martedì 8 dicembre 2009

Regalo di natale

Ilva, al via la prima cig straordinaria
Taranto, per i primi tre mesi tocca 4.180 dipendenti: si spera nell'arrivo di nuove commesse per i tubi



Il primo tri­mestre di cassa integrazione straordinaria all’Ilva di Taran­to è scattato ieri. È la prima volta, nella storia del gruppo siderurgico, che Emilio Riva deve far ricorso a questa mi­sura eccezionale e proprio al­la vigilia delle festività natali­zie comincia per 4.180 lavora­tori un periodo di vacanze for­zate.
In realtà ne rimangono a casa poco più della metà del numero programmato tra sin­dacati e azienda, dal momen­to che sia il tubificio che il la­minatoio a freddo continua­no a girare. Sono due tra gli impianti mai fermati fino ad oggi nel ciclo produttivo inte­grato, ma che saranno blocca­ti se non arriveranno nuovi ordinativi a giustificarne la marcia anche nei mesi succes­sivi. «Oggi abbiamo ancora commesse da smaltire — os­serva Giancarlo Quaranta, re­sponsabile dei rapporti inter­nazionali del gruppo — ma quando si esaurirà la produ­zione legata a quest’ordine il tubificio dovrà fermarsi. La cassa integrazione straordina­ria deve allinearsi alla reale domanda dei mercati». Sino a metà gennaio, e forse poco oltre, il lavoro legato ai tubi è garantito, poi non ce n’è più. «Siamo ottimisti — aggiunge Quaranta — ma nel medio lungo termine. Nel breve peri­odo non siamo nelle condizio­ni di fare previsioni certe per­ché la domanda ha un anda­mento altalenante. È come uno sciame sismico che ha dei picchi in basso o in alto. La richiesta dei mercati in Eu­ropa non è facilmente preve­dibile. Dopo tre mesi buoni, da agosto a ottobre, il segno è di nuovo negativo. La Cina ha chiuso il 2008 con un incre­mento del 7,5% di produzio­ne dell’acciaio rispetto all’an­no precedente, l’Europa con meno 39,3, l’Italia meno 41. Da noi la situazione è più dif­ficile ».
Gasdotti e oleodotti fermi, quindi, né il settore au­to ed elettrodomestici sem­bra in grado di riaccendere i motori dell’acciaieria taranti­na. «Per adesso niente nuovi tubi — dice Quaranta — e l’auto è un settore particola­re. È vero che le vendite sono aumentate grazie agli incenti­vi statali. Ma è cresciuto so­prattutto il segmento delle piccole cilindrate, cioè delle auto per le quali bastano sei­cento chili di acciaio, ma non quello delle medio-grandi che richiedono mille chili. La richiesta di prodotto quindi è meno alta di quanto si possa credere». Quaranta inquadra uno scenario internazionale che vede l’Oriente viaggiare in crescita, in Cina produco­no e consumano cinquanta milioni di tonnellate di accia­io il mese a fronte della trenti­na utilizzate in Italia ogni an­no. Di fronte alla caduta verti­cale e prolungata e all’assen­za di ordinativi oltre il 2009, il gruppo Riva ha deciso di ap­plicare la cassa integrazione straordinaria, ammortizzato­re da estendere per dodici me­si, delineando in modo caute­lativo le condizioni peggiori.

Per questa ragione il punto di partenza è di 4.500 lavorato­ri, da dosare progressivamen­te a seconda del reale anda­mento della produzione. Po­trà aumentare o diminuire. La prima frazione di tre mesi riguarda 4.180 dipendenti di­visi, sulla carta, in area ghisa (610), acciaieria (645), lami­natoi (1026), tubifici (656), servizi (509), manutenzione (734). Ogni tre mesi i numeri saranno aggiornati. Ai lavoratori l’azienda ha garantito l’applicazione delle misure utili all’integrazione del salario, alla rotazione fra i lavoratori in modo che la cas­sa non gravi sugli stessi, la ra­teizzazione del conguaglio ne­gativo del premio di produ­zione. In previsione rimane la riaccensione dell’altoforno 1, prospettiva che rassicura i sindacati. Mimmo Panarelli, della Fim-Cisl, sottolinea che non ci saranno esuberi strut­turali ed esprime la speranza che la cassa straordinaria po­trebbe durare anche meno di un anno mentre Rocco Palom­bella, della Uilm, è preoccupa­to per la mancanza di com­messe per il tubificio, situa­zione confermata anche dal gruppo Riva.
Cesare Bechis (Corriere del Mezzogiorno)

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