venerdì 12 aprile 2013

Fate pure tanto Clini autorizza tutto!

E il garante Esposito? Qualcuno l'ha visto?
Eccolo, impegnatissimo come sempre!
Tranquilli, controlla lui!


Decreto ‘Salva Ilva’ cortocircuito giuridico
La sentenza della Corte costituzionale che ha respinto le eccezioni di legittimità nel procedimento Ilva non è facile da decifrare. In attesa delle motivazioni, si conosce solo il dispositivo e quanto risulta da un comunicato della Corte, da cui si capisce che, secondo i giudici, il decreto salva Ilva non impedisce il proseguimento del processo né l’eventuale condanna degli imputati; il che fa cadere ogni presunta violazione del principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale. Il ragionamento è condivisibile: gli eventuali reati commessi prima del decreto costituiscono un fatto storico non “coperto” dalla legge: per essi si è aperto un procedimento che continuerà senza problemi. Il punto però è un altro, già evidenziato nei ricorsi della Procura della Repubblica per conflitto di attribuzioni, dichiarati (a mio parere giustamente) inammissibili; e non si capisce se è stato valutato.
L’autorità giudiziaria aveva sottoposto a sequestro lo stabilimento perché l’inquinamento prodotto da Ilva, se avesse continuato a produrre, aggravava le conseguenze dei reati commessi e ne avrebbe cagionati di nuovi. Il decreto del governo, però, non si era limitato a impartire a Ilva le disposizioni cui gli impianti avrebbero dovuto uniformarsi (la cosiddetta AIA) ma aveva anche autorizzato la riapertura degli impianti. Il che, considerato che la messa a norma dello stabilimento sarebbe avvenuta, secondo la legge, non prima della fine del 2014 (ma in realtà, secondo il parere di tutti i tecnici, non prima del 2017/18), significava praticamente consentire l’inquinamento fino alla scadenza di questo termine. Come ulteriore conseguenza, gli eventuali reati commessi in questo periodo non sarebbero stati perseguibili perché di fatto “legittimati” dal decreto. E questo si che incideva sulla obbligatorietà dell’azione penale: reati punibili a norma di codice penale e leggi speciali ma di fatto autorizzati da altra legge dello Stato. Attenzione: è vero che il decreto Ilva prevede salate multe (amministrative, non penali) in caso di violazione delle norme AIA. Ma questo non ha nulla a che fare con reati commessi prima della scadenza del termine per la messa a norma degli impianti che, si ripete, sono di fatto “depenalizzati” dall’autorizzazione contenuta nel decreto a mantenerli aperti e a proseguire l’attività.
È dunque sotto questo profilo che la legge dovrebbe essere ritenuta incostituzionale; ma di ciò nulla dice la Corte. Il che non vuol dire che nella motivazione della sentenza il problema non sarà affrontato. Ma certo la soluzione appare difficile. Ilva è in piena attività per espressa disposizione di legge, anche se i suoi impianti non rispettano la normativa AIA (ci vogliono quasi due anni prima che ciò avvenga), l’inquinamento continua e la gente certamente avrà tempo per ammalarsi e anche morire. Il tutto senza conseguenze penali; cosa diavolo volete, risponderanno i responsabili di Ilva alla Procura che cercherà di processarli per i reati commessi dalla data di emissione del decreto e fino al 2014, ci ha autorizzato Clini. (Bruno Tinti - FQ)

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