, non si può continuare ad accettare che venga ottenuto a costo della vita. Credo, tuttavia, che fino a quando determinate situazioni non vengano vissute, non si possa comprendere a pieno il tragico stato in cui versa la città. Per questo, egregio Presidente, il mio invito va a Lei, affinché possa visitare la città, soggiornarvi, per capire e, magari, fare qualcosa. Non è possibile che una così splendida città, come Taranto, debba oggi sopportare questa drammatica condizione, con la quale la cittadinanza deve convivere tristemente ogni giorno.
Certo della Sua risposta, cordiali saluti da Taranto.
 Raffaele, un depuratore umano. (Mediapolitika)

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