mercoledì 10 aprile 2013

Equilibrismi

Ilva, per la Consulta la salute non conta

La politica è salva: il governo Monti e la sua (ex) maggioranza parlamentare. Salva l’Ilva di Taranto. Sconfitti i magistrati pugliesi e le vittime dell’inquinamento dell’azienda. Ieri sera la Corte costituzionale ha respinto il ricorso del Tribunale e del Giudice per le indagini preliminari di Taranto che, accogliendo la richiesta della Procura, avevano sollevato la questione di legittimità del decreto legge che ha consentito al colosso siderurgico di riprendere la produzione e di commerciare i prodotti nonostante i sequestri preventivi disposti dalla magistratura.
Per la Consulta la legge è costituzionale. Non c’è stata alcuna violazione del principio della separazione dei poteri dello Stato e dell’indipendenza della magistratura. Non c’è stata la violazione del diritto alla salute perché l’Ilva deve osservare la normativa sulla tutela ambientale. E comunque, i magistrati possono continuare a indagare. Appare questa, dalla lettura del solo dispositivo, l’essenza della sentenza. La Corte ha fatto sapere che le questioni sollevate dai giudici sono state ritenute “in parte inammissibili e in parte non fondate” anche perché quanto approvato da governo e Parlamento, e quanto ne consegue, non influisce “sull’accertamento delle eventuali responsabilità derivanti dall’inosservanza delle prescrizioni di tutela ambientale, e in particolare dell’autorizzazione integrata ambientale riesaminata, nei confronti della quale, in quanto atto amministrativo, sono possibili gli ordinari rimedi giurisdizionali”. Infine, “le norme censurate” non impediscono alla Procura di Taranto di indagare. Il diritto alla salute, a non morire di cancro “predestinato” contro il diritto al lavoro, a non morire di fame. Due principi riconosciuti dalla Costituzione che nella vicenda dell’Ilva di Taranto si sono drammaticamente contrapposti quando il governo Monti, a dicembre, ha varato un decreto, convertito in legge dal Parlamento, che ha scavalcato il sequestro preventivo dell’impianto, ordinato dal gip per gravi motivi di salute pubblica.
Con riferimento specifico al via libera alla commercializzazione dei prodotti, nonostante il sequestro, nelle memorie inviate alla Consulta, i giudici tarantini hanno accusato il Parlamento di aver approvato una norma che è quasi un’istigazione a delinquere: si pone ”in netto contrasto con il dovere dell’ordinamento di reprimere e prevenire reati, attraverso l’azione dei pubblici ministeri e l’eventuale sollecitazione del privato leso nei suoi diritti”. Proprio il gip Patrizia Todisco, attaccata per il sequestro dell’impianto, nel ricorso ha scritto che “l’’attività inquinante viene autorizzata per 36 mesi nonostante sia dannosa per la salute e l’ambiente”. E ancora: la legge “permette al potere esecutivo di bloccare e neutralizzare la doverosa iniziativa della magistratura”.
Ma la Corte costituzionale ha dato ragione sia all’avvocatura dello Stato, che ha rappresentato governo e Parlamento, sia all’Ilva. Entrambe le parti, in udienza, hanno sostenuto che è stato trovato un punto di equilibrio tra il diritto alla salute e quello al lavoro senza nessuna invasione di campo. L’avvocato Luisa Torchia, insieme al professore Francesco Mucciarelli rappresentante dell’Ilva, ha detto che la legge “non garantisce alcuna immunità all’impresa. Il giudice penale può sindacare la validità degli atti del legislatore, ma non sostituisce il proprio potere a quello amministrativo”. In sintonia gli avvocati dello Stato Gabriella Palmieri e Maurizio Borgo: “Decreto legge e legge di conversione non hanno inciso sulla funzione giurisdizionale né sui sequestri”.
La Corte ha accolto le loro tesi e ha respinto quelle dei magistrati tarantini e dell’avvocato di due imprenditori agricoli che si sono costituiti in giudizio perché costretti ad abbattere il loro bestiame a causa dei veleni dell’Ilva. “A Taranto abbiamo 30 morti all’anno, ha detto l’avvocato Sergio Torsello. Non si può dire che agli interessi di produzione si debbano subordinare due morti al mese”.
Un gruppo di cittadini di Taranto, proprio ieri, ha manifestato davanti a Montecitorio per il diritto alla salute: “La nostra vita ha un valore inestimabile “. Intanto Bruxelles attende chiarimenti dal governo sulla bonifica dell’Ilva e su eventuali criticità segnalate dal Garante. (FattoQ)

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