Ilva, procura dissequestra parte dell'acciaio
Via libera alla restituzione dell'acciaio Ilva destinato in Iraq. Resta
il no, invece, alla revoca dei sigilli per la stragrande maggioranza dei
prodotti sotto chiave dallo scorso 26 novembre. Nuova mossa della
procura nel braccio di ferro scattato sulla sorte di un milione e
settecentomila tonnellate di tubi, coils e bramme requisite perché
ritenute frutto di reato.
I pm, infatti, hanno disposto la
restituzione di tubi per un valore di circa venti milioni di dollari. Si
tratta per la precisione di una fornitura di 63.000 metri di tubature
che rientrano nella commessa siglata con la Oil Projectc company,
compagnia che agisce per conto del governo iracheno. Nel provvedimento
di dissequestro, i magistrati fanno riferimento al principio della
"vendita di cosa futura". In pratica quei tubi, in base a questa
lettura, sarebbero stati ceduti alla società committente prima del
sequestro. Niente da fare, invece, per la stragrande maggioranza di quel
tesoro in acciaio, del quale i legali invocano la restituzione.
Gli
avvocati della grande fabbrica, infatti, richiedono l'applicazione
della cosiddetta legge "salva Ilva", dopo che la Consulta, lo scorso 9
aprile, ha escluso i profili di incostituzionalità. Quella decisione,
però, al momento è contenuta solo in un comunicato stampa della Corte
Costituzionale. Per i magistrati occorre attendere la sentenza. Una
posizione condivisa sia da gip e Tribunale che hanno già respinto le
istanze di restituzione. Proprio dopo quel doppio niet, i legali del
gruppo erano tornati all'assalto facendo esplicito riferimento al
pericolo di una disdetta della commessa irachena, con conseguente
rischio di danni per 27 milioni di dollari, tra merce e penali da
onorare
Quel grido d'allarme accompagnava la nuova istanza
presentata in procura dall'Ilva per ottenere la restituzione
dell'acciaio finito sotto chiave nell'ambito dell'inchiesta per disastro
ambientale.
Nel giro di pochi giorni gip e Tribunale dell'appello
avevano ritenuto inammissibili le richieste di revoca dei sigilli. Così
il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante era tornato a bussare in procura,
invocando l'applicazione della normativa che consente alla grande
fabbrica di continuare a produrre e a commercializzare i suoi prodotti a
dispetto delle iniziative della magistratura.
Alla nuova
richiesta erano stati allegati contratti e fatture sulla vendita di tubi
e coils, bloccati da novembre nei magazzini e sulle banchine del porto.
"Entro il 5 maggio" - si leggeva nell'istanza - "Ilva dovrà
adempiere a quanto previsto dal contratto stipulato con la Oil Projects
Company del Governo dell'Iraq. In caso di mancato adempimento del
contratto" - ribadivano i legali su mandato del presidente Bruno
Ferrante, "il gruppo ne ricaverebbe un danno di quasi ventisette milioni
di dollari". Di conseguenza si ventilava la possibilità che Ilva a quel
punto imboccasse la strada della richiesta di risarcimento del danno al
Governo Italiano. "Ad oggi - rilevavano gli avvocati - Ilva ha
potuto rispettare solo parzialmente il contratto, perché il materiale
già pronto per la spedizione è stato bloccato dal sequestro".
Per
il trasporto della merce Ilva ha anche noleggiato una nave mercantile,
la "Karoline Snug" che è attualmente alla fonda nella rada di mar Grande
con a bordo un carico solo parziale. "In caso di ritardo - spiegavano
ancora i legali - la società committente sarà autorizzata a risolvere
il contratto e a rivolgersi ad altre imprese, ed eventuali eccedenze
rispetto al prezzo concordato nel contratto con Ilva ricadrebbero sempre
sullo stabilimento tarantino". Nel ricorso firmato dal presidente Bruno
Ferrante, si stigmatizzava anche che "esiste oramai da almeno quattro
mesi una legge dello stato italiano che è disatteso" dal pubblico
ministero. Scelta che veniva bollata come illegittimo. Oggi la decisione
che dovrebbe allontanare i rischi per la redditizia commessa irachena.
Resta in piedi, invece, il muro contro muro sul resto dell'acciaio. La
procura ribadisce il suo no. Ed ora la parola torna al gip Todisco. (Rep Ba)
Nessun commento:
Posta un commento