Ilva, al via la prima cig straordinaria
Taranto, per i primi tre mesi tocca 4.180 dipendenti: si spera nell'arrivo di nuove commesse per i tubi
Il primo trimestre di cassa integrazione straordinaria all’Ilva di Taranto è scattato ieri. È la prima volta, nella storia del gruppo siderurgico, che Emilio Riva deve far ricorso a questa misura eccezionale e proprio alla vigilia delle festività natalizie comincia per 4.180 lavoratori un periodo di vacanze forzate.
In realtà ne rimangono a casa poco più della metà del numero programmato tra sindacati e azienda, dal momento che sia il tubificio che il laminatoio a freddo continuano a girare. Sono due tra gli impianti mai fermati fino ad oggi nel ciclo produttivo integrato, ma che saranno bloccati se non arriveranno nuovi ordinativi a giustificarne la marcia anche nei mesi successivi. «Oggi abbiamo ancora commesse da smaltire — osserva Giancarlo Quaranta, responsabile dei rapporti internazionali del gruppo — ma quando si esaurirà la produzione legata a quest’ordine il tubificio dovrà fermarsi. La cassa integrazione straordinaria deve allinearsi alla reale domanda dei mercati». Sino a metà gennaio, e forse poco oltre, il lavoro legato ai tubi è garantito, poi non ce n’è più. «Siamo ottimisti — aggiunge Quaranta — ma nel medio lungo termine. Nel breve periodo non siamo nelle condizioni di fare previsioni certe perché la domanda ha un andamento altalenante. È come uno sciame sismico che ha dei picchi in basso o in alto. La richiesta dei mercati in Europa non è facilmente prevedibile. Dopo tre mesi buoni, da agosto a ottobre, il segno è di nuovo negativo. La Cina ha chiuso il 2008 con un incremento del 7,5% di produzione dell’acciaio rispetto all’anno precedente, l’Europa con meno 39,3, l’Italia meno 41. Da noi la situazione è più difficile ».
Gasdotti e oleodotti fermi, quindi, né il settore auto ed elettrodomestici sembra in grado di riaccendere i motori dell’acciaieria tarantina. «Per adesso niente nuovi tubi — dice Quaranta — e l’auto è un settore particolare. È vero che le vendite sono aumentate grazie agli incentivi statali. Ma è cresciuto soprattutto il segmento delle piccole cilindrate, cioè delle auto per le quali bastano seicento chili di acciaio, ma non quello delle medio-grandi che richiedono mille chili. La richiesta di prodotto quindi è meno alta di quanto si possa credere». Quaranta inquadra uno scenario internazionale che vede l’Oriente viaggiare in crescita, in Cina producono e consumano cinquanta milioni di tonnellate di acciaio il mese a fronte della trentina utilizzate in Italia ogni anno. Di fronte alla caduta verticale e prolungata e all’assenza di ordinativi oltre il 2009, il gruppo Riva ha deciso di applicare la cassa integrazione straordinaria, ammortizzatore da estendere per dodici mesi, delineando in modo cautelativo le condizioni peggiori.
Per questa ragione il punto di partenza è di 4.500 lavoratori, da dosare progressivamente a seconda del reale andamento della produzione. Potrà aumentare o diminuire. La prima frazione di tre mesi riguarda 4.180 dipendenti divisi, sulla carta, in area ghisa (610), acciaieria (645), laminatoi (1026), tubifici (656), servizi (509), manutenzione (734). Ogni tre mesi i numeri saranno aggiornati. Ai lavoratori l’azienda ha garantito l’applicazione delle misure utili all’integrazione del salario, alla rotazione fra i lavoratori in modo che la cassa non gravi sugli stessi, la rateizzazione del conguaglio negativo del premio di produzione. In previsione rimane la riaccensione dell’altoforno 1, prospettiva che rassicura i sindacati. Mimmo Panarelli, della Fim-Cisl, sottolinea che non ci saranno esuberi strutturali ed esprime la speranza che la cassa straordinaria potrebbe durare anche meno di un anno mentre Rocco Palombella, della Uilm, è preoccupato per la mancanza di commesse per il tubificio, situazione confermata anche dal gruppo Riva.
Cesare Bechis (Corriere del Mezzogiorno)
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