Ecco il tema scritto in questi giorni da uno studente del Liceo Scientifico “G. Battaglini di Taranto:
Egregio Presidente della Repubblica Italiana,
Le scrivo per portare alla Sua
attenzione la drammatica condizione sociale, ambientale e lavorativa
della mia città: Taranto. Soltanto quattro giorni addietro, tutta la
cittadinanza ha vissuto nuovamente un momento di grandissimo dolore per
la morte, l’ennesima morte, di un operaio sul posto di lavoro
nell’impianto siderurgico Ilva. Ormai, di fronte a casi del genere, non
si può più rimanere indifferenti, come stanno facendo le Autorità
competenti e i responsabili morali e materiali, da sempre “latitanti”.
Le chiedo: “è possibile che oggi si debba andare a lavorare senza avere
la certezza di tornare a casa?”. In una già molto sofferta condizione
lavorativa e ambientale, ciò non può che accrescere sempre più il
disagio e il malcontento, generando così rabbia e rancore nei confronti
di chi potrebbe intervenire e non lo fa, rimanendo a curare i propri
interessi economici, speculando sulla salute e sulla vita dei cittadini.
Perché, in fondo, “due tumori in più all’anno” cosa sono? Ciò che più
fa rabbia è che, nonostante i molti inviti a mettere a norma gi impianti
e ad abbassare il livello di inquinamento, non c’è stata risposta,
nulla è stato fatto, benché nel corso degli ultimi anni, si sia
presentata la possibilità di cambiare! Ora più che mai ci sentiamo
abbandonati e quello che sovente ci si sente dire è che “bisogna avere
fiducia nelle istituzioni”. Ciò suona mestamente ironico, perché
sappiamo come, dal Luglio scorso, l’impegno e la lotta della
magistratura di Taranto, siano stati soffocati dalle decisioni dei
maggiori organi istituzionali stessi, che permettono allo stabilimento
di continuare a inquinare, sfruttando salute e ambiente. Ma è così
difficile coniugare salute e lavoro? I malati e le morti a causa di
tumori aumentano terribilmente e c’è chi ha il coraggio di dire che non
c’è alcun problema riguardo la salute! E il lavoro, uno dei diritti più
grandi di un uomo, non si può continuare ad accettare che venga ottenuto
a costo della vita. Credo, tuttavia, che fino a quando determinate
situazioni non vengano vissute, non si possa comprendere a pieno il
tragico stato in cui versa la città. Per questo, egregio Presidente, il
mio invito va a Lei, affinché possa visitare la città, soggiornarvi, per
capire e, magari, fare qualcosa. Non è possibile che una così splendida
città, come Taranto, debba oggi sopportare questa drammatica
condizione, con la quale la cittadinanza deve convivere tristemente ogni
giorno.
Certo della Sua risposta, cordiali saluti da Taranto.
Raffaele, un depuratore umano. (Mediapolitika)
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